22. Decisioni

Riapro gli occhi che sono ancorata sul fondo del mare, guardo in su cercando qualcuno ma vedo unicamente il buio. Cerco invano di liberarmi dalla presa di questa morsa che mi costringe in profondità quando, improvvisamente, come una visione si aprono sopra di me tre passaggi verso la superficie. Senza pensarci due volte uso ogni mia forza per slegarmi dall'ancora e nuotare fino alla più vicina delle aperture, riuscendo a riemergere giusto prima di finire quel poco fiato rimastomi. La prima cosa a colpirmi è certamente la vista, non sto riemergendo alle Maldive, come logicamente pensavo, ma mi trovo sulle coste di una località a me molto più conosciuta: la Sardegna. Esco dall'acqua dirigendomi verso quella che da sempre è la nostra casa estiva, trovandoci all'intero i miei genitori e Marco, tutti intenti a guardare la televisione.
"E adesso diventano nove! Il predestinato vince il gran premio d'Italia!" Sorrido, istintivamente e con immensa gioia quando la voce così familiare in casa di Carlo Vanzini risuona esultante per Charles e la sua vittoria a Monza. "Non vi stuferete mai di vedere Charles che vince vero?" Chiedo sedendomi al loro fianco osservandoli mentre mi guardano straniti "Charles?! Cos'è il tuo migliore amico?" Risponde ironico mio fratello ridendo "E poi non penso di stufarmi alla sua seconda vittoria" Continuo ad osservare loro confusa, poi lo schermo, poi loro, sembrano fin troppi esaltati per la centesima replica del gp di Monza. Mi alzo di scatto andando ad afferrare il cellulare: 8 settembre 2019. Spengo lo schermo riaccendendolo subito, devo aver visto male, ma la data rimane la stessa, così come lo sfondo di me con Giulia e non più la foto con Charles a Montecarlo. Sospiro passandomi una mano sulla fronte, devo essere impazzita "Amore tutto bene?" Mi domanda mia mamma vedendomi sbiancare "Mamma ma è settembre, l'otto" "Sì tesoro, ovviamente" Mi alzo agitata andando nella sua direzione "E perché siamo qui e non a Monza? E perché loro non sono andati a vedere la gara?" "Ma Irene cosa dici, sai che quest'anno abbiamo preferito stare al mare! Anche se temo se ne pentiranno dopo la vittoria di quel Leclerc, mi pare si chiami così no?" Ok Irene respira, dev'esserci una spiegazione logica. "Mamma sai benissimo come si chiama, lui-" Mi interrompo, sentendomi le forze mancare. Improvvisamente mi sembra di dimenticare ogni ricordo che mi lega a Charles, le Maldive, la Lapponia, il primo bacio..."Da quanto siamo qua mamma?" Lei sempre più scioccata mi fa sedere con calma "Da una settimana Irene" Dice evidentemente in ansia mentre io chiudo gli occhi.
Una settimana qua. Significa che non ho mai incontrato Charles in vita mia. Significa che il bacio, la storia, il tradimento, la casa, è stato tutto un sogno? Non può essere era così...reale.
Sento le voci farsi sempre più distanti fino a quando il mio corpo non riesce più a reagire e cade, nuovamente, in un sonno profondo.

Quando mi risveglio sono in un letto, caldo e decisamente poco familiare.
Mi alzo con le poche forze rimanenti e mi avvicino all'uscita di quella che ha l'aspetto di una splendida camera d'albergo "Amore dove stai andando ancora così addormentata?" La voce che mi risuona in mente è decisamente conosciuta e piacevole, mi volto trovandomi Carlos a pochi passi da me "Capisco tu sia impaziente di scendere a vedere la gara ma potresti almeno vestirti" Continua ridendo avvicinandosi a me per poi lasciarmi un rapido bacio sulle labbra. Il mio viso scioccato deve averlo completamente destabilizzato, tanto che una confusa espressione si dipinge anche sulla faccia "Niña tutto bene?" Annuisco cercando di riordinare i pensieri e rientrando in stanza. Quando dopo qualche tempo ne esco, sono decisamente più ordinata ed elegante rispetto al precedente pigiama stropicciato, afferro la mano di Carlos, unico punto fermo al momento, e mi avvio verso il paddock. Onestamente non saprei dire che gran premio sia, so solo che appena metto piede nella pit lane una visione quasi angelica in questa confusione appare davanti a me "Charles" Lo chiamo prima debolmente poi con più forza "Irene che cosa stai facendo?" Mi chiede stizzito Carlos mentre io, non ascoltandolo, corro verso il monegasco, afferrandogli un polso e facendolo voltare verso di me. I suoi occhi mi danno immediatamente un senso di pace e serenità, il suo profumo mi riempie il corpo di adrenalina e mi fa destare da quello che fino ad ora sembrava un incubo, facendomi perfino dimenticare del bacio di Carlos e di tutto ciò che stava succedendo. Ho trovato Charles, ho trovato casa.
I suoi occhi, così puri e illuminati, si spengono però nell'istante in cui incrociano i miei "Cosa vuoi ancora Irene" La sua voce fredda e il suo corpo così rigido e distaccato mi fanno salire le lacrime agli occhi "Charlie che cosa sta succedendo ti prego!" Cerco le sue mani ma lui prontamente le separa dalle mie "Non so a cosa tu ti riferisca, non sono io quello che è ha voluto terminare la relazione, ormai mesi fa, e che ha tolto il saluto" Sento le tempie che stanno per esplodermi "Cosa stai dicendo? Insomma sì tu, il tradimento, Carlos, ma poi-" Mi interrompe immediatamente "Ma poi hai preferito comunque lui a me, mi hai detto chiaramente che mi odi e di farmene una ragione. Curati, Irene, perché non stai bene" Dette queste parole si volta raggiungendo Giada, che lo aspettava indispettita pochi metri distante da noi. Le lacrime appannano rapidamente la mia vista e offuscano i miei ricordi. Possibile che io non l'abbia perdonato ma anzi lo odi così profondamente? E possibile che lui ora odi me?
Lo osservo mentre bacia lei, sfiora lei, abbraccia lei, e si allontana con lei, per sempre. Poi, di rabbia, chiudo gli occhi volendo solo far scomparire questa visione.

Ad asciugare le lacrime che sento sul mio viso ci pensano due piccole e soffici manine, che con una dolcezza disarmante mi fanno riaprire lentamente gli occhi. Una bambina, meravigliosamente bella, di circa cinque anni, sorride davanti a me continuando a coccolarmi il viso "Mamma, mamma!" Sorrido con quell'istinto naturale che ti porta ad essere felice davanti ad un bambino, abbracciandola. Quando mi separo da lei mi guardo finalmente intorno: un grande appartamento perfettamente arredato mi circonda, ovunque foto di me e questa bambina, ovunque giocattoli e peluche. Mi alzo prendendola in braccio "Dimmi piccola come ti chiami?" Lei scoppia in una contagiosa risata "Ma mamma, sai che mi chiamo Isabella! Me lo hai dato tu questo nome" Il suo italiano è pressocchè perfetto, nonostante la piccola età, ma il contenuto della sua risposta mi rende a dir poco confusa. Strano no? Non mi succede mai ultimamente..."Certo che sì Bella" Le dico baciandola in fronte per poi posarla a terra e fare un rapido giro della casa. Le foto appese alla parete rappresentano me con un pancione molto evidente, cosa che mi fa dedurre essere mia figlia la bellissima bambina che ora gioca beatamente. Mi volto ad osservarla di nuovo e questa volta un altro, ennesimo, dubbio mi sorge, riconoscerei quegli occhi ovunque nel mondo, solo un ragazzo ce li aveva. "Tesoro dov'è papà?" "Alla gara, tra poco!" Le sorrido entusiasta, questa vita mi piace molto di più rispetto ai terribili sogni precedenti, tanto che mi sembra quasi di appartenervi da sempre. Mi affaccio al balcone guardando la strada, sotto di noi passa una delle curve della Gran Premio di Montecarlo e, a notare com'è stata allestita, direi che la gara a cui Isabella fa riferimento è proprio quella di casa. Guardo l'ora, è quasi il momento della partenza, così prendo in braccio la bambina e mi siedo fuori aspettando il passaggio di Charles. Aspettiamo qualche tempo quando in lontananza sentiamo, finalmente, il rombo dei motori accesi e il frastuono della partenza. Non ricordo in che posizione parta Charles, strano. In men che non si dica le monoposto sfrecciano sotto di noi, la rossa 16 in testa, inseguita dalla 44 rossa? Scuoto la testa maledicendo la mia scarsa memoria, ce ne vuole per non ricordarsi che Hamilton corre in Ferrari!
Quando la gara termina corro giù verso il podio insieme ad Isabella, venendo fortunatamente lasciata passare grazie alla 'fama' che ci precede. Decido di aspettare il nostro amato pilota,oggi vincente,  nell'hospitality Ferrari, benchè gli sguardi degli addetti della rossa siano abbastanza sorpresi "Ne hai di coraggio per presentarti qui" Una voce stridula mi fa girare rapidamente verso l'ingresso, dove una ragazza molto alta e molto bionda si dirige verso la mia direzione "Scusami?" "Sai benissimo che Charles non ti vuole vedere. Se proprio ci tieni lascia quello sgorbietto qui e vattene!" Il sangue mi arriva al cervello facendomi sbottare, com'è possibile che non mi voglia vedere, sono la sua ragazza diamine, la madre di sua figlia. "Senti ciccia io non so chi tu-" "Clara" La voce allegra di Charles fa voltare entrambe verso il pilota che, entusiasta, ci sta raggiungendo. Si avvicina a lei e, non rivolgendomi nemmeno uno sguardo, la bacia con desiderio spezzando contemporaneamente il mio cuore "Tesoro sei stato bravissimo, come sempre!" Dice lei in quel fastidiosissimo francese che la contraddistingue, a quanto pare "E lei - dice con tono dispregiativo rivolgendosi a me - è venuta a portarti la bimba" Il suo tono molto più dolce nei confronti di Isabella mi fa venire la nausea, ma per ora mi interessa solo ciò che pensa Charles "Grazie Irene, non dovevi" Si abbassa per prendere in braccio la bambina "Ora puoi andare" Si volta non rivolgendomi più la parola "Come siamo arrivati a questo?" Domando istintivamente al monegasco, mentre quella Clara fa una faccia schifata "Irene non mi sembra il caso" "Dimmelo" Ripeto mettendomi davanti a lui e guardandolo dritto negli occhi, straordinariamente uguali a quelli di Isabella "Te l'ho detto mille volte, sono contento di aver avuto una figlia con te ma dopo cinque anni dovresti esserti abituata. Ti pago la casa, la macchina, le vacanze con Bella, ma non venire ancora a piangere" "Charles ma com'è possibile che il nostro amore sia finito così, in una questione economica" Lui alza gli occhi al cielo facendo cenno a Clara di andarsene, portando con sè la bimba "Senti Irene, per quanto potessi amarti quella volta, si và avanti e si cresce. Lo sai che un figlio non era nei miei programmi cinque anni fa, è arrivato e non lo rimpiango, ma la vita da marito perfetto e padre non faceva per me" "Non sei il Charles che conosco, lui non direbbe mai una cosa simile!" Urlo tirandogli un colpo al petto e facendolo indietreggiare "Mi pare che anche tu fossi d'accordo. Non c'era più amore tra noi, si era interamente consumato con la nascita della bambina" "Come si può consumare un amore così grande?!" Sto piangendo a dirotto ora, terrorizzata da quello che potrebbe dirmi "Forse non era così grande come pensavano quei due ragazzini che eravamo". Le sue parole mi feriscono come mai avevo potuto immaginare. La nascita di un figlio ha distrutto la nostra relazione? Non lo accetto, non posso. Le gambe improvvisamente cedono facendomi cadere fra le sue braccia, il suo sguardo freddo mi distrugge e, per proteggermi, chiudo gli occhi costringendomi a non osservarlo.

Riaprendoli prego con tutta me stessa di ritornare definitivamente alla mia vita, ma purtroppo mi risveglio nuovamente in fondo all'oceano, incatenata e con lo sguardo rivolto a quelle tre aperture sopra di me. Ora dentro di esse non vedo più la superficie ma bensì in ognuna un'immagine di quelle tre diverse vite che ho momentaneamente provato.
Sento il fiato venir meno e una decisione farsi sempre più incombente, ma come poter scegliere?

Non amare e non conoscere mai Charles, dimenticando ogni ricordo che ho di lui e continuando la vita che avevo prima di conoscerlo? Impossibile.

Scegliere Carlos, amare lui e nom perdonare Charles, mentre il monegasco si fa la sua vita odiandomi? Surreale.

Amare Charles come sempre, condividere ciò che di migliore la vita ti offre ma essere odiata da lui per sempre? Immensamente doloroso.

Nessuna di queste ipotesi è nemmeno lontanamente immaginabile. Decido di non scegliere, preferisco abbandonarmi all'oblio dell'oceano piuttosto che vivere una vita simile. Ripenso al suo sorriso e alla sua risata, poi, lentamente chiudo gli occhi.

"Irene! Irene!"
Con una violenta tosse mi desto da quella serie di incubi trovandomi fra le braccia di Charles, sulle placide spiaggie delle Maldive "O mio Dio per fortuna ti sei svegliata, amore non hai idea del-" Lo interrompo, baciandolo. Ma chi ti dice che non sia l'ennesimo sogno? "Charles - dico a fatica mentre il gruppo di persone che ci circonda tira un sospiro di sollievo - dimmi che sei reale, dimmi che mi ami e che non è l'ennesimo sogno" Lui sorride, seppur confuso, accarezzandomi il viso "Ti amo, Irene Tripoli, da quel giorno in Piazza Duomo fino alla fine dei nostri giorni" "Anche se ipoteticamente avessimo un figlio?" Chiedo mettendomi seduta e respirando meglio "Per sempre" Risponde lui confuso ma evidentemente al settimo cielo.

***
Buona sera gente!
Scusate l'attesa ma come potete vedere il capitolo è stato particolarmente impegnativo (è lungo il doppio degli altri!)
Detto ciò spero vi sia piaciuta questa story line alternativa, a me sicuramente è piaciuto tantissimo scriverla, ed ora prepariamoci per l'ultimo dell'anno!
❤❤❤

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