Nella tana del buio
«No Jamie, voi rimanete qui!» disse con tono duro lo spirito della neve.
«Ma Jack, non è giusto io...» protestò il bambino, ma fu interrotto subito dallo spirito del ghiaccio che si chinò su di lui emettendo un sospiro.
«So quanto ci tieni Jamie e so che vuoi salvare Tsuko e Yuki quanto lo voglio io, però è troppo pericoloso, non sappiamo quanto sia diventato forte Pitch, perciò è meglio che voi rimaniate qui. Torna a casa, avrai la mia parola che torneremo sani e salvi e faremo conoscere le fate a Sophie.» gli sorrise infine.
Il ragazzino si convinse, anche se nel suo volto c'era un po' di delusione e forse anche preoccupazione. Nonostante tutto però si fidava di quelle cinque persone che tutti gli adulti credevano solamente personaggi di fantasia, non solo perché già una volta l'avevano salvato, ma anche perché, beh perché era lui e lui non aveva mai smesso di credere, anche nei momenti più bui.
Nord lanciò una sua sfera con la neve, sussurrandole la loro destinazione, mentre il Calmoniglio battendo la sua grossa zampa contro il terreno creò una voragine proprio in quel punto. Fu l'unico ad usare il proprio mezzo, perché tutti gli altri attraversarono il portale che era stato creato dallo spirito del Natale.
Si ritrovarono pochi secondi dopo al lago ghiacciato, quello che li aveva visti affrontare l'ultima volta l'uomo nero, quello in cui, trecento anni prima, Jack l'essere umano aveva lasciato il posto a Jack Frost.
Il letto, come l'ultima volta che erano stati lì, era sparito, però il buco c'era ancora e da esso quasi si poteva percepire l'aura maligna uscire e investirli come quando il vento freddo schiaffeggia le guance rendendole gelide.
«Allora? Come interveniamo?» chiese Dentolina un po' preoccupata.
«Scendo prima io. – disse il giovane dai capelli bianchi e, prima ancora che gli altri potessero controbattere, proseguì – Sono già stato là sotto e so com'è. Prima cerco di capire com'è la situazione, dopodiché o vi vengo a chiamare o vi mando un segnale per raggiungermi.»
«Che segnale?» chiese il Calmoniglio, mentre Sandman faceva la stessa domanda mostrando un punto interrogativo sulla testa.
«Sparerò del ghiaccio fuori dal buco.»
«Jack... Stai attento...» disse con tono grave e preoccupato la fata piumata.
Dopo quell'ultima raccomandazione il ragazzo si calò con un unico salto nel buco oscuro, atterrando coi suoi piedi scalzi sul pavimento roccioso della grotta sotterranea. In un primo momento il buio assoluto di quel luogo lo avvolse in modo gelido e quasi spettrale, come se avesse atteso pazientemente che una qualsiasi vittima ignara e sciagurata precipitasse lì per sbaglio e fosse pronto per ghermirla tra le sue spire: e quella vittima, in quel momento, era lui.
Sapeva bene che avrebbe dovuto ignorare quell'orribile sensazione di disagio, ma era qualcosa che non riusciva controllare del tutto. Deglutì, mentre il suo cuore incominciava a battere frenetico.
«Ti mancava così tanto questo luogo Jack?» chiese con tono glaciale un'ombra oscura che non riusciva a vedere, ma non gli serviva affatto vederlo, perché sapeva sapere a chi apparteneva quella voce.
«Arrenditi Pitch, sai bene che non potrai mai vincere!» disse, cercando di sembrare il più sicuro possibile, mentre puntava il suo bastone contro il nulla, nonostante il suo cuore martellasse ancora furioso nel petto.
«Io la sento... Sento la paura crescere nel tuo cuore e macchiarlo di nero...» continuò, quasi in un sussurro, la voce, ignorando completamente il tentativo di minaccia del ragazzo.
«Non hai imparato niente? – insistette Jack, nel tentativo di mettere un minimo di dubbio nello spirito del buio – La paura esisterà sempre, ma serve solo per aumentare il coraggio.» continuava a guardarsi attorno, puntando il suo bastone in qualunque direzione gli sembrasse di percepire un rumore, mentre gli occhi pian piano sembravano abituarsi un po' all'oscurità assoluta.
«Capisco... – commentò ancora la voce – Quindi il tuo coraggio ti ha portato qui, da solo, ad affrontare me, per salvare due fate che tu stesso hai cacciato...?!» concluse comparendogli alle spalle.
Non appena il ragazzo dai capelli color della neve si voltò, questi con un calcio velocissimo gli fece mollare la presa del suo bastone, che fu scaraventato a qualche metro di distanza.
«Non rifarò più lo stesso errore dell'ultima volta, caro il mio Jack. Quel gruppetto di mocciosi che conoscono la tua esistenza e credono in te non potranno fare niente quando darò loro qualcosa di cui preoccuparsi. Tornerai ad essere il nulla più assoluto.» lo minacciò, mentre la sua voce da flebile e tagliente diventava sempre più tonante e adirata.
«Non ci riuscirai!» gli rispose, con un tono altrettanto arrabbiato, il ragazzo.
«Staremo a vedere...»
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