Un'amica
Jack scese al piano di sotto un paio di ore dopo la terribile notizia. Vide Scott seduto in cucina a leggere e si fermò a metà scala per osservare meglio il luogo in cui si trovava. Guardandosi intorno notò che quella casa era per la maggior parte in legno, ricordava molto un rifugio di montagna che aveva visto in Italia con suo padre mentre lui girava un film là.
-Ciao- lo salutò Scott.
-Hey- replicò lui sempre privo di entusiasmo.
-Hai fame? Vuoi qualcosa per colazione?-
-No...grazie comunque-
Finì di scendere la scala sempre guardandosi intorno. Avendo l'ingresso di fronte alla sua destra c'era la piccola cucina open-space, mentre a sinistra c'era un salotto molto semplice con un camino che notò nonostante la porta socchiusa. Accanto alla scala c'era un corridoio che portava sul retro. C'erano due porte sulla destra del corridoio, ma erano chiuse e Jack non poteva sapere cosa nascondessero.
-Dov'è il bagno?- chiese.
-In fondo al corridoio seconda porta a sinistra-
Ed ecco svelato il mistero di una porta su due. Jack si fece una lunga doccia calda per consolarsi un po'. Per lui non era mai stato un problema stare in casa a lungo, ma ora che aveva conosciuto la libertà, gli mancava. Voleva indietro anche Michael, ma cercava di non pensare a lui. Una volta finita la doccia si rivestì e cominciò ad asciugarsi i capelli quando sentì il rumore di una macchina che si stava avvicinando.
-Scott!- chiamò temendo che si trattasse di Richard.
-Tranquillo è un mio collega, ha portato qui quella ragazza che ti aveva aiutato perché Richard ieri sera ha attaccato lei e la sua famiglia, credendo che loro sapessero dove ti trovavi. Non volevamo rischiare di perdere anche la sua testimonianza e abbiamo ritenuto fosse necessario portarla qui-.
-Rachel è qui? E i suoi genitori?-
-I suoi genitori non sono testimoni come lei del crimine di rapimento, quindi non potevamo inserirli nel programma, ma mi sono assicurato che non rimanessero in quella casa e che ci fosse una pattuglia ogni ora che li tenesse d'occhio-.
Jack si sentiva rassicurato dal fatto che Rachel fosse lì con lui, ma gli dispiaceva che Richard avesse fatto del male anche a lei e alla sua famiglia. La vide scendere dall'auto con una piccola valigia e un agente sulla quarantina. Aveva l'aria furiosa e forse lo era.
-Ciao- la salutò felice di vederla.
Lei gli lanciò un'occhiataccia terribile -Non ho voglia di parlare ora Jack, scusami- rispose malamente e salì di sopra per sistemare le sue cose.
-É arrabbiata con me per via di Richard?- chiese a Scott.
-Derek?- domandò di rimando all'altro agente.
-Non saprei...non ha detto una sola parola per tutto il viaggio. Comunque piacere Derek Jensen-
-Jack Smith- rispose Jack stringendogli la mano -Scusatemi- aggiunse seguendo Rachel.
-Hey mi dispiace per Richard-
-Jack io non sono arrabbiata con te perché un maniaco ha...- Jack vide la sua mano tremare e si avvicinò per abbracciarla, ma lei cominciò a sistemare la sua roba spostandosi in continuazione da una parte all'altra della sua stanza, impedendogli di farlo -Non è colpa tua...sapevo a cosa andavo incontro quando ho deciso di aiutarti-
-E allora perché non volevi parlare con me?-
-Non importa esci-
-No, non me ne andrò finché non mi dirai perché ce l'hai con me-
-Jack fuori-
-Ti prego. Io ho bisogno di un'amica ora...ho bisogno di te-
Lei ridacchiò divertita -Davvero? Vieni da me solo quando non hai altra scelta, no? Senti io sono stanca, spaventata per la notte peggiore della mia vita e tu non puoi arrivare come se nulla fosse e comportarti come se io e te fossimo ancora amici-
-Ma io e te siamo amici-
-No, Jack, non lo siamo. Sono mesi che non mi parli. Da quando ti sei messo con Meredith hai smesso di rispondere ai miei messaggi e alle mie telefonate e a scuola è un miracolo se mi saluti. Dimmi secondo te questo è un amico? Sempre a parlar male di me con i tuoi nuovi amici-
Jack ammutolì. Dimenticava di averla ferita. Lei gli aveva raccontato di quanto Meredith l'avesse fatta stare male e di quanto trovasse ingiusto il fatto che l'aveva tagliata fuori come l'ultima delle idiote e lui...lui aveva fatto lo stesso.
-Mi dispiace. Hai ragione ad avercela con me, ma non pensare che io sia come la gente che frequento! É vero loro parlano male di tutti, ma se mai tu capiti nel discorso io cerco sempre di difenderti, perché tu sei un persona magnifica e non ti meriti le loro cattiverie-
-Ah ma complimenti! Mi difendi quando parlano male di me, begli amici, bravo-
-Loro sono così, ma sono brave persone che-
-Ah si? E dov'erano quelle brave persone quando gli Infinity Studios ti hanno terrorizzato? Loro non l'hanno nemmeno notato ed erano seduti di fronte a te-
Jack rimase in silenzio. Rachel intanto finì di sistemare le ultime magliette nell'armadio e poi si ricordò di Michael. Se c'era Jack, anche Michael doveva essere lì, ma lei non lo aveva visto prima.
-Dov'è tuo padre?-
-É per questo che ho bisogno di te...Richard ha assoldato un sicario che gli ha sparato e lui...ha perso molto sangue e ora è in coma. Non sanno quando si risveglierà-
-Oh mio Dio- mormorò lei mortificata per il comportamento che aveva avuto fino a quel momento -mi dispiace molto-
-Tranquilla, almeno sono riuscito a difenderlo-
-Cosa?-
-Il sicario era in casa e io non volevo che uccidesse mio padre, così ho lottato contro di lui e gli ho sparato-
-Cosa?!-
-Non voglio parlare di lui ora o mi...mi deprimerò e non...non voglio-
-Ok d'accordo- riprese lei sedendosi accanto a lui -scusa se ti ho aggredito così-
-Avevi ragione, sono stato un cretino-
In quel momento la pancia di Jack brontolò.
-Fame?-
-Un po'...-
-D'accordo andiamo a fare colazione dai-
-Aspetta prima voglio chiudere questa storia: io e te siamo di nuovo amici?-
-Jack...l'amicizia, come la fiducia, non è qualcosa che si regala. Nasce facilmente, ma è difficile farla durare. Ora siamo di nuovo costretti a stare sotto lo stesso tetto, quindi per forza di cose torneremo amici, ma...io non sono sicura di cosa saremo quando tutto tornerà alla normalità-
-Oh...ok...ti prometto solennemente che resterò tuo amico, sempre e questa volta sono serio. Non ti abbandonerò mai più-
Rachel annuì, ma non sembrava credere alle sue parole, mente lui era serissimo.
Quel pomeriggio Jack decise di fare una passeggiata nel bosco vicino al rifugio. Scott lo accompagnò spiegandogli che non poteva lasciarlo solo. Era molto imbarazzante camminare senza avere nulla da dirsi.
-Sei mai stato qui?- chiese Jack ad un certo punto.
-No mai-
-Tu...tu sei amico di mio padre, no? Quindi...conoscevi anche mia madre?-
-Ehm sì la conoscevo, non molto bene ma l'ho incontrata spesso con tuo padre. Era molto gentile e simpatica, intelligente e tuo padre era davvero molto innamorato di lei-
Jack sorrise. Era felice di scoprire sempre più cose su sua madre. Avrebbe davvero voluto conoscerla, sarebbe stato molto bello. Improvvisamente una capretta sbucò da dietro un cespuglio. Scott si tenne comunque pronto a intervenire perché non sapeva chi poteva essere il padrone di quella creaturina. Un ragazzo alto coi capelli biondi e gli occhi nocciola comparve in quel momento. Aveva una specie di lazzo in mano, probabilmente per recuperare la sua capra. Scott rimase sorpreso nel vederlo. Sembrava che lo conoscesse.
-Scusate- disse il ragazzo.
-Nessun problema, vuoi una mano?- chiese Jack.
-Tranquillo la riprendo subito. Di solito non scappano, ma una ha colpito il recinto ed è riuscita a fuggire. I miei hanno una fattoria qui vicino. Io sono Tom, voi?-
Scott rimase in silenzio e nemmeno tese la mano per presentarsi, così Jack intervenne.
-Sono Evan- rispose usando il suo nome falso seguendo le istruzioni che gli aveva dato Scott.
-Io sono suo padre, David- disse Scott come se si fosse ripreso in quel momento.
-Siete qui in vacanza?-
-Sì...staremo qui per un po'-
-Bene! Benvenuti a Rivertown-
-Grazie!-
-Allora ci vediamo-
-Certo! Ciao a presto-
-Ciao-
Quando Tom fu abbastanza lontano Jack chiese a Scott -Che cosa ti è preso? Sembra che tu abbia visto un fantasma-
-Io...nulla di che tranquillo, torniamo a casa-
-D'accordo-
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