23. Due mesi, tre persone

Tornai umana ed entrai in casa dopo essermi fatta una lunga passeggiata nel bosco.
Sbuffai salutando con aria depressa Emmett che, sdraiato sul divano, si guardava una partita di baseball e, ogni tanto, commentava le azioni dei giocatori con Jasper, seduto in modo più composto sulla poltrona.
Andai verso la mia camera e mi buttai sul letto.
Odiavo quella casa. Odiavo quel posto. Odiavo tutto.
Eravamo lì, in Inghilterra, da circa due mesi e il tempo sembrava scorrere a rilento.
Volevo tornare a Forks.
Sospirai e presi il telefono che aveva iniziato a vibrare. sorrisi leggermente. Era una chiamata da parte di Alexis. Da quando ero andata via avevamo continuato a sentirci, circa una volta alla settimana.
«Pronto?» dissi cercando di non apparire troppo triste.
«Chiara!» esclamò lei «Come va? Come stai? Cosa mi racconti?».
Sorrisi contagiata dalla sua allegria e poi sospirai, pensando che non l'avrei mai più rivista. «Nulla di che. Mi mancate...» mormorai.
«Sì» rispose lei e sentii la sua felicità scemare «Anche tu ci manchi. Soprattutto a me. Ma parliamo di altro, per esempio... com'è la tua nuova scuola? Sono passati due mesi e non me lo hai ancora detto».
«Beh...» dissi leggermente in ansia. Cosa avrei potuto dirle? Qua non andavo a scuola. Nessuno sapeva della mia esistenza, e nemmeno di quella degli altri.
Abitavamo in una casetta non troppo grande, distante circa quindici minuti da un piccolo paesino vicino Londra -dopo due mesi non riuscivo ancora a ricordarmi il nome- e gli umani sapevano solo di Carlisle ed Esme, due giovani adulti appena sposati che erano andati lì per iniziare la loro vita. Insieme a loro c'erano il fratello minore di Carlisle, Edward, con la sua fidanzata, Bella. Carlisle ed Edward lavoravano nel piccolo ospedale locale, mentre Esme e Bella lavoravano per una piccola ditta di ristrutturazione.
«Chiara? Ci sei ancora? È caduta la linea?» chiese Alexis, preoccupata dal mio silenzio.
Mi ripresi dal turbinio di pensieri nel quale ero caduta. «Eh? No, no, ci sono... stavo dicendo... la scuola, beh, è carina» dissi pensando a come sarebbe potuta essere la scuola in quel posto.
«Ti sei fatta nuove amicizie? E ci sono dei ragazzi carini?» ridacchiò.
Sorrisi nuovamente. «No, non ho conosciuto nessuno perché non voglio conoscere nessuno. Voglio tornare a Forks. E non mi interessa dei ragazzi» aggiunsi ripensando ad Andrea. Chiusi gli occhi per tentare di non piangere.
No. Non avrei pianto per lui. Non di nuovo.
Non ce lo eravamo detti apertamente, ma era chiaro che tra di noi fosse finita. E in modo anche piuttosto brusco.
«Dai, Chiara, dovresti farti degli amici» mi fece notare Alexis. «Noi resteremo amiche per sempre, ma non ti fa bene stare sempre da sola...».
Sospirai. «Sì, vedrò di farmi degli amici...» mormorai. «Piuttosto... come state tu e Brian?».
«Bene, bene, grazie. Anche se inizia ad essere il periodo delle verifiche».
Annuii anche se lei non poteva vedermi. «E... lui?».
«Andrea?» domandò lei prima di rispondere subito «Beh... è un po' cambiato. Ultimamente è molto schivo, evita me e Brian e sta per i fatti suoi, oppure con...» si interruppe «No... nulla...».
«Cosa intendi? Con chi sta?» domandai confusa da quella risposta.
«Nulla, nulla. Adesso devo andare, scusami, ho un capitolo intero di scienze da studiare per dopodomani» disse e, improvvisamente, sembrava agitata.
«Ok» risposi perplessa «Ciao».
«Ciao. Cerca di farti degli amici, mi raccomando!» disse prima di riattaccare.
Sospirai e mi sedetti sul letto. Cosa era successo con Andrea? Con chi stava adesso? Si era fidanzato e Alexis non voleva dirmelo?
Erano tutte domande che mi tormentavano e, lo sapevo, mi avrebbero tormentato finché non avessi trovato una risposta.
Ripresi il telefono con la grande tentazione di scrivere ad Andrea, anche se sapevo che avrebbe peggiorato tutto, e vi trovai un messaggio di Seth.

Seth! 🐺
Ciao, Alouette!
Come stai? :)

Sorrisi leggendo lo stupido soprannome che mi aveva affidato.

Voglio tornare a casa... mi mancate... tu come stai?

Seth! 🐺
Tutto ok. Anche se mi manchi.
Però... ho una sorpresa per te! :)

Una sorpresa? Che sorpresa?

Seth! 🐺
Se è una sorpresa non posso dirtela, altrimenti che sorpresa sarebbe?

Ridacchiai. Aveva ragione.

Daiiiii, dimmelooooo

Seth! 🐺
No, non posso. Posso solo dirti... il prossimo weekend stai a casa! ;)

Fissai stupita lo schermo.

Vieni a trovarci insieme a Jake?! O.o

Ero estremamente felice.

Seth! 🐺
Forse... U.U

Siiiii! Ti adoro Seth!!!! <3

Seth! 🐺
:)

Senti... posso chiederti una cosa?

Gli scrissi poco dopo.

Seth! 🐺
Va bene. Cosa?

Sai qualcosa di Andrea?

Seth! 🐺
No, non molto. Mi dispiace

Che cosa sai?

Seth! 🐺
Beh, l'altro giorno l'ho visto mentre andavo a casa di Charlie con Jake. L'ho salutato ma lui si è girato dall'altra parte ed è andato via -.-"

Sospirai.

Ah... peccato... speravo che non rompesse l'amicizia con te per una cosa che è avvenuta solo per colpa mia.

Seth! 🐺
Non è stata colpa tua!
È stato quel lupo selvatico ad uccidere la nonna di Andrea!
Andrea dovrebbe evitare di dare la colpa a te, a me e a chiunque altro! Dovrebbe solo vergognarsi della sua stupidità!

Rispose immediatamente per poi aggiungere.

Seth! 🐺
Ok, scusa lo sfogo. Comunque, non è stata colpa tua.

Sì, lo so. Grazie

Seth! 🐺
Senti, Alouette, vorrei stare a parlare con te per ore, ma devo andare, Leah ha accennato a qualcosa di urgente e Sam. Scusami. Ci sentiamo poi ;)

Sam? Cosa è successo?

Domandai preoccupata.
La risposta arrivò qualche minuto dopo.

Seth! 🐺
Nulla. Sam, Paul, Jared, Collin e Brady hanno trovato dei cacciatori che stavano cercando i lupi nella nostra riserva... E... Sai che è vietato, no?
Quindi (da umani, ovvio) li hanno presi per portarli dagli anziani e da Charlie per chiedergli cosa stessero facendo e Sam, vuole parlarci per la questione dei lupi. Ti terrò aggiornata.

I lupi? Vi hanno avvistati nuovamente?

Seth! 🐺
No. Pian piano hanno smesso di cacciarci ma, a quanto pare, hanno ripreso a farlo.
Ora vado, scusami, oppure Jake mi sbrana il telefono. (Siamo alla segheria ed trasformato qui davanti a me... e sembra pericoloso)

Scrisse inviandomi una foto di un Jacob che appariva piuttosto minaccioso.
Dopo pochi secondi mi inviò un altro messaggio:

Seth! 🐺
Forse così è meglio...

Scoppiai a ridere vedendo la foto di un Jacob che non sembrava più così minaccioso.

Sì! Decisamente meglio! Salutami Jake e tutti gli altri e tienimi aggiornata.
Ciao! :)

Seth! 🐺
Ciaooo! :) <3 <3 :)

«Allora? Qualcuno ha beccato quei lupi?» domandai raggiungendo il ragazzo dai capelli scuri accuratamente pettinati in una cresta elegante e che indossava degli abiti di marca all'apparenza molto costosi.
«No, per niente. Quei bastardi ormai fanno attenzione a non farsi vedere» rispose.
«Oppure sono andati via con la tua ragazza» disse un altro. Un ragazzo dai capelli chiari, pettinati in una cresta, palesemente un'emulazione malriuscita della pettinatura del primo.
«No, non sono andati via. L'altro giorno ho visto Seth Clearwater uscire dalla riserva insieme a Jacob Black. Non li ho seguiti, ma andavano sicuramente a casa dello sceriffo».
«Anche se lo sceriffo li coprisse, non possiamo dimostrarlo».
«Lo so, Jeremy. Lo so» sospirai irritato. Quei bastardi avevano ucciso mia nonna e noi non potevamo ucciderli. In pochi credevano ai licantropi, la maggior parte degli abitanti di Forks pensava che fossero semplici lupi e, ovviamente, i cacciatori stavano cercando degli animali, non degli umani in grado di trasformarsi in animali.
«Ti vendicherai, fratello. A tempo debito» disse Jeremy dandomi una pacca sulla spalla. «Adesso andiamo. Pensavo di appostarci vicino al confine con la riserva indiana».
«Basta che non superiamo il confine, o saranno guai. I loro capi tribù sembrano decisamente severi» mormorò Albert.
«Già, e lo sceriffo Charlie Swan è il migliore amico di uno di loro, Billy Black» commentai indignato mentre prendevo il fucile che aveva tentato di usare mia nonna per difendermi da Chiara, quando aveva perso il controllo.
«Potremmo superarlo senza farci vedere, sarebbe bello curiosare nei loro boschi» ghignò Jeremy mentre prendeva il fucile del padre e ne passava uno ad Albert.
I nostri genitori non erano al corrente di quello che stavamo facendo. Solo il padre di Jeremy sapeva che, ogni tanto, il figlio prendeva i fucili per andare a sparare e passare il tempo.
Sorrisi compiaciuto mentre iniziavo a camminare verso il bosco. Dalla casa di Albert non ci voleva molto a raggiungere il confine con la riserva dei Quileute. «Allora andiamoci» dissi convinto mentre mi addentravo nel bosco. All'incirca sapevo dove andare.
Sentii Jeremy sghignazzare e poi si unì a me, seguito da Albert.
«Senza la tua ragazza si sta molto meglio» commentò il ragazzo dai capelli scuri, dopo qualche minuto passato in silenzio.
«Non è la mia ragazza. Non più» risposi freddo.
«E hai anche ragione...» rispose lui «Ma quando vi baciavate, non avevi paura che ti strappasse la faccia con le zanne?».
Nonostante la domanda indiscreta e che evocava alla mente determinati ricordi che stavo cercando di cancellare, sorrisi. «No. Non avevo paura. Quando era umana, era umana» dissi convinto.
«E come hai fatto a capire che era un mostro?» domandò Albert.
«Me lo ha detto lei» mentii parzialmente. Avevo iniziato ad avere dei dubbi sulla sua natura umana e a fare delle ipotesi, quasi totalmente confermate quando, in forma di lupo, mi aveva difeso da uno dei Volturi che voleva mangiarmi.
«E perché sei rimasto con lei?».
«Perché mi fidavo e... ne ero innamorato» risposi ad Albert, sospirando. Anche se attualmente odiavo il mondo paranormale nel quale ero stato coinvolto, mi mancava comunque Chiara. Probabilmente, non mi ero ancora completamente reso conto che la colpa della morte di mia nonna era anche causa sua.
«Però lei ha preferito il suo simile a te» mi fece notare Jeremy.
Tirai un calcio ad un sassolino. «Lo so» risposi.
Derek, quel bastardo, era solo colpa sua. Da quando era arrivato aveva portato solo guai e non mi era mai piaciuto. Oltre ad avere ucciso mia nonna ero anche piuttosto convinto che mi avesse rubato la ragazza. Immaginai Chiara fra le braccia di quello e, improvvisamente, sentii un'enorme rabbia crescermi dentro. Avrei tanto voluto ucciderlo, se solo non fosse sparito nel nulla.

Senza quasi rendercene conto arrivammo nella zona della riserva abitata dai Quileute.
Smettemmo di parlare e restammo all'erta.
Era stranamente divertente fare cose del genere. Dava una strana scarica di adrenalina devastante.
Ci sentivamo come i bambini che giocano con spade, fucili e pistole giocattolo, senza sapere che cosa sia veramente la guerra e senza capire quanto dolore, morte e distruzione essa sia in grado di portare. Proprio come loro, noi non ci rendavamo pienamente conto di quello che stavamo facendo, ma era fantastico farlo.
Ad un tratto, un rumore ci fece sobbalzare e ci voltammo tutti e tre di scatto.
Cinque ragazzi ci osservavano con le braccia incrociate. Erano disposti a triangolo e, in punta, c'era quello che doveva essere il capo.
Ci misi un attimo per riconoscerli, li avevo visti poche volte in forma umana. Mentre realizzavo che erano Sam, Paul, Jared e altri due tizi mai visti prima, Sam -che era in cima alla formazione- fece un passo avanti, verso di noi.
Immediatamente, Jeremy ed Albert arretrarono.
«Voi non siete della tribù» disse il ragazzo che, ormai, era praticamente un uomo. «Pertanto... cosa ci fate qui? Soprattutto con quelli» indicò i nostri fucili.
Ero piuttosto sicuro che mi avesse riconosciuto, ma non osai chiederglielo.
«Allora?» chiese irritato, visto che non accennavamo a voler rispondere.
«Stiamo cercando i lupi giganti» rispose Albert.
«Qua non ci sono» disse Sam. «E ora venite con noi dagli anziani» aggiunse. «Paul, Jared» disse voltandosi verso i due ragazzi «Prendetegli i fucili. Non vorrei che questi bambini si facciano male».
«Bambini?» domandò irritato Jeremy, ma un'occhiata glaciale di Sam lo fece rimanere zitto.
«Collin, Brady» continuò il licantropo Alpha «State dietro e controllate che non si perdano» sorrise e si voltò verso di noi. «Andiamo, la strada non è poi così lunga» disse prima di iniziare a camminare.
Incitati dagli altri ragazzi, lo seguimmo verso il villaggio. Questa volta eravamo nei guai.


«Derek!» urlò una voce, riportandomi alla realtà. In un attimo ripresi la lucidità che mi serviva, ma era ormai troppo tardi. Venni sbalzato a terra, spinto da qualcuno. Mentre rotolavo avvinghiato ad un altro lupo potevo vedere l'alce che passava proprio nel punto esatto nel quale, un attimo prima, c'ero io.
Il rotolamento venne fermato in modo brusco. Mi rialzai all'istante, guardingo.
«Sei impazzito?! Ti stavi facendo uccidere!» urlò il lupo nero come la pece che stava di fronte a me.
Sbuffai. «Era tutto calcolato, gli sarei saltato alla gola appena fosse stato abbastanza vicino».
«Sai che è un attacco insensato. Ti saresti fatto colpire dagli zoccoli» rispose con tono freddo.
«Oh, Nicholas, non rompere» dissi mettendo fine al discorso. Vidi l'alce che si avvicinava di nuovo. Mi piegai in avanti, pronto ad attaccare, ma fu tutto inutile.
Un altro lupo nero come la pece saltò sulla groppa dell'animale, che arrestò bruscamente la sua corsa. La nostra preda iniziò a divincolarsi, cercando di buttare a terra il suo assalitore, Logan.
Una lupa con un manto bianco saltò al collo dell'alce, stringendo forte la presa. L'animale si alzò sulle zampe posteriori, scalciando con quelle anteriori nel disperato tentativo di colpire Hurit. In un attimo si accasciò a terra, praticamente davanti alle mie zampe.
«Bel lavoro, ragazzi» commentai osservando la preda morta. «Questo basterà per oggi, portiamolo al branco».
«Portiamolo? Adesso ci aiuti?» rispose stizzita Hurit.
Roteai gli occhi. «Mi ero solo distratto un attimo ed ero già pronto per attaccare».
«Se ti distrai tu, che sei il Capo Cacciatore, come pensi che possiamo andare avanti noi?» ringhiò Logan.
Sbuffai. «Vi concedo di distrarvi come me, purché non lo facciate tutti insieme».
«Ci prendi in giro?!» Logan ringhiò mettendosi in una posizione d'attacco.
«Te lo sconsiglio, sai che sono più forte» dissi freddo, osservandolo con aria di superiorità.
Logan saltò, ma venne atterrato da Nicholas. «Fermo, stupido! Non puoi attaccarlo».
Logan ringhiò. «E perché no?» chiese rialzandosi.
«Perché perderesti e perché all'Alpha non piacerebbe. Dopotutto ci hanno accolti quando non avevamo nessuno. Non possiamo mancargli così di rispetto».
Nicholas era molto dolce e riflessivo; Logan, invece, era brusco ed impulsivo. Ancora non riuscivo a capire come due gemelli potessero essere così diversi. Dopotutto, nell'aspetto erano identici.
I due iniziarono a ringhiarsi.
«Smettetela» li richiamò Hurit «È solo un po' provato dal viaggio. Adesso tornerà quello che era, vero?» mi guardò con i suoi occhi gialli.
Annuii. «Sì. Sì, sicuramente».
Hurit sorrise e si avvicinò a me. Strusciò il suo muso contro il mio, leccandomi ogni tanto. Ricambiai per un attimo quella sorta di bacio lupesco, ma poi mi allontanai in modo brusco.
Hurit mi guardò con un'espressione allibita. Logan, invece, mi sembrò stranamente soddisfatto.
Li lasciai perdere e mi avvicinai all'alce morto. «Dai, portiamola agli altri» dissi con un tono che non ammetteva repliche.
I tre lupi si avvicinarono e, lentamente, portammo la preda dal branco.

Appena arrivammo, me ne andai senza dire niente a nessuno. Raggiunsi un fiume poco distante e tornai umano.
Sospirando mi sedetti su un masso che sporgeva sull'acqua. Non riuscivo a non pensare a quella ragazza. Da quando l'avevo lasciata lì, non riuscivo a togliermela dalla testa.
«Derek, stai bene?» mi chiese una voce familiare.
Annuii. «Sì, Nick, grazie» risposi mentre il lupo, ormai tornato umano, si sedeva vicino a me.
«Ne sei sicuro? Da quando sei tornato sembri così strano» mi fece notare.
«Strano? No, sei tu che ti sbagli».
«Non mi sto sbagliando. Qualcosa ti turba».
«Non è vero» dissi in modo gelido.
«Ma se oggi hai addirittura rifiutato il bacio di Hurit. Lo sanno tutti che avete una storia».
«Non è una storia. Lei va con praticamente tutti».
«Ok, va bene. Ma non la rifiuti mai».
«Eravamo in pubblico».
Nicholas alzò un sopracciglio e fece una smorfia.
«Avevo fame, non avevo tempo per cose del genere» dissi cambiando scusa.
«Non hai nemmeno mangiato, sei andato via appena abbiamo raggiunto il branco».
Sbuffai. «Nick, smettila. Sto bene».
«Ti piace quella lupa, vero?».
«Di cosa stai parlando?» chiesi allarmato.
«Chiara, quella che sei andato a cercare. Tu sei qui, ma il tuo cuore è là» rispose con un sorriso.
«No. Non è vero» dissi in modo freddo. «Lei è diversa da noi e non vuole nemmeno venire qui. Non posso innamorarmi di lei».
«Al cuor non si comanda, amico!» rispose ridendo. «Avete passato insieme la luna piena? È allora che ti sei innamorato?».
Mi morsi il labbro inferiore ricordandomi quella notte. La sua mano sulla mia guancia, la mia mano sulla sua, quella vicinanza... scossi la testa bruscamente. «No. Non sono innamorato di lei!» ringhiai.
Nicholas alzò le mani in segno di resa. «Ohhh, tranquillo. Non volevo farti arrabbiare».
«Non sono innamorato di lei» ripetei a bassa voce, più per convincere me stesso che Nick.
«L'hai baciata, almeno?» chiese ancora ridacchiando.
«Baciata? Nicholas, ma cosa stai dicendo?! Lei è fidanzata».
«Oh... ancora? Con un umano, vero?».
Annuii stringendo i denti. Non sapevo perché ma quella cosa mi dava così fastidio. Perché aveva scelto lui? Che cosa aveva di così speciale?
Il mio amico scoppiò a ridere. «Uhh, qui abbiamo un lupo geloso!».
«Non sono geloso!» lo aggredii ringhiando. Mi voltai verso di lui, mostrando le zanne e gli occhi gialli.
«Ehi, ehi, calmati» mormorò divertito. «Quindi non l'hai baciata?».
Abbassai lo sguardo e scossi la testa. «Nicholas, continuo a dirti che non mi piace».
«Ok, potrebbe non piacerti, ma mi nascondi qualcosa...».
Sbuffai. Quanto era noioso quel tipo. «Ad un certo punto, quando eravamo entrambi lupi, le ho dato una leccatina sul muso...».
«Ah! Lo sapevo! Lo sapevo!» esultò saltando in piedi. «Derek è innamorato, Derek è innamorato...» iniziò a cantilenare.
«Smettila!» gli saltai addosso tappandogli la bocca con una mano. Nicholas, dalla corporatura esile, non riuscì a reggere il mio peso e cademmo entrambi giù dalla roccia, nell'acqua.
Appena riemergemmo, ci guardammo per un attimo e scoppiammo a ridere.
Ridendo, mi tolsi la maglia e la lanciai sulla riva, sperando che almeno quella si asciugasse.
«Quindi vi siete baciati?» chiese Nicholas facendo la stessa cosa.
«Non esattamente» ammisi guardando la sua maglia appallottolata che atterrava di fianco alla mia. «Io l'ho leccata, ma lei non ha ricambiato e, soprattutto, non è come noi. Dubito che pensasse che quello fosse un bacio».
Nicholas fece una smorfia «Peccato. Ti servirebbe un po' di amore nella vita» commentò osservando il mio petto nudo.
«Nick? Perché mi stai guardando così?» chiesi ridacchiando «Da quand'è che sei attratto da me?».
«Non sono attratto da te, idiota. Dov'è finita la tua collana?».
«Qui, scemo. Da quando sei cieco?» gli mostrai la mia collana con il dente del lupo.
«Non quella, l'altra. Quella che ti hanno dato prima della tua partenza».
Sorrisi involontariamente. «L'ho data a lei...» mormorai.
«Perché? Era un dono di nozze?».
Scoppiai a ridere. «No. Era solo un modo per permetterle di venire qui».
«Quindi potrebbe venire qui?» chiese felice.
«Non lo so... non credo, ma potrebbe farlo».
«Sarebbe favoloso!» rispose ridendo e saltellando, schizzandomi tutto con l'acqua fredda. «Se vi sposate voglio essere il testimone di nozze!».
«Non sono innamorato di lei, non stiamo insieme e non ci sposeremo» risposi freddo.
Nicholas mormorò qualcosa di incomprensibile, prima di aggiungere: «Io torno dagli altri, sto morendo di fame e di freddo. Ho bisogno di una tana calda».
Annuii seguendolo fuori dall'acqua. Mi rimisi la maglia ancora bagnata. «Io penso che resterò qui per un po'».
«A pensare alla tua amata?».
Scoppiai a ridere e gli diedi una spinta. «Non mi piace, smettila».
Il ragazzo ridacchiò «Ceeerto».
Tornando serio, lo afferrai per le spalle, in modo da tenerlo fermo mentre lo guardavo negli occhi. «Nicholas, adesso sono serio, non parlare con nessuno di questo. Non esporre a nessuno le tue strane teorie sulla mia cotta per Chiara. Per favore».
«Uhhh, "per favore". Non chiedi mai "per favore", quindi è una cosa seria» ridacchiò.
«Nicholas» lo richiamai.
Lui ridacchiò ed annuì. «Va bene, va bene».
«Se scopro che hai detto qualcosa, ti uccido» dissi minaccioso, lasciandolo andare.
Sorrise divertito. «Ok, va bene. Ciao» mi salutò allontanandosi.
Quando sparì fra gli alberi, mi lasciai cadere a terra, appoggiando la schiena ad un tronco caduto. Portai le ginocchia al petto e sospirai. Perché continuavo a pensare a quella ragazza? Perché, quando ci eravamo detti addio, non le avevo detto quello che volevo dirle? Perché non avevo avuto il coraggio di farlo?
Irritato, presi una pietra e la lanciai contro un albero, lasciando in esso un segno profondo.
Quel nostro ultimo abbraccio continuava a darmi i brividi, in senso positivo, ma, soprattutto, quelle parole non dette continuavano a ronzarmi nella mente. Quel "ti amo" non detto ma solo pensato pesava come un macigno.
Mi alzai si scatto. Mi passerà. Mi dissi. Non è amore. Non si può amare qualcuno che neanche si conosce. È una semplice cotta che, con il tempo, passerà.
I miei stessi pensieri non mi convincevano. Lentamente, tornai dal branco per cercare di distrarmi in qualche modo e dimenticare quella ragazza. 

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