Capitolo 18 "Tu sei perfetto"
Quelle parole continuarono a rimbombarmi per giorni e giorni nella testa. Il discorso di Jason mi stava facendo impazzire: come potevo capire cosa volevo realmente? Come potevo avere la certezza di essere gay o no?
Era passata una settimana, da quando mi avevano dimesso, una settimana nella quale non avevo fatto altro che rimuginare.
Mi alzai dal letto di scatto, con dei crampi allo stomaco. Andai in cucina ed una volta aperto il frigorifero, il mio primo istinto fu quello di afferrare una birra.
"Ah. Ah. Non ci provare!"
Eric se ne stava sulla soglia della porta, a scrutarmi con un sopracciglio alzato.
"Ma-..."
"Niente "ma". Da oggi in poi devi cambiare abitudini, Jake. La settimana scorsa sei stato in ospedale, ricordi?"
Sospirai ed optai per uno yogurt.
"Puoi fare di meglio."
Aggiunsi una mela.
"Ecco, ora smettila di rompere! "
Mi diressi verso le scale, ma lui mi bloccò per un braccio.
"Ha telefonato Jason."
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata.
"Ah, che ha detto?"
"Che non rispondi alle sue telefonate e che lo stai ignorando."
"Lo richiamerò."
Salii le scale. Buttai lo yogurt e la mela nel cestino. Presi il telefono e mi sedetti sul letto, poi cercai il suo nome nella rubrica. Rimasi immobile per qualche istante, indeciso.
No, non lo avrei chiamato, prima avevo bisogno di parlare con una persona alla quale avessi potuto confidare quel peso. Purtroppo la mia lista di conoscenze era limitata in quel periodo e fui costretto ad andare dall'ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.
"Jake!"
"Sarah, devo parlarti."
"Ma certo."
Una decina di minuti dopo eravamo seduti sul suo divano, davanti a due tazze di cioccolata calda.
"Come ti senti?"
"Bene, bene, ma non è della mia salute che voglio parlare."
"Capisco, di cosa allora?"
"Jason..."
"Ah, Jason. Mi ha chiamata, sai? Mi ha chiesto di te. La vostra relazione è in crisi?"
"Rel-...? No! Noi non stiamo insieme ed è questo il problema. Ci baciamo, ci comportiamo come dei fidanzatini in un certo senso, ma non andiamo da nessuna parte. Non sono più sicuro di essere etero, forse avevi ragione..."
Lei mi guardò con occhi sgranati e prese un sorso di cioccolata, poi appoggiò la tazza sul tavolino. Afferrò le mie mani e mi guardò profondamente negli occhi, come era suo solo fare prima di baciarme e lo fece. Non ebbi il tempo di realizzare la cosa, che lei appoggiò le mie mani sul suo petto, facendomi strizzare il suo seno. A quel punto mi scostai di colpo.
"Che fai?"
"Hai provato qualcosa?"
"No, non credo..."
"Invece quando ti bacia lui provi qualcosa?"
Annuii con la testa ed abbassai lo sguardo.
"Ti dico solo questo: etero o no, io ti vorrò per sempre bene, Jake. Mi dispiace per ciò che è successo tra di noi, ma bisogna andare avanti."
"Ma-..."
Mise un dito sulla mie labbra.
"Tu sei perfetto, Jake."
Ci abbracciammo, poi sentii il mio telefono squillare.
"Chi è?" chiese lei.
"Jason..."
"Allora dovresti rispondere, no?" ammiccò.
Risposi un po' titubante.
"Pronto?"
"Finalmente! Perché mi hai ignorato per tutta la settimana?"
"I-io..."
"Dove sei?"
"Da Sarah."
"Che cazzo ci fai con lei?"
"Che te ne frega, sei geloso?"
"No. Non-... Senti ci vediamo." mi staccò il telefono in faccia.
Sarah mi stava guardando con curiosità.
"Geloso? Jason è geloso?"
"Penso di sì...? Si è fatto tardi, io vado. Grazie, Sarah."
Arrivato a casa, la trovai vuota come al solito. Andai in cucina. Un altro fottuto post-it. Odiavo quei cosi!
"Mangia! Tanto l'alcool è finito! Buona serata piccolo... divertiti!"
-Eric.
In quel momento bussarono alla porta: chi poteva essere a quell'ora?
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