Y aunque nunca lo pediste

La matita di Felicity scorreva sul foglio bianco delicatamente, Ivy guardava quegli occhi dolci come il cioccolato al latte viaggiare da uno schizzo all'altro; erano così simili.

"Felicity..."

"Mmh?"

"Mi dispiace per quello che ti ho detto. Mi dispiace per il modo freddo in cui mi sono comportata in questi mesi e mi dispiace che non ti ho mai dato una possibilità".

La ragazzina sorrise, staccando gli occhi dal disegno.

"Io ho sempre sperato in te, sapevo che prima o poi non saresti stata più arrabbiata".

"Grazie, grazie per avermi capita".

Per la prima volta in cinque mesi sentì l'abbraccio di una sorella. Era così diverso da quelli rigidi, brevi e imbarazzati di Eli. Questo era soffice, profumava di speranza.

"Tu sei importante per me, Ivy".

Le sfuggì un singhiozzo, significava: "Tu sei importante per me, Felicity".

*

Lanciò in aria il cappellino con forza.

Uno strano quadretto familiare la guardava.

Sua madre, accanto a suo padre, sua sorella che reggeva la nuova macchina fotografica di suo fratello che stava applaudendo a lei e, accanto a lei, Lucas.

"Sembrate di nuovo tutti felici", le disse il moro.

"Sì, è strano ma, piano piano stiamo andando nella direzione giusta".

"Te lo meriti", disse, continuando a battere infinitamente le mani.

Lei rispose senza parole, ma con un sopracciglio alzato e gli occhi a forma interrogativa.

"È vero, Miller, meriti di essere felice, meriti più di quanto riservi a te stessa, ci credi?"

"Non lo so, per me è difficile pensare di essere importante".

"Ma lo sei, per Eli, Felicity, per i tuoi genitori e anche per me".

Sorrise lei e non sapeva perché.

"Hai ragione".

"Su cosa? Che sei importante?"

Scosse la testa.

"Per quello ci vorrà un po' di tempo, ma una cosa è vera, siamo amici e anche se non lo so dimostrare, anche tu sei, sei..."

Tra la bocca secca e l'abbraccio improvviso di Lucas rimase senza parole. Con gli occhi spalancati e le braccia ancora a mezz'aria.

"Ti voglio bene".

"Anche io" disse, rasentando il silenzio.

Scoppiarono a ridere, sentendo Eli in lontananza dire qualcosa come: "Ma che schifo ragazzi".

E fu allora che capì, in quell'aria di festa, tra la risata di Felicity e lo sguardo torvo dei suoi genitori, cosa le serviva veramente.

Ivy Miller, aveva scoperto qualcosa che prima non aveva provato mai: lasciarsi andare alle emozioni non era poi così male.

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