CAPITOLO 16 - VATTENE!

Kevin per alcuni istanti non si mosse.
Quel lamento poteva essere di chiunque. Tuttavia, non sembrava provenire da un infetto.
Cercò di avvicinarsi lentamente alla stanza senza far rumore.
Una volta lì, vide i rifugiati dell'hotel seduti per terra.
Il cameriere, teneva fermo sul suo avambraccio, un pezzo di stoffa sporca di sangue.
« Cos'è successo qui? » chiese Kevin, mentre continuava ad osservare la scena.
« Un bastardo ha morso Patrizio, il cameriere » rispose uno dei presenti.
« Morso? Chi? E come? » continuò Kevin, osservando attentamente il braccio di Patrizio.
« Siamo entrati tranquillamente e ci siamo messi a cercare i medicinali, come ci avevi chiesto. Ad un certo punto, Patrizio ha aperto la porta di questo stanzino ed è stato assalito da quello stronzo. In qualche modo siamo riusciti ad ucciderlo. È lì, dietro lo scaffale ».
« Si... l'ho visto. Voi altri state bene? » chiese Kevin.
I presenti annuirono, mentre il cameriere continuava a lamentarsi, ed una lacrima si faceva strada sul suo viso.
« Dobbiamo tornare all'hotel. Tra poco arriverà il tramonto, non possiamo stare qui!» disse Kevin, cercando di mantenere il sangue freddo.
« E Patrizio? Ha perso molto sangue. Da almeno 4 ore è in agonia. Come facciamo? È molto debole. » chiese uno.
« Lo portiamo con noi, all'hotel cercheremo di somministrargli alcuni medicinali che avete trovato. Andiamo, tiriamolo su » disse Kevin, avvicinandosi a Patrizio.
« Ce la fai? Te la senti di fare un ultimo sforzo? » gli chiese, guardandolo negli occhi.
« N..non penso. Sono molto debole. Mi gira la testa » riuscì a balbettare il cameriere.
Kevin, uscì dallo stanzino dirigendosi verso l'uscita della farmacia.
Osservo attentamente la situazione all'esterno, poi aprì leggermente la porta, per poter guardare fuori.
Gli infetti erano ancora lì. Continuavano a vagare senza meta, ma nel frattempo, uno di loro si era involontariamente avvicinato alla farmacia di un centinaio di metri, e continuava a farlo seppur lentamente.
Kevin tornò di corsa nello stanzino.
« Dobbiamo andarcene, e subito!» disse.
« Gli infetti qui fuori, si stanno avvicinando. Se restiamo qui ancora, non potremo più uscire prima di domani. Ed è troppo pericoloso. Alzatevi tutti, forza! » continuò, alzando il tono della voce.
I presenti si rialzarono lentamente, uno di loro mise il proprio zaino in spalla.
« Aiutatemi ad alzarlo, lo aiuteremo a raggiungere l'hotel. Te la senti di camminare? » chiese Kevin.
« Non so se ci riuscirò, Kevin » rispose Patrizio.
«Beh, quantomeno ci proverai, forza!» continuò Kevin, incitandolo.
Quando furono tutti pronti, si recarono verso l'uscita. Kevin si affacciò un'altra volta, per controllare di nuovo la situazione. Poi, voltandosi verso il gruppo, disse: « Allora, voi tre andate avanti, mentre io aiuterò Patrizio. Dobbiamo attraversare silenziosamente, ci sono alcuni infetti qui ma sono abbastanza lontani. Possiamo farcela!»
Il gruppo annuì velocemente, per poi aprire la porta e attraversare di corsa il viale. Una volta giunti dall'altra parte, si misero spalle al muro ed aspettarono Kevin e Patrizio.
« Coraggio Patrizio, possiamo farcela » disse Kevin; poi, prese il braccio sinistro del cameriere e lo portò sulle sue spalle. Ed iniziarono ad uscire.
Kevin attraversava lentamente, tenendo d'occhio gli infetti, ormai poco distanti.
Ad un tratto, uno di loro si voltò in direzione dei due.
Kevin lo notò, e si bloccò sul posto.
L'infetto li osservò per qualche secondo in silenzio. Poco dopo, un urlo straziante squarciò la quiete. Il mostro iniziò a zoppicare verso Kevin, per poi acquistare velocità passo dopo passo.
L'urlo nel frattempo, aveva allertato anche gli altri infetti, i quali iniziarono a loro volta a dirigersi verso i due ragazzi.
« Cazzo, forza Patrizio! » disse Kevin, cercando di alzare il passo.
« Correte, tornate all'hotel in fretta! Veloci! » urlò poi verso il gruppo.
Ad un certo punto, Patrizio crollò per terra, trascinando con se anche Kevin che prontamente si rialzò.
« Forza Patrizio! » urlò Kevin spaventato, mentre osservava gli infetti che li avevano quasi raggiunti.
« Sono inciampato, la mia caviglia... si è slogata! » disse Patrizio, in un miscuglio di pianto e dolore.
« Vai, corri. Non preoccuparti per me. Ormai è finita. Grazie per averci provato. Ti farò guadagnare qualche secondo, non di più. VATTENE! » continuò, per poi girarsi di schiena sul pavimento.
« Patrizio, io... » esclamò Kevin. Non riusciva a pronunciare nessuna parola. Aveva la voce rotta dal pianto. Gli infetti ormai li avevano raggiunti e lui, iniziò a correre verso l'hotel.
Mentre correva, le urla di strazio e dolore di Patrizio, gli laceravano l'anima. Ma non ebbe il coraggio di voltarsi. Continuò a correre, per poi raggiungere l'hotel.
Anna aprì la porta, richiudendola immediatamente. Era stata avvertita dal gruppo che era appena arrivato.
« Ehi ma... dov'è Patrizio? » chiesero gli altri.
Kevin alzò lo sguardo, e in quel momento una lacrima percorse il volto visibilmente addolorato del ragazzo....

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