Polvere di fata
Lo spirito della neve fece un balzo in avanti, sperando di afferrare una qualsiasi parte del corpo di quell'uomo senza cuore, prima che sparisse, ma l'unica cosa che si ritrovò fra le mani, fu una manciata di polvere nera.
«Maledizione!» imprecò, frustrato.
«Jack, possiamo sapere cosa è successo?» chiese Nord, usando il suo solito accento particolare. Il ragazzo però sembrava non avere nessuna voglia di dare una risposta, era accaduto esattamente quello che aveva temuto e la colpa era soltanto sua. Fu il ragazzino dalla corta chioma castana a rispondere al suo posto.
«Ve lo racconto io se volete... – propose Jamie, vedendo che l'amico era già abbastanza abbattuto di suo, i quattro guardiani si voltarono verso di lui, curiosi – Ecco il fatto è che questa mattina quelle due fate sono venute dicendo qualcosa sul fatto che l'Uomo della Luna le aveva mandate per affiancarlo, ma lui non voleva prendersi la responsabilità di prendersene cura, perciò loro se ne sono tornate a casa. Probabilmente però nel farlo Pitch deve averle catturate.»
«Ora capisco... Sono aiutanti... – commentò nuovamente Nord – Come miei elfi o yeti."
«O come le miei fatine...» aggiunse Dentolina, tornando ad osservare un Jack, completamente distrutto.
«Jack... Non è stata tua colpa.» cercò di rassicurarlo Nord.
«Invece sì. – disse lui sbottando, per poi ricominciare con voce sommessa e appena percettibile come il suo stato – Se solo fossi stato meno insicuro, se solo le avessi accettate con me... A quest'ora... A quest'ora loro sarebbero...» tirò un pugno all'albero al suo fianco, congelandone il tronco, proprio dove le sue nocche lo avevano colpito.
«Oh andiamo... – protesto Calmoniglio, che fino a quel momento era rimasto zitto – Dov'è finito il Frost che non si arrende mai? Quello sfrontato, con la battuta sempre pronta che non sopporto?» disse cercando di risollevarlo.
«Forse è cresciuto, Calmoniglio...!» gli rispose a tono lui, osservandolo con sguardo scocciato.
«Ah-ah, cresciuto... Questa è bella... Andiamo Frost, troveremo una soluzione! Siamo riusciti a battere Pitch una volta, riusciremo sicuramente a farlo una seconda!» proseguì deciso il grosso coniglio dal pelo blu.
«Il Camo... Cano... Como... Beh il coniglietto di Pasqua ha ragione!» disse Jamie, mentre il gruppo lo guardava divertito nella sua difficoltà di pronunciare ancora il nome vero di uno dei suoi idoli.
A quel punto sulla testa di Sandman comparve la sagoma dorata di un Pitch in miniatura e subito dopo quella di un grosso pugno che la schiacciava.
«Ben detto Sandy! – esclamò Dentolina, comprendendo che cosa voleva dire l'amico muto – Lo ridurremo in poltiglia!»
Le due piccole fate dei ghiacci erano ancora chiuse in quella gabbia nera, che impediva loro di fuggire. L'uomo che le aveva rapite, dopo essersi smaterializzato dal parco, era ricomparso, assieme a loro, in un luogo oscuro e tetro.
Sembrava un'enorme grotta sotto terra, oscura e buia, tanto da mettere i brividi. Eppure non era solo l'atmosfera a terrorizzare le due piccole creature, ma anche ciò che si trovava all'interno di quell'enorme buco sotterraneo. Esattamente nel centro vi era un mappamondo in ferro battuto, così nero che le lucine gialle svettano subito all'occhio, unica vera luce di quel luogo.
Tutto intorno, appese al soffitto, tra una stalattite e l'altra, c'erano invece dell'enormi gabbie nere, molto più grandi di quella che per ora stavano occupando loro, anch'esse però avevano delle ospiti: fate. Non fate dei denti, com'era accaduto nella battaglia di sei mesi prima, ma fate come loro: fate dei fiori, fate dell'acqua, fate del grano e fate dei ghiacci. Tutte quante protestavano, urlavano, volavano all'impazzata, nel tentativo di attirare l'attenzione del loro aguzzino, con le loro voci dolci e lievi, soprattutto per un'orecchio umano, ma questi era impassibile e le guardava anzi con un certo desiderio, quasi come volesse mangiarsele in un sol boccone.
La parte sotto però era la più inquietante, ai piedi della sporgenza che sorreggeva il mappamondo, in profondità, vi era una massa di corpi, almeno una trentina, di quelle che sembravano bambine e ragazze umane.
Eppure le due piccole fate compresero subito che non era così, lo si poteva notare dalle due bruciature oblique che ognuna di loro aveva sulla schiena; tutte quelle erano altre fate, completamente prosciugate dai loro poteri.
«Che cosa hai fatto a quelle povere fate!?» gli urlò Yuki furiosa.
Lui sollevò la mano che teneva la gabbia e osservò la piccola fatina dai capelli scuri che lo guardava in cagnesco, come se non fosse affatto uno scricciolo da poter schiacciare in qualsiasi momento.
«Non è ovvio? – chiese lui ironico – Mi sono servito di loro, per organizzare il mio ritorno.»
«La polvere di fata?» chiese Jack confuso.
Si trovavano nel loro rifugio: un piccolo magazzino abbandonato che avevano adibito come base dei guardiani quando raggiungere il Polo Nord era troppo complicato. In realtà per loro non era difficile raggiungere in poco tempo il lato opposto del globo, ma quando avevano bisogno dell'aiuto dei bambini, in particolare del piccolo gruppo che li aveva aiutati l'ultima volta era comodo avere un luogo più accessibile anche a loro. Avevano deciso di fare in quel modo, dopo che Jack qualche mese prima li aveva convinti che quei bambini non avevano bisogno di essere protetti, o almeno non come gli altri e che erano abbastanza coraggiosi, da diventare dei piccoli alleati, ovviamente senza doverli mettere al corrente di tutto ciò che l'Uomo sulla Luna diceva loro.
«Esatto. – rispose Dentolina, sorseggiando la sua tazza di latte caldo – Noi fate dei denti non abbiamo questo dono, ma le fate che gestiscono le stagioni e che vivono nella Valle delle Stelle, hanno quella che viene chiamata polvere di fata.» spiegò meglio.
«Un po' come quella di Campanellino?» chiese uno dei bambini, portandosi un dito in mezzo al naso e sollevandosi il paio di occhiali da vista rossi che aveva poggiati su di esso.
«Campanellino?» si voltò dubbiosa lei, non capendo.
«È un personaggio delle fiabe degli esseri umani, Dentolina. – spiegò Jack, notando che alla fine nessuno degli altri guardiani lo sapeva – Insomma proteggete da secoli i bambini e nemmeno sapete cosa fanno o leggono.»
Nord emise un verso gutturale con la gola, come se si fosse sentito in imbarazzo per quell'affermazione, dopodiché parlò.
«Tornando noi. Cosa serve polvere di fata?» domandò rivolgendosi di nuovo all'unico guardiano femmina, ma prima che lei potesse parlare, la sabbia dorata di Sandman iniziò a vorticare sulla sua testa, mostrando delle immagini ben definite.
«Svyatyye Dyuny!» esclamò nuovamente l'omone, dopo aver compreso cosa l'amico dorato stesse dicendo loro.
«Che ha detto?» domandò Jamie, che invece, assieme agli altri bambini non era ancora abbastanza bravo da comprendere i rebus del guardiano dei sogni.
«Dobbiamo muoverci! – esclamò Jack – Non permetterò in nessun modo a Pitch di far loro del male!» questa volta, rispetto a qualche ora prima, il suo tono era deciso e combattivo.
«Ben detto, amico!» esclamò il Calmoniglio, guardandolo orgoglioso.
«Ma che ha detto?» chiese di nuovo il ragazzino, non ricevendo però nessuna risposta.
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