Follia e Onestà
-Sono qui!- ripeté e cominciò a tossire. Era stremato dalla fame e terribilmente assetato, in più sentiva che il suo corpo stava crollando a causa di chissà quale malattia. Tossì ancora e questo gli fece male. La gola bruciava e sentiva di avere la febbre.
Una piccola luce giallognola cominciò ad avanzare tremante nell'oscurità. Lui non aveva le forze per fuggire, quindi decise di affidarsi completamente a chiunque gli stesse venendo incontro. Sorrise capendo di chi si trattasse.
-Jack! Oh mio Dio stai bene?-
-Rachel sono così felice di vederti-
-Anch'io- disse e lo abbracciò.
Lui si accorse il quel momento che uno dei suoi polsi non solo era piegato in modo strano, ma era anche fuori dalle manette, che pendevano dall'altro. Come aveva potuto non accorgersene? Quando era successo? Forse mentre camminava prima il polso rotto doveva essere scivolato fuori in qualche modo. Non riusciva a ricordare bene, tuttavia anche lui la abbracciò, ma la sua stretta non cedette con quella della ragazza.
-Jack?-
-Avevo tanta paura...c'era un elicottero ed ero a casa-
Rachel capì che Jack non la stava più abbracciando, ma che al contrario si stava appoggiando su di lei, che però non riusciva a reggerlo.
-Ok, Jack, Jack andiamo alzati...hai le braccia congelate-
-Tu sei sempre così gentile- farfugliò.
-Coraggio-
Lei riuscì a sollevargli la testa dalla sua spalla e sentì che la fronte era bollente rispetto al resto di quell'esile corpo.
-Tu stai delirando per la febbre-
-Tu sei in delirio- ribatté lui convinto.
"Che strano" pensò lei "il delirio non accade quando qualcuno sta guarendo dallo stato febbrile?"
-Andiamo, ti porto dai medici-
Lui cominciò a tossire con ostinazione.
-Mi fa male il petto- disse una volta ripreso.
-Andiamo, tieni la mia felpa, resta al caldo-
-Oh che gentile che sei- disse abbracciandola nuovamente.
-Jack! Lasciami, prendi la felpa e seguimi!-
-Sei bella quando ti arrabbi con me-
-Cammina-
-Sono stanco e mi fa male- ricominciò a tossire.
-Resta qui allora, non ti muovere, capito?-
Lui annuì e si sdraiò. Finalmente lei riuscì a portare i paramedici da lui. Lo caricarono subito su una barella e lo coprirono in modo da aumentare la sua temperatura. Lui, con uno sguardo stanco, fissò Rachel e le sorrise, poi chiuse gli occhi ed entrò nel mondo dell'incoscienza.
Una volta raggiunto l'ospedale, Jack si riprese temporaneamente e, spostando la testa leggermente a destra, vide Scott.
-Scott-
-Jack?-
-Rachel?- gli chiese Jack, non vedendo l'amica.
-Jack!- gli rispose lei, poi notò Scott.
-Scott?-
-Rachel?-
-Michael?- mormorò Jack prima di perdere i sensi.
-Rachel che succede?-
-Richard aveva preso Jack, ma lui deve essere riuscito a fuggire. L'ho trovato nel bosco ha la febbre e mi sembra grave-
-E Michael?-
-Lui non lo so...l'ho trovato nel bosco a qualche metro da dove ci aveva lasciati. Era ferito all'addome e ho usato il telefono per chiamare aiuto-
-Oh cavolo-
-Appena ne saprò di più ti dirò-
-Ok-
-Tu perché sei qui?-
-Nulla-
-Anche Tom è qui- disse lei.
-Come lo sai?-
-Ho sentito degli agenti parlare dell'incidente che ha avuto, sai come sta?-
-No, purtroppo non ne so niente, ho scoperto tutto per caso e volevo vedere come stesse prima di andarmene-
-Aspetteremo in due allora-
-Signor Johnson, la prego di venire con me- disse il dottor Nightingale -Lei è compatibile-
-Arrivo ehm- incrociò lo sguardo curioso di Rachel, ma non le disse nulla e se ne andò.
Passarono diverse ore e alla fine Rachel si ritirò in una stanza d'albergo che aveva prenotato solo per una notte, sapendo di dover restare lì per Jack e Tom. I suoi genitori, ignari di tutto, sarebbero venuti a prenderla il giorno dopo. Lei aveva detto che secondo Scott non c'era più nessun pericolo e che a suo parere sarebbe stata più al sicuro e tranquilla a casa.
Verso l'ora di pranzo, Rachel fece visita a Jack, col permesso di quest'ultimo. Lo trovò sdraiato, con ancora i lividi dei pugni di Richard sul volto e un segno rosso sulla gola. Senza dire una sola parola gli diede un abbraccio.
-Come ti senti?-
-Meglio... Non starmi vicina che...ho la polmonite, non voglio contagiarti. Non so come funzioni, ma meglio essere sicuri che non ti faccia ammalare. Mi hanno reidratato e credo di avere delle medicine o antidolorifici in corpo. Per finire...mi sono rotto il braccio in due punti...credo sia un record-
Lei sorrise per la sua battuta stupida poi disse -Mi dispiace tanto per averti lasciato solo nelle mani di quel mostro-
-Figurati...non volevo che tu morissi, in tutta questa storia tu non c'entri, non è giusto che tu ne debba pagare le conseguenze. Sono venuti alcuni agenti per farmi delle domande e credo che sarò inserito nel programma di protezione-
-Bene...e per tuo padre?-
-Credo stia bene, quando chiedo fanno i vaghi-
-Potrei indagare per te-
-Grazie, mi faresti un favore...ah e...ieri sera non ero molto in me-
-Ahah lo so-
-Scusami se ho detto o fatto qualcosa di male-
-In realtà mi hai abbracciata più volte e mi hai detto che sono bella quando mi arrabbio con te-
Lui rise piano.
-Vado a scoprire qualcosa di più su Michael-
-Grazie-
Jack avrebbe voluto dirle qualcosa di più. Non sapeva se fosse o no a causa della malattia, ma stava davvero cominciando a capire che forse per lui Rachel era qualcosa di più di un'amica. Non sapeva se dirle che l'aveva pensata per tutto il tempo, per stare meglio. Decise comunque di farlo. Voleva essere onesto con lei, dato che lei lo era sempre stata con lui.
-Mi scusi infermiera-
-Sì?-
-Sa dirmi dove posso trovare Michael Smith?-
-É la stanza là in fondo al corridoio-
-Grazie-
Rachel entrò e trovò Michael con un aspetto diverso dal solito, che fissava fuori dalla sua finestra.
-Ciao- mormorò percependo l'aura di infelicità che lo avvolgeva.
-Rachel...cos'è successo a Jack?-
-Lo hanno salvato, è qui e...beh ha un braccio rotto e la polmonite, ma si riprenderà. Tu come stai?-
-Sto bene, digli che sto bene e che non vedo l'ora di potermi muovere per vederlo-
-Certo...se posso chiedere, sei sicuro che vada tutto bene?-
-Beh non proprio ma, non ti preoccupare-
Lei annuì e ritornò da Jack, riferendogli quello che sapeva, escludendo il malumore del padre.
-Anch'io non vedo l'ora di rivederlo-
-Sai io oggi vado a casa-
-Cosa?-
-Vado a casa-
-No, ti prego resta- tossì -resta ancora. Voglio guarire per poterti salutare e poi...resta-
-Jack non posso per me...per me questo è davvero tanto, forse troppo e ho bisogno di un po' di normalità-
-Rachel no, non farlo...resta ancora quattro giorni, il tempo di guarire!-
-Jack io non-
-Ti prego, non lasciarmi solo-
Lei rimase in silenzio.
-I miei genitori stanno venendo qui a prendermi per portarmi via dalla città in cui c'è un maniaco assassino. Jack io vorrei restare e tenerti compagnia, ma ormai non posso cambiare le cose-
Era vero. Restare lì per lei voleva dire rischiare la vita.
-Ti voglio bene e fa attenzione quando torni a casa-
-Promesso- rispose lei e lo abbracciò -Spero di poterti rivedere presto-
-Già...se entrerò nel programma non mi sentirai per anni magari-
-O magari no. Fidati, sono sicura che questa storia finirà presto-
Lui sospirò. -Oh cavolo!-
-Cosa?-
-Mi hai abbracciato di nuovo!-
-Ah già! Mi sono dimenticata-
-E se ti ammalassi?-
-No io...non essere ridicolo. Non sono infetta-
-Può darsi, non lo so-
-Va beh, al massimo dovrò curarmi...ti farò sapere-
-Ok...buon viaggio-
-Ciao Jack, a presto-
Non le aveva detto nulla di ciò che aveva pensato prima. Sospirò. Perché non riusciva a farlo?
-Bene signor Johnson, stiamo per iniziare il trapianto, ora la anestetizziamo, la prego di contare all'indietro da dieci a uno-
Scott guardava il viso ferito di Tom. Era vero, c'era qualche livido e un paio di tagli spaventosi, ma sembrava così rilassato e pacifico nel suo sonno artificiale. Avevano anestetizzato Tom prima dell'ingresso di Scott in sala operatoria, così che non lo vedesse e non sapesse che fosse lui l'uomo che gli stava salvando la vita.
"Mi dispiace se ti ho fatto soffrire, d'ora in avanti voglio esserci per te" pensò, poi respirò e pian piano il mondo divenne sempre più sfuocato.
-Dieci, nove, otto...sette...-
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