10. Diffidenza o paura?

«Volete andare via? Perché?!» urlò Renesmee affacciandosi alla porta del salotto. La discussione, che non riguardava nessun trasferimento, si interruppe.
Guardai tutti i vampiri presenti, più Jacob ed Andrea. Tutti erano confusi quanto me. Chi aveva mai detto di voler andarsene?
La confusione durò una frazione di secondo, poi varie voci si sovrapposero in un ammasso di frasi. Estrapolai solo una successione di "Come?", "Cosa?", "Quando?" e "Perché?", nel mentre che cercavo un modo per tranquillizzare la bambina.
«Non voglio andare via!» protestò e corse via.
Mi alzai di scatto. «Vado io» dissi e corsi fuori.
Nel giardino non c'era già più nessuno. Renesmee aveva l'aspetto di una qualsiasi bambina umana, con guance rosse, occhi nocciola e sangue che le scorreva nelle vene (anche se il suo cuore batteva più velocemente di quello degli umani). La sua crescita, però, era accelerata ed entro sette anni dalla sua nascita avrebbe raggiunto una sorta di "età adulta" che l'avrebbe fatta assomigliare ad una ragazza di diciotto o vent'anni per l'eternità. Era quindi immortale come i vampiri e, come loro, aveva i sensi più sviluppati, una super-forza, correva velocemente e voleva bere sangue. Al contrario dei vampiri, poteva anche nutrirsi di cibo umano e ricavarne delle energie, ma il liquido rosso -specialmente se umano- la attirava di più.
Mi trasformai immediatamente e seguii l'odore di Renesmee nel bosco.
La bambina era veloce, ma non più di me. E non si era allontanata tanto.

Arrivai ai piedi di un albero, vicino al confine del territorio che divideva i territori dei vampiri da quelli dei licantropi. Ormai erano inutili tutti questi confini, ma il branco di Sam cercava di non superarli comunque, così come cercavano di fare i Cullen. Solo il branco di Jacob (il mio branco)
non ci faceva caso. Dopotutto, Seth, Leah, Quil, Embry e Jake abitavano a La Push -da sempre territorio dei licantropi- e Jacob veniva tutti i giorni nella casa dei vampiri per stare con Renesmee.
Tornai umana e salii sull'albero velocemente. La corteccia era bagnaticcia e scivolosa per colpa del muschio e dell'umidità. Forks era il paese più piovoso di tutta gli Stati Uniti (e, a parer mio, di tutto il mondo).
La bambina mi guardò. «Mi aspettavo che venissi tu, sai?».
«Perché?» domandai sedendomi vicino a lei.
Alzò le spalle. «Non saprei... ma sapevo che saresti venuta tu». Riflettè per un attimo ed aggiunse «O tu o Jacob».
Sorrisi. Renesmee non sapeva ancora nulla dell'imprinting con Jacob, ma gli effetti di esso si vedevano sempre più spesso: parlava sempre di lui, lo cercava ovunque, sprizzava gioia da tutti i pori appena lo vedeva, non vedeva mai l'ora che venisse a trovarla per giocare e passare il tempo.
«Perché volete andare via? Io non voglio andarmene. Non possiamo andare via» sbuffò guardandomi con quegli occhi identici a quelli di Bella quando era umana.
«Cosa ti fa pensare che vogliamo andare via?» chiesi «Nessuno ha tirato fuori questo argomento».
«Stavate parlando dei cacciatori e del rischio per il segreto dei vampiri e dei licantropi... il nonno stava dicendo che non c'è pericolo, ma non tutti sembravate convinti».
«Questo non vuol dire che vogliamo andare via, Nessie. È vero, non sono del tutto convinta che nessuno sospetterà di noi dopo il casino con i cacciatori di circa una settimana fa...» rabbrividii ricordandomi che avevo anche ferito Andrea, oltre ad aver cercato di uccidere un uomo. «ma se Carlisle dice che non c'è pericolo, mi fido. O almeno ci provo».
«Non possiamo andare via» ripetè seria.
«Perché?».
«Perché Jake non verrebbe!» esclamò guardando nella direzione dove si trovava casa nostra. Allargò le braccia, con fare esasperato. «E credo che nemmeno Andrea, Leah, Seth, Quil ed Embry verrebbero».
Sospirai. Ecco l'imprinting che fa effetto. Pensai. Renesmee non sapeva di essere legata in questo modo a Jacob, poiché Edward, Bella e Jake stesso non volevano che la bambina si sentisse in alcun modo vincolata a frequentare solo il licantropo, ma, presto o tardi, avrebbe capito anche da sola perché adorava così tanto quel lupo.
«Nessie, prima o poi dovremo andare via, lo sai vero? Non possiamo restare qui per sempre... gli umani si accorgeranno che noi non invecchiamo».
«Lo so, ma Jake cosa farà?».
Alzai le spalle. «Non lo so, potresti chiederlo a lui stesso».
«E tu? Lasceresti Andrea?».
«No, assolutamente no» risposi facendo una smorfia. Con lui stavo bene, anche se avevo sempre paura che potesse ferirsi o che la nostra relazione potesse finire.
«Verrebbe con noi?».
«Non lo so, Ness. Ma, di sicuro, sia lui che Jacob che chiunque altro potrebbe venirci a trovare e non staremo via per sempre. Tra un secolo o due potremo tornare».
«Ma a quel punto tutti quelli che conosci saranno morti, perché ti va bene?!» urlò saltando in piedi sul ramo. Come i vampiri aveva un equilibrio impeccabile.
«Non mi va assolutamente bene, ma...» mi strinsi nelle spalle, mantenendo la calma «È questo il brutto di essere immortale. Devi vedere coloro che ami, o a cui vuoi bene, morire». Rimasi per un attimo in silenzio. «Comunque, Jacob e i licantropi sono immortali, come noi».
«Ma Jake potrebbe avere l'imprinting e decidere di invecchiare per morire con quella ragazza umana!».
«Sei gelosa?» chiesi sorridendo.
«Non voglio restare senza Jake, è il mio migliore amico» mugolò lei.
Sorrisi. «Jake non ti abbandonerà mai, ne puoi essere sicurissima» dissi facendole un occhiolino.
Renesmee sospirò. «Quindi non volete ancora andare via?» chiese dopo un attimo, cambiando leggermente argomento.
Scossi la testa. «Non penso. Per ora dicono che non c'è pericolo».
«Ma ho sentito ciò che è successo: gli umani sospettano di qualcosa».
«Lo so, ma la maggior parte delle persone è convinta che quei cacciatori che ho quasi aggredito siano solo un po' confusi. La maggioranza vince tra gli umani... non succederà nulla. La minoranza che è dalla parte dei cacciatori penserà, prima o poi, di star dicendo delle stupidaggini e cambierà idea».
«E se non dovessero?».
«Andremo via prima del previsto, suppongo».
«Ma io non voglio andare via» disse riaprendo la discussione. Era più intelligente dei bambini umani, ma io la trovavo anche molto molto molto più testarda.
«Prima o poi accadrà, Nessie, non possiamo restare qui per sempre».
Renesmee non ebbe il tempo di rispondere, perché l'arrivo di Jacob ed Andrea interruppe la conversazione.
Sorrisi. «Visto? Puoi parlarne direttamente con Jake» dissi saltando giù dall'albero.
Atterrai piegando le ginocchia, per ammortizzare la caduta, poi mi rialzai e guardai la bambina. La vidi saltare perfettamente tra le braccia del licantropo, che la prese al volo e la strinse dolcemente.
«Allora, Ness, cosa c'è che non va?» gli chiese lui, accarezzandole una guancia.
Sorrisi guardando l'amore che trapelava dagli occhi e dai gesti di Jacob. Sapevo bene -anche dai suoi pensieri- che non era ancora amore romantico, ma era un enorme affetto fraterno.
Scossi la testa ridacchiando e mi allontanai con Andrea, dirigendomi verso casa.
«Di cosa avete parlato?» chiese l'umano.
«Renesmee era fortemente convinta che volessimo trasferirci a causa di tutto quello che sta succedendo».
«Ma non volete farlo, giusto?» domandò prendendo la mia mano. Sentii il suo cuore accelerare leggermente i battiti per l'ansia.
«No, certo che no».
Andrea annuii e rimase in silenzio per un paio di minuti. «Secondo me, dovreste» disse poi, con un sospiro rassegnato.
«Cosa?!» chiesi fermandomi.
Andrea si posizionò davanti a me e mi guardò negli occhi. «Alcune persone sospettano di voi. Se venissero a scoprire la verità potrebbero attaccarvi. Sai com'è il genere umano... non accetta la diversità».
«Tu ci hai accettati».
Sorrise. «Ok, alcuni vi accetterebbero, ma altri...» scosse la testa.
«Non scopriranno nulla. Non hanno elementi per poter dimostrare che non siamo umani» risposi cercando di convincere anche me stessa.
«E se li dovessero trovare? Dovete andarvene, Chiara. L'ho già fatto presente a Carlisle».
«Perché?!» domandai sgranando gli occhi ed alzando involontariamente il tono di voce.
«Te l'ho detto: non voglio che gli umani vi attacchino o, peggio ancora, vi usino come cavie da laboratorio».
«Non succederà. Addirittura Jeremy ha ammesso che suo padre racconta un sacco di fandonie. Ho superato il suo test, ricordi? Per lui sono umana».
«Ecco, il suo stupido test. Non voglio che accada di nuovo».
«Ma se è stato divertente vedere la sua faccia e quella di una decina di studenti quando si sono accorti che la luna piena non mi fa trasformare!» risposi ridendo.
Qualche giorno prima, Jeremy mi aveva aggredita, convinto del fatto che io avessi attaccato suo padre. Gli avevo chiesto perché pensasse ciò ed era saltato fuori che, secondo lui, ero un licantropo. Avevo cercato di smentirlo in tutti i modi e, alla fine, la luna si era dimostrata la soluzione. Infatti, Jeremy e alcuni suoi seguaci erano convintissimi che la luna piena mi avrebbe fatta trasformare. Quando ciò non era successo ed ero rimasta umana, avevano capito che, forse, erano soltanto impazziti e mi avevano lasciata stare.
«Chiara, mi stai ascoltando?» mi chiese Andrea, posando le mani sulle mie spalle.
«No» ammisi stringendomi nelle spalle.
Il ragazzo sospirò. «Mi farai impazzire un giorno o l'altro... stavo dicendo che quello potrebbe essere solo uno dei milioni di esperimenti. Innanzitutto potrebbero ben presto pensare che la luna piena non serve a nulla e che tu ti possa trasformare a tuo piacimento».
«Non possono dimostrarlo se non mi trasformo» gli feci notare sorridendo divertita.
«Potrebbero fare delle ricerche e trovare un modo per costringerti. Oppure, più facilmente, provocarti finché non perderai il controllo e lo farai».
«Andre, so controllare il mio lupo. Non potranno farmi trasformare involontariamente».
«Ok, mettiamo caso che tu non ti trasformerai mai, neanche sotto tortura... Potrebbero chiederti di fare un esame del sangue; a quel punto cosa farai?».
Mi strinsi nelle spalle. «Mio padre è un dottore, penso che sappia falsificare dei referti medici».
«E se lo facessero fare a qualcun altro?».
Ci riflettei per un attimo e poi risposi. «Se ci pensi bene, in ogni caso l'esame potrebbe essere falso. Magari quell'altro dottore vuole far sì che io sembri un licantropo e quindi può falsificare l'esame». Sorrisi. «Non possono incastrarci in nessun modo se ci gestiamo bene la situazione».
«E un esame del DNA molto approfondito? Qualsiasi cosa che tocchi potrebbe diventare una traccia».
«Anche quello è falsificabile, no? Poi, basta che faccia attenzione a non toccare nulla» scoppiai a ridere «Vivrò in una bolla di vetro sospesa in aria, sei felice?».
«È una questione seria...» rispose con criticità.
Sbuffai e ripresi a camminare.
«Comunque non avresti dovuto parlarne con Carlisle» dissi seria.
«Perché no?».
«Perché... no!» risposi senza sapere precisamente cosa dire.
«Non è una risposta» mi fece notare sorridendo.
Ringhiai sommessamente. «Perché sembra quasi che tu voglia che ce ne andiamo... Perché? Ho fatto qualcosa di male? Abbiamo fatto qualcosa di male?». Domandai pensando a qualsiasi atteggiamento licantropesco o vampiresco che avrebbe potuto urtare l'animo del ragazzo.
«No, certo che no!» si affrettò a rispondere, allungando una falcata per raggiungermi. Prese la mia mano e la strinse dolcemente. «Voglio soltanto che siate al sicuro perché tengo a voi e non voglio che vi facciate male».
Sospirai. «Cosa ti ha detto Carlisle?».
«Ha detto che vuole aspettare qualche giorno prima di decidere. Se la situazione non dovesse migliorare, andrete via».
«E dove andremmo?».
«Aveva due posti in mente: Denali, come ospiti del clan di quel luogo, oppure in una casa in una zona disabitata vicino a Londra. Ha detto che preferirebbe la seconda: essendo molto lontana da qui, sarà difficile che qualcuno vi riconosca».
Scossi la testa «Non voglio andare via. La situazione migliorerà, non dovremo andarcene». Mi stavo pian piano auto convincendo di ciò e sapevo che, probabilmente, stavo sbagliando.
«Prima o poi qualcuno si accorgerà che non invecchiate» disse il ragazzo dopo un attimo di silenzio.
«A quel punto andremo via».
«A quel punto?! Chiara, dovreste già esservene andati!».
«Ma perché mai?» sbuffai guardandolo.
Andrea mi guardò con uno sguardo glaciale. «Non provare a dirmi che tuo padre ha più di trent'anni».
Abbassai lo sguardo. Aveva ragione, dopotutto Carlisle non dimostrava gli anni che diceva di avere e, presto o tardi, tutti quanti avremmo fatto la stessa fine. «Beh... li porta molto bene, che problema c'è?» chiesi con un sorriso innocente.
«C'è che gli umani inizieranno ad accorgersene molto presto e collegheranno tutti i tasselli del puzzle».
«Beh, non ce ne andremo fino a quel momento» risposi risoluta, allontanandomi da Andrea.
«Ma...».
«Niente "ma". I Cullen sanno che cosa stanno facendo. Se dicono che non c'è pericolo, non c'è pericolo. Fine della discussione» dissi interrompendolo. Senza aspettare una risposta corsi via, trasformandomi per andare più veloce.
Raggiunsi una radura che avevo scoperto quand'ero ancora umana. Era in cima ad una montagnola e spesso riusciva a superare la coltre di nubi che aleggiava su Forks.
Dopo aver conosciuto i Cullen avevo scoperto che anche Edward amava rifugiarsi lì. Questo mi aveva fatto apprezzare ancora di più il vampiro con cui condividevo un potere molto simile.
Entrai nel cerchio costruito dagli alberi e inondato dal sole, camminando lentamente sulla soffice erba. Ormai non vi erano più fiori, non era la loro stagione, ma restava ugualmente un posto magnifico. Magnifico e tranquillo.
Mi distesi a terra, fissando un punto indefinito nel cielo azzurro.
Sapevo che Andrea aveva ragione ma non volevo ammetterlo a me stessa.
Sospirai e chiusi gli occhi. Ormai gli umani sospettavano qualcosa, ci eravamo spinti troppo oltre. Le occhiate che lanciavano a me o agli altri non erano cariche di diffidenza, com'era normale che fosse, ma erano cariche di qualcosa e pesavano come macigni.
Forse dovevamo davvero andarcene.
Andare via, aspettare che si dimenticassero e tornare qualche secolo dopo.
Scossi la testa. Andare via e tornare molto tempo dopo, magari per trovare tutti drasticamente cambiato, mi sembrava una cosa ancora più difficile da fare.
Magari ci accetterebbero. Pensai. Forse, basterebbe solo che sapessero la verità: che non uccidiamo gli esseri umani, che siamo pacifici e in grado di controllarci. Dopotutto anche gli umani sono relativamente pericolosi e cacciano gli animali proprio come noi.
Ma i Volturi... Sospirai. Erano un folto gruppo di vampiri che risiedeva in un'ala segreta del Palazzo dei Priori a Volterra. Si occupavano di tenere nascosto il segreto dei vampiri e di mantenere una sorta di ordine, uccidendo senza pietà chiunque fosse giudicato pericoloso. Gli unici che si salvavano facilmente erano coloro che possedevano qualche abilità particolare che suscitasse interesse nei tre capi supremi, Aro, Caius e Marcus. Se il vampiro decideva di entrare nelle file del loro esercito poteva considerarsi salvo.
I Volturi non ci avrebbero mai e poi mai permesso di svelare il segreto a degli umani.
Andrea conosceva tutto e loro lo sapevano. Questo mi metteva un'enorme ansia e avevo paura che potessero tornare da un momento all'altro a prenderlo.
Ma dopo la "quasi-battaglia" per salvare Renesmee, Alec e Jane avevano trovato Andrea e nel bosco e lo avrebbero deliberatamente ucciso se io non fossi intervenuta. Il ragazzo aveva visto tutto, non potevo non dirgli nulla.
Restai in silenzio ad occhi chiusi, ascoltando i rumori del bosco.
«Dovremo andarcene...» mormorai dopo un po', a bassa voce. «Il nostro tempo qui è finito».
Sospirai. Quella constatazione pesava come trenta macigni.


§§§§§§Nota dell'autrice§§§§§§
Eccomi con un nuovo aggiornamento! Scusate se ci ho messo davvero tanto, ma ho avuto poco tempo per aggiornare... 😅😅
Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto e... ci vediamo al prossimo! ^.^

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