Capitolo 29 "Ti amo..."

"Sorpresa!"

Jason mi guardò velocemente, poi si rigirò verso gli altri. C'erano Sarah, Tomas, Daniel, e altri ragazzi del quarto e del quinto anno. La sala era quasi piena, piena di persone che stavano applaudendo per lui. Sarah si avvicinò e lo abbracciò, dandogli un regalo.

"Auguri!" disse.

Jason fece una risata ironica e tutti smisero di applaudire.

"Ma state scherzando?" esclamò, buttando il pacchetto per terra.

"Ma Jason...tutto questo è per te!" rispose Sarah.

"Non avvicinarti!"

Posai una mano sulla spalla. Lui mi respinse e si avviò verso il vialetto che stava davanti alla casa. Sarah mi guardò interrogativa.

"Vai da lui..." disse.

"Sì, voi continuate pure. Ci vediamo..."

Corsi verso di lui.

"Ehi Jason! Jason!"

"Lasciami in pace Smith! Tu lo sai cosa penso delle feste a sorpresa, ma lo hai fatto lo stesso."

"Sarah ha insistito tanto..."

Si girò di scatto.

"Sarah? Sarah? Vuoi dire che non è stata una tua idea?"

"No...io lo sapevo che avresti reagito così, però ormai è fatta. Provaci almeno...sono tutti dentro e aspettano te."

Continuava a guardarmi negli occhi e si avvicinava sempre di più a me.

"Io non voglio Sarah, Daniel, quella stupida festa, quegli stupidi regali...I-io voglio te!"

Sgranai gli occhi. Mi afferrò il volto tra le sue calde mani e per la prima volta, dopo tanto tempo, le nostre labbra si ritrovarono. Ci staccammo e iniziammo a fissarci.

"Mi hai baciato... Un vero bacio."

"Jake basta con questa falsa...non ce la faccio più. Tutte le volte che ti vedo in corridoio, le notti passate da solo nel mio letto...Vuoi farmi un regalo di compleanno?"

Annuii con la testa.

"Baciami e non parlare. Niente Blane, niente feste, niente stupidi regali, niente drammi...solo noi due."

Lo volevo, lo volevo più di qualsiasi altra cosa...non potevo resistere. Lo avvicinai a me prendendolo dal bacino e lo baciai. Lo volevo. Lui appoggiò le mani sulla mia schiena.

"Andiamo a casa." disse.

"Non c'è Eric e da me si sta più comodi."

Mi sorrise e mi lasciò un bacio a stampo. Salimmo in macchina. Una volta arrivati, entrammo, chiusi la porta e mi girai. Mi spinse al muro e mi baciò, per poi togliermi la maglietta. Andai verso le scale e lo presi per mano. Arrivati in camera mia, lui mi spinse sul letto, mettendosi sopra di me. Mi lasciò qualche bacio sul collo.

"Mi sei mancato..." sussurrò.

"Anche tu..."

Mi baciò ancora e ancora: mi era mancato il suo corpo, il suo odore, il suo tocco... Mi era mancato Jason. Non ricordo molto di quella notte, ma ricordo benissimo il suo sguardo prima di chinarsi, e quelle due parole sussurrate al mio orecchio, quasi soffocate dal piacere del suo orgasmo...

"Ti amo..."

Una fastidiosa luce filtrava dalle finestre e cadeva sul mio volto, ancora appoggiato al cuscino. Mi alzai lentamente a occhi chiusi. Allungai il braccio sperando di trovarlo ancora accanto a me: non c'era. Mi vestii di fretta e scesi al piano di sotto.

"Eric!" esclamai entrando in cucina.

"Sì?"

"Notte lunga?" chiesi.

"Meredith è una bomba, ho paura che di questo passo non le starò dietro...aspetta! Quello è un succhiotto!"

Mi toccai il collo.

"No...ecco...Io devo andare o farò tardi."

Mi precipitai fuori casa e feci un respiro di sollievo. Arrivato a scuola incontrai Sarah.

"Allora?"

"Allora cosa?"

"Allora, come è andata ieri sera?!"

"Bene, a voi?"

"Sì sì festa da sballo, ma non è di questo che volevo parlare! Dimmi di Jason."

"Jason..."

"No! L'avete fatto! Ohhh....che dolci! Cioè, è strano dato che tu....ed io... Ma va bè comunque è molto dolce la cosa."

"Sarah abbassa la voce! Non voglio che tutta la scuola sappia della mia vita sessuale! Poi come fai a saperlo che l'abbiamo fatto?"

"Sei felice."

"Ma..."

"Ti si legge negli occhi."

Ci guardammo per qualche istante e ci fu un attimo di imbarazzo.

"I-io vado..."

"Oh! S-sì certo, tanto anch'io ho lezione." rispose lei.

Arrivato in classe vidi Daniel, che mi guardò con una strana espressione.

"Bene bene bene...che mi racconti Jake?" disse, avvicinando la sua sedia alla mia.

"Che dovrei raccontarti?"

"Te ne sei andato con il famoso festeggiato ieri. Che è successo dopo?"

"Niente di speciale."

Continuava a guardarmi.

"Ah ah..."

"Niente di speciale!"

"Ma le cose bisogna tirartele fuori con le pinze!"

"Perché tutti pensate che io e Jason siamo degli attori di una serie televisiva e vi impicciate sempre?! Basta non è successo niente."

Mi diede un bacio sulla guancia e sorrise.

"Okay okay, ma adesso calmati. Uh! E quel pacchetto?"

"Ah sì questo...è per Jason: ieri non ho avuto tempo di darglielo."

"Non hai avuto tempo è... "

"Daniel basta!"

Alzò le spalle e rise. Era sempre il solito, ma era così che lo volevo: Daniel era Daniel e a me piaceva così com'era.

A ricreazione iniziai a camminare per i corridoi in cerca di Jason. Uscii e lo vidi in cortile, seduto su una panchina. Mi misi accanto a lui e gli porsi il regalo.

"Cos'è?" chiese.

"Aprilo."

Lo fece e mi sorrise: era un orologio molto costoso.

"Era da tanto che lo desideravo, ma non ne fanno più qua, solo..."

"In Francia."

"Eric?"

"Sì, mi ha aiutato Eric ad averlo."

Lo presi e lo aiutai a metterlo. Mi lasciò un bacio a stampo.

"Auguri, anche se in ritardo."

"Grazie."

In quel momento una voce estranea ci interruppe.

"Jason!"

Mi girai di scatto e lui fece lo stesso: davanti a noi c'era la stessa ragazza bionda che il giorno prima aveva dato uno schiaffo a Jason.

"E che cazzo! Ancora tu..." disse quest'ultimo.

"Sì ancora io."

Jason si alzò e io feci lo stesso.

"Allora questo è il tuo ragazzo? O uno da una botta e via?"

"Basta, lasciami in pace."

"Frocio, mi fai schifo! Tu e Blane mi avete rovinata!"

"Ehi calmati..." dissi, ma Jason si mise davanti a me, coprendomi.

"Sono passati quasi tre anni, ora basta!"

La ragazza alzò il dito medio e prima di andarsene disse...

"Comunque auguri Jason..."

Ero confuso, lei lo insultava, ma gli aveva appena fatto gli auguri.

"Ma chi è quella pazza?" chiesi.

"Quella pazza è... Senti devo andare e grazie ancora per il regalo."

Mi diede un bacio sulla fronte e sparì chiudendo la porta che collegava il cortile e l'edificio, dietro di se. Mi sedetti di nuovo sulla panchina e dopo qualche istante sentii una mano afferrarmi la spalla destra, da dietro.

"Sì?"

"Sono io, Blane."

"Ah sì Blane..."

"Non la conosci?"

"Chi?"

"Quella stronza."

"Ci stavi spiando...?"

"Non lo chiamerei spiare, ma osservare."

"Comunque no, non so chi sia."

"Ah, allora la conoscerai presto..."

"Perché?"

"Vedo che tra te e Jason le cose vanno bene."

"Ecco...sì credo di sì. Ma che centra la ragazza con Jason?"

"Helen, si chiama Helen." detto questo se ne andò anche lui.

E con quello strano discorso la mia mente era completamente andata...

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