El pasado es tu enemigo
Ivy la mattina appena sveglia sentiva sempre una certa pressione al petto.
Spesso non respirava bene, il cuore le batteva forte: troppo forte.
Nella testa si faceva spazio una piccola voce.
"Alzati!" diceva, ma Ivy non voleva.
"Alzati!"
"No, ti prego".
"Te lo ripeto per l'ultima volta: Alzati!"
Sbuffò, presa in contropiede dal suo sergente emotivo. Mosse i primi passi fuori dal materasso, facendo attenzione a non pestare i vestiti di suo fratello sparsi per la stanza.
Si trascinò fino al bagno, lavò il viso con acqua fredda e nulla cambiò.
Trovò la colazione già pronta, i pancake collosi e il latte freddo. Sua madre dormiva davanti alla TV.
Sul suo telefono comparve un messaggio.
Carl: Stasera venite a cena? C'è Felicity.
Girò lo schermo. Alzò gli occhi al soffitto. Sospirò.
"Cos'è quella faccia?"
Chiese Eli, ancora dormiente.
"Papà ci ha invitato a cena".
"Forte".
"Forte?"
Il ragazzo trangugiò uno dei pancake impastandosi la bocca.
"Non iniziare, sono solo le sette".
"Il problema non è l'orario".
"Hai ragione, sei tu".
Eli si pulì la bocca con la mano, si alzò guardandola dritta negli occhi.
"Sono passati cinque mesi, per quanto tempo vuoi tirarla avanti?"
"Ma dove pensi di vivere deficiente?"
Eli sorrise.
"Nel mondo reale le cose come queste succedono, Ivy. Forse sei tu che devi mettere i piedi per terra".
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