Capitolo 14 "Jay"
La settimana con la mia famiglia fu infernale. I miei genitori continuavano a farmi domande su Sarah ed io ero stato tentato più volte, di ammettere la verità.
E finalmente, tra un cena imbarazzante e l'altra, arrivò il primo giorno di scuola dopo le vacanze. Non avevo mai desiderato così tanto tornarci. Jason era svanito nel nulla come sempre, però stavolta era diverso: sentivo il bisogno di vederlo, avevo bisogno di capire il perché di quei baci e quelle sensazioni.
All'entrata della scuola vidi Sarah accoccolata a Tomas: ormai era una cosa seria e non solo la scopata del sabato sera. Li evitai e mi diressi a testa bassa verso la mia classe.
"Ehi, che cazzo fai?!"
Mi ero scontrato con il soggetto dei miei pensieri.
"Jason, come stai?"
"Tu che pensi?"
"Scusa non volevo andarti addosso. Guarda, ho indossato una delle felpe che mi hai regalato."
"Buon per te. Io vado." replicò con indifferenza.
Sarebbe stato difficile chiarire con uno che non mi sopportava e che cambiava atteggiamento come si cambiano le mutande.
Entrato in classe, alcuni si voltarono a guardarmi ed un silenzio tombale cadde sulla stanza. C'era un'atmosfera strana, stava per accadere qualcosa, me lo sentivo.
"Ciao Jay!" mi salutò un ragazzo.
Alcuni dei presenti iniziarono a ridere, mentre io me ne stavo lì in piedi, come un baccalà, incapace di dare un senso a quella situazione assurda.
"Che?" chiesi.
Ci fu un attimo di silenzio.
"È l'unione tra Jake e gay. Jay!"
Altre risate. Wow, se proprio volevano fare gli sbruffoni, almeno potevano essere un po' più originali con i nomignoli?
Mi resi conto che sulla lavagna c'erano scritti il mio nome e quello di Jason, con un cuore accanto. Cancellai il tutto e lanciai un'occhiata fredda a quegli idioti, per poi sedermi.
Dopo scuola andai a casa di Jason.
"Oh, che cazzo vuoi?"
Entrai senza il suo permesso. Rimanemmo in piedi accanto alla porta.
"A causa del tuo scherzo tutti pensano che io sia gay e che stia con te!"
"Quale scherzo?"
"Alla festa di capodanno, quando sei sceso, hai detto che sono gay e dopo tutti mi hanno accolto con un applauso."
"No, ho solo detto che fai dei bei pompini."
Lo guardai afflitto ed iniziai a singhiozzare. Un flashback di quella sera tornò a tormentare la mia mente. Lui mi aveva baciato e sussurrato parole di incoraggiamento all'orecchio: quella notte sembrava un'altra persona, totalmente diversa dallo stronzo patentato che avevo davanti in quel momento.
"Non piangere..."
Sembrava davvero dispiaciuto. Tentò di abbracciarmi, ma misi le mie mani tra me ed il suo petto.
"Non toccarmi, stronzo." dissi in tono freddo.
Tornai a casa e mi chiusi in camera con un paio di birre. Bussarono alla porta.
"Avanti."
"Jake, che hai?" chiese Eric, sedendosi sul letto.
"Niente, perché?"
"Dammi quelle birre, dai..." le prese. "C'è qualcosa di cui vuoi parlare?"
Lo guardai scocciato: avevo già capito dove voleva arrivare.
"Chiunque te l'abbia detto, può andare a farsi fottere, non sono gay!"
"Jake per me è okay. Non mi interessa chi ami o con chi vai a letto: sei e sarai per sempre mio fratello."
"Non sono gay!" ribattei, fuori di me.
"Allora, perché ho trovato i boxer di Jason in camera tua quel giorno?" continuò in tono calmo.
"Gli avevi dato le chiavi di casa, li avrà lasciati qui per sbaglio."
Eric poggiò una mano sulla mia spalla destra.
"Jason è un bravo ragazzo."
Non si sarebbe arreso facilmente.
"Okay e va bene. Mi hai lasciato da solo a casa, annunciandolo con un post-it, avevo rotto con Sarah, era Natale. Mi sentivo solo e lui, Jason era lì."
"L'avete già fatto?"
"No, ci siamo solo baciati un paio di volte. Senti, non ho voglia di raccontare dei dettagli della mia vita sessuale a mio fratello maggiore. È imbarazzante."
"Okay, però se vuoi parlare io ci sono. Ora vado da Meredith."
Uscì e prese con sé le birre, mentre io mi sdraiai sul letto, iniziando a fissare il soffitto.
Jason aveva detto anche a mio fratello che ero gay? Voleva scoparmi? Voleva che gli andassi dietro? Va bene, allora l'avrei accontentato lentamente, poi al momento giusto lo avrei lasciato insoddisfatto, proprio sul più bello. Quella volta l'avrebbe pagata. Mi stava rovinando ed io dovevo fermarlo.
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