25. Damn, girl, get a grip!

Era arrivata finalmente la giornata di Halloween – i bambini non erano più nella pelle dalla contentezza di mascherarsi e andare a fare "trick or treat", mentre i ragazzi più grandi erano emozionati per la festa scolastica imminente; si sarebbero mascherati tutti e avrebbero potuto ballare fino a notte fonda nei locali della grande palestra dell'Hawkins High.

Perfino Eden, che di solito odiava i balli, era in fibrillazione, non per la festa in sé, chiaramente, ma solo perché la sera di Halloween era una delle serate più odiate dal padre, in cui lei riusciva ad evadere da casa con il consenso del genitore che temeva altrimenti l'avverarsi di oscure leggende.

In effetti, Halloween era la festa delle streghe per eccellenza; era stato proprio tra la notte del 31 ottobre e quella del 1° novembre di tanti anni prima che la piccola Bingham aveva scoperto di avere dei poteri magici.

Da allora era trascorso diverso tempo, ma il sig. Bingham continuava a esserne terrorizzato e a vietarne il festeggiamento.

Eden era arrivata a scuola con Argyle, che ormai era diventato il suo autista personale. Quella mattina aveva deciso di indossare a posta un cappello a punta, ma poi lo aveva nascosto nello zaino per evitare eventuali ripercussioni da parte del padre, che si era già adirato con Suzie, per aver insistito a voler andare a scuola quell'oggi.

«Ma papà, perché Eden va?» chiese la secondogenita.

«Ti ho detto mille volte che tua sorella ormai è grande!» si giustificò.

«Non è vero, Eden è sempre andata a scuola ad Halloween da quando va al liceo, non dire bugie, papà.» rivelò lei sull'orlo delle lacrime.

Suzie aveva deciso con Dustin che si sarebbero vestiti da "Imperatrice bambina" e "Atreyu" de "La storia infinita", che era il film con la loro colonna sonora. Ma suo padre non voleva mandarla a scuola, figurarsi se l'avrebbe fatta andare addirittura alla festa.

«Come osi, ragazzina? Darmi del bugiardo?» il papà chiuse gli occhi offeso dal rivoltarsi di quella figlia che era sempre stata la sua preferita. Sicuramente la colpa era della sua primogenita, del cattivo esempio che stava dando alla sorella minore, traviandola verso il male, ma non glielo avrebbe permesso nella maniera più categorica.

«Ma papà...» fece per protestare la minore, ma quest'ultimo sollevò una mano per zittirla.

Fu a quel punto che intervenne Eden che, fino a quel momento, era rimasta in silenzio.

«Papà, Susan non voleva mancarti di rispetto, è che ci teneva molto a venire a scuola, perché è stata contattata direttamente dalla preside Higgins per gestire l'audio dell'evento di stasera. Dopotutto, è la migliore di tutto il liceo e la direzione era super sicura di poter contare su di lei.» mentì al volo, chiamando la minore con il suo nome per intero e non con il nomignolo con cui veniva di solito appellata, Suzie, per darsi più un tono.

«Ma...» ribattette la minore, che venne subito zittita con lo sguardo dalla streghetta; la piccola spalancò gli occhi dalla sorpresa, data dalla tempestiva bugia elaborata dalla maggiore, e sorrise di rimando.

Il padre rimase un momento interdetto, in quanto combattuto tra la sua paura e avversione per Halloween e il prestigio che la sua figlia preferita stava acquisendo a scuola.

«Ecco...» provò a dire.

«Dai, papà, non puoi impedire a Suzie di aiutare l'intera scuola, andrebbe nel suo curriculum, e la preside Higgins le sarebbe grata a vita.» continuò con la menzogna.

Suzie era in ansia, spostava lo sguardo da suo padre a sua sorella come se fosse in preda ad un raptus.

Alla fine, il sig. Bingham cedette.

«E va bene,» sospirò «Dì alla preside che Suzie sarà lì questa sera, ma che stamattina dobbiamo andare a fare delle commissioni imprescindibili.» rivelò in un sussurro.

Eden sorrise e si avvicinò alla minore per darle un cinque di nascosto a mani basse.

Afferrò la giacca di pelle e lo zaino e uscì.

L'aveva avuta vinta anche quella volta, stavolta aiutando perfino Suzie.

Il ricordo della vittoria raggiunta, il sorriso bianchissimo di Argyle e il suo profumo di fiori hawaiani le dettero la spinta per affrontare al meglio la sua festività preferita.

Raggiunsero il liceo in poco tempo e, ancora con il sorriso sulle labbra, consentì al capellone di poggiarle un braccio attorno alle sue spalle. Di solito, evitava quel genere di effusioni in pubblico, ma quella mattina era così su di giri che evitò di porsi troppe domande.

Quando entrarono nei corridoi, Argyle, che ancora non credeva al fatto che Eden fosse così disponibile a mostrarsi in pubblico con lui, non la lasciava un attimo e seguitarono a camminare abbracciati. Raggiunsero, così, Jonathan e Nancy che erano poggiati all'ingresso della classe della signora Taylor di chimica.

«Ciao ragazzi.» si salutarono a vicenda.

«Allora, siete pronti per stasera? Da che vi vestirete?» domandò Jonathan.

«Da Hawaiano, che domande. Da che altro sennò?» lo rimbrottò ironicamente il capellone, facendolo ridacchiare.

«E tu Eden?»

«Credo da strega del medioevo. Voi?» rispose prontamente, rigirando poi la domanda.

«Io e Nance indosseremo i panni dell'equipaggio dell'Enterprise di Star Trek.» fece fiero.

«Vi ci vedo bene a dirigere una stazione spaziale, in effetti.» convenne la moretta e loro sorrisero.

Erano così pieni d'amore l'uno per l'altro che quasi si sentivano in imbarazzo a condividere quei momenti con loro.

Per fortuna, il suono della campanella annunciò l'inizio delle lezioni e i quattro si separarono, recandosi ognuno nella propria classe.

Eden in prima ora aveva la professoressa Tipps di matematica ed era seduta davanti a Eddie; fin da quando erano piccoli si aiutavano a vicenda in quella materia, in quanto lui aveva delle intuizioni geniali e lei invece compensava con lo svolgimento di tantissimi esercizi; la pratica dell'una andava a bilanciare la mancanza dell'altro e viceversa.

Entrò in classe contenta di rivederlo, ma lo trovò già seduto al posto, ostinato a scribacchiare qualcosa sul quaderno, conoscendolo, molto probabilmente un pezzo di qualche canzone o una nuova campagna di D&D.

«Buongiorno, eh?» lo salutò, anche se lui continuava a non filarsela.

«Ciao.» ricambiò laconicamente.

Lei si mise a sedere rassegnata, ma dopo qualche secondo si voltò verso di lui.

«Tutto bene?» continuò.

«Mh, mh.»

«Ti hanno tagliato la lingua? Com'è che sei così silenzioso oggi?» domandò curiosa.

«Niente, non ho tanta voglia di parlare, tutto qui.» concluse lui, mentre tirava fuori il libro di testo e cominciava a sottolineare delle formule.

A Eden la cosa puzzava; Eddie non era mai stato così fissato per lo studio, men che meno per la matematica, quindi, doveva per forza essere successo qualcosa.

Dal canto suo, Eddie non riusciva a capire perché la streghetta non gli avesse detto nulla della sua storia con Argyle. Non se ne capacitava; loro due si erano sempre confidati a vicenda e adesso non capiva perché non dovesse più essere in quel modo.

Continuava a ignorare i tentativi di conversazione della sua migliore amica, fingendo un interesse per i calcoli che era sinceramente sospetto.

Ma non riusciva a fare altrimenti; ce l'aveva troppo con lei per inventarne delle migliori.

Le due ore con la professoressa Tipps passarono a fatica – a Eddie sembrava che il tempo decelerasse apposta per indurlo in tentazione a parlare, o peggio ad accusare, Eden.

Più e più volte aggrottò la fronte, spostandosi nervosamente la frangia ribelle dagli occhi.

Il profilo della moretta era però mille volte più interessante dei numeri che l'insegnante stava scrivendo alla lavagna e perciò, suo malgrado, si perse buona parte della spiegazione per osservarla: anche lei doveva essere agitata, perché continuava a giocherellare con il clic della penna a sfera, creando una specie di sinfonia che andava a coprire il vociare della Tipps e che a Eddie ricordava una melodia d'infanzia.

Il suono della campanella mise fine alle sue strane elucubrazioni e si alzò di scatto, per evitare di dover battibeccare con Eden; non ne aveva le forze al momento.

La streghetta ormai aveva rinunciato a capire il comportamento dell'amico e, incassando le spalle e anche il colpo, si avviò verso il campetto per affrontare la sua materia più odiata: scienze motorie.

Sospirò e pensò che, apparentemente, aveva fatto male a cantare vittoria troppo presto per la giornata iniziata bene, poiché c'erano ancora molte ore prima della sua conclusione.

Entrò negli spogliatoi e dovette assistere al solito tripudio di tutine e nastri colorati del gruppo delle cheerleader dell'Hawkins High. Eden era davvero l'eccezione, completamente vestita di nero come al suo solito, e si sentiva stonata lì in mezzo, come una macchia d'inchiostro dentro ad un arcobaleno dai colori tenui.

Si voltò dall'altra parte e cominciò a indossare la sua tuta.

«Ciao, Eden.» la salutò una vocina che ormai, suo malgrado, conosceva fin troppo bene, quella della reginetta del liceo, Chrissy Cunnigham.

Si voltò e riuscì in un lampo a mascherare tutto il suo fastidio nel notare che la ragazza era sempre perfetta nel suo abito verde smeraldo, con la solita coda alta e il trucco celeste sugli occhi.

«Ciao.» ricambiò.

«Come stai? E' da tanto che non ci vediamo.» domandò premurosa la biondina.

«Bene, tu?» fece spallucce e le girò la domanda solo per seguire le convenzioni sociali.

«Una favola.» affermò entusiasta, afferrando una lattina di diet coke, poi si avvicinò e abbassò il tono per non farsi sentire dalle altre. «Eddie è così carino e premuroso. Sono così contenta di stare con lui.» rivelò in un sussurro con gli occhi che le brillavano.

Eden ebbe un moto di fastidio che dallo stomaco le stava arrivando in gola, spingendola a urlare, ma riuscì a trattenersi.

Eppure, i suoi pensieri furono più veloci del suo controllo e la povera Chrissy saltò dalla paura e anche dal dolore, in quanto la lattina che stringeva tra le mani si era aperta da sola, schizzando bevanda e schiuma fin dentro i suoi occhi blu.

La streghetta fece un balzo all'indietro, spaventata da quanto appena successo. Lo aveva pensato lei? L'episodio della lattina era accaduto per suo volere? Aveva davvero voluto fare del male a Chrissy?

Indietreggiò sempre più sconvolta, senza nemmeno chiedere alla regina, che intanto era attorniata da tutte le sue dame di corte, se stesse bene.

Uscì all'aperto e cominciò a correre, fino alla zona con le porte di lacrosse, dove si fermò, mantenendosi il fianco che le doleva.

"Cazzo, ragazza. Datti una calmata." s'incoraggiò, mentre il campo si stava a mano a mano popolando dei suoi compagni, pronti per le due ore di sport.

⚠️ATTENZIONE⚠️: quest'opera è protetta da copyright © - sono vietati plagi, anche in modo parziale.

***

ciao a tutt*,
in questi giorni un po' meno pieni di cose da fare, ho ripreso in mano anche questa storia, anche perché mi mancava molto scrivere di questi due **
allora che ne dite? Vi piace?
Che vi aspettate che succeda in questa notte di Halloween dove Eden sembra non aver controllo dei suoi poteri? :DDD
Fatemi sapere le vostre opinioni e se la storia vi sta piacendo, vi chiedo, come sempre, di sostenerla con una stellina **
Grazie **
Effy

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