22. Stop getting second thoughts

In un guizzo di follia, avvicinò la sigaretta alle labbra, tirò dal filtro e si avvicinò al viso del ragazzo, che seguitava a starsene con gli occhi chiusi, come se stesse vivendo un bel sogno; premette le labbra su quelle del ragazzo e soffiò il fumo trattenuto all'interno della sua bocca. Il ragazzo ne fu più che sorpreso e, staccandosi, tossicchiò, facendola sentire in colpa.

"Scusami!" gettò la cicca e gli diede qualche colpo dietro la schiena.

Il capellone aveva ancora gli occhi lucidi per i colpi di tosse ed era ancora incredulo di quanto accaduto.

"Ma di cosa? Scusami tu, ma è che non me l'aspettavo!" si sentiva un completo idiota. Finalmente la ragazza dei suoi sogni l'aveva, cosa? Baciato? Sì più o meno, e lui aveva rovinato il momento perché lo aveva preso in contropiede e per l'emozione gli era andato il fumo di traverso.

"No, ho sbagliato io! Non so cosa mi sia preso, davvero!" dichiarò mortificata, mentre si alzava e cercava di ricomporsi, soprattutto i pensieri.

Lui sapeva che se avesse fatto scappare questo momento se ne sarebbe pentito, perciò, le afferrò le mani e la attirò a sé, spiazzandola completamente.

Questa volta fu un vero bacio, lui cercò di metterci tutto quello che a parole non era mai riuscito a dirle, della venerazione che provava praticamente per lei e lei fu piacevolmente sorpresa da quest'intraprendenza di quello che aveva sempre considerato un amico.

In quel momento non voleva però pensare a nulla, voleva vivere con la spensieratezza che apparteneva a tutti i diciassettenni del mondo, eccetto lei, Eden Bingham, la bambina con i poteri magici, scacciata dal padre e accolta da un bambino con ancora più problemi di lei.

Scosse la testa, decisa a svuotare la mente e ricambiò con trasporto il bacio di Edward Munson.

Eden si svegliò di soprassalto, con il cuore che ancora le palpitava forsennato e gli occhi sgranati. Erano le quattro del mattino.

La sua mente aveva appena ricreato l'episodio che aveva vissuto la sera precedente con Argyle, però sostituendolo con il suo migliore amico.

Si ributtò sul cuscino, ancora incredula per ciò che la sua mente era riuscita ad elaborare, scosse la testa e richiuse gli occhi. Purtroppo, i continui flash del sogno non aiutavano a farle riprendere sonno e la tenevano sveglia più che mai.

Pensava che non era possibile che aveva dato il suo primo bacio al ragazzo della pizza e invece il suo inconscio le voleva così male che le aveva fatto rivivere la stessa scena, stavolta con il suo migliore amico.

Decise di non pensarci e di provare a far finta che non avesse sognato nulla, dopotutto, i sogni erano solo la rappresentazione onirica totalmente casuale di eventi trascorsi durante la giornata. Evidentemente, la sua psiche doveva aver associato il nervosismo che aveva provato nel non poter condividere la notizia dello stage con Eddie al benessere provato invece con Argyle.

Rassicurata dai suoi stessi pensieri, si rimise a dormire. O almeno ci provò.

La mattina seguente Eddie si svegliò più riposato che mai; la giornata precedente era stata la prima bella dopo tanto tempo. Era riuscito a baciare Chrissy ed era ancora incredulo per quanto successo.

Il bacio era stato esattamente come lo aveva sognato, eccetto il fatto che era stata Chrissy a fare la prima mossa e non lui, come aveva immaginato tantissime volte nella sua mente.

Forse la cosa era dovuta al fatto che la cheerleader stava agendo grazie all'incantesimo di Eden e un pochino si sentì per la prima volta infastidito dalla cosa.

Nei suoi sogni, infatti, la biondina si innamorava di lui senza aver bisogno di aiutini esterni, ma solamente conoscendolo meglio. Sì, ecco, era questo quello che doveva fare: frequentare Chrissy e farsi conoscere e capire entrambi quanto fossero perfetti insieme.

Sorrise, rincuorato, dopo la leggera morsa allo stomaco che gli era venuta nel pensare alla geis.

Forse avrebbe fatto bene a chiamare Eden, ma la sua migliore amica già poco sopportava la ragazza dei suoi sogni, se poi lui l'avesse chiamata per raccontarle del bacio della sera precedente, era sicurissimo che l'avrebbe potuta far infastidire ancora di più.

Scosse la testa, ma era possibile che nel momento in cui nella sua vita amorosa le cose stavano andando così bene, nel campo dell'amicizia dovesse avere tutte queste grane?!

Avrebbe parlato con Bingham più tardi, magari sarebbe passata a casa sua proprio di ritorno dall'uscita con Chrissy.

Al pensiero delle labbra della biondina sulle sue non poteva fare a meno di sorridere come uno scemo. Guardò l'orologio appeso in camera e decise di darsi una mossa per non fare tardi al loro appuntamento.

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A casa Bingham, invece, la domenica era la giornata dedicata al Signore – si iniziava con l'andare tutti a messa insieme a pregare e ad intonare i canti per poi passare a fare il brunch con tutta la comunità di mormoni di Hawkins. La signora Bingham era famosa per le sue polpette di spinaci e carne, ne andavano tutti ghiotti, ed era una delle attrazioni della domenica da mormone.

La streghetta si era svegliata con un mal di testa che collegava all'aver dormito poco e niente per via dello strano sogno che aveva fatto e dei mille pensieri che le erano venuti dopo quanto successo con Argyle. Sentiva di soffrire di un orribile dopo sbronza, che le impediva anche di pensare lucidamente agli eventi accaduti la sera precedente.

L'unica cosa che avrebbe voluto fare era starsene sdraiata sul suo letto a smaltire gli effetti di fumo e alcool e invece si era ritrovata, suo malgrado, ad alzarsi relativamente presto per recarsi a messa, indossando un sorriso falsissimo che contornava una facciata ancora più fasulla.

Sapeva benissimo che ogni qual volta che era costretta ad andare a quelle riunioni suo padre azionava tutti i campanelli d'allarme, spaventato che lei potesse in qualche modo farsi sfuggire qualcuna delle sue bizzarrie, visto che così definiva le doti magiche della sua primogenita.

Così, con un forte cerchio alla testa, due aspirine e almeno un litro di caffè nelle vene, Eden si era decisa ad uscire di casa quella domenica di fine settembre.

Una volta finita la messa, in cui aveva dovuto interpretare una perfetta fedele, ora aveva dovuto indossare la maschera della figlia servizievole.

Quella tarda mattina era al bancone dei cibi, accanto alla madre, a dedicare sorrisi e convenevoli alle varie famiglie di mormoni. I suoi fratelli più piccoli erano a giocare con gli altri bimbi, mentre Suzie, la preferita di suo papà, era al pianoforte a suonare canzoni sacre, per la delizia di tutti i presenti.

"Mamma, appena finito con la mensa, posso tornarmene a casa?" domandò a sua madre, tra una mestolata e l'altra di ottime polpette.

"Ti senti poco bene, cara? Ti vedo pallida!" e le mise una mano sulla fronte come a voler controllare la temperatura.

"Sto bene, non ho la febbre, è che ho dormito poco." decise di optare per una mezza verità.

"Secondo me ti stai strapazzando troppo in questo periodo, adesso ti si è aggiunto anche quest'impegno in più della redazione, io ho preso le tue parti di fronte a tuo padre, ma credo che forse sia meglio che lasci perdere!"

"Scherzi?!? Ma se è la cosa migliore che mi sia capitata da qualche mese a questa parte! E non ci rinuncio per nessuna ragione!" puntò i piedi, incrociando le braccia.

La signora Bingham fece un sospiro comprensivo.

"Va bene, ma non strapazzarti troppo! Dammi una mano a servire queste ultime porzioni e poi te ne potrai andare a casa." poi aggiunse, "Parlerò io con tuo padre, non preoccuparti!" la rassicurò.

La moretta si aprì in un sorriso felice e si sbrigò a servire ciò che era rimasto.

Appena salì in macchina si sentì spinta ad andare a trovare Eddie prima di andarsene a casa, ma cambiò subito idea quando ripensò a ciò che aveva sognato; si sentiva ancora molto imbarazzata e non voleva far avvertire quella tensione al suo migliore amico, che la conosceva come le sue tasche.

Pertanto, decise di ingranare la prima e dirigersi verso casa Bingham.

Stava per accostare nel vialetto, quando fu sorpresa nel ritrovarsi il furgoncino giallo e pieno di scritte colorate del Surfer Boy Pizza con il suo proprietario, appoggiato vicino allo sportello.

La streghetta deglutì, in vistoso turbamento.

Con il sogno prima e con la funzione dei mormoni dopo, non aveva avuto modo di fare mente locale e analizzare quanto successo con il ragazzo della pizza, e ritrovarselo lì, prima di aver sviscerato la cosa, la innervosiva non poco. Inoltre, di solito, analizzava i fatti che le succedevano con Munson, ma questa volta era l'ultima persona con cui avrebbe voluto parlare di quanto successo con Argyle.

"Ehi." si costrinse a dire, una volta scesa dalla sua auto.

"Ciao Eden!" le rispose lui, lanciandole uno dei suoi soliti sorrisi contagiosi.

"Come mai qui?" richiuse lo sportello.

Il ragazzo fece spallucce.

"Così, mi trovavo in zona." mentì spudoratamente e la moretta sorrise.

"Ahhhhhh, certo. Qualcuno ha ordinato pizza a pranzo di domenica?" lo pungolò.

Lui sospirò.

"E va bene, sono stato scoperto!" alzò le mani in segno di resa. "Morivo dalla voglia di vederti!" confessò con sincerità e con voce tremante, gettandola ancora di più in agitazione.

"Davvero?" fu l'unica cosa che riuscì a dirgli.

"Tu cosa credi?" e le lanciò un'occhiata eloquente, facendola arrossire, mentre si faceva sempre più vicino.

"Come stai?" continuò sempre lui.

"Bene!" e sospirò.

"Davvero? Sembri stanca!" e le accarezzò una guancia.

Lei sospirò, eppure non riuscì a reprimere i brividi che il tocco del capellone provocavano in lei ogni volta. Inoltre, il suo profumo fatto di odore di pane fresco e fiori tropicali era ormai una costante preziosa nella sua quotidianità.

"Ho dormito poco." confessò.

"Spero non a causa mia."

"Diciamo che in parte c'entri anche tu!" ammise.

"Davvero? Devo sentirmi in colpa allora." fece lui, continuando ad accarezzarla.

"Argyle..." pronunciò il suo nome, come a concentrarvi tutta l'ansia che stava provando in quel momento.

"No, Eden, non dire nulla." la bloccò.

"Ma se non sai nemmeno cosa sto per dirti!"

"Lo so, invece. Ti conosco bene. Meglio di quanto tu non creda e per questo ti dico di non continuare."

Si staccò e cominciò a camminare avanti e indietro.

"Eden basta analizzare tutto all'infinito. Viviti le cose così come sono, abbiamo diciotto anni, se non facciamo adesso i colpi di testa, quando possiamo farli?"

Puntò le sue iridi scure nelle sue.

"Io ne ho ancora diciassette!" azzardò, ricevendo in cambio un'occhiataccia.

La streghetta si sentiva ancora più confusa, anche perché le parole del capellone erano corrette; lei era sempre stata a sviscerare tutto, a farsi mille problemi e a perdersi tante occasioni. Era una semplice ragazza oltre ad essere una strega, e voleva cominciare a vivere come tutti gli altri.

Seguendo i consigli del ragazzo delle pizze, seguì il suo primo istinto e gli si avvicinò. Gli prese la mano, sorprendendolo, e se la portò sul viso.

"Mi piace il tuo profumo!" confessò in imbarazzo.

Argyle non se lo fece ripetere due volte e le prese il volto con entrambe le mani e lo avvicinò a sé per baciarla.


⚠️ATTENZIONE⚠️: quest'opera è protetta da copyright © - sono vietati plagi, anche in modo parziale.


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ciao a tutt*,
come state? Buon Natale e Buone Feste! 
Spero che questo nuovo capitoletto vi faccia piacere **
Io mi diverto troppo quando scrivo scene con Argyle ahahhaha gli voglio troppo bene :DDD
anyway, cosa ne pensate? ** fatemi avere i vostri commenti e se la storia vi sta piacendo lasciate una stellina per supportarla, per favore **
effy

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