45. Luna piena nei boschi
Ero lì da quasi un mese, ormai.
Trasformata in lupa ero riuscita a sentire quelli del mio branco, soprattutto Jacob e Seth, e a dirgli che stavo bene.
I Sangue di Lupo erano un po' strani, ma ero intenzionata a conoscerli. Alla fine, una parte di me era come loro, no?
In questo periodo avevo imparato a capirli meglio, ad abituarmi alle loro strane usanze e a scoprire chi era meglio evitare. Non mi sconvolgeva più vedere spesso dei litigi accompagnati da lotte e spargimenti di sangue. Qualsiasi piccolo disguido poteva scatenare ringhi, trasformazioni e risse, che si placavano solo quando qualcuno più forte interveniva.
Derek mi aveva fatto fare il giro di tutto il villaggio, mi aveva insegnato delle parole nella loro lingua -che non aveva un nome- e mi aveva spiegato la gerarchia che intercorreva nel branco. Era stato così difficile capire chi faceva parte di quale gradino, perché tutti avevano dei nomi così strani e difficilissimi da pronunciare o ricordare.
A capo c'erano i due Alpha, Greymark e Keyla. I Sangue di Lupo non facevano distinzioni tra maschi e femmine, entrambi potevano essere Alpha -e questo era dimostrato dalla storia che Greymark mi aveva raccontato su mia mamma-.
Subito al di sotto degli Alpha, c'erano gli Anziani. Essi erano i consiglieri degli Alpha e, ognuno di loro, aveva il compito di controllare un preciso ordine del branco. Sapevo ad esempio che Maxwell, il fratello della Alpha, controllava le Sentinelle.
Gli ordini inferiori agli Anziani erano tutti sullo stesso piano, circa. C'erano gli Esploratori e i Guerrieri. I primi cercavano nuovi territori per trasferire il Branco, oppure controllavano che il territorio dove si erano appena insediati non presentasse minacce; i secondi erano incaricati di affrontare eventuali nemici. Ambedue avevano il compito di cacciare per portare cibo al Branco. Poi c'erano le Sentinelle, che controllavano chi entrava ed usciva dai territori del Branco, avvertendo la presenza di nemici; i Guaritori, gli unici a conoscere i segreti di tutte le piante e delle medicine naturali; infine, i Cuccioli. Erano definiti "cuccioli" tutti quelli che non sapevano trasformarsi o si erano trasformati da meno di sei lune.
Le lune erano il modo per contare i mesi. Ogni volta che si aveva una luna piena o una luna nera, era passato un periodo. Nel periodo della luna crescente, i sensi dei licantropi miglioravano, fino a raggiungere il massimo nella notte di luna piena. Poi diminuivano e, il giorno di luna nera, i Sangue di Lupo erano come degli umani: non avevano i sensi affinati, le ferite non guarivano da sole e non riuscivano a trasformarsi. In realtà, non avevo ancora ben capito il loro "calendario".
«Sei pronta?» chiese Derek.
Mi voltai verso di lui, smettendo di fissare il vuoto davanti a me. «Sì» sorrisi guardandolo.
Indossava dei pantaloni neri e una felpa dello stesso colore. Si passò una mano tra i capelli. «Sei sicura? Possiamo andare da un'altra parte a farlo... da soli...» propose, ma io scossi la testa.
«No. Va bene così. Con tutti» sorrisi.
«Sicura? E se succede qualcosa?».
Mi alzai, sbuffando. «Derek, non succederà nulla. Perché dovrebbe?» chiesi accennando un sorriso, per tranquillizzarlo. Ormai avevo imparato a capirlo: si passava una mano tra i capelli se era ansioso, e iniziava a sudare a guardare in tutte le direzioni, come un animale in trappola.
«Tu non li conosci...».
«È da quasi un mese che sto qui» lo interruppi e notai la sua occhiataccia.
«Non li hai mai visti con la Luna...».
«Mi stanno accettando. Lo hai detto anche tu, no? Vedrai che non succederà nulla».
Derek sospirò e annuì, rassegnato. Poi abbassò lo sguardo sulle sue mani e si irrigidì. «Sta iniziando. Andiamo» disse con tono improvvisamente più serio.
Seguii il suo sguardo e capii.
Dalle maniche della felpa sbucavano quelle "linee nere" che ormai conoscevo bene e che, dal polso, si stavano espandendo lungo tutto il dorso della mano.
«Andiamo» annuii uscendo dalla grotta degli Alpha, dove dormivo anch'io. Mi aveva stupito, e in senso positivo: avevo sempre creduto che le grotte fossero buie, fredde e umide, ma mi sbagliavo! Per essere buia, era buia -a meno che non venisse illuminata-, ed era leggermente umida, ma era in grado di mantenere il calore anche durante le notti più fredde!
Derek mi seguì e affrettò il passo per raggiungermi e afferrare la mia mano. «Chiara» mi chiamò.
Sobbalzai leggermente e mi voltai, sentendomi stranamente arrossire un pochino. «Sì?» chiesi un po' titubante.
«Stammi vicino. Tutta la notte» ordinò «Hurit e Ulrich...» mormorò, ma lo interruppi scuotendo la testa.
«Non mi faranno nulla. Tranquillo».
«Tu non sai com'è la luna piena... Sei tutto lupo e poco uomo... perdi il controllo se non sei bravo. Poi c'è il Morwal... loro non ce l'hanno, ma metti che si manifesti improvvisamente stasera perché abbiamo sfiga e...».
Osservai le sue labbra mentre parlava di cose assolutamente assurde e strane per me e, per un attimo fui tentata di bloccarlo baciandolo, o mettendo una mano sulla sua bocca, o infilandoci una pigna, o qualcosa del genere.
Mi accorsi immediatamente dei miei pensieri, soprattutto del primo, e sobbalzai ricordandomi istantaneamente di Andrea.
Non ebbi tempo di riflettere, però, che un ululato ci richiamò all'ordine.
Derek girò immediatamente la testa nella direzione da cui proveniva il suono. «Andiamo!» esclamò e, nel mentre, lo fissai stupita. I suoi occhi erano gialli e le "linee nere" stavano risalendo sul collo. Era davvero strano. Solitamente lo vedevo così pochi secondi prima di trasformarsi oppure quando litigava con qualcuno e perdeva il controllo.
Sempre tenendo la mia mano -non mi ero accorta che la stava ancora stringendo durante il suo discorso su Hurit e Ulrich- iniziò a correre lungo il sentiero e mi trascinò con lui.
Arrivammo nella "piazza" - o Sgwâr, come la chiamavano loro-.
Tutto il branco era riunito lì e seduto a terra. L'unica in piedi era Kay, una vecchia donna dai lunghi capelli grigi e la pelle leggermente raggrinzita. Lei era una degli Anziani e la guaritrice.
Sorrise a me e a Derek, mentre ci sedevamo, con il suo solito modo gentile, e iniziò a parlare nella lingua che usava il loro branco. Essa era piena di suoni duri e sibilanti e capivo veramente poche parole, ma mi piaceva. Aveva un qualcosa di familiare, che mi ricordava la mia vita quando ero piccola e stavo con i miei genitori, ancora vivi. Erano ricordi lontani, che apparivano più come sensazioni che come memorie vere e proprie, ma erano belli.
Osservai i licantropi mentre guardavano la donna. Tutti quanti avevano le "linee nere" lungo il corpo e gli occhi gialli.
Ad un certo punto, ulularono, si alzarono in piedi e si trasformarono.
«Trasformati» mi suggerì Derek, prima di diventare lupo, al mio fianco.
Feci come mi aveva detto e osservai gli altri lupi, scodinzolando. Poi Derek mi saltò addosso e rotolammo.
«Vieni, dai!» esclamò rialzandosi, prima di correre.
Ululai contrariata e lo seguii.
Tutti i lupi stavano correndo verso il bosco, nella nostra stessa direzione.
Era così strano fare parte di un grosso branco. Perché sì, per quanto alcuni non mi accettassero, mi sentivo parte di quel Branco.
Era ancora più strano vederli trasformati ma non avere la mente piena di pensieri altrui. Io, così come i Quileute, ero collegata alla mente del branco e qualsiasi cosa veniva pensata, era sentita da tutti. Anche i Sangue di Lupo si parlavano con i pensieri, ma il loro era un vero e proprio dialogo. Uno pensava qualcosa e, se voleva dirlo, l'altro lo sentiva. E il dialogo poteva riguardare anche solo due membri su tutti quelli trasformati!
Raggiunsi Derek e gli saltai addosso, ululando divertita.
Anche altri lupi stavano giocando e ululavano.
C'era un generale clima di euforia, non capivo perché Derek avesse così paura.
Il lupo nero si rialzò e annusò l'aria, per poi scodinzolare. «Cacciamo!» disse prima di correre.
Lo seguii, confusa.
Voleva davvero cacciare con me?
Oltre i cespugli c'era una lepre, che iniziò a correre spaventata.
Derek uggiolò e la inseguì, mentre abbaiava e scodinzolava divertito.
Lo osservai e capii cosa intendeva: aveva un atteggiamento decisamente diverso dal solito. Il cacciatore calcolatore e astuto era completamente sparito.
La lepre saltò un cespuglio e venne afferrata al volo da un altro lupo nero, che sapevo essere Nicholas. La stritolò e poi la lanciò a Derek, che saltò e la prese tra le fauci.
Si avvicinò a me, scodinzolando e porgendomi la lepre, ma arretrai. No... Grazie... mormorai un po' dubbiosa, prima che un ringhiò attirasse la mia attenzione.
Mi voltai di scatto.
Tra gli alberi, poco lontano, due lupi si stavano contendendo un ermellino, tirandolo da due estremità, come se fosse una corda. Uno dei due lo lasciò andare e saltò sull'altro lupo, che cadde a terra.
I due iniziarono ad azzannarsi e a mordersi, uggiolando e ringhiando. Altri ringhi si levarono. Alcuni andarono a fermare i due lupi, mentre altri si unirono alla mischia, facendo aumentare il numero di guaiti.
Osservai Derek, preoccupata. «Lasciali stare» disse lui, voltandosi dall'altro lato, «Stai lontana e non interferire».
I lupi continuarono a lottare per un po' e poi, come avevano iniziato, finirono.
Ognuno cambiò attività e tornò il silenzio, rotto solamente da qualche ululato sporadico.
Continuammo a correre, a cacciare, a giocare e a ululare per tutta la notte e riuscii a fare nuove conoscenze e amicizie, forse. Non ero sicura di saper capire il comportamento di quei licantropi... spesso si rivelavano così diversi da noi. Erano decisamente più animali che umani.
Poi, senza che nemmeno me ne accorgessi, ci addormentammo.
~~~~~~~~~~
Mi svegliai il giorno dopo, sentendo il sole sul muso. Sbadigliai e mi stiracchiai, avvertendo una presenza morbida e calda dietro di me.
Voltai piano piano la testa e sgranai gli occhi, sentendomi arrossire. Ero accoccolata fra le zampe di Derek. Quando è successo? Non ricordavo assolutamente di essermi addormentata così.
Cercai di mantenere la calma e posai il muso sulle zampe anteriori. Alla fine, si stava bene al caldo e non stavo facendo nessun tipo di torto ad Andrea: con Seth e Jacob era capitato che avessi dormito così, e a lui andava bene. Osservai gli altri lupi e notai che dormivano tutti, molti accoccolati proprio come noi.
Una lupa rossiccia si alzò e andò verso un torrente poco lontano. Non sapevo però dire chi fosse. Non avevo ancora imparato i nomi di tutti e tantomeno sapevo associarli alla loro forma umana o di lupo.
Derek si mosse e sbadigliò. Mi voltai a guardarlo e lui mi sorrise in modo lupesco. «Buongiorno. Ti ho svegliato?» chiese premuroso, ma scossi la testa.
Ero già sveglia. Ammisi allontanandomi leggermente.
«Abbiamo dormito insieme» commentò lui e io annuì, ringraziando la pelliccia e la forma da lupo che mi impedivano di arrossire.
Già... mormorai alzandomi. Sei... caldo. Aggiunsi poi, prima di scuotere la pelliccia per liberarla dalla polvere. E morbido.
Derek ridacchiò e si alzò, mentre altri lupi si svegliavano. «Torniamo all'accampamento?» chiese ed io annuii.
«Avete dormito insieme! Dovevate vedere che carini eravate!» esclamò proprio in quel momento Nicholas, raggiungendoci. «Belli bellini, coccolosissimi».
Uggiolai imbarazzata, spostando il muso da un'altra parte. Derek ringhiò al suo amico e poi mi diede un colpetto sulla spalla con il naso umido. «Lascialo stare... sai come è fatto».
Annuii e ridacchiai imbarazzata, sperando che la conversazione finisse lì.
«Chiara» mi richiamò Derek subito dopo, mentre arrivavamo in prossimità della piazza. Ci eravamo avvicinati tanto all'accampamento durante la notte... non me ne ero accorta. «Voglio farti vedere una cosa» disse muovendo leggermente la coda.
Ok... dove? chiesi guardandolo.
«Dove ti pare... lontano dagli altri lupi, però. Serve concentrazione».
Lo osservai piegando il muso da un lato, decisamente confusa. Oookaay... Mormorai non troppo convinta. Perché la sua frase mi sembrava ambigua?
Derek ridacchiò e iniziò a camminare verso un'altra direzione.
«Ciao, piccioncini!» ci salutò Nicholas, ridacchiando divertito.
Lo fulminai con lo sguardo e iniziai a seguire Derek.
Restammo in silenzio e qualcosa mi diceva che anche lui era agitato.
Ma perché? Che cosa voleva fare?
Ci allontanandomi parecchio dal Branco.
Poi Derek tornò umano e mi sorrise. «Devi essere in forma umana» disse e mi trasformai, fidandomi. «Hai presente quando ti ho detto che i Sangue di Lupo hanno alcune abilità particolari? Tipo Eolas o Ansion...».
«Sì... Me lo ricordo» mormorai guardandolo. Me ne aveva parlato qualche tempo prima, mentre eravamo sdraiati vicino al fiume e guardavamo il cielo e le nuvole. Stavamo parlando dei nostri mondi e delle loro differenze -io gli avevo raccontato che i bambini umani giocano a trovare animali strani nelle nuvole, mentre lui aveva detto che le nuvole strane potevano contenere messaggi o presagi interpretabili dai Guaritori o dagli Anziani- e poi mi aveva parlato di queste abilità particolari. «Eolas ti permette di vedere e sentire i membri del tuo branco anche da lontano, connettendoti alla natura. Ansion è quasi come Eolas ma più potente e più difficile da usare, ti connette alla natura e ti fa vedere il passato riguardante un luogo o un oggetto».
«Sì, brava! Hai studiato» ridacchiò Derek «Voglio vedere se sapresti fare Eolas».
«Eh?» risposi stupita «Non sono una Sangue di Lupo, non ho le vostre abilità» gli feci notare immediatamente.
«In parte lo sei. Non so se hai le nostre abilità, ma si può provare» sorrise e si abbassò, posando un ginocchio e una mano sul terreno. «Devi sentire la natura. La terra... L'erba... Il cielo... Il vento. Tu sei parte di questo e a questo puoi connetterti» sorrise guardandomi.
Alzai un sopracciglio, confusa. Poi decisi di provare. Mi chinai come lui e posai una mano sull'erba umida del mattino. «Cosa dovrei tentare di fare?».
«No, no, no. Gli umani tentano, noi ci riusciamo».
Sbuffai una risata. «Ok, cosa dovrei fare?».
«Sentire la natura» sorrise. «Senti l'erba sotto alla tua mano, la sua energia... Chiudi gli occhi, può servirti».
Chiusi gli occhi, provando a sentire la natura, l'erba e tutto il resto. Poi sbuffai e mi alzai, sentendomi ridicola. «No, non ci riesco. Fine. Grazie della spiegazione».
«No, non è vero! Provaci» disse Derek «Non viene al primo colpo... Dai. L'ultima volta».
Sospirai e tornai giù. Sapevo che se si metteva in testa qualcosa voleva portarla avanti fino alla fine. Affondai di nuovo la mano nell'erba e chiusi gli occhi.
«Ascolta i suoni... Il vento... L'energia... Tu sei la natura e la natura è te...».
Scoppiai a ridere, interrompendolo. «Derek, stai parlando come un hippie strafatto» gli feci notare prima di tornare a concentrarmi.
«Ok, sì, però: senti la natura» disse senza dare troppo peso al mio commento. Forse non sapeva cos'era un hippie.
«Ho capito, zitto!» sbottai sbuffando «Se parli, non mi concentro» lo zittii e ripresi a "sentire la natura".
Pian piano, senza rendermene conto, avvertii maggiormente il contatto dell'erba sul palmo della mano, gli odori, i suoni. C'era una strana vibrazione attorno a me. Aprii gli occhi, che formicolavano come quando diventavano gialli, e alzai la testa.
Vidi il cielo e poi pensai al Branco di Derek. Percorsi a ritroso la strada che avevamo fatto per allontanarci, ma non mi stavo muovendo con il corpo.
Poi li vidi: c'erano i bambini che giocavano rincorrendosi, l'Alpha Greymark che parlava con un uomo e riuscivo a sentirlo come se fossi lì, di fianco a lui. Pensai ad Andrea, sarebbe stato bello fargli vedere una cosa del genere. Chissà se potevo farlo connettendo la mia mente alla sua... Con le immagini che vedevo o avevo visto, funzionava, ma con un potere del genere... Poi vidi Andrea, che correva nel bosco. Si fermò ad annusare e vidi i suoi occhi. Erano dorati...
Sobbalzai e mi ritrovai dov'ero: inginocchiata e davanti a Derek, che adesso era in piedi.
Sorrisi.
«Ha funzionato?» chiese, ma sembrava che già sapesse la risposta.
«Sì! È una figata!» esclamai saltandogli letteralmente addosso «Grazie!».
Avevo visto Andrea, chissà se sarei riuscita a vedere anche Seth, Jacob, Nessie e i vampiri. Non credevo che fosse così forte, tanto da portarmi fin da loro. E non credevo di essere così forte io. Il branco di Derek non era per niente vicino alla casa dei Cullen!
Derek mi afferrò per i fianchi e fece due passi indietro, barcollando mentre rideva. Si lasciò abbracciare e, quando mi allontanai leggermente imbarazzata, mi bloccò stringendo la presa.
«Proviamoci» sussurrò a bassa voce, tra sé.
Poi posò le sue mani sulle mie guance, avvicinò il viso al mio e mi baciò.
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