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La mattina dopo, esco eccitata dal mio appartamento. La mia reazione è assolutamente esagerata, ma non riesco a incanalare le mie emozioni. Cerco delle scuse per andare a trovarlo. Un problema al computer? Mi sono persa nei corridoio del quarantesimo piano? Sarebbe credibile se fingessi di essermi storta la caviglia di fronte al suo ufficio? Perché non dirgli la verità? "Sto cercando di scoprire chi sei!"
Sulla strada del lavoro, passo da Starbucks e decido di farci un salto. Il caffè è una ragione come un'altra.
Non ho un appuntamento.
Gli prenderò un caffè. Per ringraziarlo del suo aiuto. Suggerirò di prenderlo nel suo ufficio, mentre gli faccio compagnia, e cercherò di tirargli fuori qualche informazione.
Ma certo, ci cascherà!
Non ha nulla a che vedere con il bruciante desiderio di gettarsi addosso a lui. Può sembrare così, ma semplicemente lo nego!
Dato che non ho idee migliori, per lui ordino un espresso. Non ce lo vedo a bere una moca alla vaniglia. Sembra più il tipo da farsi una birra con gli amici, suonando la chitarra.
Nell'ascensore che mi porta al 40esimo piano dell'edificio della società, inizio a sentirmi nervosa. Do uno sguardo al mio riflesso sullo specchio, per controllare trucco e capelli. Tutto è in ordine.
Sono sexy stamattina. Non voglio provarci. Ho solo bisogno di rassicurarmi, sentirmi carina. Colin è così sublime che, accanto a lui, chiunque rischierebbe di sentirsi un verme. Non permetterò che capiti a me.
La porta si apre su un grande corridoio. Le mie scarpe affondano nel tappeto. Mi sento stupida con un caffè in mano. Non dovrei essere su questo piano. Faccio un profondo respiro, devo rilassarmi. Non sto andando a fare un esame. Sto facendo visita a un collega per ringraziarlo. Non c'è nulla di strano!
Attraverso la parete di vetro riesco a vedere diversi open plan, molto più stretti di quello in cui lavoro io. Diverse persone stanno lavorando sui computer, concentrate sui loro compiti. Nessuno mi presta attenzione. Continuo a cercare. Il corridoi sembra immenso. Sto cercando il numero 4, ma non riesco a trovarlo da nessuna parte. Apro una porta a caso, dopo accertamenti dato un piccolo colpo per annunciarmi, e mi ritrovo in una stanza piena di lunghe file di server. Un ronzio echeggia nella stanza ma, a parte per le macchine, è vuota. Chiudo la porta e vado alla successiva. Nessun numero neanche in questa. La apro, e come nella precedente, vedo dozzine di server. Sto sicuramente sbagliando. Chiudo nuovamente la porta e continuo a cercare.
Andando avanti per il corridoio, mi rendo conto di aver incontrato questo tizio solo una volta, durante un concerto, e di come abbia già preso a stalkerarlo.
Sono una specie di spia!
È più forte di me. Ho bisogno di scoprire chi sia davvero Colin. Perché? Non lo so. Devo solo farlo. Scoprirlo. Un po più in là, passo di fronte a una porta mezzo aperta e continuo la mia strada, ma un brivido freddo mi attraversa la schiena. Ritorno sui miei passi e guardo attraverso la fessura. Il mio cuore si ferma. Colin è immerso nel lavoro, gli occhi fissi sullo schermo. Una piccola ruga di concentrazione gli solca la fronte. È magnifico. Dimentico per in istante quanto sappia essere sgradevole, concentrandomi sui capelli scompigliati che gli cadono sulle spalle e sui suoi irresistibili occhi blu. Il suo naso è perfetto. Nè troppo grande nè troppo piccolo. Le sue labbra sono fatte per essere baciate. E quello sguardo blu glaciale... Vengo travolta dal desiderio. È come se non avessi più desiderato un uomo da decenni. Avevo quei dimenticato cosa si provasse. È spaventoso e, allo stesso tempo, così invitante. Non fa nulla per attrarmi, eppure mi getto a testa bassa verso di lui, incosciente di tutti i pericoli.
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