Prologo -parte2

 "Bene, direi che per oggi possiamo concludere qui. Dubbi? Domande?" Chiedo ai pochi studenti presenti in aula. Vedendo però il solito trambusto che preannuncia l'abbandono della stessa, per non dire la fuga, saluto pure gli studenti collegati in videolezione, spengo il collegamento, raccolgo appunti, libri e quaderni ed esco pure io. I corridoi si svuotano velocemente e mi avvio alle scale per raggiungere il mio ufficio. Sono quasi le undici e penso subito a Silvia, che fra poco inizia la sua, di lezione, ed infatti la vedo venirmi incontro scendendo.

"È il mio turno, ma vorrei aver già dato Melista." Ammette.

"Ma come? No dai, vedrai che andrà benissimo come sempre." La incoraggio.

"A volte il tuo charme mi sarebbe utile, comunque." Dice incrociandomi e passando oltre, sistemandosi la mascherina. Penso al fatto che per Silvia quello sia il suo primo corso come insegnante, mentre io sono già al secondo. In ogni caso non ho mai avuto tante preoccupazioni, non dopo aver affrontato il Grande Ragno ed aver ricordato di essere stata in grado di gestire in passato, come Regina, l'intero regno di Cordarcalaen assieme a mio marito.

Raggiungo in un attimo l'ufficio, salutando alcuni colleghi che si aggirano solitari e torno davanti al pc per fare il punto della situazione corsi e per portare avanti alcuni studi personali, dopo essermi ovviamente disinfettata a dovere le mani. Come mio solito ricontrollo le mail, visto che ne sto aspettando alcune di lavoro ed osservo colpita non una, ma ben tre di queste senza mittente. L'oggetto dice: "Cerchi un edificio medievale? Ho quello che fa per te!" Sei stata in grado di resistere al mio incanto di fata? Non ti facevo così resistente, penso, indecisa sul da farsi. Rifletto sulla possibilità di chiamare i tecnici dei pc, ma poi mi convinco ad aprirla, premunendomi di non cliccare su alcun link truffa. La apro esitante e leggo il contenuto:

"Se qualcosa vuoi trovare,

da me devi arguta arrivare,

non di marmi preziosi sono formata,

ma di pietra di fiume ben levigata."

Tutto si riduce a questo e non mi ci vuole poi molto a pensare che si tratti di uno scherzo, certo inviato da qualcuno che non aveva di meglio da fare e non si era sforzato poi tanto. Le cestino tutte e tre e non ne compaiono altre. Inizio allora con i miei studi ed il tempo vola letteralmente perché, dopo quello che mi sembra un attimo, ecco tornare Silvia.

"E anche questa lezione è andata. -Sospira.- Non avrei mai creduto fosse impegnativo fino a questo punto. Meno male che gli studenti non fanno poi tante domande."

"Quasi nessuna direi. Non lo sapevi che è apparentemente motivo di grande imbarazzo?" La butto lì divertita.

"Peggio per loro." Ammette Silvia facendola breve.

Comincio allora a mettere via le mie cose per tirare fuori il pranzo che ci siamo portate da casa. Nel pomeriggio ho un'altra lezione e poi finalmente possiamo andarcene.

"Chissà se Annanel è riuscita a gestire la Mancor." Mi dice Silvia recuperando il suo, sedendosi davanti a me dal lato opposto della scrivania.

"Sarebbe davvero una grazia, considerando tutto il nostro impegno. Non sappiamo ancora nulla di lui." Rispondo iniziando a mangiare.

"Senza alcun dubbio sembra uscito da una storia fantastica." Ammette Silvia.

"Ancora a chiamarle in questo modo? In ogni caso non mi preoccuperei per Annanel ed Asiolir, ma per Anfion. Chissà se è riuscito a pulire casa senza l'uso della magia."

Sogghigniamo entrambe e mangiamo alcuni bocconi in silenzio, gustandoci il cibo.

"Sai che cosa mi ha chiesto Farol ieri sera? A furia di guardare i telegiornali parlare di scuola gli è venuta l'idea di andarci anche lui." Riferisco ricordandomelo solo ora.

"Potrebbe essere un'ottima idea, tutto sommato." Dice pensandoci su.

"Mettiamola così. Dovremmo trovargli un nome adatto, fargli un incanto per cambiargli il colore degli occhi, come ho fatto con i miei, ma poi... Chi andrà ai colloqui con i genitori, Anfion?"

Scoppiamo entrambe a ridere, anche se è effettivamente suo figlio adottivo.

"Nessuno gli crederebbe, è troppo... non ho nemmeno un modo per descriverlo."

"Non lo prenderebbero sul serio." Commento io.

"E allora chi? Tu Melista?" Dice Silvia aprendo la borraccia dell'acqua.

"No, no. Non me ne voglia Farol, ma sto già facendo la stessa cosa con Asiolir." Dico.

"E allora chi?" Chiede lei mentre addento un altro boccone.

"Potresti farlo tu, oppure potremmo chiedere ad Annanel." Suggerisco poi.

A questo Silvia mi fissa sorpresa.

"Avanti su, non sarà così male. Abbiamo tutti un debole per lui. E poi che vuoi che succeda? Sappiamo entrambe quanto sarà bravo a scuola." La incoraggio.

"Ma io non..."

"Nemmeno io ho una sorella in Giappone*. Chi vuoi che vada ad indagare?" Le dico.

"Hai ragione." Dice Silvia ancora titubante.

Finiamo con calma il pranzo, mentre ci raccontiamo del più e del meno. Ogni tanto Silvia mi chiede com'era la mia vita a Cordarcalaen, il mio antico regno, Cord'arco appunto.

Rispondo sempre volentieri alle sue domande anche se sento in fondo al mio animo una certa mancanza. Di mio figlio Astaliel non resta che la sua lancia ad Irel ed il suo tumulo. Di Irel I, il mio sposo, non so nulla, ne tantomeno dove riposi... almeno per ora.

Silvia mi sta dando una mano a rintracciarlo, anche se temiamo che Atlas, il Grande Ragno, abbia cancellato anche il più piccolo ricordo. In ogni caso è tutto così mutato da allora che stento a crederci, tantopiù che ricordo distintamente ogni cambiamento, perché quel mio antico nemico me li ha fatti vedere tutti poco prima di essere sconfitto.

Quanto vorrei tornare ad essere la Regina di Cordarcalaen, anche se in fondo lo sono ancora.

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* Asiolir ha caratteri asiatici

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