Il grande colpo

Erano le 15:00. L'ora zero. Non avevo parlato con gli altri per tutto il giorno, ma mi trovai in palestra nel momento stabilito. Erano tutti lì, e quando arrivai fermarono qualsiasi cosa stessero dicendo, per poi guardarmi in uno stato di silenzio.

"Beh? Iniziamo?" chiesi, senza una particolare emozione nella voce.

"Certo." rispose Adam, e a quelle parole Sophie uscì dalla palestra, evidentemente diretta verso la sua postazione computer. "Lucas ha drogato i cani. Come avrete notato le guardie sono in minoranza oggi." Già. Di solito la domenica c'era la metà del personale, ma stavolta erano ancora di meno, forse per via della malattia canina generale.

"Dai, Scott. Non vedo l'ora di pestarti a sangue." Gideon battè un pugno contro la sua mano, scrocchiandosi le dita e facendo assumere ad Adam un'espressione impietrita.

"Oh. Sono lusingato." Si portò una mano sul cuore, per poi voltarsi verso di me. "Pazzo sclerotico con disturbo della personalità?"

"Presente." lo assecondai, alzando una mano. Ma che cazzo stai facendo? Non puoi continuare a scherzare con loro! Adam però mi sorrise, a dispetto di come lo avevo trattato poco fa.

"Vai con Eva ed Anastasia vicino al magazzino. Tenetevi pronti." Annuii velocemente, buttando uno sguardo verso le due ragazze rimaste. Si erano legate i capelli in una coda alta, ed entrambe indossavano vestiti larghi e molto coprenti, anche se Eva si era concessa dei pantaloncini skinny, e si teneva alla larga da Gideon, così come Ana da me. Speravo vivamente che almeno ad Adam stesse andando meglio. Ci incamminammo tutti e tre verso i corridoi, e all'improvviso mi sentii prendere sottobraccio da qualcuno. Anastasia mi passò davanti come se non mi avesse visto, mentre Eva stringeva la presa, quasi infilandomi le unghie nella carne.

"Sei uno stronzo."

"Che ti ha detto Anastasia?" dissi, guardando in avanti.

"Lei niente. Continua a difenderti. Ti difende sempre." Quelle parole mi fecero più male di quello che Eva avrebbe potuto desiderare, ma non lasciai trasparire nulla. "Io li conosco, quelli come te."

"Non sono come Gideon, Eva. Non fare di tutta l'erba un fascio."

"Oh, ma io non ti paragono a Cross." mi stupì, e solo allora mi voltai. Il suo sguardo emanava solo una velata malinconia, celata dall'aria di superiorità. "Gideon è uno stupido. Un egoista megalomane con dei seri problemi, ma so che lui ha una ragione molto valida per essere così, anche se non so quale. Invece tu, mio piccolo Grey, non ce l'hai."

"E chi te lo dice? Credi che sia chiuso qui per divertimento?"

"Non mi hai capito: intendevo che non hai una ragione valida per trattare così Ana. Non siete andati a letto. Non c'è nessuna storia tra voi. Lei voleva solo essere tua amica, e sono sicura che dietro a questo tuo comportamento ci sia quella biondona di cui ci ha parlato Anastasia. Beh, lasciati dire che, se è veramente così, sei l'idiota più grande che conosca."

"Hai finito?"

"No, ma continueremo dopo. Ora concentrati e vedi di non fare cazzate, zucchero. Altrimenti ti strappo le palle e te le faccio mangiare." Mi mise un braccio intorno al collo, schioccandomi un sonoro bacio sulla guancia che mi lasciò alquanto perplesso. Ora sono confuso. Ci appostammo vicino alla porta del magazzino, notando le guardie che, nella loro stanza, guardavano la partita di calcio in TV, lasciando perdere i dieci monitor che mostravano le varie parti del NARCONON. All'improvviso uno di loro afferrò il walky-talky dalla tasca posteriore, portandoselo all'orecchio.

"Okay. Ricevuto. Arriviamo subito." Lo rimise a posto, andando vicino alla TV e spegnendola, facendo alzare vari strepiti di diniego. "C'è una rissa al piano inferiore."

"Ci mancava solo questa." borbottò una delle donne. "Maledetti ragazzini schizzati." Oh, grazie. Li vidi uscire con soddisfazione, e pochi secondi dopo alcuni dei monitor delle telecamere si oscurarono.

"Grande, Sophie." sussurrò Eva, ed io mi precipitai alla porta, abbassandomi per scassinare la serratura mentre le ragazze rimanevano in piedi davanti a me, fingendo di parlare del più e del meno. Pregai che l'allarme non scattasse, e infatti non fu così. Davvero brava, Lether! Entrammo senza fare rumore, chiudendoci la porta alle spalle. Anastasia trovò la luce, e davanti a me si illuminarono almeno un centinaio di schedari in metallo, ognuno contrassegnato con una lettera. Erano divisi per le due pareti laterali della stanza, e sopra ognuna di esse vidi una targhetta che poteva essere di due tipi: DROGATI a destra e PROBLEMATICI a sinistra.

"Non ci posso credere." sussurrai, ma uno spintone di Eva mi fece riprendere.

"Muoviti. Non abbiamo molto tempo." disse, e notai che aveva già aperto la seconda porta. Le valige erano accatastate alla rinfusa, formando una struttura abbastanza alta quanto instabile. "Qual è la valigia?"

"Quella grigia, di Calvin Klein." Diedi una veloce occhiata, trovandola in fondo alla pila. "Eccola. Quella." Eva mi alzò il pollice, mentre Ana non diede segni di vita se non per dirmi di fare il palo. Aspettai che le due si fossero chiuse la porta alle spalle, per poi lanciarmi verso gli archivi. Anastasia Steele. Adam Scott. Corsi verso la lettera S-T, aprendo il cassetto e frugando velocemente. Le trovai entrambe, più quella di Eva, e quando ne aprii una la foto di un Adam abbastanza serio mi si palesò davanti. Notai che ogni foglio aveva una copia tecnica in bianco e nero. Dovevano averle fatte nel caso di perdite. Perfetto! Dentro c'erano varie generalità, tra cui una cartella psicanalitica firmata dal dottor Flinn. Dottor F. Il dottor Jeckyll! Me le infilai sotto la maglietta larga, richiudendo il cassetto e correndo. Poi fu il turno di quelle di Gideon e Sophie, e infine anche la mia. Non appena finii di afferrare gli ultimi fogli, lasciando dentro solo gli originali, Eva ed Ana uscirono fuori, stringendo dalle mani quello che riconobbi come il mio sacchetto di erba.

"Andiamo via di qui." Richiuse la porta a chiave e trascinò via Ana, ma non appena posammo la mano sulla maniglia la voce arrochita di Adam risuonò nel corridoio.

"Ho i miei diritti! Lasciateci andare, sbirri!"

"Ma sta zitto. Non sei in Fast and Furious!"

"Ma da che parte stai?" Cazzo. Li avevano già separati. Come avremmo fatto ad uscire?

"Merda!" imprecai, osservando attentamente la telecamera che puntava proprio verso di me. Non appena si sarebbe accesa quella lucina rossa, per noi sarebbe stata la fine.

"Niente panico." disse Ana, prendendo il sacchetto dalle mani di Eva e alzandosi la maglietta. Notai che si era avvolta in una fascia elastica. Quelle che di solito di usano per tenere fermi i capelli. Infilò il sacchetto tra le ossa delle scapole, per poi ricoprirsi e guardarsi intorno. "C'è una finestra, nel magazzino."

"Ana, siamo al secondo piano. Non voglio morire. Sono troppo carina per morire!" La voce di Eva aveva assunto una sfumatura di isteria. Pensa, Grey. Mi sentivo oppresso, e l'aria iniziava a diventare viziata. Stavamo per lasciarci andare a grida disperate, quando qualcuno abbassò la maniglia della porta. Trattenemmo il fiato per pochi secondi, fino a quando la chioma bruna di Sophie non sbucò dal corridoio.

"Oh, grazie a Dio. Uscite, dai. Adam è riuscito a liberarsi e sta continuando la sceneggiata." Sospirai di sollievo, uscendo e chiudendo la porta non appena il magazzino fu vuoto.

"Ehi, voi." Mi dici che ti ho fatto?! Riuscii a malapena a mettere la forcina nei pantaloni della tuta, prima che Maya ci venisse incontro con passo pesante. "Cosa state facendo da queste parti? Non ci sono lezioni, oggi."

"Cosa dovremo fare tutto il giorno, secondo lei?" borbottò Anastasia, e Maya non potè darle torto.

"Non è un problema mio, ma qualsiasi cosa stiate facendo, vi conviene farlo altrove." Ricordati quello che ti ha detto Adam. Sospirai, sentendo già l'umiliazione che si arrampicava sul mio collo. Mi piazzai davanti alle ragazze, portandomi una mano sul petto e facendo un profondo inchino.

"Ci dispiace. Non accadrà più." Sentivo i fogli scricchiolare nei miei pantaloni, ma almeno se li avessero trovati avrebbero pensato che volevo solo imbottirmi il pacco. Okay, non sarebbe la cosa migliore da fare.

"Sarà meglio. Ora smammate." Sorrisi, rialzandomi e sentendo le guance in fiamme mentre Maya tornava nel bugigattolo delle guardie. Mi girai, sentendo delle risatine femminili dietro le mie spalle. Quelle tre stronze stavano ridendo di me!

"Non. Una. Parola." scandii, alzando un dito verso di loro. "Mai!" Detto questo, iniziai ad incamminarmi verso la mia stanza. I fogli pesavano come enormi macigni. Avrei aspettato la notte fonda, poi finalmente avrei scoperto che mi avevano nascosto per tutto il tempo i miei amici. A quel punto non li avrei mai più guardati. Era questo che voleva Elena.

 

"Il mio occhio."

"Il mio dente. Se me lo hai rotto di taglio le palle!" Gideon fulminò Adam con lo sguardo, mentre si premeva un fazzoletto intriso di sangue sul labbro inferiore.

"C'era bisogno di prendermi in pieno?" sbraitò quest'ultimo, continuando a reggere la bistecca fiorentina surgelata che ci aveva gentilmente concesso la signora della mensa.

"E c'era bisogno di quella gomitata?" Accanto a me, Sophie ridacchiò, stiracchiandosi sulla sedia di legno che aveva preso dalla scrivania.

"Troppo divertente." Già. Dovevo ammettere che la scena era abbastanza esilarante, ma c'era qualcosa che mi impediva di godermela fino in fondo. Dovevo iniziare a disabituarmi a tutta questa leggerezza. Il rumore di colpi sulla porta ci fece zittire in un momento, e vidi Ana ed Eva scambiarsi sguardi eloquenti, prima che Anastasia si alzasse e andasse ad aprire la porta. Un ciuffo di capelli rossicci apparve subito tra noi, gelando l'atmosfera. Gli occhi azzurri di Hyde slittarono su ogni corpo presente della stanza.

"Wow, vedo che avete messo insieme una bella squadra. Vi osservavo da un po', a dire il vero."

"Lieti di essere stato un bello spettacolino per te." borbottò Adam, e Jack si voltò verso di lui, sorridendogli in maniera complice.

"Per tua informazione: ho capito che mi hai drogato l'acqua." Scott ridacchiò, e per la prima volta pensai che quei due potessero essere amici. In fondo erano coinquilini. Non ci sarebbe stato niente di strano, anche se Adam detestava il lato depravato di Hyde. Questo si voltò verso Steele, allungando una mano. "Allora, tesoro mio: il mio pagamento?" Lei estrasse il sacchetto da sotto la maglietta, facendoglielo cadere sulla mano aperta.

"Con i complimenti della casa. Ora puoi andare." Nel momento esatto in cui la plastica toccò il palmo del creditore, tutta l'aria che avevo incanalato nei polmoni scomparve in un sospiro di sollievo. Un macigno che non mi ero accorto esserci mi liberò dal suo peso, e riuscii a sollevare le spalle. Hyde la osservò per qualche minuto, saggiandone il peso e il colore. Aprii la bustina sigillata e ne prese una profonda boccata, per poi annuire soddisfatto.

"Fantastica. Complimenti, Christian. Se quando uscirai da questo posto vorrai entrare in affari con qualcuno, allora ricordati di me."

"No, grazie. Credo che mi darò ad un marketing più pulito." rifiutai, anche se l'idea non mi sarebbe dispiaciuta. Tu non sei un criminale. Mi portai una mano sulla fronte, chiedendomi se fosse normale avvertire una vocina fastidiosa sibilarmi delle orecchie. Dovrei parlarne con Flinn.

"Contento tu." Si voltò verso Anastasia, prendendole una mano e accarezzandone il dorso con un pollice. "Che peccato. Credevo che avreste fatto cilecca. Beh, sarà per un'altra volta."

"Non ci contare." mormorò lei, sorridendogli cordiale. Jack uscì dalla stanza così. Senza un saluto. Si chiuse la porta alle spalle e se ne andò momentaneamente dalle nostre vite.

"Ragazzi?" sussurrò Gideon, come se avesse paura di rompere quel sacro silenzio. "Ce l'abbiamo veramente fatta?" Eva battè un paio di volte le palpebre, come se neanche lei ci credesse.

"C-credo di sì." balbettò, e fu come se quelle parole avessero innescato una miccia da qualche parte. Anastasia lanciò un urlo di vittoria, alzando le braccia al cielo e buttandosi su un Adam seduto sul letto e cingendogli il collo con le braccia. Lo faceva per darmi fastidio? Che cosa patetica. E perché Adam non si staccava? Perché la abbracciava? Non gli importava niente di Sophie? Lasciala stare. Allontanati. Allontanati. ALLONTANATI!

"Ehi, vedo che te ne sei ricordata!" Cosa? Ricordata di che? La scena mi venne in mente in un lampo. Quando avrò quell'erba in mano potrei addirittura abbracciarti. Mi alzai in uno scatto, ottenendo che tutti si voltassero verso di me. Avevo un'ultima occasione per guardarli in quello stato selvaggio, ma non ero un tipo da addii. Ana si staccò da Adam, come se avesse capito quello che avevo intenzione di fare, e si diresse verso di me con passo pesante. No. Non farlo, ti prego. Contrassi la mascella, aspettando che mi sputtanasse apertamente davanti a tutti, o magari che scoppiasse a piangere e mi rinfacciasse il fatto che l'avevo spinta, oppure, ancora peggio, mi chiedesse di nuovo il motivo del mio comportamento.

"Grazie, Christian." disse, e quelle parole furono peggio di uno schiaffo. Allora Eva aveva detto la verità. Lei non aveva raccontato a nessuno di quello che le avevo detto su Elena. Io sono tua amica. Dio Ana, questo farà molto più male a me che a te. La guardai direttamente negli occhi, e quasi lessi la risposta ai miei pensieri. Non è vero, Mr Cinquanta.

"Me ne vado." tagliai corto, e prima che potessi in qualche modo essere fermato da qualcuno, attraversai la stessa porta che aveva portato Hyde fuori da lì nel mio stesso modo.

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