Scontro

Rachel aveva molta paura di quell'uomo. Si stava avvicinando e presto le avrebbe fatto del male e lei non avrebbe potuto farci assolutamente niente, perché se si fosse alzata, non avrebbe fatto in tempo a fuggire. L'uomo stava per afferrarla, ma Jack, saltando dalla cima della roccia, lo atterrò e cominciò a stringergli il collo col braccio. Mai e poi mai avrebbe permesso a qualcuno di fare del male a Rachel. Quell'energumeno si liberò presto e fece ruzzolare Jack a qualche metro da lui. Quando lo vide scoppiò a ridere notando che in realtà il suo aggressore era un ragazzino piuttosto magro.

-Tornatene a casa pulce- gli disse deridendolo.

Jack corse verso di lui cercando di tirargli un pugno, ma questo lo parò e, senza che Jack avesse il tempo di capire come, se lo caricò sulle spalle. Con altrettanta velocità lo scaraventò a terra e cominciò a tirargli dei calci, ma Jack riuscì a rotolare poco più indietro e a rialzarsi. Aveva un gran fiatone ed era molto stanco e reso debole dalla fame, ma doveva difendere Rachel a tutti i costi. Il suo avversario si avvicinò e lo afferrò per la maglia sollevandolo da terra, ma lui gli tirò un calcio diritto in pancia costringendo l'uomo a piegarsi in due dal dolore. In quel momento approfittò del suo vantaggio e corse verso Rachel.

-Scappa, veloce- le sussurrò e insieme i due si lanciarono nel bosco.

-Per di qua- disse lei.

Lui la stava seguendo quando venne placcato dall'uomo. Rachel si voltò, ma Jack le gridò di continuare a fuggire. Il complice voltò Jack a pancia in sù e gli mise una mano sul collo.

-Vedi di stare fermo- disse e nel mentre prese un paio di manette dalla tasca.

Rachel, avendo trovato un bastone lì vicino, corse verso Jack. Quando lo raggiunse glielo diede in mano e colpì quell'uomo con un pugno, sperando che lasciasse perdere il suo amico per lei. Come aveva previsto, l'uomo si voltò verso di lei e le tirò un pugno dritto in faccia. Jack intanto si alzò e lo colpì tra capo e collo con il bastone e tutte le forze che aveva. Quando aveva visto Rachel cadere a terra qualcosa nella sua testa era scattato. Una rabbia che non aveva mai provato in vita sua aveva letteralmente scaldato il sangue nelle sue vene, dandogli una forza che non credeva di possedere. Il grosso uomo, dopo aver barcollato per alcuni secondi, cadde a terra. Jack gli mise due dita sula collo per sentire il battito. Era ancora vivo. Corse da Rachel e l'aiutò ad alzarsi.

-Vieni- disse lei e ricominciarono la loro fuga. Senza che Jack capisse come, giunsero nella casa abbandonata, ma Rachel non si fermò lì. Entrarono dal buco nello steccato nel suo giardino e la ragazza aprì la porta del suo rifugio anti-uragano. Poi la richiuse quando entrambi furono dentro.

-Stai bene?- le chiese lui -Ti ha fatto del male quel bastardo?-

Rachel lo abbracciò senza dire una sola parola, cominciando a piangere silenziosamente. Jack ricambiò l'abbraccio. -Va tutto bene...io sto bene, non ti preoccupare-

Rachel lo lasciò e lui vide l'occhio sinistro di lei che si stava gonfiando.

-Devi mettere del ghiaccio sull'occhio-

Lei invece vide come lui fosse ridotto decisamente peggio. Un occhio nero, una narice sanguinante e il labbro inferiore ferito. 

-Aspetta qui-

-Dove vai? Ferma, aspetta...sfogati finché puoi-

-Sto già meglio-

-Sicura?-

-Torno subito-

Entrò in casa sua. Andò in bagno e prese alcuni cerotti, del disinfettante e poi scese in cucina dove mise del ghiaccio in uno straccio per evitare che il suo occhio e quello di Jack si gonfiassero. Quando terminò, sentì la macchina dei suoi. Non aveva ancora trovato una scusa per giustificare la sua ferita, né per uscire e andare nel rifugio per curare Jack. Scrisse rapidamente una cosa su un bigliettino e corse in camera sua, dove prese un vestito qualunque, uno zaino con altrettanta casualità e uscì dalla finestra. Elizabeth e Ryan, una volta rientrati, trovarono un post-it scritto dalla figlia sul tavolo della cucina: "Scusate se non vi ho avvertiti, oggi c'è una festa a casa di Amber. Torno tardi.". Amber esisteva davvero ed era una ragazza simpatica che viveva ai piedi della collina dove abitava Rachel, solo che non amava le feste e non era nemmeno il suo compleanno, ma questo i genitori di Rachel non lo potevano sapere. Intanto la ragazza era ritornata nel rifugio.

-Ecco qui- disse sistemando tutto quello che aveva portato su un piccolo ripiano in legno.

-Fammi vedere dove ti ha colpito quel tizio- disse a Jack.

-Oltre alla faccia...beh ecco qualche calcio, ma non penso mi abbia lasciato dei lividi...oh e mentre stavamo correndo nel bosco, credo di essermi graffiato con una pietra quando mi ha fatto cadere- rispose lui e sollevò un po' i jeans che indossava da una settimana, che si erano strappati, permettendo alla probabile pietra di graffiargli la gamba.

Rachel disinfettò e ci mise una benda sopra. Jack intanto si ripulì il volto dal sangue che aveva perso dal naso, facendo attenzione alla zona in cui il labbro inferiore si stava gonfiando. Rachel gli porse lo straccio con il ghiaccio, ma lui rifiutò.

-Serve più a te che a me...non devi far spaventare i tuoi genitori-

-Lo so...dovrei parlargli-

-E dirgli cosa?-

-Che tu esisti! Se dicessi che ti ho trovato ferito sul bordo della strada e tu raccontassi tutto-

-Mi trascinerebbero dalla polizia, dove Richard mi prenderà-

-Mio padre e lo sceriffo si conoscono, potrebbe chiedergli di intervenire da solo-

-No...Rachel non credo che sia una buona idea-

-Potrebbero offrirti un posto dove dormire però-

-No, non si fideranno mai di uno sconosciuto! Oddio...Andy è nella casetta, devo tornare da lui-

-Cosa?-

-E se cadesse per sbaglio? O se per venirmi a cercare saltasse giù? É assolutamente possibile-

-Jack quell'uomo potrebbe essere ancora là fuori, tu non uscirai!-

-Ridammi il mio fucile-

Rachel rimase senza parole per quella richiesta assurda -Scordatelo!-

-Ma-

-Niente ma, si tratta della vita di un uomo, ok? Malvagio, certo che sì, ma io non voglio che tu diventi peggio di lui per favore- disse e senza sapere perché alcune lacrime cominciarono a scorrerle sul viso.

-Che cos'hai?-

-Credo sia la paura...o lo stress o magari...non lo so- e invece ne era perfettamente consapevole. A lei piaceva aiutare le persone, era un lato del suo carattere che lei stessa ammirava molto, ma quando queste persone si rifiutavano di seguire i suoi consigli o si mettevano nuovamente in pericolo, lei semplicemente reagiva così. Forse si sentiva fin troppo coinvolta da loro o magari odiava il fatto di non poter aiutare almeno gli altri a non commettere errori. Sperava fosse il primo motivo che la portava al pianto, poiché considerava il secondo come molto egoista e infantile. Non poteva gestire la vita altrui e lo sapeva, ma con Jack era totalmente diverso. Lui dipendeva totalmente da lei e lei teneva moltissimo a lui. Non poteva permettere che qualcosa di terribile, come la sua morte, accadesse.

In quel momento Jack non sapeva come comportarsi. Non capiva perché Rachel stesse piangendo e quindi non aveva idea di cosa dirle per calmarla. Decise di dare retta all'istinto e l'abbracciò nuovamente. 

-Non piangere dai...forse ho esagerato-

-Scusami tu, mi sto comportando come una bambina-

-Rachel hai sedici anni e mi stai aiutando facendo di tutto per nascondermi e tenermi al sicuro; mi hai anche salvato la vita e se non fosse stato per te, io forse sarei già morto! Quindi non è vero che ti comporti come una bambina...tu sei la persona più coraggiosa che io abbia mai visto-

-Anche se ora piango come una scema?-

-Certo! Mio padre mi ha insegnato che a volte le persone forti, quando piangono, hanno semplicemente raggiunto il loro limite. Non ti devi dispiacere per questo-

Rachel gli sorrise. -A proposito di tuo padre...ero venuta per farti vedere questo-

Sbloccò il telefono e gli fece vedere il video dell'intervista.

-Ma non è ferito!-

-Devono aver nascosto i lividi in qualche modo-

-Quindi nemmeno quella foto è servita?-

Rachel scosse la testa e aggiunse un "Mi dispiace", ma cominciò a sentirsi meglio quando, finite le domande, Michael ripeté le misteriose parole rivolte a Jack. Il ragazzo rimase con la bocca aperta per lo stupore.

-Sta...sta parlando a me?- chiese per esserne completamente certo.

-Sì- rispose Rachel -è quello che ho pensato anch'io-

-"Andrà tutto bene" vuol dire che ha qualcosa in mente?-

-Non lo so...lo spero-

-Credi che potrei comunicare con lui anch'io in qualche modo?-

-Può darsi, mi inventerò qualcosa-

I due chiacchierarono a lungo, prima che lei decidesse di dover rientrare a casa dalla "festa". Jack sarebbe rimasto nel rifugio per la notte, così quell'uomo non avrebbe trovato nessuno dei due, speravano.

Rachel, rientrata in casa, si cambiò velocemente nell'ingresso e raggiunse il salotto dove c'era sua madre ancora sveglia.

-Com'è andata la festa?- chiese.

-Bene mamma, ma sono stanca ti racconto tutto domani, notte- sapeva che non avrebbe visto l'occhio di notte. Era miope, momentaneamente senza occhiali, e in casa la sola luce accesa era la sua lampadina da lettura.

Jack, essendo solo, ebbe tutto il tempo per mettersi a pensare a questa storia. Si rese conto del peso che stava diventando per Rachel con molta facilità. Prima l'aveva costretta a mentire, poi a sparare ad un uomo e ora un pazzo aveva tentato di ucciderla. Se non avessero trovato un modo per salvare suo padre, lei sarebbe potuta morire per colpa sua. Oppure lui poteva consegnarsi e accettare il fatto che Richard sarebbe stato sempre un passo avanti a lui in ogni caso, ma non voleva farlo. Significava condannarsi a morte e lui voleva vivere! Con un dubbio enorme nella sua testa, alla fine, cedette al sonno.

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