22. Andiamo via

«Ricordati che questo pomeriggio partiamo. Non possiamo aspettare ancora» mi ricordò Emmett mentre saltavo giù dalla sua enorme jeep.
«Sì, lo so» sbuffai.
«Ci vediamo dopo scuola» aggiunse osservandomi.
«Sì...» borbottai andando verso l'ingresso dell'edificio.
Erano passati quattro giorni dalla morte della nonna di Andrea e speravo di poter vedere il ragazzo in questione, per poter chiarire con lui e salutarlo. Nel pomeriggio avremmo lasciato Forks per andare da qualche parte. Nemmeno io sapevo dove, dovevano ancora decidere. Ma, per gli umani, saremmo andati a Città del Messico.
Sorrisi leggermente, scuotendo la testa. Era decisamente troppo soleggiata per dei vampiri.
«Ehi, Chiara!» mi salutò Alexis, raggiungendomi.
«Ciao» risposi sorridendo. «Hai visto Andrea?» le chiesi immediatamente.
Lei sospirò e, dopo un attimo di esitazione, annuì. «È lì con Brian» disse indicando un punto alla sua sinistra.
Per l'intera cittadina di Forks, l'aggressione di un lupo nero era stato un tremendo shock.
Spostai lo sguardo ed incontrai quello freddo ed accusatore del ragazzo. Rabbrividii.
«Grazie, dovevo parlargli».
«No, non farlo» mi intimò lei «È ancora scosso per la morte della nonna e... non so perché, ma è arrabbiato con te».
Sospirai. «Sì, ma, prima o poi, dovrò parlargli...» borbottai abbassando lo sguardo.
Subito dopo la morte di Gertrude ero tornata a casa, raccontando ai Cullen quanto accaduto e mettendo in guardia i licantropi: il bosco si stava popolando di cacciatori. Sam, Paul e Jared erano venuti a casa nostra e si erano confrontati con i vampiri e Jacob, accompagnato da Leah e Seth. Dopo varie discussioni e le mie più sentite opposizioni, era stato deciso che i Cullen, me compresa, avrebbero lasciato la città.

«E Jacob?!» urlò Renesmee, opponendosi alla decisione dei genitori.
Edward fulminò il licantropo con lo sguardo. Non aveva ancora digerito la questione dell'imprinting.
«Tesoro, Jacob non può venire» cercò di spiegarle Bella, dolcemente.
«Non voglio venire se non c'è Jake!» si lamentò.
«Ness, verrò a trovarti spesso, spessissimo. Sarà come avermi lì con te» la tranquillizzò lui, inginocchiandosi davanti a lei.
Renesmee, dopo un attimo di indecisione, annuì.

Sospirai ricordando la tristezza della bambina che, per fortuna, aveva capito la gravità della situazione e noj si era lamentata troppo.
E così, saremmo partiti nel pomeriggio. Tutti quanti a scuola lo sapevano già.
«Ci sentiremo comunque, vero?» chiese Alexis, rompendo il silenzio che si era creato.
Annuii. «Sì, ci terremo in contatto».
«Tutti i giorni, vero?».
Sorrisi. «Sì, possiamo provarci» risposi mentre la campanella segnava l'inizio delle lezioni.
Ci dirigemmo nell'aula di scienze. «Perché Andrea si comporta così con te?» domandò Alexis, notando che il ragazzo si era seduto distante da noi, con Brian, e non mi guardava.
Sospirai. «Non lo so» mentii guardando fuori dalla finestra. «Forse non ha digerito l'annuncio della mia partenza improvvisa perché Esme ha trovato un buon lavoro in Messico e Carlisle è stato assunto nell'ospedale migliore».
«Sì, forse» mormorò Alexis.
In realtà pensavo proprio di sapere perché si comportasse così: aveva finalmente capito che eravamo mostri.

Le prime due ore volarono senza che me ne accorgessi. Ero troppo presa dai miei pensieri.
Nell'intervallo persi il coraggio e non andai a parlare ad Andrea, perché avevo paura della sua reazione.
Il giorno del funerale di sua nonna avevo provato ad affiancarlo, ma mi aveva mandata via con un "vattene, non ho voglia di vederti" seguito da un "mostro..." sussurrato così a bassa voce da risultare inudibile per un umano, ma non per un licantropo o un vampiro.

Anche le due ore successive sembrarono volare ed arrivò l'ora di mensa.
«Andrea, dobbiamo parlar...» dissi trovando il coraggio per avvicinarmi a lui, appena uscimmo dall'aula dell'ultima lezione.
«Non adesso» mi interruppe lui con tono gelido, cercando di allontanarsi.
«Ti prego» mormorai afferrandogli il braccio per farlo fermare. «Questo pomeriggio devo partire. Non torneremo qui».
Con uno strattone si liberò. «Non toccarmi» sibilò fulminandomi con lo sguardo. «Buon viaggio» aggiunse prima di disperdersi nella folla di persone che andava verso la mensa.
Sospirai e, dopo un attimo, lo seguii. Oltretutto, Derek non si faceva vedere da quel giorno. Non sapevo se fosse scappato, se fosse tornato dal suo branco, o se i cacciatori l'avessero trovato. Non sapevo niente, e la cosa non mi piaceva.
«Andrea, aspetta. Ti prego» dissi appena raggiunsi l'umano.
Sospirò frustrato. «Vuoi lasciarmi in pace?» domandò irritato.
«Prima voglio chiederti perché mi stai ignorando» risposi guardandolo negli occhi. Aveva uno sguardo freddo ed accusatore.
«Secondo te?» sibilò abbassando la voce, forse non voleva che qualcun'altro ci sentisse «Avete ucciso mia nonna».
Mi sentii come se stessi sprofondando. «I-io... non c'entro nulla. Non... non doveva succedere».
«E invece è successo. Ero quasi riuscito a convincerla che voi non eravate mostri, che non uccidevate gli umani, e poi... è stata uccisa da uno di voi».
«Ma... A-Andrea... no...» mugolai mentre si allontanava, senza dire nulla.

Passai il resto della giornata a fare nulla. Le parole del ragazzo mi avevano ferita.
Io non avevo fatto nulla. Avevo semplicemente perso il controllo, ma era stata colpa sua.
Appena uscii da scuola, venni raggiunta da un ragazzo. Da quel ragazzo. Dalla causa di tutto ciò.
«Derek...» mormorai osservandolo. Al contrario di quanto mi sarei aspetta, non ero felice di vederlo. Anzi, ero piuttosto irritata. Andrea ci odiava perché lui aveva ucciso sua nonna.
Era tutta colpa sua.
«Che cosa vuoi?» chiesi fredda.
«Devo parlarti» rispose guardandomi negli occhi. Questa volta non sorrideva, forse si era reso conto del suo errore.
«Non ora, devo partire» risposi allontanandomi. Vedevo già la jeep di Emmett e il vampiro che, appoggiato al veicolo con le braccia conserte, guardava male il licantropo al mio fianco.
«Dai, per favore» disse Derek, mettendosi davanti a me per bloccarmi il passaggio. Appoggiò le sue mani sulle mie spalle. «Lasciami parlare».
«E di cosa?» chiesi irritata «Andrea mi odia per colpa tua».
«Ti ho salvato la vita» rispose sconcertato. «Quella donna ti avrebbe uccisa».
«Non è vero».
«Sì, invece! E lo sai anche tu».
«Andrea mi avrebbe difesa. Non avrebbe lasciato che mi uccidesse».
«Ah, davvero? Ti ricordo che lui non stava facendo nulla e guardava la scena terrorizzato».
«Ti permetti anche di parlarmi alle spalle, assassino?» si intromise Andrea, raggiungendoci. Con quelle parole, attirò anche l'attenzione della gente.
«Non so di cosa tu stia parlando» rispose Derek, guardando l'umano. Intanto, arrivarono anche Brian ed Alexis.
«Davvero?» domandò acido il ragazzo. «Non sai di esserti trasformato in un licantropo e di aver morso alla gola mia nonna? Io non ho fatto nomi, ma adesso li faccio!» urlò dando una spinta a Derek, che barcollò all'indietro. «Jeremy ha sempre avuto ragione riguardo a voi, riguardo ai licantropi!» sbottò.
Mi guardai intorno terrorizzata. «A-Andrea, cosa stai dicendo?» mormorai mentre notavo gli sguardi delle persone ed Emmett che faceva un passo verso di noi.
Mi soffermai particolarmente su Jeremy: sorrideva soddisfatto.
«Non osare toccarmi» sibilò Derek, dando una spinta ad Andrea.
«Ti tocco quanto mi pare, invece» rispose lui, dando un pugno al licantropo.
Derek, colto alla sprovvista, si lasciò colpire. Poi, alzò lo sguardo sul ragazzo e ringhiò prima di saltargli addosso.
I due caddero a terra ed iniziarono a picchiarsi.
Notai immediatamente le mani di Derek, erano coperte da linee nere. No, no, no! Pensai preoccupata, afferrando il licantropo e cercando di tirarlo via mentre ringhiava come un animale.
La folla urlava spaventata, qualcuno mormorava commenti e qualcun altro incitava Andrea o urlava "mostro" a Derek.
Stava tutto colando a picco a velocità supersoniche.
Emmett intervenne e mi aiutò ad allontanare Derek. «Controllati» sibilò al suo orecchio mentre Brian ed Alexis trattenevano a stento Andrea.
Il ragazzo mi guardò. «Preferisci anche lui a me, eh?» urlò «Siete tutti dei mostri!» aggiunse mentre Emmett trascinava via me e Derek.
«Sali» mi intimò spingendomi leggermente verso la portiera aperta.
«Ma... Emmett...» mugolai.
«Sali. Dobbiamo andarcene» ripeté serio.
Era raro vedere Emmett, il burlone del clan, serio e preoccupato.
Derek approfittò di quell'attimo di distrazione per poter correre via e sparire nel bosco. "Chiara, prima di andartene, vieni qui. Devo parlarti" pensò, mostrandomi l'immagine di un luogo nel bosco. Sapevo dov'era, ma non ci sarei andata.
Sospirai e salii sulla jeep, mentre molti umani si accalcavano attorno ad Andrea.

Appena arrivammo a casa, mi precipitai in camera mia. Mentre Emmett raccontava che cos'era appena successo con gli umani.
Misi velocemente le ultime cose in alcuni scatoloni e le lasciai lì. Ci avrebbero pensato i vampiri a portarle via.
Dopo aver messo tutto a posto ed essere rimasta per una decina di minuti sdraiata sul letto a contemplare il soffitto, decisi di alzarmi.
Potevo ancora andare a salutare Derek e intimargli di scappare.
Corsi fuori promettendo agli altri che sarei tornata entro dieci minuti e mi inoltrai nel bosco, trasformandomi per correre più velocemente.
Non ci misi molto ad arrivare dove mi aveva detto Derek. Era un anonimo posto fra gli alberi del bosco, attraversato da un minuscolo ruscello.
Vidi il ragazzo, era appoggiato ad un albero, con le braccia conserte e guardava il vuoto davanti a sé.
Tornai umana. «Perché volevi incontrarmi qui? Devi andare via» gli dissi raggiungendolo.
Si voltò di scatto e sorrise. Quel sorriso durò un attimo, poi si spense. «Prima volevo salutarti e chiederti di venire con me» rispose avvicinandosi lentamente a me.
«Sai che non verrò, Derek. Soprattutto non dopo quello che hai fatto».
«Lo so, ma... ci speravo» disse con un sorriso mesto.
«Non posso».
«Sì che puoi, invece! Perché vuoi restare qui? Lo hai sai anche tu: è pericoloso. Tutti quegli umani che ci cercano...».
«Ci stanno cercando a causa tua. E comunque non penso che daranno ascolto ad Andrea».
«E se invece lo facessero? Per favore, vieni con me».
Scossi la testa. «Tanto tra poco partiamo» risposi triste.
«Non vuoi andare via? Perché?» chiese confuso, notando la mia espressione.
«Qui ho tutti i miei amici, Brian, Alexis e... Andrea» fu doloroso dire quel nome.
«Dopo quello che ti ha fatto? Lo tratti ancora come un amico?» ringhiò posando le sue mani sulle mie spalle. «Potessi, lo ucciderei adesso».
Spalancai gli occhi, stupita. «No! Non provarci! È accaduto tutto ciò a causa tua!».
Mi guardò e la sua espressione si addolcì. «Non lo farò, se è questo che vuoi» mormorò abbracciandomi.
Ricambiai l'abbraccio, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
In fondo, aveva cercato di proteggermi.
«Davvero non vuoi venire?» domandò accarezzandomi delicatamente la schiena.
Nonostante tutto, sorrisi divertita. «No, non voglio venire». Lo sentii sospirare e mi sentii veramente tanto in colpa.
«Voglio darti una cosa» annunciò allontanandosi leggermente.
Lo osservai confusa mentre prendeva una collana, una pietra di un azzurro intenso avvolta da un cerchietto di legno intagliato decorato da due piume, una nera ed una bianca.
Me la mise al collo.
«Perché?» chiesi osservando il ciondolo.
«Me l'hanno data gli anziani del branco. Ti permette di ritrovare il branco» spiegò «Pensa intensamente a me e ti mostrerà la strada per raggiungermi. O almeno spero» ridacchiò.
«No, non posso accettarlo».
«Perché?» domandò confuso.
«Tu come farai a tornare a casa senza questo?».
Sorrise. «Un lupo trova sempre il suo branco. Me l'hanno dato per sicurezza, ma li troverò facilmente anche senza».
«Beh... allora... grazie» mormorai.
«Di nulla» rispose con un sorriso malinconico. «Posso chiederti una cosa?».
«Cosa?» chiesi confusa.
«Mi prometti che questo non sarà un addio? Che verrai a trovarmi? Non dovrai stare nel branco per l'eternità; mi va bene anche solo un'ora».
Abbassai lo sguardo. «N-non lo so...».
«Capisco che tu abbia paura di un intero branco sconosciuto. Ma ti giuro che non ti costringeremo a rimanere lì. Se non volessero farti tornare a casa, ti giuro che mi batterò per te; per aiutarti».
Annuii. «Ci... ci penserò. Tanto posso trovarti, no?» chiesi ridacchiando mentre indicavo il ciondolo.
Derek sorrise. «Assolutamente. Ti aspetterò». Detto questo, mi abbracciò. «Ti chiedo ancora scusa per il casino che ho combinato. Ma quella donna... pensavo volesse farti del male» mormorò.
«Non importa» risposi sorridendo. «Ti devo la vita».
Derek sorrise e si allontanò leggermente. «Ci vediamo» disse prima di voltarsi e correre via, sparendo poco dopo nel bosco.
Sospirai. «Ciao» mormorai anche se, ormai, era molto lontano.
Mi trasformai nuovamente e tornai a casa, questa volta, più lentamente.

«Chiara, dove sei stata?» chiese apprensivo Carlisle mentre tornavo umana.
«Nel bosco, per salutare Derek» ammisi. «Dobbiamo andare?».
Il vampiro annuì «Sì» rispose malinconico.
A tutti quanti dispiaceva lasciare Forks.
«Torneremo, lo facciamo sempre» mi rassicurò Emmett, posando una mano sulla mia spalla.
«Non ne dubito...» mormorai mentre salivo sulla Porsche 911 turbo giallo canarino di Alice.
«Tutto ok?» mi chiese la vampira alla guida, accendendo il motore della macchina.
«Sì...» borbottai guardando fuori dal finestrino.
«Cosa c'è che non va?» chiese mentre seguiva gli altri.
«Non voglio partire» dissi guardando il paesaggio che scorreva velocemente.
«Torneremo e la nuova casa ti piacerà, è circondata dal bosco come questa».
«Mh...» bofonchiai, restando poi in silenzio per un po'. «Alice?» la chiamai poco dopo.
«Sì?» chiese lei, voltandosi per un attimo verso di me.
«Posso farti una domanda?».
«L'hai appena fatta» mi fece notare sorridendo divertita.
«Dai... sul serio...» borbottai.
Sorrise. «Sì, certo. Che cosa c'è?».
«Dove stiamo andando, realmente?». Non mi avevano ancora detto la nostra meta precisa.
«In Inghilterra. Una casetta in un posticino sperduto vicino a Londra» rispose lei.
Londra. Pensai. Inghilterra... ok... sospirai e ripresi a guardare fuori dal finestrino.
Una nuova vita ci stava aspettando.

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