38. Potere

Mentre scattavo verso i due umani, avvertii un ringhio provenire dalla mia sinistra, seguito da uno spostamento d'aria.
Non so come, ma riuscii ad interrompere la mia corsa e a voltarmi in tempo per colpire il nemico con un calcio. Sentii perfettamente il mio corpo fermarsi e i muscoli contrarsi per farmi cambiare movimento.
Il licantropo volò poco lontano -non avevo usato molta forza- e attutì il colpo rotolando a terra, prima di sbattere contro il muro.
Già dall'odore sapevo perfettamente che era Chiara, perciò misi da parte l'istinto di sopravvivenza e mi concentrai sulle mie due prede che, intanto, erano rimaste immobili ad osservare cosa accadeva.
Non poteva esistere mossa più stupida.
Quando si resero conto che la mia attenzione era di nuovo su di loro, scapparono via.
Sorrisi divertito e curioso di sfruttare la loro resistenza per scoprire al meglio le mie abilità.
Con una spinta, saltai in aria e compii una capriola a mezz'aria per poi atterrare davanti agli umani bloccando l'uscita del vicolo.
Mi acquattai e scoprii i denti. I loro cuori battevano impazziti e la vena del collo pulsava tanto da essere perfettamente visibile, come per segnalarmi la sua esatta posizione.
Ridacchiai rendendomi conto che erano miei e che Chiara aveva la strada bloccata proprio dai due umani.
«Andrea» mi sentii chiamare da lei. Era tornata umana e non la degnai di uno sguardo, troppo attratto dalla gola pulsante delle prede di fronte a me. «So che non sei così» continuò «Hai solo perso momentaneamente il controllo, ma non devi far per forza del male a queste persone. Ti prego, fermati».
Un ringhio gutturale mi uscii dalla gola, quando notai che si stava avvicinando.
Trattenni il respiro, leggermente sconvolto: avevo appena ringhiato alla mia ragazza?
Lasciai perdere e mi fiondai nuovamente in avanti. L'obiettivo era la gola dell'uomo. I muscoli si contrassero e si tesero con forza, mentre mi avventavo sulla preda con un unico balzo.
Quasi riuscii a sentire il rumore della trasformazione di Chiara, quasi come uno strappo, e poi urlai quando il braccio bruciò di dolore. Avvertii perfettamente le zanne affondare nella mia carne, che credevo essere impenetrabile.
Cademmo a terra, ma l'impatto della schiena contro l'asfalto non mi fece male.
Chiara era in piedi vicino a me, mentre ancora teneva stretto il mio braccio e mi guardava negli occhi. Se fossi stato più tranquillo, mi sarei sicuramente perso ad ammirare tutte quelle pagliuzze gialle, alcune più chiara e altre più scure.
Ma adesso volevo solo il sangue a pochi metri da me. La gola bruciava tanto, troppo. Sembrava che ci fosse una colata di lava al suo interno.
Istintivamente, colpii Chiara ad una spalla. La mia mano affondò nella sua pelliccia e si scontrò contro qualcosa di duro, che si spostò per farmi strada, mentre l'aria si riempiva del rumore di ossa spezzate e di un guaito di dolore. La lupa venne con forza strappata dal mio braccio e spedita a terra, lontano.
Mi rialzai, ma venni placcato da qualcuno. Due forti braccia si strinsero attorno alla mia vita e alle mie braccia, impedendomi di camminare. Ringhiai e mi divincolai, mentre un altro vampiro si metteva di fronte a me e mi bloccava ulteriormente.
«Lasciatemi! Lasciatemi!» urlai cercando di mordere Jasper, davanti a me. Quello che mi teneva stretto, invece, era Emmett.
Notai Carlisle avvicinarsi a Chiara, che lo allontanò con un cenno del muso. A quel punto, il vampiro si avvicinò ai due umani, insieme ad Edward -che mi fissava con sguardo furente-.
Pian piano, sentii una sensazione di calma che si impossessava del mio corpo e, con un sospiro, mi rilassai contro il petto di Emmett.
La gola era ancora in fiamme, ma non avevo più voglia di combattere.
Chiara si alzò, aiutata da Alice, e ci raggiunse zoppicando. Osservai la zampa che teneva piegata per evitare che toccasse terra e mi sentii in colpa.
«Scusa» mormorai guardandola.
"Non importa, guarirà" rispose lei, prima di osservare i due umani.
In quel momento realizzai chi erano: la madre di Bella e il suo compagno.
"Sono i genitori di Bella" mi suggerì Chiara, che probabilmente non stava leggendo i miei pensieri.
«Lo so, me li ricordo» risposi stringendomi nelle spalle. «Ora sto bene, potete lasciarmi» aggiunsi alludendo alle braccia di Emmett attorno alla mia vita e alle mani di Jasper sulle mie spalle.
«Lo decidiamo noi quando stai bene» rispose Jasper in tono brusco.
Lo osservai e distolsi lo sguardo. Non mi ero ancora abituato al suo aspetto. Da umano non riuscivo a vedere bene le sue cicatrici, se non quando era sotto una qualche luce forte che metteva in evidenza i bordi sporgenti di esse. Adesso, invece, le vedevo tutte benissimo. I miei occhi si soffermavano da soli sulla mascella e sul collo, mentre dei brividi di terrore mi percorrevano la colonna vertebrale. Come si poteva sopravvivere a così tanti denti conficcati in gola? E quante battaglie aveva dovuto fare? Quelle cicatrici facevano capire quanto fosse forte e letale il vampiro che avevo di fronte. Tutti i vampiri che avevano lasciato quei segni erano sicuramente morti.
Emmett mi lasciò. «Se dovesse fare qualcosa, lo fermerò» promise.
Jasper si spostò contrariato, ma non smise mai di guardarmi.
Sospirai e mi inginocchiai vicino a Chiara. In silenzio, affondai delicatamente una mano nella sua pelliccia. Mi sentivo in colpa.
Intanto, sentivo Edward e Carlisle cercare di calmare i due umani e di convincerli a venire a casa con noi per spiegargli meglio.
«Scusa» le sussurrai all'orecchio.
"Smettila. Non è colpa tua. Sento che sta già guarendo" rispose guardandomi. "E così siamo pari" ridacchiò posando il muso sul mio braccio.
Abbassai lo sguardo e mi resi conto della manica strappata. Sotto di essa, svettava una cicatrice dove si distinguevano bene i buchi fatti dai denti di Chiara. Anche i pantaloni, all'altezza delle ginocchia, erano rovinati.
Accennai un sorriso, stringendomi nelle spalle. Era il minimo che potevo meritarmi per aver quasi ucciso i genitori di Bella.

~~~~~~~~~~

Alla fine eravamo tornati a casa. I due umani, Carlisle e Jasper erano andati in macchina con Rosalie, che ci aveva raggiunti. Io, Alice, Chiara, Emmett ed Edward eravamo tornati correndo.
Jasper non era stato felice di lasciarmi da solo, ma si era tranquillizzato quando Alice gli aveva promesso che avrebbe previsto ogni mia singola mossa.
Inoltre, io stavo bene. I due umani erano sotto shock, Jasper serviva a loro.
Adesso, però, mi trovavo sul letto di Chiara, con i piedi scalzi posati per terra, i gomiti sulle ginocchia e il viso affondato nei palmi delle mani.
«E se i Volturi vengono a sapere che sanno tutto?» chiesi ansimando.
Sentivo provenire dal piano inferiore le voci dei vampiri, in particolar modo quella di Bella, che spiegavano tutto. Renée piangeva.
«Non lo sapranno» rispose Chiara.
«Sono un mostro» gemetti.
«Non è vero, hai solo perso il controllo».
«Se non mi aveste fermato, li avrei uccisi» ammisi «E ti ho ferita».
«La zampa sta bene» sbuffò lei e in effetti aveva ragione: l'osso era già perfettamente guarito, anche se le faceva ancora male muovere la spalla.
Sospirai e restai lì a deprimermi, mentre Chiara cercava di tranquillizzarmi.
In tutto ciò, mi spaventava anche Bella. La vampira mi aveva solo fulminato con lo sguardo quando ero entrato, ma non mi aveva ancora fatto nulla. Temevo che potesse vendicarsi da un momento all'altro.
Sospirai.
Forse era meglio se fossi morto, invece di essere trasformato.
Rividi il momento dell'incidente e ricordai la paura che avevo provato appena la macchina era sbucata dal nulla. Ero in piena accelerazione e la moto non si fermava!
Sentii di nuovo il rumore dei mezzi che si scontravano. Ero abbastanza sicuro di aver sbattuto contro qualcosa anche durante l'impatto, perché il dolore era arrivato prima che atterrassi contro l'asfalto. La botta con la superficie dura mi aveva tolto il respiro. Ero spaventato. Avevo cercato di alzarmi e chiedere aiuto, ma ero svenuto.
Poi mi vidi sdraiato in un letto di ospedale, con Carlisle che parlava a Chiara e le elencava tutte le mie ferite.
Mi alzai di scatto, stupito e confuso. Quello non poteva essere un mio ricordo!
«Cosa c'è?» chiese la ragazza.
«Sei stata tu? Sei entrata nella mia testa?» domandai.
«In che senso?».
«Ho visto... delle cose» mormorai. Erano ricordi? Come potevo ricordare cose che non avevo nemmeno vissuto?
«Cosa hai visto?» chiese.
«Nulla» risposi sedendomi di nuovo.
In quel momento, sentimmo una presenza nuova. Si espansero gli odori di due vampiri, ma a me sconosciuti.
Mi alzai e ringhiai.
«Ehi, calmati» rise Chiara, posando una mano sul mio braccio. «Sono...» annusò meglio l'aria «Eleazar e Carmen».
«Ne sei sicura?» domandai tornando a sedermi.
«Sì».
Conoscevo quei vampiri, li avevo visti durante il mio soggiorno a Denali. La donna voleva molto bene a Renesmee ed aveva uno strano accento ispanico. L'uomo, invece, mi incuteva timore anche se si era dimostrato sempre gentile.
Carlisle bussò alla porta e sorrisi quando mi resi conto che riuscivo a riconoscere il suo odore e a distinguerlo dall'altro.
«Avanti» disse Chiara, mentre mi osservava guardinga.
Il vampiro biondo -che mi avevano detto essere anche colui che mi aveva morso per trasformarmi- entrò accompagnato dal vampiro con i capelli scuri.
«Ciao, sono Eleazar» sorrise stringendomi una mano.
«Mi ricordo» risposi senza farci caso, mentre mi concentravo per stringergli la mano senza staccargliela.
«Ti ricordi? Come?» chiese Carlisle, stupito. Probabilmente non si aspettava che mi ricordassi di un vampiro visto velocemente un paio di volte quando ero umano.
Mi strinsi nelle spalle. «Io... ricordo tutta la mia vita umana... alcuni ricordi, forse, sono addirittura migliorati» ammisi.
I due vampiri rimasero in silenzio, insieme a Chiara.
«C'è qualche problema?» chiesi titubante. Sapevo bene che i vampiri dimenticavano la loro vita da umani, ma io ero un neonato, un vampiro più forte. Credevo fosse normale.
Eleazar si avvicinò a me e chiuse gli occhi.
Sobbalzai sentendo come se qualcuno mi stesse sondando dall'interno. Avvertii una sorta di calore, seguito da un gelo pungente, attraversarmi tutte le ossa e i muscoli. Arrivò al cuore e poi scivolò via, silenziosa e indolore come quando era arrivata.
«Nessun problema» sorrise Eleazar, riaprendo gli occhi «Hai un talento».
«Talento? Che talento?» domandai confuso. Io non sentivo di avere i superpoteri.
Sapevo bene che Eleazar aveva affinato la sua abilità di scoprire i poteri altrui per secoli e secoli, soprattutto quando prestava servizio ai Volturi per controllare che non eliminassero vampiri utili per l'esercito, ma ero convinto che si fosse sbagliato.
«È come quello di Alice, ma... al contrario. Vedi il passato» decretò annuendo.
Feci una smorfia. «Wow... vedo i miei ricordi...». Se proprio dovevo avere un superpotere, avrei voluto qualcosa di figo, non... questo.
«I ricordi sono importanti» disse Carlisle posando una mano sulla mia spalla «Ogni azione passata ci ha reso ciò che siamo ora».
«Non vedrai solo i tuoi ricordi» ci corresse Eleazar «Sono convinto che, con il giusto allenamento, potrai vedere il passato di chiunque».
«Mh» sorrisi. Ok, era già meglio. Anche se il teletrasporto o il controllo della mente mi sembravano decisamente migliori.
«Ero passato di qua solo per curiosità» ammise il nuovo arrivato, stringendosi nelle spalle «Avendo saputo di un nuovo vampiro nel vostro clan, non ho resistito alla tentazione di sapere se fosse particolare». Rise divertito «Hai una famiglia sempre più talentuosa, caro Carlisle».
Il vampiro rise con lui e poi indicò la porta con un cenno della testa. «Ti accompagno al piano di sotto?» propose.
«Certo, mi farebbe piacere. Magari vado anche a recuperare Carmen, starà giocando con la piccolina» disse con una breve risata e sorrisi. A Denali le avevo viste giocare spesso.
Salutammo Eleazar e poi i due vampiri andarono via. Sentivo che stavano ancora parlando al piano di sotto, ma non ci feci caso.
«Quindi... puoi vedere il passato» commentò Chiara, sorridendo.
«A quanto pare...» risposi stringendomi nelle spalle «Io vedo solo i miei ricordi».
«Ti serve allenamento» sorrise «E adesso ho capito perché a scuola ti piaceva così tanto storia».
La osservai confuso, in silenzio.
«A volte questi talenti sono prolungamenti e miglioramenti di... caratteristiche, diciamo, che si hanno da umani.
Jasper, per esempio, era molto carismatico... adesso è in grado di controllare le emozioni».
«Beh... forse c'entra qualcosa» mormorai stordito dall'insieme di novità. Vedevo i miei ricordi grazie al mio talento, il quale mi avrebbe permesso di vedere il passato, e forse era collegato al mio amore per la storia.
«Potrai vedere i miei genitori» disse d'un tratto Chiara. «Non ho mai capito perfettamente come sono morti. Sono convinta che c'entri il mondo dei licantropi e dei vampiri...» spiegò.
Sorrisi «Mi allenerò e proverò a vederlo» promisi alzandomi.
Adesso avevo un nuovo compito oltre a quello di non perdere il controllo e di imparare a comportarmi da umano: esercitare il mio potere.
L'unico problema era che non sapevo assolutamente da che parte iniziare.

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