Capitolo 21 "Blane Johnson"

Blane's Point of View:

Mi svegliai con un peso sul petto. Aprii gli occhi e vidi Daniel accanto a me. Guardai i suoi lineamenti perfetti, i capelli che gli coprivano un po' il volto e il suo respiro che sfiorava il mio collo, provocandomi brividi. Mi soffermai sulle sue labbra e mi chinai leggermente, chiudendo gli occhi.

"Blane."

Aprii gli occhi di scatto e guardai i suoi color oceano.

"Daniel..."

Si scostò da me.

"Stavi per baciarmi, cazzo."

"No, non..."

"È o-okay, penso..."

A quelle parole arrossì come un pomodoro e mi fece ridacchiare.

"Stai dicendo che ti piaccio?"

"Ehi, ehi non correre..."

Sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia, guardandolo negli occhi, come in cerca di un permesso da parte sua. Lui chiuse gli occhi e io feci lo stesso, appoggiando le mie labbra sulle sue. Non le mossi, finché lui non mise le mani in mezzo ai capelli. Iniziai ad assaporarle, lentamente. Sentivo la sua tensione, quindi decisi di non approfondire il bacio.

"B-Blane, basta..." disse, quasi in un gemito, staccandosi da me.

Io mi leccai le labbra e sorrisi.

"Daniel, non puoi lasciarmi così, ora chi ci pensa al mio amichetto?"

"Che?! Ma se ci siamo solo baciati e senza lingua!"

Risi, rischiando di cadere dal letto.

"Scherzavo, stupido."

"Bastardo."

Mi diede un colpo con un cuscino e si mise sopra di me, iniziando a colpirmi con esso, più volte.

"Ehi basta! Mi arrendo, perdonami!"

"Non avrai mai il mio culo."

"Mmh, dalla tua posizione in questo momento, devo dire che ce l'ho già."

Mi morsi un labbro e sentii la mia erezione premere contro i miei pantaloni, causata dai suoi movimenti di poco fa.

"Tu, razza di..."

Non finì la frase e andò verso la porta.

"Dan, stavolta ho davvero bisogno d'aiuto!"

"Non pensarci nemmeno, Blane Johnson. Buona sega, io vado a fare colazione."

Chiuse la porta dietro le sue spalle e io mi lasciai cadere nuovamente cadere sul letto. Quel ragazzo mi faceva impazzire, in tutti i sensi. E mi piaceva.

-

Quando arrivammo a scuola, accompagnai Daniel in classe.
Stavo per abbracciarlo, ma mi fermai quando vidi una figura che ormai avrei potuto riconoscere da qualsiasi distanza. Si avvicinò a noi con fare scocciato e ci squadrò dalla testa ai piedi. Infine si girò versò il biondino e lo salutò, ignorandomi completamente.

"Ciao Dan."

"Ciao Jake, tutto okay?"

"Suppongo."

"Che razza di risposta è?" chiese Daniel.

Jake scrollò le spalle e sospirò, dandomi una veloce occhiata.

"Esisto." dissi.

"Taci." rispose, entrando in classe.

Alzai un sopracciglio, guardando Daniel. Quella era stata forse una delle conversazioni più civili che io e lui avevamo avuto negli ultimi mesi.

"Non farci caso, è solo un po'...stressato(?)"

"Tranquillo, ora vai dentro, prima che la lezione inizi."

Sorrise e si guardò intorno. Mi lasciò un veloce bacio sulla guancia e se ne andò.

"Smettila o mi innamoro sul serio..." sussurrai, quando ormai non poteva più sentirmi.

Decisi di saltare la prima lezione e andare in cortile. Mi sedetti su una delle panchine più isolate e nascoste, mettendomi una sigaretta tra le labbra. Iniziai a fissare le mie scarpe, per poi decidermi ad accenderla e iniziare a fumare. Sentii qualcuno sedersi accanto a me, ma non alzai lo sguardo.

"Blane Johnson."

Guardai la persona accanto a me.

"Americano mangia Cheeseburgers."

"Ah bene, ora siamo passati ai Cheesburgers, che poi nemmeno mi piacciono."

"Uno, non sono interessato ai tuoi gusti culinari. Due, non ricordo il tuo nome e Daniel ti chiama sempre con strani appellativi, quindi lo faccio anch'io. Tre, i tuoi capelli mi danno fastidio."

"Che cazzo c'entrano i capelli? Geloso."

"Sì, sono un po' geloso. Comunque, perché hai pensato di avere il diritto di venire qui ad importunarmi?"

Ero davvero scocciato dalla sua presenza e volevo solo fumarmi qualche sigaretta in santa pace.

"Sai, non sei l'unico che vuole starsene in disparte e questa è l'unica panchina che me lo permette, quindi cerca di sopportarmi e io cercherò di sopportare te per i prossimi..." controllò il suo orologio da polso "trentacinque minuti."

"Un orologio da polso, seriamente?"

"È comodo."

"Americani..."

"Inglesi..."

Ci guardammo e scoppiammo a ridere.

"Dovremmo smettere, è strano. Tu nemmeno mi piaci." dissi.

"Sì, hai ragione."

Tornammo seri. Buttai il mozzicone e ne accesi un'altra. Lui mi guardò con la coda dell'occhio ma non disse niente.

"Domani è il mio compleanno, puoi venire anche tu a casa mia, se prometti di non importunare le persone." me ne uscii, dopo un po'.

"Io non importuno la gente e grazie per l'invito, anche se avrei preferito restare a casa a scopare con il mio Jake. Ma tanto lui mi avrebbe costretto comunque a venirci, per far piacere a Daniel. Sai, tu non stai tanto simpatico al mio J."

Scoppiai a ridere e buttai la seconda sigaretta a terra.

"Tu pensi che io sia stupido, Isaac?"

"Allora lo sai il mio nome, e no, non penso che tu sia stupido. Sei nella media, forse..."

Alzai gli occhi al cielo.

"Guardando la tua faccia mi sono ricordato del tuo orribile nome. Comunque, lo so che tu non stai con Jake. È tutta una falsa per farla pagare a J, non è vero?"

"J?"

"Jason. Oh mio Dio, ma perché hanno tutti un nome con la 'J' tranne me? Denuncerò mia madre un giorno, per avermi messo un nome da ritardato."

"Hai un bel nome invece. E comunque, che cazzate spari? Io e Jake siamo una coppia felice, non stiamo insieme per degli stupidi giochetti da bambini. La vendetta è infantile."

"Non sprecare le tue doti d'attore con me. È okay, davvero, io so tutto."

Sospirò, come se si fosse arreso.

"Come lo hai capito?"

"Conosco Jake, si vede lontano un miglio che non ti sopporta." ridacchiai "Non capisco che razza di amici sono gli altri, come fanno a non vederlo? Almeno Sarah, cazzo, un tempo stavano insieme. Dovrebbe conoscerlo. Ma ciò che mi fa ridere di più è Jason. O è stupido o è stupido forte. A volte lo vorrei prendere a schiaffi, giuro..."

"Aspet- Sarah?"

"Lunga storia, parlane con il tuo ragazzo."

"E poi se già lo sai, perché non dici la verità agli altri, ma sopratutto a Jason?"

"Io e J non siamo più amici, almeno credo."

"Mmh?"

"Non sono cazzi tuoi." dissi con un bel sorrisetto.

"Antipatico."

Mi fece la linguaccia e incrociò le braccia.

"Bambino." replicai.

Mi alzai.

"Mi hai rotto, io me ne vado." annunciai.

"Peccato, è divertente lanciarti frecciatine ed essere ricambiato."

"Ma a te piace essere insultato o te lo fai piacere perché non hai un cazzo da fare?"

"Ehm, ma che razza di domande..."

"Lasciamo stare, ciao."

Feci un cenno con la mano.

"Ciao, traditore."

Mi voltai, cercando di mantenere un'aria indifferente. Lui fece un mezzo sorriso e ammiccò. Non riuscii a dire niente. Me ne andai semplicemente, cercando di dimenticare quella parola. Che significava? Cosa sapeva quel ragazzo e perché lo sapeva?

-

16 Gennaio

Finalmente era il giorno del mio compleanno. Erano le otto e mezza di mattina. Stavo in cucina a bere il mio caffè, insieme a Daniel. Continuavo a guardarlo, perché anche di prima mattina, era bellissimo.

"Perché mi fissi? È inquietante..."

"Sei così bello."

Tossì un paio di volte e mi fulminò con lo sguardo, per poi ridacchiare.

"Parliamo di te, vecchietto. Quanti sono? Trenta, quaranta?"

"Smettila, sono diciannove. Sembro davvero così vecchio?"

"Scherzavo, coso. Sei ehm..bell- carino anche tu."

Sembrava faticasse ogni volta, ma non importava.

"Grazie."

Mi alzai, andando verso di lui. Mi chinai per baciarlo, ma lui si ritrasse.

"Che c'è ora?"

"Lo sai che ho chiesto una pausa a Cassie, ma non abbiamo rotto del tutto."

"Ti senti in colpa?"

Annuì, abbassando lo sguardo.

"Okay..." sospirai.

"S-Scusa." borbottò, torturandosi le mani.

"È okay, piccolo."

"Che poi io mi chiedo ancora come sia successo tutto questo."

"Il giorno prima ci odiavamo..." iniziai.

"E quello dopo pomiciavamo."

Scoppiai a ridere.

"In realtà prima abbiamo iniziato a frequentarci e ad essere amici, poi a pomiciare. Hai saltato qualche passaggio."

"Sì sì, quello che vuoi..." mormorò.

"Mi sembri un bambino, Dan."

"Sei tu che sei troppo vecchio."

"Abbiamo solo un anno di differenza."

"Vado a fare la doccia!"

"Ma che cazz-...?"

Si alzò e iniziò a salire le scale.

"E non starci due ore, che le bollette le pago io!"

"Quando verrò ad abitare qua, ti risarcirò tutto!" esclamò, prima di chiudere la porta del bagno.

Avevo sentito bene? Lo aveva detto?

"Se continui così mi rinchiuderanno in manicomio, Taylor..." dissi tra me e me, prima di iniziare a lavare i piatti.

-

Era sera ormai ed erano arrivati tutti. I ragazzi mi avevano regalato una nuova macchina fotografica. Quando Dan mi diede il pacco e io lo aprii, rimasi a bocca aperta.

"C-Cosa? Wow, ragazzi siete fantastici!"

Abbracciai un po' tutti, ma quando arrivai a Jake mi guardò come a dire "non osare toccarmi" e disse che doveva andare in bagno.

"Ricorda Blane, lo stress." disse Dan, dandomi una pacca sulla spalla.

Si stava comportando da amico, perché naturalmente nessuno doveva sapere del nostro...qualunque cosa fosse. Potevo definirla una relazione? Forse non ancora.

"Anche io ho contribuito al regalo, non mi abbracci?" chiese Isaac.

Dio, quel ragazzo faceva quasi paura e dopo quell'aggettivo con cui mi aveva chiamato il giorno prima, ne avevo ancora più timore.

"Non ci tengo, grazie."

Scoppiammo tutti a ridere e in quel momento Jake tornò, dandosi un'occhiata in giro e poi soffermandosi su Jason, che stava parlando con Teo, di chissà cosa.
Sentii delle braccia stringermi da dietro e sobbalzai.

"Auguri, stronzetto."

"Helen?"

Io e Helen non eravamo più nemici, come un tempo, anzi le cose andavano abbastanza bene tra di noi.
"No, la zia Sandy."

"Non interpellare mia zia invano, signorina Bailey."

Mi voltai verso di lei.

"Mi hai fatto perdere dieci anni di vita, non afferrarmi più così all'improvviso." dissi.

"Va bé per tutto quello che fumi te ne sarai tolto già dieci da solo, di anni."

"Ah grazie è."

Aveva ragione infondo, i dottori me l'avevano detto che avrei dovuto smettere.

"Senti, so che è il tuo compleanno, ma me lo fai un regalo?"

"Dipende da cosa intendi per regalo."

"Vai da Jason, parlagli e fallo sorridere un po'. Sai, ha una faccia da depresso e il suo umore è così basso che penso che anche un morto sia più felice di lui."

"Wow, deve essere grave allora."

"Ci vai a parlare?"

"Ma certo che no."

"Ecco perché ti chiamo stronzetto."

"Senti Hel, non siamo più amici, mettitelo in testa. Non è come alle elementari che ce le davamo e poi ridevamo, facendo pace. Siamo cresciuti e adulti. E poi l'ultima volta che l'ho consolato, è successo un casino..."

"Mmh?"

"Niente, lascia stare. Ora vai a goderti la festa."

Mi abbracciò e sorrise.

"Ti lascio stare solo perché è il tuo compleanno..."

"Grazie al cielo, o non so a quali torture mi avresti sottoposto, pur di parlare con J."

"Lo chiami ancora J, a volte."

"S-Sì e allora?"

"Niente, è carino..."

Scrollò le spalle e se ne andò.
A metà serata, quando la maggior parte delle persone erano ubriache o giocavano a quegli stupidi giochi da festa, decisi che volevo avere Daniel un po' per me.

#sms
a Dan Mio♡:
In bagno tra cinque minuti.

Lo guardai: era seduto sul divano, con Jake. Prese il telefono e arrossì, per poi guardarmi e sorridere appena. Disse qualcosa a Jake e si alzò, andandosene. Aspettai qualche minuto per non destare sospetto e salii al piano di sopra. Aprii l porta del bagno e mi fiondai tra le sue braccia.

"Non dirmi che già ti mancavo, piccolo Blane."

"Stai zitto, stupido. E poi sì, voglio un regalo anche da te, sai?"

"Ma la macchina fotografica..."

"Un regalo speciale, tesoro..."

"Che intendi...?"

Mi sporsi in avanti verso di lui e lo baciai. Lui appoggiò le mani dietro al mio collo e ricambiò. Era un momento magico, ma qualcosa, anzi qualcuno, ci interruppe.

"Lo sapevo, cazzo!"

Ci voltammo di scatto: sulla soglia della porta c'era Jake, con il telefono di Daniel in mano. Quest'ultimo si toccò le tasche e tornò a guardare Jake, con sguardo mortificato.

"Perché hai il mio telefono...?"

"L'hai fatto cadere, mentre ti alzavi dal divano."

Si avvicinò a me con fare minaccioso ridando il telefono a Daniel.

"L'hai fatto ancora, non è vero? Ma non ti vergogni di ciò che fai?!"

"Che cazzo dici, Jake...?" chiese Dan, parandosi davanti a me.

Fece per parlare, ma poi se ne andò.

"No, ora deve dirmi che succede, sono stanco di queste frasi lasciate a metà!"

"No, Dan..."

"Cosa?"

Sospirai.

"Niente, andiamo..."

Andammo al piano di sotto. Jake si stava mettendo la giacca e Isaac continuava a chiedergli cosa era successo.

"Jake, di cosa parlavi prima?"

Lo ignorò e chiuse la zip della giacca.
Dan lo bloccò per una spalla e lo fece voltare verso di sé.

"Dimmi di cosa cazzo parlavi, ora."

"Ragazzi, tutto okay?" chiese Helen, preoccupata.

"Sì, è solo che Daniel è un po' stanco e continua a farmi domande inutili." disse Jake.

"Fanculo! Dimmi la verità cazzo, dilla a tutti noi, qualunque essa sia! Sono stanco, anzi tutti lo sono. Cos'è che ti turba da mesi e mesi?!"

Jason mi guardò deglutendo, con uno sguardo del tipo "che cazzo hai fatto?". Presi Dan per un polso, per farlo calmare.

"Vuoi saperlo Dan? Anzi, volete saperlo?" chiese Jake, con voce tremante.

Cassie mi guardò e sorrise appena, come se già sapesse cosa sarebbe successo.

"Jake, dillo. Noi siamo i tuoi migliori amici e qualunque cosa sia, ti staremo accanto." disse Sarah.

"Poveri illusi..." mormorò Cassie.

"Sapete che Jason mi ha tradito. Tutta la scuola, se non tutta Londra, lo sa. Bene, quella sera di fine agosto, quando siamo andati a quella stupida festa in piscina, ho visto qualcosa che non avrei mai voluto vedere, qualcosa che ho cercato di dimenticare."

Fece una pausa, in cui tutti iniziarono a fissarlo con aria confusa.

"Jason e Blane, insieme."

A quel punto iniziò a singhiozzare leggermente, mentre Isaac gli accarezzava la schiena.

"Cosa?!" esclamò Daniel, guardandomi.

Sarah abbassò lo sguardo, Helen si alzò e fulminò sia me che Jason. Teo continuava a scuotere la testa, mentre Tomas sembrava ancora confuso.

"Jason mi ha tradito con Blane Johnson, per due volte. Siete contenti? Ora posso andarmene, cazzo?! Tutto questo è abbastanza imbarazzante."

Jake uscì, sbattendo la porta.

"Io lo sapevo, come cazzo avete fatto a non capirlo?" disse Isaac, prima di uscire.

Così si spiegava del perché mi aveva chiamato 'traditore'.

"Anch'io lo sapevo e Blane, fattelo dire: sei uno stronzo. Ti auguro il meglio con il mio ragazzo, o ex ragazzo, non so nemmeno più come definirlo." disse Cassie, prima di lasciare la stanza.

"Jason sei un coglione e tu Blane...guarda non farmi parlare che è meglio." ci riprese Helen.

Mi sentivo in colpa, come tutti i giorni negli ultimi mesi. Forse era per quel grande errore che la mia dipendenza dalle droghe era andata aumentando.
Dopo qualche istante, tutti se ne andarono e io cacciai il resto della gente.
Mi sdraiai a terra, in sala. Tutte quelle parole, tutti quegli sguardi...
Sembravo uno stronzo senza sentimenti, il menefreghista della situazione, ma la realtà era che dietro quella maschera di ghiaccio, c'era un ragazzo con dei sentimenti, che continuava a sbagliare e a ricadere sui propri errori.
Tanto prima o poi doveva succedere, c'erano solo voluti più mesi di quanto avessi pensato.



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