Capitolo 20 "Blane"

Era arrivato momento di ritornare a scuola. Lunedì mattina, un tristissimo lunedì mattina. L'idea di rivedere il suo volto mi metteva ansia, perché quello che avevamo fatto era strano, era stato improvviso e travolgente. Poi quella frase: "io ottengo sempre ciò che desidero".

Mi sedetti all'ultimo banco e vi appoggiai la testa, sprofondando nei miei pensieri.

"Jake!"

"Ma chi cazz-...?!"

Alzai la testa, scocciato: era Daniel.

"Jake, vuoi sapere la nuova notizia?"

"Se proprio ci tieni a dirmela..."

"Arriva un nuovo alunno."

Lo guardai perplesso.

"Dovrebbe interessarmi?" chiesi, riappoggiando la testa sul banco.

"Aspetta e fammi finire, sei acido in questi giorni. E fattela una scopata ogni tanto, che magari ti calmi."

Alzai gli occhi al cielo, scuotendo testa. La scopata me l'ero già fatta e no, non mi aveva calmato, anzi, mi aveva scombussolato la vita ancora di più.

"Dicevo. Questo nuovo alunno si chiama Blane, frequenta il quarto. Girano delle voci su lui ed il tuo caro Jason."

Al suono di quel nome sollevai la testa di scatto.

"Tutto okay?"

"Sì, sì! Continua."

"Dicevo... girano delle voci. Si dice che quei due non vadano molto d'accordo e che ci sia una specie di competizione continua tra di loro. Blane e Jason hanno frequentato le stesse scuole fin da piccoli, ma poi-..."

La campanella interruppe la sua frase.

"Ne parliamo dopo."

Annuii, mordicchiandomi il labbro inferiore: quella storia mi aveva incuriosito e fu per questo che le lezioni sembrarono più lunghe del solito. Finalmente la campanella che annunciava la ricreazione suonò ed io presi il povero Daniel sotto spalla, camminando fino ad una panchina in cortile.
Lui aveva il suo panino in mano e continuava a mangiare, invece io lo fissavo come se così facendo avrebbe finito più in fretta.

"Daniel, sbrigati, non abbiamo tutta la giornata." lo pregai.

Emise dei suoni incomprensibili dalla bocca piena e diede un ultimo morso, prima di riprendere il discorso di quella mattina.

"Sono sempre stati ottimi amici, ma Blane ha fatto qualcosa, nessuno sa precisamente di che si tratta. Ed dall'inizio del secondo anno di superiori si sono divisi. Credo che centri una ragazza, però."

Avevo gli occhi sgranati ed un sentimento strano mi travolse: gelosia. Doveva essere una ragazza importante se aveva fatto litigare Jason ed il suo migliore amico. Dopo quella rivelazione capii che lui aveva dei segreti e che io non lo conoscevo per niente. Mi alzai di scatto, non volevo più sentire.

"Jake?"

"Grazie e a dopo." dissi, mentre mi stavo già allontanando.

Nel corridoio andai a sbattere contro uno sconosciuto, il quale mi afferrò per le spalle, sorreggendomi. Poteva esserci qualcosa di più cliché che scontrarsi con un bel ragazzo per i corridoi di scuola e guardarlo negli occhi come un idiota, per un po' troppo tempo? Eppure il destino aveva deciso uno dei modi più comuni per farlo entrare nella mia vita; un tipo ancora anonimo, ma che ben presto avrebbe mandato a puttane tutta la mia vita e la mia sanità mentale insieme ad essa.

"Ehi, tutto okay?"

"Sì, scusa, ho la brutta abitudine di scontrarmi con le persone." mi giustificai.

"Sei carino, sai?" disse, ridendo.

Alla faccia delle buone maniere ed il pudore. Ma sì, dai, a che servivano le presentazioni?

"Grazie...?" replicai, un po' confuso, per poi superarlo e tornare in classe.

Non diedi troppo peso a quello strano incontro ed all fine delle lezioni, Sarah mi richiamò.

"Ehi Jake! Jake!"

Mi voltai, scocciato: quella ragazza non sapeva proprio parlare con un po' ti contegno, doveva sempre attirare l'attenzione.

"Sarah." l'accolsi con un sorriso forzato.

"Volevo chiederti..."

"Sì?"

"Ti va di venire ad una festa questo sabato?"

"Vediamo un po', fammi pensare... L'ultima volta mi hai praticamente messo in ridicolo davanti a tutti, dicendo che non so scopare e sono stato chiuso a chiave in camera tua con Jason, dai tuoi stupidi amichetti della squadra di calcio. No grazie, passo."

Feci qualche passo, ma lei mi bloccò per un polso. Aveva un'espressione mortificata.

"Era capodanno, avevo bevuto troppo e sono stata una troia, lo so. Però voglio farmi perdonare, ci sto provando almeno."

"Be', prova di più, perché ci vorrà più di una semplice ammucchiata piena di alcool e teenager sudati a farti perdonare." ridacchiai.

Il suo voltò si illuminò.

"Potresti portare Jason. Mi dispiace davvero tanto per ciò che ho combinato, ma pensaci: se non fosse stato per quella stupida festa o quella bottiglia, forse voi due non sareste insieme, ora."

Voi due? Non c'era ancora niente tra di noi. Anzi, non c'era un "noi".

"Ecco-... io-..." farfugliai.

"Uh guarda c'è Jason." mi interruppe lei.

Lui ci raggiunse, sorridendo appena.

"Ehi, Sarah. Jake..."

Ebbe un po' di esitazione nel pronunciare il mio nome. Poi Sarah chiese a Jason di essere il mio accompagnatore per la festa di sabato sera ed io non mi lamentai più di tanto, ma sapevo che prima o poi avremmo dovuto parlare personalmente di ciò che c'era stato tra di noi.

Arrivato a casa, vidi che Eric e Meredith erano seduti in cucina.

"Ciao." li salutai, aprendo il frigorifero.

"Ehi!" replicò lei, con un bel sorriso.

"Jake, perché hai fatto tardi? Comunque ti ho lasciato il pranzo in forno. Mangia. Meredith ed io dobbiamo andare, abbiamo prenotato un tavolo e-..."

"Okay, non preoccuparti."

Lei mi lasciò un bacio sulla fronte ed Eric una pacca sulla spalla. Rimasi solo in quell'angosciante cucina a rimuginare su quella notte in cui avevo perso la mia seconda verginità a Jason.
Fissai il piatto pieno di cibo per qualche minuto, poi buttai tutto nella spazzatura, lasciandolo sul ripiano.

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