Capitolo 11 "Gelato alla vaniglia"

Jake's Point of View:

Il mio sguardo continuava a saltare da Aleksandr a Jason, i quali stavano parlando di lavoro. La cena era iniziata da un po' e tutti sembravano a proprio agio. O quasi, perché Ian era più teso del solito: si notava dalle guance rosse, le labbra che continuava a torturare e lo sguardo basso. Era seduto davanti a me, cosa che mi diede la possibilità di attirare la sua attenzione: gli diedi un leggero colpetto sulla caviglia con la punta della mia scarpa. Lui sussultò e mi guardò confuso ed io sorrisi per tirarlo un po' su di morale, sperando che il suo volto si illuminasse. Invece i suoi occhi tristi diedero una veloce occhiata ad Isaac, il quale aveva appena riso ad una battuta di Tomas, per poi tornare a me. Le sue labbra si mossero appena in un falso sorriso, poi tornò al suo piatto, silenzioso. Forse non era stata una buona idea quella della cena...

"Jake? Ma che ti sei fumato? Ti sto chiamando da due minuti." mi richiamò Daniel, scuotendo una mano davanti al mio volto.

Mi schiarii la voce, per poi bere un sorso di vino dal mio bicchiere.

"S-Scusa, mi sono perso nei miei pensieri." fargugliai, per poi guardare di nuovo Aleksandr e Jason, i quali erano seduti non poco lontano da me.

"Non riesco ancora a capire il senso di questa cena d'addio. Le persone che sarebbero dovute partire rimangono a Londra... Sarei potuto rimanere sul mio comodo divano a guardare Netflix." si lamentò Daniel, per poi addentare un pezzo di bistecca forse un po' troppo generoso.

Helen guardò il biondino con uno sguardo che faceva quasi paura.

"Lo dici come se non ti piaccia passare del tempo con noi. E poi ti stai ingozzando come se non ci fosse un domani. Smettila di lamentarti!"

"Io nfon intendefo quello. Ciò chfe vogl-..." iniziò Daniel con la bocca ancora piena di cibo.

"Wow e tu saresti quello a cui la gente affiderà i propri figli?" lo prese in giro la bionda, provocando una risata da parte di Teo ed Alana.

Sorrisi appena a quella scena, per poi spostare il mio sguardo su Aleksandr. Lui se ne accorse ed increspò leggermente le labbra, per poi appoggiare una mano sull'avambraccio di Jason e ridacchiare a qualcosa che quest'ultimo aveva appena detto.

"La cena è molto buona, complimenti Jake." se ne uscì, puntando le sue iridi nelle mie.

"Grazie, Aleksandr." enfatizzai il suo nome, tentando con tutte le mie forze di non imprecare e di non staccargli quella manaccia a morsi.

Jason si accorse solo in quel momento della situazione un po' scomoda e ritrasse il suo braccio, per poi iniziare a conversare con Blane, evitando il mio sguardo.

"Jake, tesoro, penso sia meglio metterlo giù quel coltello..." sussurrò Sarah al mio orecchio.

Improvvisamente mi resi conto della forza con la quale stavo stringendo il mio coltello. Espirai e lasciai cadere lo strumento sulla superficie del tavolo. Fortunatamente nessuno si accorse di quel gesto, solo Sarah, la quale mi stava guardando con un'espressione a dir poco preoccupata.

"Sarah aiutami con il dolce." dissi, continuando a fissare Aleksandr.

Il russo non aveva alcuna intenzione di cedere, mi guardava con malizia, come se mi stesse sfidando apertamente.

"Sì, il dolce, g-giusto." balbettò la rossa, alzandosi e tirandomi letteralmente per una spalla.

Arrivati in cucina mi misi le mani in testa, per poi iniziare a prendere respiri profondi. Daniel ci raggiunse, continuando a masticare e posando il tovagliolo che si era portato dietro sul ripiano.

"Io lo faccio fuori. No, ma avete visto che sguardo da troia? E poi come si permette di toccare mio marito. Mio marito!" tentai di mantenere un tono basso, sperando che nessuno sentisse la mia sfuriata.

"Ma che cosa ti prende?" mormorò Daniel, accarezzandomi una spalla, nel vano tentativo di farmi calmare.

"Aleksandr è senza vergogna, ecco cosa gli prende..." rispose Sarah, tirando fuori due cheesecake dal frigorifero.

A quel punto Ian entrò in cucina e si sedette sul tavolo, come se niente fosse. Fischiettò spensierato, iniziando a dondolare le gambe qua e là.

"Ian, non è il momento, ti prego, dobbiamo-..." iniziò Sarah.

"Cosa? Pensavo che anch'io facessi parte del club delle pettegole." si giustificò il nuovo arrivato, per poi mettersi una sigaretta tra le labbra.

"No, mi dispiace, non oggi. Ora sparisci." dichiarò la rossa, incrociando le braccia al petto.

Ian accese la sigaretta e fece spallucce, per poi fare qualche passo, dandoci le spalle.

"Peccato, volevo dirvi qualcosa di importante su Sasha il segretario sexy..." ridacchiò.

Lo bloccai per un polso e lui si voltò, per poi buttare del fumo fuori dalla sua bocca: aveva un'espressione di chi aveva vinto una scommessa, piena di soddisfazione. Sarah scosse la testa e si sedette su una delle sedie poste vicino al tavolo, per poi accavallare le gambe.

"Conosco quell'espressione, non dirmi che te lo sei scopato."

"Sarah, ti sembro forse una puttana da quattro soldi? Certo che no." rispose Ian, leggermente infastidito dall'accusa della ragazza.

"Ian, dimmi cosa sai." lo pregai, appoggiando le mani sulle sue spalle.

La risposta non arrivò mai, perché Jasmine interruppe la nostra conversazione, presentandosi in cucina, facendo sbattere i suoi alti tacchi sul pavimento.

"Hey ragazze, aspettiamo il "dessert" da un po' e così ho pensato di venire a controllare cosa fosse così importante da far aspettare i propri ospiti. Allora, di che parlavate?" cinguettò, giocherellando con i suoi capelli.

Sarah, Daniel ed io guardammo istintivamente Ian, il quale aveva spento la sigaretta nel posacenere e si era già preparato a parlare.

"Senti-..." aveva iniziato, ma io lo interruppi prontamente, mettendogli una mano sulla bocca e sorridendo a trentadue denti.

"Jasmine, il dessert è pronto, ecco prendi." me ne uscii, per poi darle i due vassoi con i cheesecake.

"Ma io-..." mormorò lei, confusa.

"Dai, ti aiuto." si offrì Daniel, per poi sparire con Jasmine ed i cheesecake.

Ian tolse la mia mano con rabbia, per poi seguire i due e raggiungere gli altri.
Sarah se ne stava semplicemente seduta lì, scuotendo la testa e tentando in tutti i modi di non ridere.

"Che c'è di tanto divertente, me lo spieghi? La mia povera casa potrebbe diventare il campo di battaglia di una terza guerra mondiale stasera ed io sto letteralmente impazzendo. Quindi Sarah Brown, dimmi cosa c'è di così divertente."

Esitò per qualche secondo, per poi alzarsi e sospirare leggermente, nel tentativo di riprendersi.

"Niente, Jake Smith. A volte ci si ritrova in situazioni così assurde che è meglio ridere che mettersi a piangere. Perché credimi, se mi mettessi a disperare adesso, penso che non smetterei più."

Mi diede una pacca sulla spalla ed annuì un paio di volte tra sé e sé, come se stesse riflettendo. Poi spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio destro, fece sfregare le labbra ricoperte di rossetto un paio di volte ed aggiustò il suo vestito bordeaux, dandosi delle pacche all'altezza delle cosce.

"Jake. Andiamo a far fuori quella troia." annunciò, sorridendo maliziosa.

Aleksandr non aveva scampo.

Quando quasi tutti avevano finito di mangiare il dessert, Sarah si schiarì la voce un paio di volte, attirando l'attenzione.

"Che ne dite un mettere un po' di pepe a questa serata?"

"Oh Santo cielo, cosa avrà in mente stavolta." mormorò Julyan.

"Senti Julyan, sei molto carino, per questo non ti prendo a schiaffi. Ora fammi finire, grazie. Andrò dritta al punto: giochiamo ad "obbligo o verità"."

"Ti senti particolarmente trasgressiva oggi, mammina?" Blane accompagnò quelle parole con un occhiolino, ma se ne pentì subito, quando la rossa gli rivolse uno sguardo di ghiaccio. "Okay, come non detto, con te non si scherza."

Sarah si ricompose e mise su un sorriso, per poi continuare.

"Siamo giovani adulti, ormai, non c'è bisogno di far finta di niente. Sappiamo tutti che in questa sala c'è molta tensione..."

Sgranai leggermente gli occhi: perché doveva essere sempre così diretta? Le avevo esplicitamente detto di annunciare il gioco in maniere sciolta ed invece che faceva lei? Un vero e proprio discorso in stile premio Nobel.

"...E penso che un po' di alcool possa aiutare a rompere il ghiaccio, no?"

Ci fu qualche istante di silenzio, poi dopo diverse lamentele, soprattutto da parte di Teo e di Blane, ci ritrovammo seduti in sala, chi sul divano chi sulla morbida moquette beige.

"Giuro che se macchiate la moquette vi denuncio." disse Jason, per poi sedersi accanto a me.

Appoggiò una mano sulla mia gamba e strinse leggermente, facendomi sussultare. Mi morsi il labbro inferiore e sorrisi, guardando Aleksandr, il quale invece aveva optato per il posto accanto ad Ian. Avrei dovuto parlare con lui, doveva ancora rivelarmi ciò che aveva scoperto sul russo.

"Allora, che sia ben chiaro, io non bacio nessuno e non faccio succhiotti." annunciò Daniel, per poi appoggiare la testa sulla spalla di Blane.

"E non fare il noioso, a me piacerebbe assaggiare le tue belle labbra..."

"Helen, non importunare il mio ragazzo e Julyan, tienila a bada." ridacchiò Blane, accarezzando la testa di Daniel.

Mi accorsi che Cassie se ne stava in disparte e che il suo sguardo ricadeva su Isaac e Jasmine di tanto in tanto, cosa che trovai un po' strana.

"Le regole sono semplici, se ti tocca o ci stai o bevi. E quando dico "bevi" intendo dire un bicchiere intero." disse Sarah, mettendo la bottiglia di Heineken vuota al centro del cerchio.

Quella scena mi ricordò della notte di capodanno in cui avevo iniziato ad avere dei dubbi su tutto. Quella notte di sei anni prima, in cui Sarah aveva annunciato quel gioco ed una stupida bottiglia aveva fatto sì che Jason ed io andassimo al piano di sopra. I nostri compagni di scuola ci chiusero a chiave in una stanza e lui mi aveva baciato. Sospirai per quel ricordo, poi tornai alla realtà.
Sarah aveva girato la bottiglia, la quale aveva puntato su Alana.

"Oh, il nostro angioletto, obbligo o verità." disse la rossa.

"Verità."

Sarah guardò Teo e parlò.

"Il nostro Teo è un bravo ragazzo, sempre gentile e dalle buone maniere, ma... A letto, com'è? Scommetto che è un animale."

"Sarah!" la riprese il povero ragazzo, il quale era diventato rosso come un pomodoro.

"Non scopiamo da più di due mesi, quindi no, ti sbagli tesoro. Non è un animale, come pensi tu. Teo è troppo ossessionato dal suo lavoro." rispose acida Alana, fregandosene altamente.

Le espressioni quasi sconvolte di tutti resero la situazione un po' esilarante.
Sarah tossì leggermente e farfugliò delle scuse rivolta a Teo, per poi passare la bottiglia ad Alana.
Tra un bicchiere e l'altro, Julyan fu obbligato a baciare Daniel, il quale fece una smorfia.

"Dai tesoro, forse gli fai cambiare team." ammiccò Blane, per poi accarezzare la testa del suo compagno.

"No, no, non ci tengo, sei un bel ragazzo, ma ho altri gusti. Bevo." rispose Julyan, per poi bere un bicchiere di rum e cola.

Subito dopo baciò Helen, appassionatamente, provocando delle lamentele generali.

"Wow, ma che spettacolo. Grazie, ma non siamo in un locale a luci rosse, dai spostati." li interruppe Sarah, sedendosi tra i due.

Quando finalmente toccò ad Aleksandr, l'alcool aveva già iniziati a fare effetto in alcuni di noi.

"Obbligo."

Daniel alzò gli occhi al cielo, per poi riflettere. Era già mezzo brillo, ma speravo si attenese al piano.

"Ti obbligo a finire questa bottiglia di Bacardi." disse il biondino, per poi passargliela.

Aleksandr non fece cenno, l'afferrò e finì un terzo di bevanda in pochi secondi.
Dopo alcuni round, Cassie, Julyan e Helen decisero di andare in cucina a parlare, arrendendosi a causa del troppo alcool. Riuscimmo a fare delle domande al russo, ma vodka e rum non sembravano aver effetto su di lui. Ciò che scoprimmo fu che era nato in una piccola cittadina nell'est della russia, viveva a Londra da poco più di un anno e la sua famiglia si occupava di un'azienda di trasporti operativa in tutta la Russia e parte dell'Europa. Trovai l'ultima rivelazione al quanto strana: perché lavorare come segretario, se la sua famiglia aveva un business così fruttuoso?
Fu di nuovo il suo turno e naturalmente scelse obbligo.

"Ti obbligo a dirmi dov'è la tua famiglia." disse Sarah.

"Ma così vale?" chiese Tomas.

Il russo sorrise, guardandomi: che avesse capito le nostre intenzioni?

"Non fa niente, rispondo volentieri. I miei genitori e mio fratello maggiore sono in Russia. Mia sorella vive qui a Londra."

"Perché vi siete trasferiti a Londra?" continuai io.

"Ah ah, ho già risposto ad una domanda, così giocate sporco però." ridacchiò Aleksandr.

Quel ragazzo era perspicace e sapeva reggere l'alcool, anche un po' troppo forse. Mi arresi all'idea che probabilmente non avremmo scoperto altro quella sera, ma continuai a sperare che forse Ian avrebbe potuto cambiare le carte in tavola.

A metà serata quasi tutti erano ubriachi, tranne l'unica persona che avrebbe dovuto esserlo. Daniel aveva deciso di mettere della musica e di ballare con Sarah, Tomas e Blane, il quale però sembrava un po' pallido. Teo ed Alana avevano raggiunto Helen e gli altri in cucina, mentre Aleksandr si era messo a parlare con Ian, il quale non poteva far a meno di guardare Jasmine ed Isaac, intenti a baciarsi e sussurrarsi chissà cosa. Ian non sembrava affatto a suo agio ed si irrigidì di colpo, quando Aleksandr appoggiò una mano sulla sua spalla, per poi dirgli qualcosa all'orecchio. Feci per alzarmi, con l'intento di far allontanare quello stronzo, ma Jason mi bloccò.

"Piccoletto, che ne dici se ce ne andiamo di sopra, tanto gli altri non se ne accorgeranno nemmeno." bisbigliò.

"Stai scherzando spero."

"Ho voglia di fare l'amore con te, adesso."

Appoggiai un dito sulle sue labbra, interrompendo il suo tentativo di baciarmi e scossi la testa.

"Sei ubriaco e poi, è da maleducati lasciare i propri ospiti per andare a scopare." feci una pausa, nella quale lui iniziò a baciarmi il collo. "Blane non ti sembra un po' pallido stasera?" chiesi.

Jason lo guardò, assottigliando gli occhi: sì, era decisamente ubriaco, non riusciva nemmeno a vederci bene.

"Sì sarà fatto un bicchierino di troppo, non dargli troppo peso. Ora, dato che non vuoi concedermi il tuo bel culetto almeno concedimi questo ballo." disse, alzandosi e porgendomi una mano.

"Ti ho già detto che ti amo, oggi?" chiesi.

Mi fece alzare e mi strinse i fianchi con decisione, iniziando a muoversi a ritmo di musica.

"No, eri troppo occupato ad arrabbiarti per le mie stupide decisioni." rispose lui.

Mi lasciò un bacio a stampo, poi iniziò a leccare le mie labbra, facendomi ansimare appena.

"Ti amo." sussurrai, per poi appoggiare una guancia sul suo petto.

Solo allora mi accorsi che Ian era sparito, mentre Aleksandr si era seduto sul divano ed ora stava scrivendo un messaggio a qualcuno. Che diavolo nascondevano quei due?

-

Ian's Point of View:

Tentai di fare un respiro profondo, ma il mio cuore non riusciva a smettere di battere. Quel bastardo di Aleksandr aveva avuto il coraggio di minacciarmi come se niente fosse, là, davanti a tutti. Tanto chi se ne sarebbe accorto? Erano troppo occupati ad ubriacarsi e a ballare come dei ragazzini.
Salii al piano di sopra e mi avviai velocemente verso il bagno, mettendomi una mano sul petto: seriamente, un attacco di panico?

"Fanculo!" imprecai e feci per aprire la porta del bagno, ma qualcuno mi precedette.

Fui letteralmente spinto dentro e la porta si richiuse alle mie spalle. Mi voltai con un'espressione colma di rabbia, pronto ad insultare l'idiota che mi aveva trascinato là dentro, ma rimasi quasi senza respiro nel realizzare che l'idiota era Isaac.
Mi voltai nuovamente, dandogli le spalle ed appoggiai le mani ai lati del lavandino, respirando con affanno.

"V-Vattene." riuscii a dire tra un sospiro e l'altro.

Lui appoggiò una mano sulla mia spalla, avvicinandosi a me.

"Che ti prende? Hai bevuto troppo? Vuoi che chiami qualcuno?"

Mi scostai, per poi voltarmi e piantargli le mani sul petto, spingendolo appena verso la porta del bagno.

"Esci! Vattene, cazzo! A che gioco stai giocando, eh? Perché mi hai trascinato qua?" il mio tono era pieno di frustrazione e risentimento.

Lui afferrò i miei polsi con decisione, per poi abbassarli e guardarmi negli occhi.

"Respira, rilassati." sussurrò, accarezzando una mia guancia.

Incapace di proferire altre parole, lasciai che la sua voce mi calmasse e chiusi gli occhi. Quando finalmente mi fui ripreso, tolsi la sua mano con uno scatto veloce ed indietreggiai.

"Che vuoi?"

"Solo parlare."

"In un bagno? Wow, che finezza. Lasciami passare, dai." dissi acido, per poi avvicinarmi alla porta.

Lui si piantò davanti a me e mi guardò dall'alto in basso, a causa della differenza d'altezza. Ma che gli prendeva? Giuro che se non si fosse spostato gli avrei rifilato uno schiaffo come il giorno del funerale di Adam, o forse lo avrei semplicemente baciato fino a perdere il fiato ed era quest'ultimo pensiero che mi faceva a dir poco paura. Non dovevo cedere.
Incrociai le braccia al petto e lo lasciai parlare.

"Sentiamo."

Lui esitò appena, poi iniziò.

"So che ti ho ferito profondamente Ian, so che quelle poche notti che abbiamo avuto insieme e quei piccoli momenti di felicità sono stati importanti. Ma ho mandato tutto a puttante e mi sento in dovere di chiederti scusa. Perdonami per essere stato uno stronzo, perdonami per averti dato delle false speranze e per averti lasciato da solo e con un misero bigliettino d'addio. Mi dispiace Ian."

Espirai, sentendo la mia gola stringersi leggermente. Morsi l'interno della mia guancia sinistra, distogliendo lo sguardo e tentando in tutti i modi di non cedere alle lacrime. Dovevo solo guardarlo in faccia e non cedere. Se ci fossi riuscito, gli avrei dimostrato che non mi poteva più ferire, che quella ferita che aveva lasciato in me era ormai guarita. Ma cazzo, non ci riuscivo, non potevo.

"No, Isaac. Non te lo permetto. Non ti permetto di venire qui e chiuderti in un bagno con me, per rifilarmi le tue false scuse. Non ti permetto di sentirti meglio ed essere egoista, ripulendo la tua coscienza con le tue scuse da quattro soldi. N-non ti permetto di presentarti qui dopo quattro anni e ferirmi ancora, ancora ed ancora..." un singhiozzo interruppe le mie parole.

Mi toccai il volto e mi accorsi che delle lacrime traditrici avevano iniziato a rigare le mie guance. Con tutta la forza che mi era rimasta lo guardai negli occhi e fu allora che lo capii: in quel preciso istante capii che era la fine, che aveva vinto lui e la fitta al cuore che percepii subito dopo ne fu la conferma.

"Stronzo." mormorai, per poi asciugarmi le lacrime ed appoggiare una mano sulla maniglia.

Accadde tutto in fretta, mi spinse con forza contro la porta e mi bloccò, appoggiando le mani ai lati della mia testa. I nostri volti erano fin troppo vicini, riuscivo a sentire il suo respiro sfiorarmi il volto. Il suo pollice andò ad accarezzare le mie labbra, gesto che mi fece sussultare appena. Afferrai i suoi avambracci, scuotendo la testa, consapevole delle sue intenzioni, ma prima che potessi anche solo esalare un altro respiro, lui appoggiò le sue labbra sulle mie, con delicatezza, senza nemmeno muoverle. Chiusi gli occhi e sospirai, affondando le unghie nella sua pelle, tentando con tutto me stesso di odiarlo. Quel contatto durò solo qualche secondo, come un bacio dato tra due ragazzini alle prese con il loro primo amore, come un segreto sussurrato all'orecchio e che sparisce nell'aria, un segreto che nessuno dovrebbe mai scoprire.

Riaprii gli occhi e mi leccai le labbra, che ora sapevano di rum e ciliegia. Lo guardai in cerca di risposte, aggrottando leggermente la fronte.

"E quello che diavolo era?" sussurrai.

"Un addio. Ian, sono sicuro che le nostre anime siano fatte l'una per l'altra e forse in un'altra dimensione stiamo facendo l'amore, mangiando gelato alla vaniglia come quella notte in cui ti ho baciato per la prima volta e siamo felici. Ma in questa io sono andato avanti e mi sono innamorato di un'altra persona e tu dovresti fare lo stesso."

Mi baciò la fronte e si allontanò, lasciandomi con un vuoto nel cuore. Non riuscivo nemmeno più a piangere, ero distrutto, così a pezzi che non sapevo più che farmene con quelle emozioni.
Poi la porta si spalancò di colpo e Blane si precipitò nel bagno ignorandoci bellamente ed inginocchiandosi a terra davanti al water. Iniziò a vomitare anche l'anima ed Isaac si avvicinò a lui, per poi dargli delle pacche sulla schiena.

Addio?

"Ian?" una voce mi richiamò, ma era ovattata, non riuscivo più a sentire, non capivo più niente.

Gelato alla vaniglia? Bacio? Andare avanti?

"Ian!" mi richiamò Isaac.

Scossi la testa un paio di volte e fui bruscamente riportato alla realtà. Blane se ne stava mezzo incosciente, sdraiato sul pavimento del bagno, mentre Isaac gli teneva un po' su la testa, dandogli dei colpetti sulla guancia, nel tentativo di farlo riprendere.

"Ma che diavolo ti prende, Blane? Che succede?" chiesi, andando a stringergli la mano. "Vado a chiamare Daniel ed un'ambulanza."

Feci per alzarmi, ma la mia mano venne stretta con forza e fui trattenuto.

"D-Daniel non deve sapere. Chiama Teo." riuscì a farfugliare Blane, prima di perdere completamente coscienza.

Dovevo mantenere la calma, concentrarmi ed agire in fretta. Ma i miei pensieri non volevano saperne di lasciarmi in pace: continuavano ad urlare in testa, facendomi salire l'adrenalina a mille.

Gelato alla vaniglia.

Dovevo scendere le scale e chiamare Teo. Scendere, Teo. Teo. Daniel. Daniel non doveva sapere. Dovevo scendere le scale.

Addio.

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