al per sempre che non avremo

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Passi le dita lungo la mia schiena dopo il nostro ennesimo errore e un sospiro lascia le tue labbra, probabilmente con i medesimi pensieri che torturano la mia mente. Ci guardiamo con quelle espressioni contrastanti: la tua vuota e la mia innamorata. E non mi vengono neppure le lacrime agli occhi, né il magone né niente, se non quell'amara consapevolezza che troviamo più facile metterci nudi che metterci a nudo, arrivando così sempre ad un punto interrogativo: e adesso? E adesso tu ti alzi, abbranchi gli indumenti che un'ora fa non rappresentavano altro che un intralcio. E adesso tu ti allacci le scarpe, per poi affacciarti alla finestra pronto a fumarti la stizza, lasciando che la camera sia soltanto dominata dal rumore del traffico fuori.
E adesso ti sento lontano più che mai.

"Deve finire qui" esalo coprendomi con la coperta e tu però non smetti di darmi le spalle. Abbiamo appena scopato, ma nessuno dei due è felice, anzi, siamo apparentemente più vuoti dentro rispetto a prima.

"Sì, basta" mi assecondi con quel tuo tono strafottente e fastidiosamente distaccato. Chiudo gli occhi e riassaporo le sensazioni provate poco fa: le carezze seguite da prese decise, la pelle d'oca, il desiderio e il dolore trasformato in puro piacere. La pienezza che mi fai vivere, quando per quei pochi minuti tu sei mio, vale davvero la sofferenza e l'odio che tristemente mi divorano per il resto della giornata? Perché mi fai questo? Perché mi chiami? Perché mi riduco ogni volta a questo per te? "Ne vuoi una?" aggiungi poco dopo azzittendo ogni mio pensiero, ogni mia paranoia, ogni mia autocritica e insulto nei tuoi confronti.

"Lo sai che non fumo."

"Io chiedo, magari ti va, che ne so" rispondi infastidito dalla mia frase. So bene che mi conosci, non volevo sottintendere nulla; sei quasi certamente l'unico che ha un quadro ben dettagliato di tutte le mie sfumature.
Mi alzo da questo letto fin troppo freddo, afferrando il completo intimo che stupidamente mi sono messa per fare colpo. Dopodiché mi verso nel bicchiere un po' di prosecco scadente che hai portato e mi avvicino a te, che puntualmente mi fai spazio e lasci quella pochissima distanza tra i nostri corpi per evitare di ricominciare e abbandonarci alla passione. Una distanza minima, davvero. Eppure mi ammazza.

"Sei dimagrita" spezzi il silenzio con una constatazione, osservandomi con la coda di l'occhio, di sfuggita, come se non volessi farti notare, "Salti i pasti?"

Abbasso lo sguardo trovando nettamente più interessante le bollicine che quella preoccupazione verso di me, non trovando le forze per replicare. Non li salto spesso, è che tendo a fare la muffa nella mia stanza nell'attesa che tu ti rifaccia vivo.

"Ti ho già detto di non farlo. Ti rovini in questo modo. Mangia, per favore" mi fai la predica addolcendoti verso la fine. Butti quel che resta della sigaretta nel posacenere che tengo per te sul cornicione della finestra e, mantenendo l'attenzione là fuori, mi sfiori le dita. E ignorare l'argomento sulla mia alimentazione così come il tuo atteggiamento bastardo, risulta la cosa più facile del mondo grazie a quel tocco, ché sei una fottuta droga e io ormai sto toccando il fondo.

"Questa sera è stata davvero l'ultima volta. Dobbiamo andare avanti" mi spari l'ennesima mezza cazzata e mezza verità come tuo solito. Non riusciamo a staccarci, a non trascorrere nemmeno ventiquattro ore separati e non so se sia vantaggioso per qualcuno. Io però ne ho bisogno e di certo non me ne priverò.

"Sì sì come le scorse notti" ti beffeggio, "Cos'è quello? Un sorriso? Adesso sì che casca il mondo."

"Sono serio, non fa bene né a te né a me" cancelli qualsiasi accenno di ghigno che per un millesimo di secondo giuro di aver intravisto, "Ti ho lasciata ormai sei mesi fa e siamo ancora qui a scopare un giorno sì e l'altro pure."

"Guarda che sei tu che ti presenti a casa mia."

"E sbaglio a farlo, così come tu sbagli ad aprirmi la porta e le gambe."

"Evidentemente ci manchiamo" oso con questa affermazione a doppio taglio e mi preparo mentalmente a te che smentisci tutto, ferendomi. Straordinariamente tuttavia non lo fai. Prendi un respiro profondo come se a momenti potessi esplodere e io invece non vorrei fare altro che ribaciarti per tutta la notte.

"Sì, mi manchi ogni istante, ma non ti sopporto. Voglio davvero chiuderla qui. Non ne posso più."

"Deve essere faticoso godere e venire dentro la tua ex" dico sarcastica, sperando di evitare la discussione che so che stiamo per avere.

"Ma quanto sei stupida? Sai cosa è faticoso? E' faticoso provare a dimenticarti, a toglierti da questa fottuta testa del cazzo. Mi hai rovinato, mi hai letteralmente consumato. Non riesco neanche a farmelo venire duro ultimamente con la ragazza che sto cercando di conoscere e s-..." mi spieghi calmo ma al contempo agitato, ma ti interrompo:"Smettila."

"Cosa? Smetto di dirti come diamine sto messo? Sono ridicolo."

"Smettila di puntarmi il dito contro. Credi che io stia benissimo al contrario tuo? Vedo praticamente il ragazzo che amo solo per del sesso aggressivo e insignificante perché è l'unica maniera per assaporare un pezzo del legame che avevo con te un tempo" confesso con gli occhi quasi lucidi, ma ci impiego un attimo a ricompormi.

Finalmente ti giri nella mia direzione, ci guardiamo e scoppiamo a ridere.

"Siamo ridicoli e ti odio" affermi appoggiando la mano sul mio fianco, facendomi perdere un battito.

"Pensa che io sono andata ben oltre l'odio: volevo compilare la scheda per il tuo arruolamento militare per non vederti mai più" mento scherzosamente per avere una conversazione quasi decente.

"Sei pazza. Sei sempre stata pazza, per questo non abbiamo funzionato" dici sorridendo.

"Sei tu che mi hai messo le corna con tanta generosità, che mi hai tenuta sempre sotto controllo in modo ossessivo e che mi facevi mille scenate" procediamo con questa serie di accuse come dei bambini, ma l'atmosfera mutua in uno schiaffo talmente forte che ci riporta alla realtà. Avrei mille cose da dirti, un elenco infinito di motivi per cui la nostra relazione ha fatto miseramente schifo e so che ce l'avresti anche tu. L'unica differenza è che io ci riproverei mille volte per farla funzionare. Purtroppo sono consapevole che non accadrà mai.

Mi accarezzi il viso, spostando la mia ciocca di capelli dietro l'orecchio e assumi quell'espressione impietosita che mi ha sempre urtato il sistema nervoso, la stessa che assunsi quando mi hai lasciata.

"Il mio migliore amico ha scoperto oggi che continuiamo a scopare e non l'ha presa bene: mi ha detto che non hai nulla di speciale, che non ne vali la pena, che mi fai perdere solo tempo. Mi ha detto che ti ho lasciata per un motivo, eppure ogni mattina mi sveglio e penso a te; ogni notte mi addormento pensando a te, avido di sentire il calore che emani quando stai avvinghiata a me. Ho nostalgia di te anche se sei stata una stronza psicopatica, anche se ti ho tradito e augurato le peggiori cose. Il mio cervello e il mio cuore hanno costruito questa immagine di te come figura essenziale, facendo leva sui bei ricordi che abbiamo e oscurando nella mia mente quelli brutti, che ci hanno portato qui. Credo di amarti ancora, ma non ne sono sicuro. Credo di amare la ragazza che ho conosciuto all'inizio, quella che mi stuzzicava, che mi rifiutava continuamente, che si faceva desiderare. Quella scema che mi supplicava ogni volta di andare al mc anche solo per un gelato o i nuggets. E' quella scema che mi tiene a guinzaglio, proprio ancorato a te. E ti odio perché so che non faccio bene a te così come non tu fai bene a me. E voglio chiuderla davvero a costo di ricevere una porta in faccia da te domani sera. Voglio rivivere la mia vita senza di te. Voglio essere felice" concludi con una lacrima che ti scorre la guancia mentre io elaboro cosa è appena uscito dalle tue labbra, "Sei il mio punto debole da troppo anni, piccola. Devo lasciarti andare."

Stavolta sono io a distogliere lo sguardo mista tra l'incazzata e ferita. Di nuovo. Ma poi ricerco i tuoi occhi e lì capisco che ormai hai deciso, ormai ne hai piene le palle di questa situazione e di me e io devo solo accettarlo. Io però mi chiedo se esista un posto in cui noi due riusciamo a stare insieme per davvero? In cui riusciamo ad essere felici senza essere tossici l'uno con l'altro. E la verità che neanche tu ammetterai mai è che non mi hai amata abbastanza, che ogni pretesto per te era buono per tradirmi. L'aspetto più triste di tutto questo? E' che io invece ti amavo e ti amo troppo. La deficiente di turno convinta che io possa amare per due fino a quando non lo avresti fatto anche tu, ma tu non eri e non sei disposto a cambiare. Per questo motivo sono diventata quella pazza psicopatica a parer tuo, ma tu non ammetterai mai né a te stesso e figuriamoci a me che sei tu che mi hai trasformata dalla dolce, comprensiva e piena di fiducia ragazza che ero a quella paranoica, impaurita e insicura.

E mentre io sto in silenzio ad urlarti contro dentro la mia testa, tu mi baci la fronte per poi avviarti verso l'uscita.

"Mi dispiace per tutto, ma sappi che io sono cambiata in risposta a come mi hai trattata e ho sbagliato. Tu invece non sei cambiato ed è proprio questo il problema. Forse diventerai la versione migliore di te come avrei voluto io durante la nostra relazione, forse cambierai per diventare l'opzione migliore per la tua futura fidanzata. Per me no, per un'altra sicuramente."

"Puoi smetterla di dare tutta la colpa a me?"

"Mi stai riducendo il cuore a pezzi, come faccio a non addossartela?"

"Perdonami per tutto il male, buonanotte" e così dicendo te ne vai. Mi sento morire come la prima volta che mi hai abbandonata, che ti sei arreso al noi, ma poi i singhiozzi vengono sostituiti da una risata fragorosa a tratti isterica, piena di dolore. Alzo il bicchiere ancora pieno che ho in mano da un po' e brindo da sola al per sempre che non avremo mai.

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