Sé que...
Eccomi qui con una storia che di storia ha poco, mi spiego meglio: è un breve estratto di ciò che la mia mente, secondo figure immaginarie, ogni tanto elabora.
Il primo colpo alla porta, la signorina Ivy Miller, me lo ha dato questa estate, arrivava da una situazione difficile. Non mi ha chiesto aiuto, ma alla fine ha deciso di liberarsi di un grande peso, quello che abbiamo sviscerato in questo breve racconto.
Trama? Difficile dirlo.
Morale? Forse più di una, ma sta a voi raccogliere quello che questa storia può darvi.
Scrivo per incasellare i dolori che voglio affrontare, miei e altrui.
Come noterete i capitoli tenderanno a essere molto corti (enfasi sul molto), concisi e più dialogati che descritti. Partendo dall'ultimo punto perché 3) amo i dialoghi e la quasi totalità degli scrittori medio italiani non li scrive, li evita come si evitano i compagni delle scuole medie per strada. Perché? In fondo sono loro che portano avanti la storia, che fanno emergere il nostro personaggio, di certo non la sedia di velluto rosso impreziosita di merletti taupe e piedini in mogano su cui si siede.
2) Volevo una cosa svelta, che arrivasse dritta al punto senza dovermi fare troppe paranoie e modificare all'infinito le bozze.
1) Perché questa voleva essere una one-shot, ma era troppo frammentata per esserlo e, quindi chi l'ha detto che i capitolo devono avere 2345 parole? Di certo non io, che ho appena usato la sequenza 2-3-4-5 della tastiera querty per scrivere un numerone.
Detto questo, spero che la signorina Miller possa farvi ridere, piangere, arrabbiare, disgustare e tanti altri "are, ere, ire".
Vi mando un grande abbraccio,
Ilaria.
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