Capitolo 19 "It's gonna be okay"
Jake's Point of View:
"Non toccarmi!" esclamai, spingendolo.
"Ma quanto sei scontroso oggi..." disse lui.
"Isaac, spiegami perché sei a casa mia, di mercoledì sera e stai tentando di palparmi!"
Lui chiuse la porta d'ingresso dietro di sé e sorrise: uno dei suoi sorrisi perversi e che non promettevano niente di buono.
"I-Isaac..."
"Non hai tette, non posso palparti."
"Ma mi s-stavi toccando il fondoschiena..."
"Era solo un abbraccio." disse, in tono innocente.
Alzai gli occhi al cielo e gli indicai la porta.
"Vattene da casa mia, prima che ti denunci per molestie."
"Ma io volevo solo passare una bella serata con te..."
"Non sono il tuo fottuto ragazzo, quante volte te lo devo dire...?"
"Mi piaci Jake e tu dovresti smettere di farti rincorrere dal passato."
Sospirai, andai a sedermi sul divano e lui mi seguii, mettendosi accanto a me.
"Con passato, intendi Jason?" chiesi.
"No, mia nonna." disse lui, in tono ironico.
"Fanculo."
Gli lanciai un cuscino e lui iniziò a farmi il solletico.
"I-Isaac...il s-solletico no!" esclamai, tra le risate.
E in pochi istanti lui era a cavalcioni su di me.
"Mi hai mandato affanculo?" chiese, ridacchiando.
"Sì, l'ho fatto, Isaac Wood."
Alzò un sopracciglio e si morse il labbro inferiore.
"E io ti faccio perdere il fiato a forza di solletico." disse.
Ricominciò a farmelo e io continuai ad implorare pietà, ma fu tutto inutile. Ad un certo punto, quando ormai facevo fatica a respirare e le mie guance erano tutte rosse, sentii qualcosa di umido toccarmi le labbra: la sua bocca era appiccicata alla mia. Spalancai gli occhi e lo scostai, facendolo cadere a terra. Mi pulii le labbra con il dorso della mano e abbassai lo sguardo.
"Che fai...?"
"Ti ho baciato, siamo fidanzati, ricordi?"
"È solo una sporca bugia..."
"Allora noi siamo due sporchi bugiardi, che potrebbero stare davvero bene insieme..."
Lo guardai e socchiusi le labbra, che iniziarono a tremare.
"J-Jake?"
Scossi la testa e strinsi le labbra, guardando in alto.
Sentii delle forti e calde braccia avvolgermi.
"Scusa..." sussurrò.
"N-non sei tu, stupido. Sì, va bene, sei anche tu, ma il fatto è che..."
Sospirai e lui mi accarezzò la schiena.
"È tutto così difficile, rivoglio la mia vita indietro." continuai, asciugandomi le lacrime.
"Piccoletto, il fatto è che bisogna crescere e quando si cresce, le cose cambiano velocemente... Devi abiturti, tutto qua."
Lo guardai perplesso.
"Devo dire agli altri la verità, tu non sei il mio ragazzo e odio mentire. Odio tutta questa storia..."
"No, non farlo, ce l'avranno con te, poi."
Ma a lui che gliene fregava? Perché quel ragazzo era così strano?
"Fatti gli affari tuoi..."
Mi afferrò per un polso e si avvicinò al mio orecchio.
"Non farlo Jake Smith, ci sono cose che devono rimanere segrete..." sussurrò, in tono quasi inquietante.
"E ora, guardiamo un bel film!" esclamò subito dopo, con voce allegra.
Accese la tv e mi strinse tra le sue braccia, accarezzandomi i capelli.
Quel ragazzo era bizzarro, manipolatore e fin troppo bello per essere vero.
Eppure ero lì tra le sue braccia ed era bastata un sua frase per farmi arrendere.
-
Jake's Point of View:
La lezione di matematica era iniziata da quasi venti minuti. Daniel continuava a fare disegni insensati sul suo libro ed io sbuffavo ogni dieci secondi.
"Che ci facevi con Isaac stamattina?" chiese lui improvvisamente, continuando a scarabocchire.
"Che intendi dire?"
"Sai cosa intendo: perché ti ha accompagnato a scuola con la sua macchina?"
Abbassai lo sguardo e iniziai a torturarmi le mani.
"Jake?" mi chiamò lui.
"Ho sentito non sono sordo!"
Calò un silenzio assordante e tutti, compreso il professore, si girarono verso di me.
"Ne siamo felici Smith, ma ora vorrei continuare la mia lezione di matematica, se non ti dispiace. Sai, mi pagano per farlo." disse Mr. Foster.
La classe scoppiò in una risata, che cessò a causa dell'occhiataccia del professore, che poi continuò a scrivere sulla lavagna.
"Ha dormito da me..." continuai il discorso con Daniel.
"Mmm?"
Sospirai e lo guardai.
"E poi mi ha accompagnato a scuola, perché non poteva lasciare la sua macchina da me." conclusi.
"Ehm perché lo avresti lasciato dormire nel tuo stesso letto? Se avete solo dormito."
Gli diedi una leggera gomitata e mi accigliai.
"Abbiamo dormito sul divano, niente di più."
"Ma la mia domanda era, perché?"
Aprii la bocca, ma poi la rinchiusi: non c'era una risposta, o almeno io non ce l'avevo.
"Ti sta manipolando."
Rabbrividii, consapevole del fatto che forse in parte era vero.
"Ma che dici?"
"E poi quando hai intenzione di dire agli altri che la vostra relazione è tutta una balla?"
"L-Lui ha detto che non è il momen-..."
"Ecco, hai visto? M.a.n.i.p.o.l.a.n.d.o.!"
Il professore si girò di scatto verso di noi e scosse la testa aprendo la bocca per parlare, ma Daniel lo bloccò, alzandosi dalla sua sedia.
"Ah no, non si disturbi, siamo abituati, sappiamo come funziona. 'Smith e Taylor quante volte vi ho detto di non parlare durante la lezione? Dovete crescere! Fuori da questa classe!'"
Trattenni una risata, mentre gli altri scoppiarono un istante dopo la scenetta di Daniel.
"In realtà volevo solo dirvi di stare in silenzio." replicò Mr. Foster.
Anche lui sembrava divertito dalla situazione.
"Ah...ma no dai, ora che ci penso, un po' d'aria fresca ci serve, vero Jake?"
"Giusto amico."
Mi alzai, dirigendomi verso la porta, insieme al biondo.
"Ragazzi io non vi sto cacciando, ma che fate?"
"Infatti, ci stiamo autocacciando, per rendere il suo lavoro più semplice e la sua lezione più silenziosa." disse Daniel.
Sorrise e aprì la porta, dalla quale uscimmo subito dopo. Una volta fuori, ridacchiai.
"Funziona sempre, siamo forti! Hai visto la sua faccia? Ma poi scusa, una domanda: "autocacciando" è una parola che esiste?"
Lui alzò le spalle.
"E che ne so io, ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente."
Ridacchiai nuovamente e poi sorrisi.
"Allora dove andiamo?" chiesi.
"Dove vai tu."
"Che?"
"Sono ancora arrabbiato per tutta la storia dell'americano mangia Hamburger e il fato che tu ti stia facendo controllare da lui. Quindi, non provare a seguirmi."
"Ma..."
"Ah sì, il tuo bel posticino nascosto dietro la scuola è prenotato, almeno non andrai ad ammazzarti i polmoni con quella merda di sigarette." disse, dirigendosi verso le scale.
"No, se ci arrivo prima io."
Si girò e mi guardò con un sopracciglio alzato.
"Mi stai sfidando?"
Annuii con un sorrisetto sulle labbra e iniziai a correre.
-
Jake's Point of View:
Ero in biblioteca da due ore ormai. Erano quasi le quattro e io avevo quasi finito di leggere un libro intero, un noioso libro di storia antica.
Ero nervoso, incazzato e affamato.
Nervoso, perché avrei preferito starmene a letto in quel momento. Incazzato, perché Daniel aveva vinto la sfida, dato che a metà strada mi fermai agonizzando a terra, come se stessi per morire asfissiato. Affamato, perché non avevo avuto la possibilità di tornare a casa, dato che a causa della sfida ero stato messo in punizione. "Non si corre nei corridoi, testardo di uno Smith!" aveva esclamato quell'odiosa professoressa di storia, che tra l'altro non insegnava nemmeno nella mia classe.
Amavo stare in biblioteca, ma non se mi costringevano a passarci due ore a leggere un mattone di storia antica. Iniziai a guardare fuori dalla finestra, perdendomi nei miei pensieri.
"Non dovresti studiare, signorino Smith?"
Mi voltai di scatto, facendo finta di leggere, poi alzai leggermente lo sguardo, notando che Jason era davanti a me.
"Ah sei tu..."
"Sembri deluso, avresti preferito fosse quell'odiosa professoressa?"
"N-no...ma che ci fa qui?"
"La bibliotecaria, Merry mi ha detto che il mio fidanzato era qua da più di due ore."
Mi guardai intorno, ma ormai non c'era più nessuno, anche perché eravamo al secondo piano della biblioteca.
"Il tuo fidanzato?" chiesi.
"Ma che hai capito? Lei pensa che io e te stiamo ancora insieme. Ci ho messo un po' per spiegarle che siamo solo ehm...amici?" mormorò, arrossendo.
Sorrisi appena: era carino quando arrossiva, cosa che accadeva raramente.
"Sei carino quando arrossisci."
I miei pensieri si tramutarono in suoni veri, così mi coprii la bocca realizzando ciò che avevo appena detto.
"Tu sei sempre carino." rispose lui, sicuro di sé.
Dopo uno scambio di sguardi imbarazzati, ridacchiammo antrambi.
"Allora, perché ti sei accampato qui per così tanto tempo? Di solito lo fai per scappare da qualcosa o qualcuno."
"No, in realtà stavolta è una punizione."
"Lo sapevo, volevo solo sentirtelo dire." rise "Mss Hunt mi ha chiesto di venire a dirti che puoi andare a casa."
"Oh, ma sai che sei proprio stronzo?" dissi, imbronciandomi.
"E dai, volevo solo farmi due risate. Dovresti vedere la tua faccia in questo momento: sembri un tipo che hanno torturato per ore ed ore!"
Scoppiò a ridere ed io mi alzai, incrociando le braccia al petto.
"Bene, allora io vado."
"Aspetta!"
Mi bloccò per un polso. Guardai prima le nostre mani, poi il suo volto.
"Che c'è? Non ho voglia di starmene qui con te che ti prendi gioco di me."
"Era uno scherzo J, non prendertela."
"Com'è che ora mi chiami con quel diminutivo?"
"Non lo trovi carino? Un tempo ti piaceva."
"No."
Si avvicinò al mio orecchio.
"Non la pensavi così mentre ti chiamavo in quel modo mentre lo facevamo su quel comodo letto della mia casa in montagna." sussurrò.
Rabbrividii e sentii il respiro mancarmi.
"Non devi più parlare di quella notte..."
Mi morsi il labbro inferiore e lo guardai dritto in quei bellissimi occhi verdi.
"Mi viene voglia di scoparti quando fai così, smettila di torturarti le labbra, piccoletto."
"C-che dici, pervertito!"
Eppure, devo ammettere che quella frase mi fece eccitare da morire e quella che seguì fu la mia fine.
"Ti scoperei sopra questo tavolo e non mi importerebbe se la gente sentisse."
Le sue labbra erano vicinissime alle mie e il suo respiro sfiorava la mia pelle.
"Bac-..." mormorai, ma venni interrotto.
"Jake?"
Mi allontanai da Jason e mi voltai verso Isaac che stava a pochi passi da noi. Mi sedetti per non fargli notare l'erezione che premeva contro il tessuto dei miei pantaloni. Ebbene sì, erano bastate solo poche frasi pronunciate da Jason per farmi eccitare.
"Isaac, c-che ci fai qui?" chiesi, deglutendo.
"Daniel mi ha detto che eri in punizione e sono venuto a farti compagnia, ma vedo che eri già in buona compagnia."
Isaac guardò Jason e i due si cambiarono due finti e quasi inquietanti sorrisi.
"Ehi Isaac, come va?"
"Bene, ragazzo a cui avevo detto di stare lontano da Jake."
"Guarda che io ho un nome e poi Jake non è una tua proprietà." rispose Jason, avvicinandosi a lui.
L'aria si fece sempre più tesa. Quando finalmente la situazione in mezzo alle mie gambe si calmò, mi alzai.
"Mmm penso proprio che me ne andrò a casa a dormire ora." mugulai, stiracchiandomi.
"NO!" esclamarono i due, contemporaneamente.
Io sobbalzai e mi risedetti lentamente sulla sedia.
"Oookay, ora che ci penso anche questa sedia è comoda, dormirò qui, fate finta che io non abbia parlato." dissi.
Quei due mi spaventavano, ma sapevo che avrei dovuto far qualcosa per evitare uno scontro.
"Sei patetico, prima lo tradisci e poi pretendi di riaverlo, ma chi cazzo ti credi di essere?!" continuò Isaac.
"Ma mi spieghi da dove sei sbucato fuori? Vieni qui è pretendi di giudicare e manipolare le persone! Si stava molto meglio senza di te."
Aprii la bocca per parlare, ma mi bloccai, continuando ad ascoltare.
"Sì, magari tu stavi bene, ma non ti sei nemmeno accorto che Jake stava cadendo in depressione per colpa tua!"
Guardai Isaac: per una volta aveva ragione. Mi sfiorai i polsi, ormai pieni di piccole cicatrici causate dai continui pizzichi che gli davo. Abbassai lo sguardo.
"Lo sapevo che stava male, ma lui non faceva altro che respingermi. Stavo solo cercando di farmi perdonare..."
"E cosa avrei dovuto fare? Perdonarti e fare la parte dello stupido dal cuore d'oro? Mi hai rovinato la vita, anzi no, ora ho capito che devo andare avanti. Brutto bastardo smettila di provocarmi con quel tuo modo di fare sexy o tutto questo non finirà mai. Londra è grande, trovati un altro ragazzo!" sbottai contro Jason. "E Isaac, tu non sei il mio ragazzo, smettila di assillarmi. Apprezzo lo sforzo, ma vaffanculo, hai inventato tu questa relazione. Anche tu, trovati un altro ragazzo, Dio mio! Basta importunarmi, non voglio vedervi mai più! E già che ci siete, spostatevi tra di voi, no?"
Purtroppo le ultime frasi non le dissi, non volevo combinare altri guai.
Jason mi guardò deluso, e vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime.
Isaac sorrise, ma quando vide l'altro mettersi a piangere, tornò serio. Mi guardò e mi prese per un braccio trascinandomi fuori.
"Non tirarmi in questo modo!"
"Non hai esagerato un po'?"
"Solo un po'? Con quelle parole ho seppellito il suo cuore, così non mi darà più fastidio e io sarò tuo, non è ciò che hai sempre voluto, Isaac?"
Mi bloccai e lui smise di camminare.
"Sì, ma quelle parole erano troppo..."
"Troppo cosa, è? Avanti Isaac, ora hai il via libera, baciami, scopami, fammi tutto ciò che vuoi. Non me ne frega più niente di ciò che sento, anzi non voglio sentire più niente."
Premetti le mie labbra sulle sue, con forza e inizia a baciarlo in modo sporco e senza un minimo d'amore. Lui mi spinse e si toccò le labbra.
"Non voglio che succeda così, tu devi innamorarti davvero di me."
"Ma vaffanculo Isaac, prima mi vuoi con la forza e ora non più?"
Risi, ma in realtà avrei voluto solo piangere e urlare. Era come se non fossi più io a parlare, ma tutte le sofferenze provate negli ultimi mesi.
Mi sedetti a terra e iniziai a singhiozzare. Chiusi gli occhi e cercai di non pensare al mondo per un po', finché delle braccia non mi strinsero.
"Andrà tutto bene..."
Furono quelle le ultime parole che ricordai prima di cadere in un sonno profondo.
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