3- parte2
"Come ti è sembrata la mia prof Melista?" Chiede mia figlia Zoe tutta pimpante.
"Sembrava pronta ad andare ad una sfilata. Mi è parsa molto superficiale, anche se..."
"Anche se?" Incalza Agnes mentre spolvera il salone.
"Non accetta i miei consigli, ma sarò io a spuntarla." Dico scettica e poi risoluta.
"Io non capisco perché ti devi mettere ogni volta in competizione con chi fa il tuo stesso lavoro." Commenta Zoe andandosene.
"Competizione? No, no, non raggiungerà mai il mio livello, è del tutto impossibile."
"La solita modesta." Ride Agnes.
Non faccio in tempo a replicare che mi suona il cellulare, guarda caso è Melista.
"Sì?" Chiedo piccata.
"Mi spiace disturbarla, ma... Mi chiedevo se aveva avuto notizie dal Ministero per i Permessi per iniziare i lavori." Chiede leggermente irritata.
"Che cosa? Ancora nessuna risposta? No, no, non va bene! Redarguirò la mia segretaria domani, è imperdonabile! Risolveremo vedrà."
Chiudo la chiamata senza ascoltare che cosa ha da dirmi.
"Aspetta pure, miss leggiadra."
...
Attraverso il portale fatato prodotto dall'incanto che mi ha rivelato Aletheia molti secoli fa e mi ritrovo nella mia vecchia casetta nel regno delle fate Scarlatte. Tutto è come me lo ricordo e respiro con calma il profumo delle erbe per poi dirigermi fuori, nella notte. Il palazzo di Aletheia è ancora in fase di ricostruzione e brilla nel buio, grazie ai raggi della luna, di un perlaceo tepore evanescente. Entro per una porta di servizio, senza farmi annunciare, e percorro la strada al buio fino agli appartamenti della regina, ancora più splendidi di quanto non fossero prima. Attraverso una parte ancora coperta di teli con pile accatastate di mattoni perlacei, null'altro che grandi perle sagomate provenienti dall'Oceano interno, dal regno delle oceanine. Vengono scambiate con i fiori incantati delle fate che sono resistenti alle pressioni del basso oceano ed idrofobi, tanto quanto leggere sono le perle durissime, resistenti come diamanti e conduttrici di magia. Raggiungo i nuovi giardini di Aletheia, anticamera a cielo aperto degli appartamenti della regina, con costolonature eleganti slanciate verso l'alto a formare una cupola, null'altro che viventi alberi d'avorio. Le stelle baluginano fra di essi, quasi luminosi boccioli di fiori sul punto di schiudersi, mentre lucciole di ogni colore pulsano serene nella notte.
"Buona notte care Morgaine e Melusine." Dico alle due fate delegate di Aletheia.
"Sarebbe una notte migliore se ti fossi fatta annunciare prima, temevamo un attacco di qualche tua amica." Ride Aletheia.
"Ah, sapevo che eri qui. Scusa il disturbo, ma è una faccenda della massima importanza, per non dire segreta..." Dico.
"Come sempre, come sempre! Mai una volta che si possa sgattaiolare in giro di notte senza dover ricevere visite." Detto ciò si mette a ridere e quando mi avvicino ci abbracciamo.
"Mi eri mancata cara Aletheia." Ammetto.
"Tu un po' meno, ma vieni dentro ora, è più riservato di qui, senza tutte queste guardie." Ride.
"Non crederete che non vi abbia visto spero!" Dico, mentre innumerevoli risate si susseguono lievi.
Affianco Aletheia e quando entriamo la luce magica fa risplendere la sua folta chioma di capelli rossi come il bronzo ed è quasi abbagliante.
Melusine mi fa accomodare in una sedia elegante, ad un tavolo tondo di marmo bianco screziato d'oro, e sorrido. É tutto imbandito neanche fossero previsti innumerevoli commensali.
"Allora ero attesa, dopotutto." Dico quando Aletheia si siede di fronte a me.
"Forse lo sei sempre, non trovi?"
"Oh certo, basta che il tè non sia lo stesso ogni volta."
E ridiamo tutte.
Morgaine e Melusine tornano fuori dopo poco, proseguendo il loro turno di guardia.
"Per quanto tu sia sempre una gradita ospite, che cosa ti porta qui? Melista ha bisogno d'aiuto?"
Chiede Aletheia diretta.
"Non proprio, ma di sicuro più di quanto si possa credere. Hai memoria di una Mancor durante l'ultima guerra fatesco-sibilliaca?" Chiedo altrettanto diretta.
"È un quesito interessante, ancor di più se fatto da una sibilla come te, Annanel..." Commenta studiandomi.
"Non hai risposto alla domanda." Ribadisco.
"Ne ricordo una, una soltanto, il più terribile caso di uomo mutato che abbia mai visto, quella che tua madre ha in casa. È davvero sicura di ciò che fa? Se messa troppo sotto pressione potrebbe..."
"L'ho ribadito molte volte e non ha mai voluto ascoltarmi. Lui però... È così sconvolto."
"Non sopravviverà a lungo, non quando avrà memoria di tutte le atrocità commesse. Nemmeno una Bruna come tua madre può aiutarlo."
"Riesci a ricordare chi fosse la sua cacciatrice?"
"Oh, ma tu guarda... La vecchiaccia che vi guida non lo sa?" Ride Aletheia.
"Se interpellassi la Cumana ucciderebbe me, mia madre, Asiolir, Anfion e Farol. Sai che lo farebbe senza esitazione." Ammetto come se parlassi del tempo.
"Quella Mancor ha ucciso più fate di quanto immagini. Non è facile per me, però... Credo che Valian degli Elfi ne sappia di più, sai, per il fatto che facevano da ambasciatori tra noi e voi."
"Davvero? In fondo ero solo una novizia allora, è più che logico che non ne sapessi nulla." Ammetto.
"In ogni caso non affezionatevi troppo, può essere che finisca tragicamente. Mai una Mancor è stata salvata."
"Lo so, ma questa è l'ultima... Varrà pur qualcosa."
"Come si chiama?" Chiede Aletheia.
"Non glielo abbiamo chiesto... Ha ripreso da poco a parlare, prima non faceva che ripetere freccia d'argento, freccia d'argento."
"Vedrai che Valian sarà molto più d'aiuto di me." Dice con più convinzione.
"Perfetto, dille di andare da mia madre, domani sera, ma non dire nulla di sibille e quant'altro."
"Uffa! Chiamatela tu Valian... Per il resto non serve neanche dirlo, è il nostro piccolo grande segreto."
Allora mi alzo, ripercorro a ritroso il mio cammino, questa volta scortata, e me ne torno nel Mondo senza Magia, nell'antro della Cumana."
...
La giornata è appena all'inizio ed ora che anche Asiolir è andata da Silvia c'è un silenzio incredibile. La Mancor è venuta con me nel mio studio e mentre io lavoro sfoglia tutti i libri della biblioteca, soffermandosi curiosa sulle illustrazioni... Sembra sbalordirsi dalla vividezza dei colori e dal realismo delle figure. Ad un certo punto si immobilizza, guardando fuori dalla finestra, ma poi torna alle illustrazioni.
"Fata." Commenta senza guardarmi.
Vado allora alla finestra con un sospiro e trovo Anfion intento ad osservare il piccolo gemello di Elbrom, il grande albero magico degli Irel. Apro la finestra ed Anfion si volta a guardarmi.
"Ciao Melista!" Mi saluta un po' troppo allegramente.
"Ciao. La Mancor ti ha sentito arrivare." Commento.
"Non è una cosa molto carina da dire... a loro piace mangiarci."
"Già, è così... In ogni caso, davvero i tuoi esperimenti hanno avuto successo?" Chiedo curiosa.
"Oh beh, una foglia del nostro Elbrom2 ha reagito con quella che Silvia ha chiamato linea internet, ma non so che cosa significhi. Il bello però è venuto dopo!" Dice contento togliendosi il lungo ciuffo dal viso.
"Che è successo, a parte perdere il segnale della chiamata?"
"Segnale? Bah! Che cos'è? No, no... Però sullo schermo della scatola magica... mi è sembrato per un attimo di vedere il viso di Espedris, la fata consorte di Elbrom, ad Irel! Però non ne sono davvero sicuro."
"Che cosa aspetti ad andare a chiederglielo?" Rido.
"Ah! Oh! Beh... Non ci avevo pensato."
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