Capitolo 9 "Tomas Mason"
Tomas's Point of View:
Finalmente ero maggiorenne. Era il 3 ottobre, il mio compleanno. Quel giorno mi svegliai di buon umore. Mi alzai dal letto e andai ad aprire la finestra. Fui travolto dal freddo autunnale. Il mio sogno era sempre stato di festeggiare il mio compleanno in piscina o al lago, ma il destino aveva deciso di farmi nascere in una fredda giornata di inizio ottobre.
Chiusi subito la finestra e andai in bagno per prepararmi: avrei passato la mattina con Sarah, poi la sera a casa di Teo, per la mia festa.
Dopo aver fatto la doccia, misi un asciugamano alla vita e mi piazzai davanti allo specchio. Iniziai a guardare prima il mio volto, poi il corpo. Feci un mezzo sorrisetto e mi passai una mano tra i capelli. Quel giorno volevo davvero fare colpo su Sarah. La nostra relazione durava da molto ormai, quindi la scintilla si stava lentamente spegnendo. Avrei dovuto stupirla. Era il mio compleanno, sì, ma avrei voluto fare qualcosa anche per lei.
Quando sentii il campanello suonare, corsi subito al piano di sotto e aprii la porta.
"Sarah, tesoro, sei in anticipo..."
Non era Sarah, ma Cassie.
"Ehi Tom." mi salutò lei, con un filo di voce.
"C-cass..."
Abbassai lo sguardo e deglutii: avevo solo l'asciugamano addosso.
"Ho scelto un brutto momento?" chiese.
La guardai e risi leggermente.
"No, no, entra pure."
Le feci spazio e lei entrò.
"Auguri Tom."
Mi diede un pacco e si alzò leggermente in punta di piedi per darmi un bacio sulla guancia destra. Sorrisi.
"Grazie Cass. Aspettami pure in sala, vado a vestirmi."
Ammiccai e corsi al piano di sopra. Appoggiai il regalo sulla scrivania. Mi vestii di fretta, per poi mettermi un po' di profumo addosso.
Scesi e andai in sala. Mi sedetti sul divano. Lei stava guardando le mie foto di famiglia, che avevo appoggiato su un piccolo mobile accanto alla finestra.
"Hai una bella famiglia."
"Oh, sì. Peccato che non li vedo spesso, loro abitano in Irlanda, però mia sorella viene spesso a farmi visita."
Annuì e si sedette accanto a me. Abbassò lo sguardo e iniziò a torturarsi le mani. Le afferrai, bloccandola.
"Penso che tu non sia venuta qua solo per questo, vero?" chiesi.
"Mmm?"
Mi guardò: aveva gli occhi lucidi.
"Non sei qui solo per farmi gli auguri, no?"
Le tremavano le labbra.
"In effetti volevo chiederti se..."
Avevo ancora le mani appoggiate alle sue. Le trinsi leggermente per scaldarle, perché erano freddissime.
"...Hai parlato con Daniel?" concluse.
"Dan? No, in effetti è da un po' che non lo sento."
Sembrò profondamente delusa da quella risposta.
"Scusa, ma voi due non state insieme?" chiesi.
"Lo credevo anch'io."
"Che significa questo?"
"Lui..."
La sua frase fu interrotta dal campanello.
"Arrivo, questa deve essere Sarah."
Mi alzai e andai ad aprire. Appena la vidi sorrisi e lei fece lo stesso. Mi diede un bacio a stampo e mi porse una busta.
"Il tuo primo bacio da diciottenne." disse, ridacchiando.
Mi morsi il labbro inferiore e sorrisi nuovamente. Entrammo e lei si tolse la giacca, andando in sala. La seguii, stringendo la busta tra le mani. Cassie si era alzata e aveva preso la sua borsa.
"Cass, che ci fai qui?" chiese Sarah.
"E-ero venuta a fare gli auguri a Tom...Tomas." balbettò lei.
Sarah incrociò le braccia.
"Oh, capisco. Sai io e Tom avevamo progettato di passare una mattinata romantica, sai cosa intendo..."
"Sarah!" la ripresi.
"I-io stavo togliendo il disturbo." disse Cassie.
Superò Sarah e si bloccò davanti a me.
"Ancora tanti auguri Tom e a stasera."
Uscii quasi di corsa e sbattè la porta.
"Ma sei seria?"
"Cosa? Volevi rimanesse e facesse il terzo in comodo?"
"L'hai praticamente cacciata." dissi, scuotendo la testa.
Lei sbuffò e si avvicinò a me. Appoggiò le mani al mio petto.
"Amore, vuoi davvero litigare per questo?"
Alzai gli occhi al cielo e sospirai.
"No, non voglio litigare, non oggi."
"Andiamo in camera."
"Ma mi sono appena fatto la doccia."
"Dai..."
Fece il labbruccio. Era tremendamente bella e dolce con quell'espressione. Come avrei potuto dirle di no? Sorrisi e lei mi abbracciò.
"La prima volta da diciottenne."
"Con la ragazza che amo."
"Sarà la migliore."
"Stupiscimi."
-
Aprii gli occhi. Sarah era accanto a me, con la testa appoggiata al mio petto. Come sempre, ci eravamo addormentati l'uno avvinghiato all'altra, dopo aver fatto l'amore. Amavo il suo profumo sulla mia pelle. Le sfiorai una guancia e lei fece un lungo sospiro, per poi aprire gli occhi lentamente.
"È stato bellissimo." sussurrai.
"Davvero bello."
Mi alzai e misi i boxer. Quando mi volta i verso di lei vidi che si stava mordendo il labbro inferiore.
"Cos'è quell'espressione?"
"Adoro il tuo fondoschiena."
Arrossii e ridacchiai.
"Wow, grazie. Ma ora devo andare a fare la doccia, di nuovo."
"Okay tesoro."
Dopo essermi lavato, tornai in camera. Lei era seduta sul letto, coperta solo dalla biancheria intima. Aveva un bigliettino in mano e un libro appoggiato sulle gambe.
"Auguri Tom, ti auguro tutta la felicità del mondo. Sono sicura che sarai un uomo perfetto e sicuro di sé. La tua Cassie." lesse.
"Che significa?" chiesi.
"Questo dovrei chiedertelo io. 'La tua Cassie'?"
Le presi il bigliettino dalle mani e lo lessi di nuovo.
"Sarah, non fare la gelosa adesso."
Mi mostrò il libro: era un romanzo di James Frey, il mio autore preferito.
Presi anche quello e lo guardai.
"Come fa a sapere che ti piace Frey?"
"I-io non lo so..."
"Lo so io: tu e lei avete qualcosa."
Si alzò e iniziò a vestirsi.
"Sarah smettila! Ma che cazzo ti prende?!"
Finì di vestirsi e uscì, sbattendo la porta.
Ero solo, nella mia stanza, confuso, e avevo appena litigato con la mia ragazza. Era il mio compleanno, il mio diciottesimo compleanno per l'esattezza. Quella giornata stava prendendo davvero una brutta piega e ciò non mi piaceva affatto.
-
Quando arrivai a casa di Teo, erano le 20:30. C'era già la musica ad alto volume e diverse macchina parcheggiate là davanti. Presi un bel respiro e bussai.
"Tom, finalmente! La festa non può iniziare senza di te, amico."
Forzai un sorriso.
"Sì, scusa ho avuto da fare."
"Oh, capisco. Dai, entra!"
Entrammo e lui chiuse la porta. Molti vennero a farmi gli auguri e a lasciarmi dei regali che io appoggiai in un angolo della sala. Helen e Teo avevano pensato davvero a tutto per organizzarmi quella festa e io lo apprezzavo davvero. Il fatto, però, era che mi sentivo quasi a disagio circondato da tutta quella gente ubriaca, che ballava e pomiciava. Era una sensazione strana, perché infondo avevo sempre amato divertirmi. Eppure quella sensazione non voleva proprio darmi pace. Forse stavo davvero crescendo. Ebbi un attimo di panico e nostalgia, come se stessi dicendo addio alla mia adolescenza.
Sentii una voce chiamarmi, che mi riportò alla realtà.
"Oh Cass, mi fa piacere vederti qua."
Ero davvero felice di vederla, perché mi sentivo solo in quel momento.
"Tom, allora ti piace la festa?"
"Sì, è davvero fantastica, ma la metà di queste persone non le conosco nemmeno."
Scoppiammo a ridere.
"Ah grazie per il regalo, l'ho davvero apprezzato." dissi.
"Ma figurati, era solo una cosa da poco."
"N-non è così e lo sai bene anche tu."
"Che?"
"Come fai a sapere che adoro James Frey?"
"I-io...ecco..."
Sorrise.
"Non sono brava con le parole, ma so ascoltare."
"Sei fantastica Cassie Miller."
Arrossì e si toccò una guancia.
"Sono tutta rossa, vero?"
"Sì, in effetti."
Ridacchiò, ma poi la sua espressione tornò seria: Sarah si era avvicinata a noi.
"Allora avevo ragione?" disse.
"Ehi Sarah..." la salutò Cassie.
"Di cosa parli? Smettila con questi film mentali! Io non ho una relazione con Cassie!" sbottai.
"Ah sì? Allora perché sembra il contrario?"
"Basta! Sarah, pensi davvero che io sia così stronza da fare una cosa simile? Io amo Daniel! Daniel Taylor...quello stupido Daniel." esclamò Cassie.
Abbassò lo sguardo e si coprì il volto. Non l'avevo mai vista così.
"Cass? S-scusa io non volevo..." disse Sarah, accarezzadole i capelli.
Cassie le scostò la mano con un gesto brusco.
"Tieniti stretto Tom, non è di me che devi preoccuparti, perché non te lo toccherei mai. Godetevi la serata."
Se ne andò, lasciando tutti e due a bocca aperta.
"Sarah, cosa hai fatto?" chiesi.
"S-scusa, lo so ho esagerato."
"Mi sembri Helen, che parla senza pensare, ferendo tutti. Ma che ti prende?!"
"Non mettere in mezzo Hel, lei non c'entra. E poi ho già detto che mi dispiace."
"Sono stanco, me ne vado."
Uscii di casa e vidi una moto parcheggiata davanti alla casa, con sopra un grande fiocco blu. Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla: era Jake.
"Ehi."
"Ehi Jake, come stai? Non dovresti essere qua, hai ancora le stampelle. Poi ho saputo dell'incidente in palestra."
"Tranquillo, sono qui per te. Non potevo mancare al tuo diciottesimo compleanno."
Mi diede un un pacchetto.
"Grazie mille."
Lo aprii.
"Linkin Park, so che ti piacciono. È da parte mia e di...Jason."
Lo abbracciai con delicatezza.
"Ti voglio bene, lo sai?"
"Che? M-ma per così poco?"
"Non per il CD, ma perché sembra che tu sia l'unica persona che è qui davvero per me. Grazie Jake."
"Ah, non ringraziarmi. Sai che tengo a te."
Annuii e sorrisi. Quando mi staccai dall'abbraccio, notai un segno violaceo sul suo collo.
"Senti, ma quel succhiotto?"
Lui sgranò gli occhi e arrossì.
"N-niente."
Non mi convinceva affatto. Avrei voluto chiedergli se fosse opera di Jason, ma decisi di non farlo. Non volevo metterlo a disagio, sopratutto perché ormai tutti sapevano che anche solo pronunciare il nome 'Jason' in presenza di Jake, lo rendeva improvvisamente triste.
"Okay..." mi limitai a rispondere.
In quel momento avrei davvero voluto che ci fossero stati anche tutti gli altri. Avrei voluto passare quella serata al lago, davanti a un bel falò. Avrei voluto tenere Sarah tra le mie braccia e vedere i miei migliori amici, che ormai erano come la mia seconda famiglia, felici.
"Tom, ci sei?" chiese lui.
Scossi la testa, ritornando alla realtà e lo guardai, sospirando. Dovevo smetterla di fantasticare su cose che non sarebbero mai accadute, non ero più un ragazzino. Solo in quel momento mi resi davvero conto che i miei sogni e la fantasia non mi avrebbero aiutato affatto in futuro. Forzai l'ennesimo sorriso della serata e risposi.
"Sì, ci sono."
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