6. Feriti
Quando entrammo nell'aula di scienze, il professore era già presente e stava preparando il proiettore. Sembrava più eccitato di noi nell'affrontare quella lezione.
«Allora» disse non appena il suono della campanella segnò l'inizio della prima ora. «Ieri la lezione si è dimostrata di grande interesse, perché qualcuno non mi fa il riepilogo di ciò che abbiamo detto? Così riprenderemo il discorso senza dimenticare delle parti».
Molte persone iniziarono a parlare dicendo, completamente a caso, i punti principali della lezione del giorno precedente. Nessuno rispettava il proprio turno, tutti si parlavano l'uno sull'altro creando una cacofonia di voci.
«Stavamo parlando dei lupi-orsi, prof» disse Alexis, alla fine, quando il riassunto mal eseguito sembrava essere giunto a termine.
Il professore annuì «Infatti riprenderemo da qui».
«Comunque erano troppo grossi per essere lupi» commentò Brian ed il dibattito del giorno prima riprese con furore. Jeremy sosteneva suo padre e Brian le idee comuni alla gran parte dei cittadini di Forks.
Il professore si schiarì la voce e la classe piombò nel silenzio. «Erano animali di questo genere?» chiese proiettando delle immagini. Alcune erano solo delle macchie sfocate altre, invece, erano abbastanza nitide.
Trattenni il respiro, impaurita da ogni immagine che passava sullo schermo.
Seth, con la sua pelliccia color sabbia; Sam e il suo pelo nero; Quil con la pelliccia marron cioccolato e Leah dal manto argentato; qualche lupo più piccolo -i nuovi che ancora non sapevo riconoscere-; Jacob, dal pelo rossiccio; Paul, con la pelliccia grigia; Embry, dal manto perlopiù grigio; Jared, con la pelliccia castana; Collin e Brady, il primo castano e il secondo marrone scuro e cenerino. Infine toccò a me, con il manto di vari colori: sabbia, bianco, grigio, marrone e nero.
Andrea mi strinse la mano. Aveva riconosciuto anche la maggior parte dei licantropi -lo capivo dai suoi pensieri- ma era stato colpito dalla mia immagine in forma di lupo.
I compagni di classe erano tutti completamente rapiti dai lupi grandi quanto cavalli.
«Questo è uno normale» mormorò qualcuno, osservando la mia foto. Ero ferma a fiutare l'aria, con il muso puntato verso l'alto, la pelliccia ritta e una zampa anteriore leggermente alzata.
«È vero, non è come quelli» rispose qualcun altro.
«Non importa. Tanto verranno presi tutti, se davvero sono tornati» annunciò Jeremy, con un sorriso feroce stampata sul viso. «Da oggi, i cacciatori tornano all'opera».
«Davvero?» chiese Albert, colui che lo seguiva ovunque e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
«Esattamente. Mio padre farà parte della battuta di caccia» rispose l'altro con fierezza.
Avrei voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ci riuscivo. Il massimo che mi era concesso era stare lì ferma ed immobile, terrorizzata. Non mi piaceva questa storia.
Andrea parlò al posto mio: «I lupi sono animali a rischio di estinzione in alcune zone, non si possono uccidere così. Dovrebbe essere vietato».
«Esatto! È un bene che stiano ripopolando queste zone!» gli diede manforte Alexis.
«Questi sono aggressivi hanno già ucciso delle persone, tempo fa» rispose Jeremy con aria da "so-tutto-io". Le uccisioni, ovviamente, non erano state causate da noi, ma bensì da Victoria e Laurent. I due vampiri che avevano dato la caccia a Bella avevano anche cacciato in zona. Il branco li stava inseguendo ed era stato avvistato più volte da qualche cacciatore o escursionista.
«E poi, questi vi sembrano lupi?» aggiunse sempre Jeremy.
«Sono lupi OGM» ridacchiò Albert.
«Sembrano solo enormi... Sara colpa delle inquadrature delle foto» commentò Andrea, mantenendo la calma.
«O il fotografo sa usare Photoshop» aggiunse Brian.
«E si è dimenticato del lupo colorato» ridacchiò Alexis indicando la mia foto. Altre persone risero con loro, mentre il professore assottigliava lo sguardo e si irrigidiva.
Io però riuscivo a pensare solo ad una cosa: il branco. Se non avessero fatto attenzione? E se li avessero colpiti? Forse i cacciatori sapevano cosa eravamo davvero.
«Comunque erano Grizzly quelli delle uccisioni» disse Brian.
«No. Lupi. Molti li hanno visti» disse Jeremy «Mio padre li ha avvistati e stavolta li ucciderà!» ripeté convinto.
«È impossibile! Chi è scappato dice che erano enormi, non possono essere lupi» intervenne Alexis.
Il dibattito riprese identico a prima.
«Erano lupi giganti. Te lo assicuro» rispose Jeremy facendole l'occhiolino.
Andrea si voltò per un attimo verso di me, accorgendosi della mia preoccupazione. «Ehi, tranquilla. Non li troveranno» disse a voce bassissima, in modo che sentissi solo io «Jeremy starà esagerando. Lo fa solo per farsi vedere, sai com'è fatto».
Lo sapevo bene. Ma questa non era una finta, era vero, lo sentivo dai suoi pensieri.
«Adesso basta, ragazzi, dobbiamo continuare la lezione. Abbiamo già perso molto tempo» disse il professore di scienze interrompendo la nuova discussione. Sembrava infastidito dal fatto che non tutti accettassero l'idea dei lupi giganti.
Dopo circa mezz'ora, il rumore di uno sparo fece piombare la classe in silenzio. Non era né lontano né vicino, probabilmente gli umani lo avevano sentito ad un volume molto basso, ma io lo avevo sentito bene, molto bene. E sapevo che era lo sparo di un fucile.
«Li hanno presi!» esclamò Jeremy. «Domani mi vedrete con un cappotto di lupo!» rise divertito. Probabilmente non si accorse di quanto la battuta fosse spietata e macabra.
Mi alzai di scatto, senza nemmeno accorgermene. Mentre la sedia cadeva e rimbalzava sul pavimento con un suono metallico, corsi fuori dall'aula.
Non poteva essere successo davvero.
Non sentii neanche i richiami del professore, la paura mi aveva offuscato il cervello.
Uscì il più in fretta possibile dalla scuola e mi inoltrai nel bosco. Poi corsi. Corsi velocissimo e raggiunsi la velocità dei vampiri. Il mio corpo venne scosso da un violento spasmo e gli occhi bruciarono intensamente, diventando gialli in un sol colpo.
Atterrai sulle quattro zampe, senza smettere di correre, e accelerai al limite delle mie capacità.
Sapevo perfettamente il luogo dove avevano sparato.
La mente del branco era un unico grande caos. C'erano voci concitate che si sommavano insieme, creando un ambiente identico a quello della classe, poi suoni, odori, immagini. Rischiavo di impazzire completamente. Più informazioni cercavo di ottenere e meno ne avevo.
Odore di fumo. Guaiti. Odore di sangue. Seth a terra. Umani. Dolore. Fucili. Rabbia. Voglia di uccidere.
Scossi la testa e ululai, cercando di liberarmi da tutto quello.
Quando arrivai in un piccolo spazio circolare fra gli alberi, il mio cuore perse uno o due colpi.
Seth era a terra, come avevo già visto da molti pensieri, il proiettile lo aveva colpito più o meno alla spalla, davanti, da cui uscivano fiotti di sangue che imperlavano la pelliccia. Jacob era lì vicino.
Intravidi Sam, che era appena arrivato dagli alberi e si stava inoltrando nel piccolo spiazzo ovale. Paul era vicino ad un uomo svenuto.
Non sapevo perché ci fossero entrambi i branchi e come i cacciatori li avessero trovati.
Ma tutto quello non importava. Seth era decisamente più importante.
Tornai immediatamente umana, fregandomene se qualcuno mi avesse potuto vedere, e corsi verso di lui. «Seth?» piagnucolai inginocchiandomi vicino a lui. La voce era spezzata dall'ansia, così come il respiro, e il cuore e lo stomaco erano intrappolati da una morsa gelida, che faceva addirittura male.
Lui rispose con un mezzo guaito, agitando lievemente la coda per non farmi preoccupare e farmi pensare che stesse bene. Strizzò un occhio e tirò leggermente su le labbra, simulando un'espressione tipicamente umana.
Sentivo gli occhi pizzicare, un po' perché stavano diventando gialli per la rabbia e un po' perché cercavo di respingere le lacrime che volevano uscire fuori.
Seth non poteva morire per un proiettile. Non volevo che succedesse.
Sentii arrivare anche i Cullen e avvertii l'odore di Carlisle. Era un medico, ma negli ultimi anni aveva fatto molta pratica anche con noi lupi e la cosa mi tranquillizzava. Carlisle era il miglior medico esistente.
Mi alzai tremando e puntai gli occhi sull'artefice di ciò. Era un uomo abbastanza sotto shock, che era rimasto al limitare del bosco. Sapevo che era lui il padre di Jeremy.
Non mi accorsi del rombo di un motore familiare; la mia attenzione era focalizzata su quell'umano.
In quel momento non mi interessava sapere chi fosse, nemmeno che ci avesse visti e che avesse capito cosa eravamo. L'istinto mi intimava di uccidere l'uomo che aveva sparato al mio migliore amico e compagno di branco.
«Chiara!» urlai correndo fuori dall'aula.
«SEYER ANDREA!! Venga qui, subito!» urlò il professore, probabilmente sull'orlo di una crisi di nervi.
Lo ignorai altamente e raggiunsi la mia moto, correndo fuori dalla scuola.
Misi il casco ed accesi il motore. Stavo per fare una gran cazzata, lo sapevo.
Prima di tutto, non era una moto adatta alle strade sterrate e, secondo, dove sarei dovuto andare?
Chiara non c'era già più, probabilmente era sparita nel bosco ed era corsa verso l'origine dello sparo. Io non avevo nemmeno un sedicesimo del suo udito, non sapevo minimamente come orientarmi senza indicazioni.
Il rumore di un clacson e lo stridore delle ruote di una macchina mi risvegliarono dai miei dilemmi. Alzai la testa e notai immediatamente l'enorme Jeep Wrangler che aveva appena compiuto una brusca frenata accompagnata da una mezza curva, alzandosi per un attimo sulle due ruote laterali.
«Emmett!» esultai correndo verso l'auto, dopo aver spento la mia moto ed aver abbandonato il casco.
Il vampiro abbassò il finestrino dal lato del guidatore. «Dov'è Chiara?» mi chiese in fretta, agitato.
«Non lo so, abbiamo sentito uno sparo ed è corsa via».
Emmett ringhiò e tirò un pugno al povero volante della macchina. Mi stupii vedendo che non si ruppe. «So dove andare, vieni anche tu?» domandò con tono stranamente più calmo.
«Mi pare ovvio!» risposi precipitandomi dal lato del passeggero.
Il vampiro partì prima ancora che avessi chiuso la portiera dell'auto.
Si immise nella strada facendo di nuovo alzare la jeep su due ruote e accelerò così tanto che mi sentii schiacciare contro il sedile e mi fu impossibile riconoscere il paesaggio.
Dopo quelli che sembravano pochi metri, Emmett virò bruscamente a sinistra e ci inoltrammo nel bosco. La Jeep sobbalzava e dondolava ad ogni asperità del terreno. Temevo che potesse ribaltarsi da un momento all'altro.
«Sei sicuro di sapere la strada?» chiesi guardando gli alberi che sfrecciavano velocissimi ai nostri lati. Se uno di essi si fosse trovato al centro della nostra strada temevo che non ne saremmo usciti vivi; né noi né lui.
«Sì. Alice ha avuto una visione. Vedeva Seth, in forma di lupo con gli altri, che veniva colpito da un cacciatore. Quindi mi ha spedito immediatamente a scuola per fermare Chiara, sapendo che sarebbe corsa subito dall'amico» sospirò «Sono arrivato tardi... ho sentito lo sparo quand'ero sulla strada. Però so precisamente dov'è andare».
«Seth sta... starà bene?». Quasi non riuscivo a parlare. Seth... Seth era stato colpito?
«Non lo so» ammise Emmett «Sai come sono le visioni di Alice... sono un po'... strane. Soprattutto con i lupi».
«Contando che all'inizio non riusciva nemmeno a vederli» aggiunsi con una smorfia. Alice era in grado di vedere il futuro, ma non sempre con precisione, perché tutto poteva cambiare. Inoltre, le era più difficile vedere quello degli umani e, soprattutto, quello dei licantropi e degli ibridi come Renesmee.
«Già. Adesso dice che, con un po' di allenamento, riesce a vedere qualcosina. Ma non so quanto sia attendibile».
«Soprattutto, dovrà migliorare il preavviso con qui vede qualcosa che riguarda i licantropi» commentai cercando di sdrammatizzare.
Emmett annuì, poi si fece improvvisamente molto serio. «Siamo quasi arrivati, li sento».
Il mio cuore batteva all'impazzata, ero estremamente agitato e preoccupato, ma non osai chiedere ad Emmett qualche anticipazione.
Giungemmo in una piccola radura ed Emmett frenò, di nuovo, bruscamente.
Saltai immediatamente giù dalla Jeep, chiudendomi la portiera alle spalle e mi immobilizzai. C'erano dei lupi. Lupi giganti. Li riconoscevo quasi tutti, uno per uno.
Chiara era inginocchiata davanti ad un lupo con il manto color sabbia, Seth, che perdeva molto sangue dal petto -o forse l'attaccatura della spalla- e il costato sembrava alzarsi debolmente, troppo debolmente.
Un lupo rossiccio, Jacob, era di fronte a Chiara e la fissava, sembrava avere gli occhi lucidi.
Ero confuso. Com'era potuto accadere?
Vidi un lupo grigio con delle piccole macchie bianche, Paul, vicino ad un uomo. Era il Ranger Smith, sdraiato a terra e pallido; forse era svenuto dalla paura.
Alla mia sinistra, un po' più lontano da me, c'erano i Cullen al completo, mancavano solo Renesmee, Esme e Bella.
Vidi che a destra c'era un grosso lupo nero, leggermente più grosso degli altri. Era Sam.
In quel momento una lupa, dalla pelliccia argentea con le orecchie marroni e gli occhi di ghiaccio, sbucò dagli alberi e corse verso Seth. Era Leah, ormai sapevo riconoscerla, ma chiunque avrebbe potuto capire che era una femmina. Si vedeva che era più aggraziata e meno muscolosa rispetto agli altri.
Chiara si alzò, aveva gli occhi gialli e tremava, non si era accorta di me.
Puntò lo sguardo su di un uomo, pallido e sotto shock. Lo riconobbi subito: era il ricco padre di Jeremy.
Chiara ringhiò, abbassando un po' il bacino, come se volesse attaccarlo. E probabilmente lo avrebbe anche fatto.
Senza pensarci, corsi verso di lei, in mezzo alla radura, come un idiota, urlando: «Fermaaa!».
Lei non mi calcolò nemmeno e io mi scaraventai su di lei, buttandola a terra.
I lupi ringhiarono contro di me e Sam si avvicinò, ma Jacob emise un secco latrato e tutti quanti si fermarono.
Vidi anche Emmett fare un passo verso di noi, ma Carlisle lo fermò con un braccio.
«Ma...» iniziò a dire il vampiro.
«Emm... forse la sta calmando, lascialo» sentii dire da Jasper.
Chiara, dopo essersi ripresa dallo stupore di essere stata buttata a terra da un umano, iniziò a divincolarsi.
Appoggiai le mani sull'erba, per non schiacciare la mia ragazza con il mio peso.
«Mollami!» ringhiò cercando di rotolare via.
«No» dissi stringendo in qualche modo la presa.
Lei cercò di divincolarsi, era più forte di un qualsiasi essere umano. «Lasciami!».
«No, Chiara».
La ragazza riuscì a rotolare ed io fui sotto di lei. Si rialzò ma, con uno scatto, riuscii a bloccarla e a farla cadere in avanti. Lei si sedette e si girò verso di me, per provare a liberarsi.
Le tenni un braccio mentre le nostre gambe erano intrecciate in modi strani.
A quel punto non sapevo come bloccarla e... usai il suo unico punto debole che conoscevo.
Mi avventai con voracità sulle sue labbra. Misi una mano fra i suoi capelli e l'altra la lasciai sulla sua schiena, per bloccarla. Provai a metterci più passione possibile, ma lei iniziò a divincolarsi per scatenare il suo "lato pericoloso".
La sentii tremare con più forza, ma non la lasciai. Non le avrei fatto uccidere qualcuno. Conoscevo bene la ragazza che amavo da anni e sapevo che si sarebbe sentita in colpa per tutta la vita.
Chiara riuscì ad interrompere il bacio, allontanandosi e mi ringhiò contro. Era un ringhio animalesco, con le zanne belle in mostra.
Istintivamente, mi si smorzò il fiato in gola e mi allontananai di qualche centimetro. Ma, dopo una frazione di secondo, mi pentii della paura che avevo provato. Era pur sempre Chiara, e l'avevo vista così mille altre volte.
Provai ad avvicinarmi di nuovo per baciarla e bloccarla in qualche modo, ma lei riuscì ad allontanarsi.
Scalciava e si divincolava senza un disegno preciso, come un animale in gabbia, accecata dalla fuga.
«Lasciami!» urlò praticamente ringhiando.
«No, non te lo lascerò fare! Non ucciderai un uomo!».
Non l'avrei lasciata. Forse era una cosa stupida, ma temevo che nessun altro l'avrebbe fermata. Se avesse assalito quell'uomo, mi sarei sentito tremendamente in colpa, insieme a lei.
«Chiara, guardami» dissi prendendola per le spalle e bloccandola. «Respira... calmati... tanto io non ti lascio».
Iniziò a divincolarsi con molta forza, troppa forza per un umano, non sapevo come bloccarla.
Provai ad abbracciarla, facendole posare la testa sulla mia spalla sinistra.
Chiara continuò a divincolarsi, spingendomi fino a farmi male.
«Allontanati subito!» urlarono insieme Alice ed Edward.
Non lo ascoltai e, nel medesimo istante, un forte dolore alla spalla mi colpii, facendomi emettere un «Ah!» di dolore strozzato. Forse mi aveva morso oppure graffiato, non lo sapevo, sapevo solo che dalla spalla usciva qualcosa di liquido e caldo e che faceva malissimo.
Lasciai la presa su Chiara che si alzò di scatto. Mi guardò terrorizzata e dispiaciuta, con i suoi occhi gialli, e corse via.
Mi si appannò la vista dal dolore e rotolai un po' nell'erba, gemendo per il male alla spalla.
Sentì una sorta di ringhio soffocato e poi una voce femminile ed acuta, come quella di un soprano, che sussurrava un gentile «Ehi, calmo...».
Non riuscii a riconoscere le voci, il dolore era troppo forte e mi confondeva. Percepivo il sangue, caldo ed appiccicoso, che mi imbrattava la maglia, spargendo un odore acre nell'aria.
Mugolai senza nemmeno rendermene conto e mi rannicchiai stringendo forte il braccio. Non lo sentivo quasi più.
Poteva avermene staccato un pezzo con un morso?
«Edward, fermo. Mi servi qui» sentii dire da quello che sembrava Carlisle, forse.
Mi sforzai di aprire gli occhi e vidi il vampiro dai capelli biondi inginocchiato vicino a Seth.
Il lupo aveva gli occhi chiusi e respirava molto debolmente, nel mentre che il sangue usciva copioso.
Stavamo morendo in due, fantastico!
«Cosa?!» si lamentò Edward «Vado da Chiara! Sarà sconvolta, l'ha ferito».
«No, mi servi qui».
«Ci andrà Sam, lui ha fatto la stessa cosa con Emily, saprà come tranquillizzarla» sentii dire da Jacob. Rotolai verso di lui e lo vidi in piedi, ij forma umana e nudo. Come faceva a non imbarazzarsi?
Il lupo nero iniziò a correre, passandomi davanti. Il terreno tremò leggermente sotto il suo peso.
Mugolai. Avrei voluto dire che Chiara non andava d'accordo con Sam, ma le mie labbra non rispondevano agli ordini.
«Perché io?!» si lamentò Edward.
«Edward, dovresti già averlo capito» rispose irritato Carlisle.
Intanto il vampiro dai capelli bronzei e gli occhi gialli come l'oro si era avvicinato al padre e al lupo.
«Anche Alice o Rosalie potrebbero farlo, non sono l'unico laureato in medicina oltre a te... non mi dispiace aiutare Seth, ma... adesso Chiara ha bisogno di me, so cosa vuol dire stare con un umano!».
«Io non sono ancora laureata in medicina, Edward» disse Alice avvicinandosi a me.
Cercai di alzarmi, ignorando il dolore alla spalla ed il sangue, dovevo vedere Chiara ed assicurarmi che stesse bene.
Non avrebbero concluso nulla quei vampiri con i loro litigi familiari.
«Fermo, immobile» mi intimò Alice. Aveva con sé un kit di pronto soccorso. Aveva già previsto che sarei stato ferito?
Cercò di togliermi la maglia, probabilmente per fasciarmi la ferita ancora sanguinante.
Rabbrividii sentendo le sue mani congelate.
Mi divincolai causandomi una fitta di dolore. «Non mi serve, grazie» dissi con voce strozzata. Molti pensieri confusi si affannavano nella mia testa.
«Io direi di sì, almeno che tu non voglia andare in giro mezzo dissanguato...».
«Andrò in giro mezzo dissanguato, grazie».
«Peggiorerai le cose».
Sbuffai. Era davvero insopportabile quando voleva.
«E sai che se dico qualcosa, ho ragione» aggiunse.
«Hai paura di toglierti una maglia? Se vuoi io ed Alice non guardiamo» mi disse acidamente Rosalie. Non avevo ancora capito perché sembrasse odiare l'universo intero.
«Non è quello!» mi difesi «Voglio andare a cercare la mia ragazza!».
«Non sai neanche dov'è, fatti curare, è meglio» mi suggeri gentilmente Emmett. «E soprattutto, fate in fretta. Non caccio da secoli e sto morendo di sete» mormorò voltandosi. Non mi sfuggii l'occhiataccia che gli riservò Carlisle.
Sorrisi divertito anche se, probabilmente, avrei dovuto tremare di paura. Sapevo che i vampiri erano pericolosi e, soprattutto, avevo visto Jasper. Lui era quello che aveva ancora difficoltà a trattenere il controllo di fronte a tanto sangue fresco e già una volta aveva aggredito Bella per errore.
Alice mi aiutò a togliere la maglia, mentre mugolavo di dolore. Smisi di respirare e sgranai gli occhi quando vidi la maglia stessa ed il mio torace sporchi di sangue.
Alice studiò con attenzione la ferita. «Bene, non è grave» disse dopo un attimo «Solo un po' profonda».
Sentii il ringhio soffocato di Jasper. Era ad un estremo della radura e ci dava le spalle. Emmett, di fianco a lui, gli posò un braccio sulla spalla.
Alice mi fece sdraiare a terra. «Sentirai un po' di dolore».
Lanciai un'occhiata alla ferita, ma distolsi immediatamente lo sguardo, nauseato. Era un taglio "triplo", chiaramente provocato dagli artigli di un animale e andava dalla spalla sinistra fino alla seconda costola destra.
La vampira, il più delicatamente possibile, iniziò a cucire la ferita.
Gemetti, tentando di non urlare dal dolore, e mi morsi il labbro fino a sentire il sapore acre del sangue in bocca.
Mi stavo aprendo un'altra ferita. Favoloso.
Cercai di pensare ad altro e i miei pensieri volarono immediatamente a Chiara. Qualche brutto presentimento mi diceva che se la stava passando decisamente peggio di me.
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