Capitolo 1 "Come un fiore d'inverno"
~1 anno dopo~*
Jake's Point of View:
Successe tutto troppo in fretta. Io e Jason stavamo cenando e parlando di come era andata la sua giornata di lavoro, quando il telefono iniziò a squillare. Posai la forchetta ed il coltello sul tavolo, facendo per alzarmi, ma Jason appoggiò una mano sulla mia, sorridendo.
"Vado io, tu continua a mangiare."
Si alzò e sparì in corridoio. Non sapevo che quella telefonata avrebbe portato un grande cambiamento nella vita di Jason.
Tornò nella sala da pranzo, che era collegata con la cucina e rispose al telefono di casa.
"Jason McChurthy."
Un momento di silenzio.
"Sì, Adam McCurthy è mio padre."
Un altro lungo attimo di silenzio. Poi l'espressione di Jason mutò di colpo, diventando sconvolta, irrequieta, incredula.
"Tesoro?" lo richiamai.
Lui si coprì la bocca con la mano libera e staccò la chiamata, appoggiando il telefono sul tavolo. Mi alzai e provai a chiedere cosa fosse successo, senza ottenere una risposta immediata.
Poi, dopo qualche minuto di silenzio assordante, puntò i suoi occhi arrossati dalle lacrime trattenute, nei miei.
"Mio padre è morto." disse con voce roca, per poi lasciarsi finalmente andare.
Adam McCurthy era morto. Deceduto. Scomparso per sempre. La notizia mi sorprendeva, sì, ma non sentii vera tristezza o dolore. Io ed Adam non avevamo mai avuto un buon rapporto, soprattutto dopo che io e Jason ci eravamo sposati. Però era una sensazione strana sapere che non l'avrei rivisto mai più. Non ne ero felice, ma non stavo nemmeno morendo di dolore. Se n'era andato e basta.
Abbracciai Jason, lasciando che si sfogasse sulla mia spalla. Di tanto in tanto gli accarezzavo i capelli e sussurravo parole di conforto al suo orecchio, ma tutto ciò non sembrava aiutare. Dopo un po', Jason si staccò quasi bruscamente da me e mi guardò negli occhi.
"Ho bisogno di prendere un po' d'aria, non aspettarmi." disse, per poi andare in corridoio.
Lo seguii e lo guardai, mentre prendeva la sua giacca e le chiavi della macchina.
"Tesoro, non voglio che esci in queste condizioni, se vuoi posso accompagnarti io, ovunque tu voglia andare..."
Non si fermò, indossò la giacca e mise le chiavi in tasca. Odiavo quando mi ignorava, ma in quel momento comprendevo la sua frustrazione, quindi lo lasciai fare.
"Ho solo bisogno di stare un po' solo." mormorò a mezza voce.
Aprì la porta e la sbatté subito dopo. Sentii il rumore del motore della macchina, poi una sgommata veloce: se ne era andato.
Tornai in cucina e sparecchiai, per poi sedermi su una delle sedie attorno al tavolo. Sospirai pesantemente ed appoggiai la testa sulla superficie del tavolo.
"Questa proprio non ci voleva..." sussurrai.
-
Blane's Point of View:
Il rumore del campanello di casa, mi svegliò. Guardai l'orologio che segnava le due del mattino. Daniel, che stava accanto a me, mugolò infastidito e sbuffò. Gli lasciai un bacio sulla fronte e sorrisi appena.
"Non preoccuparti, ci vado io." sussurrai.
"Mmhh... è per questo che ti amo..." mormorò con voce impastata dal sonno.
Ridacchiai ed uscii dalla camera da letto, scendendo al piano di sotto. Il campanello suonò nuovamente: venivano a disturbare alle due del mattino ed erano anche impazienti!
"Arrivo, un attimo! Ma chi sarà a quest'or... Jason?"
Silenzio. Teneva lo sguardo basso e tremava appena.
"Che diavolo ci fai qui a quest'ora? Non dirmi che tu e Jake avete litigato ancora..."
Continuava a non rispondere e ciò mi fece preoccupare. Appoggiai entrambe le mani sulle sue spalle ed aspettai pazientemente che dicesse qualcosa. Il suo respiro era pesante ed affannato.
"Mio padre è morto."
Guardai la superficie del Tamigi di fronte a noi ed un gruppetto di adolescenti che camminavano barcollando appena e ridendo, sicuramente reduci di una festa.
Jason se ne stava seduto su una scomoda panchina di legno, con lo sguardo perso nel vuoto. Misi le mani in tasca e salii la piccola collinetta, fino a raggiungerlo. Mi sedetti accanto a lui e lo guardai. Erano le tre di mattina ed era da più di un'ora che tentavo di farlo parlare, ma non ne voleva sapere: qualunque cosa dicessi o chiedessi, lui rimaneva in silenzio. All fine ci avevo rinunciato e mi ero messo a guardare il Tamigi, fumando una sigaretta di tanto in tanto.
"L'ultima volta che gli ho parlato è stato due giorni fa. Abbiamo litigato, per una delle solite cazzate di lavoro. Poi se n'è andato a Tokyo per un incontro d'affari ed ora non tornerà più."
"Quando l'hai saputo?" chiesi.
"Qualche ora fa."
Conoscevo Adam, era un uomo dal carattere forte. Avevamo parlato a volte, quando ero piccolo mi aveva anche ringraziato per stare accanto a Jason quando lui e Carolyn erano in viaggio per lavoro. Mi dispiaceva, non tanto per me, ma per Jason. I due non avevano un rapporto facile, ma in fondo si volevano bene. Quell'amore naturale che un padre ha per un figlio ed un figlio per un padre.
"È morto in un incidente d'auto. Il veicolo è andato a scontrarsi con un camion ed è esploso. Manderanno le ceneri tra qualche giorno..." aggiunse.
Mi avvicinai di più a lui e lo abbracciai, senza dargli la possibilità di respingermi. Iniziò ad urlare, a darmi pugni sul petto, versando lacrime amare che andavano a bagnare la mia t-shirt, ma lo lasciai fare: doveva sfogarsi prima o poi. Dopo un paio di minuti, il suo corpo si rilassò ed i lamenti provenienti dalla sua bocca cessarono. Portò le mani sulla mia schiena e ricambiò l'abbraccio, mentre qualche singhiozzo lo faceva tremare ancora un po'.
"Grazie." sussurrò, con il volto quasi schiacciato contro il mio petto.
Sorrisi appena e gli lasciai un bacio sui capelli, per poi iniziare ad accarezzarli. Un ragazzo di ventitré anni, alto, forte e sicuro di sé, che ora sembrava più fragile di una fiorellino d'inverno. Ed io dovevo proteggerlo dal gelo quel fiore, perché era il mio migliore amico, mio fratello...
"Andrà tutto bene, ce la faremo insieme, okay?" lo rassicurai.
"Non lasciarmi da solo, Blane." disse con voce rotta, segno che stava per ricominciare a piangere.
Lo strinsi di più a me.
"Non lo farò."
Note:
*un anno dopo il matrimonio.
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