CAPITOLO 10 - ORGANIZZAZIONE

Tutti i presenti avevano lo sguardo fisso verso la scalinata dell'albergo.
Mike si avvicinò lentamente verso le scale, per poi iniziare lentamente a percorrerle.
«Mike, dove vai! Torna qui!» gli urlò Kevin.
«Dobbiamo controllare, ragazzi. Non possiamo starcene qui, in balia della paura. Dobbiamo accertarci di essere al sicuro» rispose.
«C'è qualcuno lì sopra? Qualcuno che manchi all'appello qui?» disse kevin, spostando l'attenzione sulla receptionist.
«Non lo so.. non posso sapere chi entra ed esce dalla porta. Potrebbe essere qualche visitatore per quanto ne sappiamo»
«C'È QUALCUNO? RIESCI A SENTIRMI?» urlò Mike verso la scalinata.
Un silenzio tombale si protrasse per la stanza.
Dopo pochi secondi, un altro colpo terrorizzò tutti.
«Basta, vado a controllare!» disse Mike.
«Mike aspetta. Vengo con te!» rispose frettolosamente Paul, mentre si accingeva a seguire il ragazzo.
D'un tratto, si sentì tirare il braccio destro.
«Tu non vai da nessuna parte» gli disse Kevin, guardandolo negli occhi.
«Mi servi qui per poter studiare una strategia efficace per uscire a prendere del cibo. Presto rimarremo a secco, e bisogna fare molta attenzione lì fuori. Se continua così, in pochi giorni ci sarà l'inferno lì fuori, e dobbiamo essere cauti per non fare la fine di Jessica» continuò.
«Vado io con lui.» rispose un cameriere, mentre si faceva avanti.
Kevin lo guardò.
«Ne sei sicuro?»
«Si, Kevin. Conosco questo posto come le mie tasche. Ci lavoro da ben 8 anni e so bene come muovermi»
«Va bene. Ma qualsiasi cosa sia, non avvicinatevi troppo. Se non ve la sentite, tiratevi subito indietro. Se fosse uno di loro, correte a più non posso verso di noi. Mettiamo due dei nostri ad aspettarvi»
Poi, spostando lo sguardo verso la receptionist, continuò: «Signorina, vada a prendere qualsiasi cosa possa somigliare ad un'arma. Piedi di porco, spranghe di ferro. Qualsiasi cosa. Paul le darà una mano.»
Con un cenno del capo, la receptionist si diresse verso lo stanzino dove, poco prima, aveva preso la corda. Paul la seguì in silenzio.
Kevin si sedette e cercò di riflettere sulla situazione, cercando degli escamotage per poter uscire senza essere visti.
Intanto, Paul e la ragazza uscirono dallo stanzino e posizionarono gli attrezzi sul bancone della reception.
2 spranghe, 4 piedi di porco e 4 martelli, erano il bottino ricavato da quel vecchio stanzino.
«Bene bene... ottimo lavoro. Questi dovrebbero bastare, momentaneamente» disse Paul.
Prese due dei piedi di porco a disposizione, si avvicinò a due uomini apparentemente forti e disse: «Prendeteli, e appostatevi sulle scale. Se vedete Mike e il ragazzo correre, preparatevi. Se è un infetto, colpitelo con forza. Non possiamo permetterci altri morsi, qui»
I due annuirono, presero le armi e si diressero verso le scale.
Poco dopo, una donna si alzò e chiese: «Perché dovremmo prendere ordino da te? Chi l'ha detto che devi essere tu a dire quello che dobbiamo o non dobbiamo fare? Chi sei?»
«Signora, lei ha visto quello che c'è lì fuori. Ha visto cosa succede se uno di noi viene morso. Ha visto cosa abbiamo dovuto fare a Mauro. Qui non si tratta di comandare. Si tratta di studiare un piano per non andare alla cieca. Lei pensa di poter organizzare meglio le cose? Pensa di poter fare meglio di quanto non stia facendo io? Prego allora, si accomodi.» disse Kevin, alzano un braccio in direzione della donna.
«No, scusami hai ragione. Siamo tutti un po' tesi.. mi dispiace.» disse, con aria afflitta.
«Non preoccuparti. Voglio che tutti siano al sicuro. Tutto qui.»
La donna sorrise, per poi chinare il capo verso il suo smartphone.
Kevin, si diresse verso le scale. Ormai erano più di 10 minuti che Mike e il cameriere mancavano. E non si sentiva più neanche il rumore che li aveva spaventati.
«MIKE, MI SENTI? CHE SUCCEDE LÌ?»
Le parole di Kevin riecheggiavano nel vuoto più assoluto, senza la benché minima risposta da parte dei due.
«Vado a controllare!» disse Kevin.
Paul lo fermò.
«Che c'è, Paul? Non possiamo permetterci di perd....»
Paul, non gli fece finire la frase. Si limitò ad indicare la scalinata; Kevin si girò e vide Mike ed il cameriere scendere le scale con un cucciolo di cane in braccio.
«Ecco il motivo del nostro terrore» disse Mike.
«Un cucciolo di labrador. Avrà forse 5 mesi. Non riusciva ad uscire. Provava ad aprire la porta, ma essendo troppo pesante, si richiudeva violentemente, provocando quel rumore.»
Mike continuava a scendere le scale, arrivando fino alla sala dove c'erano gli ospiti e una di loro urlò improvvisamente: « SASHA!! »
Tutti si girarono verso la donna, lanciandole delle occhiatacce.
«Perché non ci ha detto che aveva un cane, signora? Perché non ci ha detto che l'aveva lasciato incustodito? Ci ha fatto prendere un bello spavento, lo sa?» disse Paul, rimproverando la signora.
«Mi dispiace, scusatemi tutti. È che stava tranquillamente dormendo, e non pensavo fosse lei. Chiedo scusa a tutti» disse la donna, sconsolata.
«Va bene.. meglio la cucciola che un infetto pronto a morderci le chiappe» disse Kevin, sorridendo per sdrammatizzare.
Il gruppo sorrise, e gli animi si raffreddarono.
«Il resto dell'hotel è libero quindi?» chiese Kevin, rivolgendosi a Mike.
«Si, tutto tranquillo» rispose il cameriere.
«Bene. Allora, ascoltatemi. Rimarremo tutti quanti in hotel per un paio di giorni. Nessuno entrerà ed uscirà di qui. Dobbiamo stare allerta. Tra pochi giorni, penseremo ai rifornimenti di cibo. Per il momento, teniamo sempre le TV attive per il notiziario e per aggiornarci su come vanno le cose in città. Intesi?» disse Kevin.
Tutto il gruppo annuì, per poi tornare ai propri affari.
In quel momento Kevin si sedette su una poltrona e si lasciò andare ad un lungo sospiro, per poi alzare lo sguardo verso la TV in attesa di novità.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top