9. Lupo Arlecchino!
Mi lasciai cadere sul letto, ancora scossa.
Avevo quasi ucciso Jeremy, un umano!
Chiusi gli occhi e sospirai. Mi ha visto trasformata. Pensai. Potrebbe avermi riconosciuta.
Quando Bella non sapeva ancora nulla dei licantropi, aveva trovato per caso Laurent nel bosco. Il vampiro era stato mandato lì da Victoria, che voleva porre fine alla vita di Bella per vendicare la morte di James, il suo compagno ucciso da Edward. "Una compagna per un compagno" così aveva definito quello scambio di vite. Noi lupi eravamo intervenuti appena in tempo per salvare la ragazza e uccidere il vampiro. Ma Jacob si era soffermato un po' di più vicino a Bella e lei lo aveva riconosciuto grazie agli occhi.
Questi ultimi, infatti, erano una delle poche cose che non cambiava in noi. I miei diventavano stranamente gialli, certo, ma temevo che Jeremy avesse potuto cogliervi una traccia di umanità e che potesse ricollegarla a me.
E Andrea? Mi ha visto assalire un umano. Era terrorizzato quando sono corsa via. Rammentai a me stessa, ricordando l'espressione del ragazzo.
Aprii gli occhi e presi il telefono per tentare di distrarmi in qualche modo.
«Sta scherzando?» mormorai confusa quando trovai una miriade di messaggi e telefonate perse da parte di Andrea.
Andrea
Ehi, come va?
Andrea
Chiara? Tutto ok?
Andrea
Ti prego, rispondi
Andrea
Piccola?
Andrea
Mi stai facendo veramente preoccupare. Rispondi.
Andrea
Guarda che vengo a casa tua. Anche se non posso guidare.
Visualizzai e lessi tutti i messaggi. Erano praticamente tutti uguali. Forse ne aveva scritti un po' e poi fatto "copia e incolla".
Arrivò un altro messaggio.
Andrea
Ah, allora ci sei! Sono stato quasi uccido dall'ansia!
Non risposi immediatamente e arrivò un ennesimo messaggio.
Andrea
Ehi, tutto ok?
Spensi il telefono e mi alzai. Sarei andata da lui, così avremmo potuto parlare faccia a faccia e concludere la situazione.
Scesi le scale, incrociando Carlisle, Emmett, Alice e Jasper.
«Vado da Andrea» annunciai.
«E noi a caccia» disse Emmett.
Carlisle si schiarì la voce, guardandomi serio.
«So, che non posso trasformarmi, ma, dai, sono solo dei graffietti» risposi alludendo alle ferite riportate in seguito all'attacco di Jeremy. Non avevo potuto nascondergliele, ovviamente.
«Vai» disse il vampiro, con tono accondiscendente «Ma, se ti dovessi far sparare di nuovo, ti giuro che non estrarrò nessun proiettile e non medicherò nulla. Dovrai trovarti un altro dottore».
«Ma c'è il giuramento...» iniziai a dire, prima che il vampiro mi interrompesse.
«Al diavolo il giuramento di Ippocrate!».
Risi e annuii. «Ok, farò moltissima attenzione» promisi prima di uscire dalla casa.
Mi trasformai e, per un attimo, mi pentii di averlo fatto. Le ferite bruciarono mentre la pelle si allungava e veniva ricoperta di pelo.
Graffiai il terreno con una zampa, ma poi la testa ed iniziai a correre verso la casa di Andrea.
Era meglio raggiungerlo prima che mi bloccasse il telefono a suon di messaggi e telefonate.
Arrivai molto in fretta alla mia meta. Conoscevo a memoria la strada più corta tra i boschi.
Facendo molta attenzione a non essere vista, tornai in forma umana -subendo di nuovo le lamentele delle ferite- e attraversai la strada deserta.
La porta d'ingresso si aprì nel mentre che salivo i gradini per raggiungerla e non potei fare a meno di sorridere, colta da un deja-vu. Con Seth, qualche ora prima, era successa la stessa cosa.
Andrea mi aspettava sulla soglia.
«Come facevi a sapere che ero qui?» gli chiesi.
«Ti ho vista dalla finestra» rispose. Mi prese per un polso e mi attirò a sé. Con un calcio rinchiuse la porta e mi fece appoggiare ad essa.
Prima che potessi chiedergli che cosa stesse facendo, mi baciò con foga.
Per un attimo, mi impietrii, colta di sorpresa, poi mi rilassai e ricambiai quel bacio inatteso. Lasciai che le nostre lingue si intrecciassero e che le labbra si sfiorassero con violenza.
Dopo un istante, però, percepii un gusto diverso: sangue.
Mi allontanai immediatamente, cercando di non respirare, e portai una mano sulla bocca.
«Ehi, che succede?» mi chiese premuroso.
«Sangue» mormorai confusa e terrorizzata dall'idea di poter perdere il controllo. Non avevo concluso la caccia e il vampiro in me bramava ancora qualcosa da mettere sotto i denti. Quel qualcosa lo avevo appena assaggiato, e avrei potuto trovarne una grande riserva nell'umano davanti a me.
Il ragazzo si leccò il labbro inferiore, dal quale stillava una goccia di sangue. «Oh, si è riaperto. Scusa, non ci avevo pensato. Jeremy è riuscito a farmi male con un pugno».
«Avrei potuto ucciderti! Sai di sangue!» esclamai.
Sbuffò. «Non essere pignola, sai controllarti. Sei anche un licantropo oltre che un vampiro e i licantropi non bevono il sangue».
Scossi la testa. «Sei matto».
«Completamente, ma decisamente meno di te».
Gli riservai un'occhiata confusa.
«Jeremy avrebbe potuto ucciderti con quel fucile, soprattutto quando lo hai distrutto con i denti. Potevi farti molto male».
Alzai gli occhi al cielo.
«Non dire che non ho ragione».
Sbuffai. «Ammetto che, per questa volta, hai ragione».
Andrea sorrise compiaciuto.
«Però mi sono fatta decisamente meno male di te» dissi osservando il suo viso. Non avevo avuto modo di farlo prima.
Aveva un taglio sul labbro inferiore e lo zigomo sinistro stava assumendo una colorazione violacea. Sulle guance c'erano dei piccoli graffietti, più accennati in quella destra.
«Guarirò. Anche se i miei genitori mi uccideranno per aver fatto a botte con qualcuno...».
«Continuo a sentire odore di sangue...» dissi ignorando il suo commento. Sapevo che non aveva assolutamente a che fare con ciò che stava dicendo, ma non riuscivo a pensare ad altro. Annusai l'aria e mi avvicinai a lui. Senza pensarci, cercai di togliergli la maglia.
«Ehi» fece il ragazzo ridacchiando. Posò una mano, l'unica che potesse usare, sulle mie, cercando di fermarmi. «Ok, ti ho baciata in modo un po'... spinto, ma non volevo intendere... questo».
«Voglio solo vedere perché odori di sangue» risposi arrossendo leggermente.
«Forse perché mi scorre nelle vene?».
«È il sangue di una ferita, ne sono sicura. L'odore è troppo forte». Alzai la sua maglia verde e scoprì la benda che copriva i graffi fatti da me. Il tessuto bianco presentava delle piccole macchie rosse. «Si è riaperta la ferita» dissi corrucciata.
«Ne sei sicura?».
«Abbastanza. Dammi il telefono».
Tirò fuori il telefono da una tasca dei jeans e me lo porse. «A che ti serve?».
Lo presi. «Chiamo Carlisle».
Un messaggio sul display mi fermò.
«Che c'è?» chiese Andrea.
«Alice ha scritto a te, per me, dicendo: "Per Chiara: ho visto tutto. Vengo a prendere te ed Andrea e vi porto a casa, da Carlisle"». Le risposi con un "ok" e diedi il telefono ad Andrea, che, confuso, lo rimise in tasca.
Decisamente la giornata non stava seguendo la rotta programmata da uno dei due. Andrea avrebbe voluto stare con me in tranquillità -lo sentivo dai suoi pensieri- e io avrei voluto parlargli di ciò che era successo con Jeremy.
Sbuffai e presi il mento di Andrea con una mano. Lo guardai negli occhi, facendo volontariamente diventare i miei gialli. «Cosa c'è difficile da capire nella frase "non fare sforzi"? Perché sono sicura che Carlisle te lo abbia detto almeno dieci volte» gli chiesi in tono minaccioso, o almeno pensavo che lo fosse.
Andrea rise. «Carino il trucchetto con gli occhi».
Ringhiai e lo fulminai con lo sguardo «Sono seria».
Si avvicinò di colpo, sfiorando le mie labbra con le sue, e poi si allontanò.
Mi corrucciai sentendo nuovamente il gusto di sangue.
«Non potevo farti uccidere» disse semplicemente.
Scossi la testa, mi allontanai e cambiai argomento: «Prendi ciò che ti serve, Alice sta arrivando. Sento i suoi pensieri».
Andrea annuì e fece come gli avevo detto. Si diresse verso un piccolo tavolino e prese un mazzo di chiavi, poi mi affiancò. «Ok, possiamo andare».
Uscimmo dalla casa e aspettai che Andrea chiudesse la porta, poi mi diressi con lui verso la macchina di Alice. Era una Porsche 911 turbo giallo canarino, che le aveva regalato Edward.
Mi accomodai nei sedili posteriori, seguita da Andrea.
«Buongiorno, ragazzi» ci salutò la vampira «Il taxi di Alice vi porterà immediatamente a casa Cullen».
Ridemmo.
«Non abbiamo soldi per pagare» la informò Andrea, nel mentre che la Porsche partiva.
«Corsa gratuita, per questa volta» rispose Alice.
«Perfetto» concluse l'umano, con tono scherzoso.
«Non dovevate essere a caccia?» chiesi dopo un attimo.
«Già, ma la visione ci ha interrotti e siamo tornati indietro. Andremo dopo».
«Così mi sento in colpa» disse Andrea «Avete interrotto la caccia per colpa mia».
«Almeno impari a non picchiare la gente quando non puoi» risposi bofonchiando.
«Se non mi fossi scagliato su Jeremy, tu saresti rimasta ferma, immobile e terrorizzata e, ora, non saresti qui».
Alzai gli occhi al cielo.
«Basta. Basta litigare, coppietta innamorata» ci richiamò Alice, sgommando in un sorpasso.
«Siamo arrivati» ridacchiò subito dopo, prendendo la curva stretta con troppa velocità.
Era divertente avere qualcuno che guidasse infrangendo di tanto tutti i limiti. Si arrivava dovunque in poco tempo.
Alice frenò bruscamente nel giardino davanti alla casa, facendo compiere un giro di duecentosettanta gradi alla macchina.
«Carlisle, teoricamente, vi aspetta nel suo studio» continuò Alice.
Entrai in casa seguita da Andrea e lo condussi nello studio di Carlisle, restando in silenzio.
Sorrisi sentendo i pensieri del ragazzo, turbati per la guida della vampira.
Carlisle era seduto alla scrivania e ci stava chiaramente aspettando. Appena entrammo ci salutò. «Ho saputo che hai aiutato Chiara» disse rivolto ad Andrea «Ti ringrazio infinitamente».
Il ragazzo sorrise. «Per lei questo ed altro» rispose guardandomi.
«Potevi farti molto male» gli dissi a bassa voce «Più di quanto non te ne sia già fatto».
«Ancora con questa storia?» domandò Andrea con fare annoiato.
Annuii.
Carlisle ridacchiò ed interruppe la lite. «Alice ha detto che dovrebbe essersi riaperta la ferita, giusto?».
«Chiara dice così» rispose Andrea.
«Ci sono delle macchie di sangue sulla benda e odore di sangue» dissi.
«Controlliamo subito». Carlisle fece cenno ad Andrea di avvicinarsi a lui. Il vampiro mi guardò. «Tu rimani qui oppure...».
«Esco». Detto ciò, uscii dalla stanza. Oltre a sentirmi in colpa per aver ferito Andrea, non volevo vedere altro sangue e nemmeno la ferita che gli avevo inferto.
Sentii il vampiro e l'umano parlare, ma non prestai attenzione alle loro parole. Rimasi appoggiata al muro, aspettando di poter rientrare.
Dopo qualche minuto, Carlisle aprì la porta. «Il sangue non era della ferita. C'erano dei taglietti da nulla sul braccio, probabilmente quelli hanno macchiato la benda».
«Ah... ops» mormorai imbarazzata. Forse, farsi prendere dal panico non era stato molto saggio.
Carlisle ridacchiò ed entrò nella stanza, seguito da me.
Andrea era seduto su di una sedia. «Ti preoccupi troppo» mi disse «Ti avevo detto che non era niente».
Tirai un calcetto alla sua gamba, poi guardai il vampiro che ci osservava divertito. «Carlisle, posso farti una domanda?» chiesi.
«Certo» rispose appoggiandosi al tavolo. «Cosa c'è?».
«Seth mi ha detto che nella radura è arrivato anche Charlie, perché era lì?».
«È vero, l'ho visto» mormorò Andrea.
«Quando ha saputo del mandato di caccia, ci ha avvertiti immediatamente» rispose Carlisle «Come sai, Charlie sa che tu e Jacob siete dei... lupi e la caccia doveva colpire gli strani lupi della zona. Pur essendo stati avvertiti, i branchi hanno voluto continuare a cercare il presunto cacciatore di lupi mannari. Charlie, insieme ad altri poliziotti, si è dato disponibile per cacciarvi».
«Cosa?!» esclamai colpita dal tradimento.
«Lasciami finire» rispose sorridendo «Ha cercato di allontanare tutti quanti dalle vostre tracce, ma non ci è riuscito. Non appena ha sentito lo sparo, si è preoccupato e ci ha avvertiti con una telefonata. Noi lo sapevamo già, Alice ha avuto una visione».
«Davvero?».
Andrea annuì. «Emmett mi ha detto che Alice ti ha vista» mi spiegò.
«Esatto» disse Carlisle e continuò. «Charlie ha raggiunto il luogo dello sparo e adesso ci sta aiutando a nascondere quanto accaduto».
«Cioè?» chiesi.
«Stiamo convincendo quei cacciatori di essersi immaginati tutto... Cerchiamo di fargli credere che, sì, hanno colpito un lupo, ma questo è scappato chissà dove e c'era un branco che li ha aggrediti.
Uno è svenuto, quindi non ha visto molto. L'altro, invece, era lucido, ma si sta convincendo di aver immaginato tutto, dopotutto, ha sbattuto la testa».
«Quindi, il padre di Jeremy pensa di aver sbattuto la testa e di essersi immaginato tutto?» domandai.
«Ha sbattuto la testa. Ho i referti medici. Di conseguenza, crede di essersi immaginato tutto» Carlisle fece una pausa. «So perché mi chiedi tutto questo: tranquilla, il segreto è al sicuro. Nessuno crederà a due persone che hanno subito uno shock».
«Ne sei sicuro?».
«Sicurissimo. Al cento per cento».
Annuii, poco convinta. Mi avevano vista cambiare forma, aggredire Andrea e chissà cosa altro.
Il ragazzo si alzò e parlò. «Ne sono sicuro anch'io».
Senza preavviso, Jasper ed Emmett entrarono ed interruppero il dialogo.
«Andiamo a caccia?» chiese Emmett «Stiamo morendo di sete».
Guardai rapidamente i tre vampiri. Tutti avevano il colore degli occhi tendenti al nero, questo significava che avevano bisogno di sangue. Solitamente gli occhi dei vampiri che si erano appena nutriti erano di un rosso brillante o, nel caso dei Cullen -che cacciavano solo animali- di un oro ambrato.
«Arrivo» rispose Carlisle. Prima di uscire dalla stanza, guardò me ed Andrea. «Anche se il segreto è ancora al sicuro, cercate di non mettervi nei guai. Almeno per qualche giorno».
Annuii, anche se, ormai, i vampiri stavano uscendo dalla casa.
«E quindi siamo rimasti soli, giusto?» chiese Andrea.
«Già, è andata anche Alice». Mi diressi verso la porta, per andare in camera mia.
«Cosa facciamo?» mi chiese il ragazzo, seguendomi.
«Non lo so» risposi. «Penso che dovrai aspettare che arrivi un qualsiasi vampiro per poter tornare a casa. Io non ho la patente è la strada da qui a casa tua è bella lunga da fare a piedi».
«Puoi portarmi tu. In forma di lupo».
«Ma, tempo fa, non avevi detto che non saresti più salito su di me? Perché sono troppo veloce, perché non vuoi farmi male, perché, perché, perché...».
«Lo so, ma sto pian piano cambiando idea» sorrise interrompendomi.
Ridacchiai ed entrai in camera. «Avrei paura di farti cadere, visto che potresti tenerti solo con una mano». Mi sedetti sul letto. «Evitiamo di farci nuovamente male».
Andrea si sedette al mio fianco. «Adesso che ci penso, rischieremmo soltanto di farci vedere da qualche cacciatore».
«Già». Abbassai lo sguardo. «Ora non possiamo nemmeno più girare con tranquillità a causa di questi stupidi cacciatori» mormorai irritata.
Andrea si sdraiò lentamente. «Beh, ci siete già passati, se non sbaglio. Ce la farete anche questa volta».
«Già, ma la prima volta ci avevano visto in pochi e in pochi credevano all'esistenza di lupi giganti. Adesso ci sono anche delle foto e, addirittura, dei testimoni che hanno visto ben più di semplici lupi giganti».
«Tuo padre ha detto che siete al sicuro. Non preoccuparti».
«Mi preoccupo eccome, invece. Non voglio rischiare di dover andare via. Non voglio che qualcuno venga a sapere di licantropi e vampiri. Non voglio che i Volturi se la prendano di nuovo con noi. Non voglio che qualcuno venga ferito dai Volturi perché ci conosce. Non...».
«Però non vuoi troppe cose!» esordì Andrea ridendo.
«Non voglio che mi interrompi!» aggiunsi tirandogli un pugno sulla gamba.
«Cerca di non rompermi un osso, Lupo Arlecchino».
Mi voltai, confusa. «Eh?!».
«"Lupo Arlecchino". È bellissimo» disse con un sorriso a trentadue denti.
Ero sicurissima che la mia espressione esternasse perfettamente ciò che pensavo: "è pazzo".
Andrea rise. «Mi è appena venuto in mente. Hai la pelliccia di tanti colori. Arlecchino, se non sbaglio, è colorato. Quindi sei un Lupo Arlecchino!».
«Ehm... sì... ok... sicuro di stare bene? Perché penso che tu non sia molto in te».
«Sto benissimo, Lupo Arlecchino».
Mi lasciai cadere sul letto. «Oddio... tra Aleu, Lupacchiotta, Lupetta, Alouette e Lupo Arlecchino la situazione sta degenerando» mormorai nascondendomi il viso con le mani.
Sentii Andrea che rideva e mi stringeva a sé. «È bellissimo, non fare storie».
Mi misi a sedere, liberandomi dalla presa. «Ho un ragazzo pazzo» mormorai.
«Guarda che ho sentito».
«Lo so, dovevi sentire» riposi divertita. «Comunque, cambiando argomento... posso chiederti una cosa?».
«Certo».
«Come hai fatto a trovarmi, oggi?».
«Ho seguito Jeremy senza farmi vedere. Come un vero ninja» sorrise entusiasta.
«Ok... e Jeremy come ha fatto?» chiesi confusa.
«Penso che suo padre gli abbia insegnato qualche tecnica di caccia. Ha trovato le tue impronte in qualche strano modo -ti giuro che, pur facendo attenzione, era praticamente impossibile vederle- e le ha semplicemente seguite».
«Ma non sono andata subito nella radura».
«Non so come abbia fatto, davvero».
«Perché hai seguito Jeremy?» gli chiesi incuriosita.
«Beh, stavo aspettando i miei genitori, che non arrivavano, e ho visto Jeremy arrivare nel parcheggio della scuola. All'inizio pensavo che avesse dimenticato qualcosa, poi ho notato una strana borsa... di quelle che hanno i cacciatori per il fucile.
Quindi, incuriosito e preoccupato per voi, l'ho seguito dicendo ai miei genitori che Emmett mi voleva dare un passaggio fino a casa vostra. Il che è relativamente vero».
«Quindi hai seguito Jeremy...».
«Già. Stavo un po' distante da lui e appena ho sentito lo sparo, ho corso per raggiungerlo. Anzi, raggiungervi».
«Il resto della storia lo conosco» mormorai per evitare che andasse avanti.
«Esatto. Adesso, però, vorrei chiederti io una cosuccia...».
«Cosa?».
«Cosa stavi cacciando quando ti abbiamo trovata?».
«Cacciando? Chi ti dice che fossi a caccia?». Non sapevo se rispondergli sinceramente. Non volevo che si spaventasse.
Sorrise. «Ho visto che eri leggermente sporca di sangue qui, circa» rispose allungando una mano per sfiorarmi le labbra. «E anche sulle zampe» aggiunse.
«Ah».
«Quindi?».
Mi presi qualche secondo per riflettere sulla risposta. «Sì, ok, ero a caccia» risposi di getto.
«Di cosa?».
«Cervo».
«L'hai ucciso?».
Scossi la testa. «È scappato grazie a Jeremy».
«Uh, un licantropo che si fa scappare la preda...» disse ridendo.
«Mi stai provocando?» gli domandai senza riuscire a nascondere il divertimento.
«Tanto non riusciresti a prendermi».
«Oh, davvero? Non ci va così tanto, soprattutto in questo momento». Mi bastò spostarmi leggermente, mettendo un braccio dall'altro lato della sua testa per riuscire a bloccarlo. «Non sei molto sveglio, umano». Decisi di sedermi comodamente sulla sua pancia, con le ginocchia ai lati dei suoi fianchi e le mani vicino alle sue spalle.
Andrea emise uno strano rumore, una specie di "ouf". «Sei pesante» disse lamentandosi.
«Così impari a non provocare il licantropo in questione». Dopo che ebbi finito la frase, aggiunsi un ringhio.
«Intendi bere il mio sangue?» chiese con un sorriso furbo.
«Cosa?! No!» risposi quasi urlando e allontanandomi immediatamente.
Il ragazzo scoppiò a ridere e saltò in piedi. Fece una smorfia e imprecò tra i denti, prima di tornare sereno. «Sapevo che mi avresti liberato!». Si sedette nuovamente al mio fianco e abbassò il tono di voce «Conosco i tuoi punti deboli».
«Stupido» mormorai dandogli una lieve spinta.
Andrea sorrise e abbassò lo sguardo. «Hai mai... ehm... cioè».
«A parole tue» dissi ridacchiando.
«Hai mai bevuto del sangue?» chiese con cautela guardandomi attentamente.
Arrossii. «Beh... a caccia... è normale che del sangue venga ingerito».
«No, non di animale. Sangue umano, intendo».
«Ehm...».
«È solo per curiosità» si affrettò a dire «Non cambierebbe nulla in entrambi i casi. È solo... per curiosità, appunto».
Scossi la testa. «No, assolutamente no. Al massimo, l'ho... l'ho... "assaggiato". Come quando ci siamo baciati e avevi del sangue sulle labbra oppure quando ho aggredito Jeremy e l'ho graffiato leggermente».
Andrea annuì, assorto nei suoi pensieri. «Non ti è mai venuta voglia di assaggiarlo?».
«Beh, l'istinto, a volte...».
«Senza perdere il controllo o cose simili. Proprio del tipo "mah, magari è buono... sarebbe bello provare..."».
«No. Mai. Non voglio uccidere la gente».
«Ma anche solo un morsetto o una sacca di sangue...».
«Non posso andare da una persona e dirle: "ehi, non è che posso morderti?"».
«Mh... forse hai ragione... e sarei geloso se tu mordessi uno sconosciuto».
«Ecco, appunto». Feci una piccola pausa. «Potrei chiedere una sacca di sangue a Carlisle, è vero, ma, sinceramente non voglio».
«E se qualcuno si offrisse di essere morso?».
«Come si vede in qualche film di vampiri dove la gente ci prova gusto a farsi quasi dissanguare a morte da dei mostri assetati di sangue che potrebbero ucciderli istantaneamente?».
«Sì, ma potevi anche tralasciare la tua descrizione» rispose ridacchiando.
«Non penso che esistano davvero dei pazzi che si farebbero mordere per divertimento».
«E sei io mi offrissi?».
«Se tu cosa?!» esclamai confusa.
Avrei dovuto dire a Carlilse di abbassargli la dose di farmaci.
«Se mi offrissi di farmi mordere. Da... te. Per... provare...» rispose con una certa insicurezza nella voce. Probabilmente aveva notato il mio sguardo assassino.
«Ma tu sei pazzo!» urlai alzandomi in piedi «Dovrebbero rinchiuderti in... non so, in manicomio! Sei consapevole di ciò che hai detto?!».
«Sì. Ehi, tranquilla...» mormorò sorridendo divertito «Non agitarti, calmati, non tremare, mantieni il controllo, non trasformarti...».
Cercai di calmarmi. Chiusi gli occhi e feci dei respiri profondi, finché non smisi completamente di tremare e i miei battiti cardiaci tornarono ad un ritmo normale e regolare. Mi sedetti fissando il ragazzo negli occhi. «Sei consapevole della grandissima stupidaggine che hai detto?» gli chiesi nel tono più calmo possibile.
«Sì, ma non pensavo che reagissi così» rispose con l'accenno di un sorriso.
«Era una sorta di esperimento sociale? "Come reagiscono i licantropi-vampiro se gli chiedi di succhiare il sangue al loro ragazzo?"».
«Certo. Lo pubblico anche su YouTube, così lo vedono tutti» scherzò.
Alzai gli occhi al cielo. «Seriamente, Andre, se dovessi morderti potrei ucciderti. Non ho mai bevuto sangue umano e non so controllarmi».
«Secondo me puoi farcela».
«Comunque non lo farò. È una cosa stupida immolarsi per farmi provare il sangue umano. Sei totalmente, incondizionatamente impazzito».
Ridacchiò. «Ok, ok, non mi farò mordere».
Scossi la testa. «Pazzo di un umano...» mormorai.
Passammo il pomeriggio a chiacchierare, nel mentre che continuavo a catalogare il mio ragazzo come "matto da legare". Mi aveva davvero proposto di morderlo per poter assaggiare il sangue di un umano?! Era pazzo, non c'erano dubbi...
Verso sera, tutti i vampiri tornarono a casa. Carlisle si offrì di accompagnare Andrea a casa propria, nel mentre che io venivo costretta da Renesmee a passare del tempo con lei per giocare.
§§§§§§ Nota dell'autrice §§§§§§
Mi scuso infinitamente per il ritardo, ma ho avuto vari impegni e Wattpad ha deciso anche di darmi qualche problema. 😅
Comunque, sono riuscita ad aggiornare 🎉🎊 e spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemelo sapere con un commento e, magari, una stellina e... fine, ci vediamo al prossimo capitolo! ^.^
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