Prologo - parte1
La sveglia suona veloce e monotona e cerco di zittirla con fastidio. All'ennesimo tentativo andato a vuoto lancio un incanto di fata e la faccio ammutolire all'istante. Presa coscienza di me stessa guardo l'ora e salto letteralmente fuori dal letto! Sono quasi le sette! Khall, perché accidenti non mi hai svegliato prima?!
"È più divertente vedervi correre, andiamo! Siete così monotoni..." Replica lui nella mia testa.
Attento Khall, posso sempre costringerti nell'impianto elettrico! Guarda te se si può essere attorniati da spiriti così poco collaborativi. In ogni caso esco spedita dalla mia stanza, noto il silenzio di tomba ed inizio a chiamare tutti a gran voce, furiosa.
"Forza, svegliatevi! È mai possibile che stiate ancora tutti dormendo?!"
Torna il silenzio e mi sento tremare la palpebra. Mi avvio in cucina e spazientita del tutto batto una volta le mani ed il mio colpo viene amplificato dalle imposte delle finestre delle stanze che si aprono all'istante. Subito si levano i lamenti, seguiti da un forte strascicare di piedi. Senza pensare ai miei sensi troppo acuiti canto un piccolo motivetto e la colazione si prepara da sola, ma soltanto per me. Chi dorme non piglia pesci, tantomeno le colazioni.
Ecco arrivare Anfion con uno sguardo sconvolto, un ciuffo sparato in aria ed ancora il pigiama addosso. Continuo a chiedermi come aveva fatto Atlas* a fidarsi di lui... Forse il segreto stava nel fatto che nessuno avrebbe visto in lui una spia, tanto è svogliato. Accanto a lui il piccolo Farol°, pronto e pettinato, quasi dovesse venire all'università con me.
"Era ora. Che dici se ti trasformassi in una sveglia?" Faccio ormai senza speranze, rivolta ad Anfion.
"Ho tentato di avvisarlo." Protesta Farol scuotendo il capo.
Anfion sembra ignorarlo e replica a me: "Sai che non puoi farlo..."
"Spera soltanto sia davvero così, od un giorno o l'altro ti ritroverai veramente a farmi da sveglia e non mi farò problemi a spegnerti rudemente." A queste mie parole sbianca e con un incanto prepara per sé e Farol.
Mi alzo, prendo uno dei tanti sacchetti di biscotti ed un litro di latte e mi avvio per il lungo corridoio, passando accanto ad Asiolir e Silvia, a cui si aggrega anche Annanel.
"Sei stata troppo rude prima, madre." Sorride lei.
"Come potrei fare altrimenti se non riuscite a svegliarvi da soli?"
Ridiamo tutte e quattro.
"Forza, sbrighiamoci." Dice Silvia mentre io raggiungo l'ultima stanza del corridoio.
Rimango un attimo in ascolto e sorridendo al silenzio perfetto tolgo l'incantesimo ed entro. Non serve nemmeno dire che la Mancor, anche se è un ragazzo, ha messo tutto a soqquadro. Avanzo nel buio, quasi fossi nel suo antro e lo trovo disteso nei pressi del letto, con lenzuola e materasso a fargli da tenda. I suoi occhi, uno verde e l'altro rosso, mandano dei bagliori sinistri, ma appena gli mostro i miei, di occhi, sfavillanti di viola, si rassicura.
"Ti ho portato del cibo, in grandi quantità come sempre." Dico poggiando il pacchetto vicino a lui. La sua mano esce dall'ombra e si muove fulminea come la zampata di un leone. Sono appena più rapida e glieli tolgo da sotto il naso, avvicinandoli a me. Credo che il verso che fa sia un ringhio, ma non ci bado e lo osservo uscire controvoglia dal suo tugurio. Ha i capelli e la barba così lunga da sembrare un selvaggio, eppure non sono ancora riuscita a convincerlo a farseli tagliare.
"Freccia d'argento." Dice con la solita enfasi, che lascia intendere che non mangia se io lo sto a guardare. Con me è comunque più docile, però è sempre sulla difensiva, come se temesse gli facessimo del male.
"Quando ti deciderai a fidarti di noi?" Dico sconfortata mentre mi avvio alla porta.
"Freccia d'argento." Il suo sguardo, quando mi volto, dice che non lo farà mai.
Torno nella mia stanza, mi vesto rapidamente e raggiungo Silvia in soggiorno.
"Questa volta abbiamo fatto troppo tardi, Melista. Forse dovremmo avvisare che..."
"Una fata non è mai in ritardo." Replico. "Fate i bravi." Dico poi agli altri.
Silvia sospira, ma prende ugualmente la sua borsa e mi mette una mano sulla spalla. Salto^, come è consuetudine delle fate e ci ritroviamo tra i quattro alberi del giardino dell'Università.
"Bene, ora siamo così in anticipo da aprire noi stesse tutta la baracca." Dico io indossando la mascherina.
"Questo tuo teletrasporto mi mette ogni volta a disagio." Risponde imitandomi.
Entriamo silenziose e salite al piano degli uffici dei Professori, raggiungiamo il nostro.
Ho lezione alle nove, per cui c'è tutto il tempo di dare una scorsa alle mail, che di sicuro sono già molte. Accendiamo i pc, che sono un po' lenti e così Silvia tira fuori i suoi appunti per la lezione delle undici e ripassa.
Finalmente riesco ad aprire la mail e scorgo già stanca la mastodontica mole di richieste.
Ce n'è per tutti i gusti, studenti con dubbi da sciogliere, capitoli di tesi da revisionare, materiali da preparare per innumerevoli seminari, convegni, ecc... Riunioni didattiche a non finire e poi innumerevoli mail di spam che saltano fuori ad ogni angolo, premi vinti di concorsi mai partecipati, vacanze tropicali, pacchi da recuperare, banche assurde... Ce n'è perfino una senza mittente su un edificio medievale, una cosa incredibile! Chi mai le avrebbe aperte? Stavo meglio a Cordarcalaen, oppure ad Irel, senza tutte queste mail ingannatrici! Con un colpo vendicativo di mouse le spunto tutte e le elimino soddisfatta. Ecco però aggiornarsi la cartella e sconvolta ritrovo la mail senza mittente. È una sfida forse? Fata contro tecnologia?! Lancio un incanto e quella benedetta mail scompare. Oh, come mi piace la routine quotidiana!
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* Atlas è il Grande Ragno, l'acerrimo nemico di Melista, ora sconfitto;
° Farol è il figlio adottivo di Anfion, entrambi fatati
^ Il Salto fatato è come il teletrasporto, con l'unica differenza che per farlo nel luogo di partenza e di arrivo ci devono essere degli alberi
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