Prologo - Ultima parte
La mail che sto rileggendo, che ho appena scritto, mi pare possa andar bene. Di certo il mio collega, con tutto quello che gli ho indicato da leggere, ne avrà un bel po' da sbizzarrirsi. Mi sembra quasi di essere una fata Corvina, tutta sapienza esibita, e non la Bruna che sono, più pratica e collaborativa. Quando ho fatto da insegnante a mio figlio Astaliel e ad Annanel, quasi tremila anni fa, mai avrei pensato di replicare in tempi moderni. Oggi mi sento perfino più collaborativa del solito ed allego alla mail anche alcuni miei articoli, così che il collega non abbia da andare, di questi tempi, in giro per il mondo a recuperarli. Nel mentre Silvia è appena entrata nello studio, dell'università, dove mi trovo. Ha appena recuperato quel suo caffè alla macchinetta, che berrà rigorosamente una volta seduta alla sua postazione. Questa mattina abbiamo già dato con le rispettive lezioni e fra poco andremo a recuperare Farol -alias Fabio- a scuola. Mi ha già confidato di essersi annoiato (già il primo giorno!), ma almeno ha fatto furore (non sappiamo per che cosa) fra i suoi compagni e compagne. Silvia si siede e sospira, mentre si abbassa la mascherina per sorseggiare il caffè stracolmo di zucchero. Invio la mail con successo ed aggiorno la casella della posta in arrivo. I miei occhi si fanno un po' stretti, brillii viola tradiscono un certo fastidio e picchio senza eccesso un pugno sul tavolo.
"Ancora!" Esclamo furiosa.
"Che sta succedendo?" Mi chiede Silvia, guardandomi con un sopracciglio alzato.
"Continuano ad inviarmi quelle maledette mail spam! Credo sia qualche perdigiorno che pensa di essere simpatico... Tutte senza mittente, in rima e senza alcun senso! Continuano "Cerchi un edificio medievale? Ho quello che fa per te!", ma chi vi ha chiesto nulla, dico io!" Mi lamento.
"An. Che cosa dice stavolta?" Chiede Silvia divertita.
La apro con uno sbuffo e le leggo questo:
"Risveglia la fata che c'è in te,
parti sicura e vieni da me."
(vedi cartina allegata)
Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, poi scoppiamo a ridere come delle matte.
"Oddio. -Dico tra le risate ed il tentativo di riprendere fiato. – Senza volerlo ci hanno azzeccato."
"Non ci credo!" Ride Silvia avvicinandosi.
La guardiamo insieme, titubo un po' prima di aprire l'allegato, ma poi si rivela soltanto un'immagine di una cartina, di un posto sperso nel nulla, nei campi di Cord'arco.
Nessuna di noi due sa cosa dire, ma non facciamo nemmeno in tempo perché il mio cellulare suona allegramente. Traffico subito con la borsa e nell'estrarlo rispondo, vedendo che è Annanel.
"Sì, che succede Annie?" Rispondo.
Sento in sottofondo persone che litigano ed a rispondermi è Asiolir.
"No, sono io, Asiolir. Scusa se ti disturbiamo, ma Anfion ha combinato un guaio enorme. Non so per quale ispirazione, ma ha usato il portatile di casa ed ora non funziona più. -Sento la voce di Anfion che grida che non è colpa sua ed Annanel che lo sommerge di galanterie poco ripetibili. – Per fartela breve ha colpito il computer con incanti fatati ed ha cancellato ogni cosa! Non funziona più..."
"Che cosa?! Che credeva di fare?" Chiedo come una furia.
"Pare volesse tentare di contattare Aletheia. Non so da dove gli sia uscita questa stramberia!" Riferisce.
Sgrano gli occhi sbalordita.
"Meno male che ho tutti i documenti di scuola già salvati online, altrimenti lo avrei fatto a foglie!" Dico.
Sento Annanel dire che non vale la stessa cosa per lei, perché vi aveva salvato molte cose importanti.
"Vediamo... Avete provato con un contro incantesimo? Si ricorderà pure quale incantesimo ha gettato Anfion, no?" Dico pensandoci su.
"No, non sa che cosa ha gettato perché ha perso la pazienza." Si rammarica Asiolir.
"Per forza! Non c'è alcun modo possibile di farlo, come potrebbe Aletheia avere un computer?" Chiedo.
A quel punto ne ho abbastanza e mi congedo sbrigativamente.
"Mai vista una fata che tenta di comunicare con un'altra fata con un computer!" Ammetto esasperata.
"Deve essere stato davvero disperato." Risponde Silvia.
Non diciamo più nulla e ognuna riprende i propri studi, fino a che non giunge l'ora di andare a prendere Farol a scuola. Scendiamo, recuperiamo la macchina e ci avviamo con calma. La città non è poi così caotica nell'ora ormai del dopo pranzo e raggiungiamo agevolmente Cord'arco. Raggiunta la scuola vediamo i bambini uscire dall'edificio e Silvia va a recuperare Fabio, così da salvare le apparenze. Provo intanto a chiamare Annanel, per capire se hanno risolto con Anfion e con il computer, ma non risponde nessuno... Chissà che cosa stanno combinando, penso perplessa.
Silvia e Farol fanno ritorno e salgono in macchina.
"Com'è andata?" Chiedo guardandolo dallo specchietto retrovisore.
Solo allora mi accorgo della sua espressione torva, tolta la mascherina, quasi avesse sbattuto contro un corvo, come diciamo noi fate.
"Non l'ho capito nemmeno io, non ha voluto dirmelo." Commenta Silvia sorridendo appena.
"La maestra ci ha fatto leggere una storia su un cavaliere ed una fata. Ci ha definito una finzione letteraria, la fata rappresenta i vizi, il cavaliere la virtù. Sembra che noi fate siamo degli esseri orribili, ingannatori e cattivi! L'ho detto alla maestra, ma non mi ha creduto, neanche quando ho spiegato le quattro stirpi fatate! Che schifo!" Si arrabbia lui.
"Come mai ti arrabbi tanto, Farol? Te lo avevo detto che gli umani non sanno di noi. Anche se noi fate siamo reali, per loro non è così." Cerco di incoraggiarlo.
La sua reazione però è quella opposta a quanto pensavo e scoppia a piangere.
Silvia è più veloce di me, scende e si siede dietro con lui e lo abbraccia.
"La fata... sembrava la mia mamma." Singhiozza.
"Ora capisco. – Dico guardandolo, povero Farol. – Di sicuro la maestra non voleva farti star male. La cosa non era voluta..."
Vedo che comunque non mi ascolta e così lo affido alle cure di Silvia e mi avvio verso casa. Piano piano si riprende, ma non dice più nulla. I suoi occhi sono tornati del solito arancione e si soffia il naso.
"Ho fatto un guaio..." Commenta tristemente guardandoci.
"Non preoccuparti! La maestra avrà pensato che hai una grande immaginazione, fidati." Rispondo per rassicurarlo.
"Avrei dovuto fare finta di niente... Che pasticcio!" Continua a lamentarsi.
"Non è successo nulla, dai!" Dice Silvia.
"Non è vero, mi ha dato una nota perché sono stato troppo insistente e poi... Hanno riso tutti di me!"
Riscoppia a piangere ed io e Silvia ci guardiamo sorridendo un poco tra noi. Avremmo dovuto immaginare che sarebbe potuto accedere qualcosa di simile...
Finalmente arriviamo a casa e trovo con sorpresa che sono tutti fuori, ad aspettarci. Una volta spenta la macchina Farol sfreccia ad abbracciare Anfion, ancora disperato, e noi due ci avviciniamo con calma.
C'è qualcosa che non va, me ne rendo conto subito dai loro sguardi, che sembrano evitare il mio di proposito.
"Che cosa sta succedendo?" Chiedo preoccupata.
"La Mancor è scappata. Non sappiamo in che modo e per di più l'ha fatto senza il minimo rumore." Dice Annanel, già cautelandosi.
Sgrano gli occhi sbalordita e subito mi sale un nervoso allucinante.
"Come avete fatto a non accorgervene? Nessuno dei tre?!" Esclamo furente.
"Ho provato a rintracciarlo coi minuti, ma è stato inutile." Si scusa Asiolir.
"Da quanto è scappato? Possibile che voi due non vi siate accorti di nulla? Per forza, non avete fatto altro che litigare tutto il giorno!" Dico contro Anfion ed Annanel.
"Potrebbe fare del male a qualcuno, farsene lui stesso! Perché non mi avete avvisata?" Esclamo subito.
"Speravo sarei riuscita a recuperarlo senza scomodarti." Dice Annanel.
La guardo con furia e lei sostiene il mio sguardo. Oh, come mi piace questa solita e rilassante routine!
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