2- Presta attenzione al tempo in azione (p5)

Ho lasciato da poco la magione di Callista e sono quasi alla fine della Strada Serpeggiante che conduce alla piazza antistante il Palazzo della Cumana, la Dimora Labirinto. C'è un gran viavai di donne, sibille e servitori per la strada. Tutte le Maggiori come me sono ovviamente dirette alla Dimora, mentre tutte le Minori, individuabili dal medaglione perlaceo, compiono evidentemente delle commissioni a loro assegnate da noi Maggiori. Questi incarichi non sono degni di interesse, non quanto quelli dei servitori. Sono gli unici uomini ammessi negli Antri, solitamente amanti, compagni o parenti delle Maggiori, a cui vengono affidati incarichi di primaria importanza, e a cui si deve prestare attenzione se si vuole scoprire qualcosa. Si può sapere molto di una Maggiore solo guardando i loro fardelli, a meno che non vi siano in giro direttamente loro, le Maggiori, come me. Questo è un altro dei motivi per cui sono più che felice di aver dato ascolto alla mia maestra Callista, perché è più facile tenere per sé i propri segreti, invece che farli tenere agli altri. A lei avevo detto tutto di me, dovevo farlo, eppure non mi aveva disprezzata, anzi mi ha aiutata a nascondere la cosa con ancora più perizia. Ora che non c'è più devo dire che mi manca molto... Se solo a quel tempo non fosse stata valida quella regola dello scambio dei poteri! Ad ogni nuova sibilla la propria maestra le dona il titolo e le lascia i propri poteri per ritornare mortale... Poi tutto ciò è stato cambiato perché ora non siamo più così tante, anche se restiamo ugualmente numerose. Ora è la Cumana a donare ad ogni novizia il potere, questo però significa un maggior controllo da parte sua su tutte loro, ma non su di noi vecchie Maggiori, non ancora almeno, anche se starà cercando un modo per farlo, magari a nostra insaputa. Per quanto anziana la Cumana sa trasformarsi in un vero e proprio demonio e la sua anzianità è un nonnulla rispetto ai suoi poteri. Proseguo il mio cammino nell'Alta Piazza, tra le fauci mosaicate della testa del serpente ed oltrepasso i Cancelli Sempre Aperti che danno ai giardini della Cumana e dove si trova l'entrata della Biblioteca Universale. Alla nostra Sibilla Arcana piace dare nomi altisonanti a tutto ed ogni dettaglio ha la sua vicenda, nulla sfugge alla sua progettazione e sempre ha nuove idee per stupire le altre sue "amiche" Arcane, la Delfica almeno. Salgo una decina di scalini circolari sagomati e mi ritrovo nel pronao della Biblioteca, che ha ovviamente l'aspetto di un tempio antico. Come da usanza ho appena calpestato la lingua biforcuta della serpe, a mosaico, presente sugli scalini. Questo serpente rappresenta l'Ignoranza, il grande Pitone ucciso da Apollo, il Sapere, alla fondazione di Delfi e delle Sibille tutte. Millenni di calpestii della lingua biforcuta ricordavano a tutte noi che solo con la Sapienza si sconfiggono anche i mali più insidiosi e avviluppati, come le spire di un serpente appunto.

Quando entro nell'androne del palazzo vedo altre Maggiori in attesa del permesso di entrare in Biblioteca che solo il Sinistro Minosse può concedere, nient'altro che una statua in grado di captare le nostre intenzioni se a qualcuna di noi fosse venuta la voglia di far del male alla Cumana. Malicia è appena entrata, quella spocchiosa, mentre Quintilla maschera verde ride allegramente con la sua amica Ambrose, comunemente detta Furbizia, per il suo rivelare a tutte i suoi segreti da quanto parla.

"Salve Prisca, - Dice Feralia, mettendosi in fila dietro di me. – tutte in biblioteca vedo."

"Tutte sempre in mezzo ai piedi direi..." Commento, mentre Quintilla entra dopo essere stata "giudicata".

Feralia, maschera cremisi, è una donna allegra e si dice che lo sia ancora di più durante le sue terribili malefatte. Non mi hai mai detto il motivo, ma sono l'unica Maggiore che trova simpatica, forse perché siamo entrambe due solitarie. Ambrose passa oltre ed è il mio turno. Il vecchio Minosse ha gli occhi di rubino già luminosi ed avverto la sua mente profonda mentre scandaglia i miei pensieri.

"Salve vecchio brontolone." Penso.

"Salute a te, sagace Prisca, unica Maggiore che sa ancora che cosa sia l'educazione. Le tue altre sorelle non mi salutano mai, accidenti a loro!" Risponde.

Mi lascia entrare e sorrido a quel suo viso impassibile a causa della pietra con cui è fatto. C'era chi diceva che fosse davvero il Minosse infernale, il Giudice delle anime, e che la Cumana, quasi una novella Eraclessa, lo avesse trascinato fin qui e poi pietrificato come la Medusa.

Entro in biblioteca e rimango un attimo ad osservare questo luogo di incredibile incanto. Le pareti stracolme di libri continuano verso l'alto all'infinito, mentre delle nuvole magiche scorrono in un cielo-soffitto di uno splendido color rosa. Si dice che nessuno conosca ogni recesso di questo luogo, tranne la Cumana che ha per di più letto ogni libro di tutti questi bilioni e non è uno scherzo. Sa recitarli tutti a memoria, dall'inizio alla fine, e coloro che avevano osato metterlo in dubbio erano sparite nel nulla. Raggiungo una delle Postazioni di Segretezza, dove sono possibili ricerche anonime e prive di rischio di ascoltatrici. Mi passa accanto Clarizia, Maestra dello Zaffiro, e ci salutiamo civilmente senza scambiarci una parola. Le nostre maestre erano sorelle, ma tra di noi non c'è nessuna simpatia, siamo entrambe troppo risolute.

Prendo posto ed appena scattano le protezioni magiche metto le mani sulla scrivania di marmo nero e dico:

"Annali delle Cacciatrici." E questi compaiono.

Le Cacciatrici (che ora non esistono più), di cui la Cumana era la Capitana, erano un'istituzione di primaria importanza durante le non infrequenti guerre con le fate, il cui compito era trovare vittime maschili da tramutare in ferali creature al loro servizio. Questo era stato l'unico modo per colmare l'evidente nostra inferiorità magica rispetto alle fate.

Fino a che mia madre, che è comunque l'ultima delle fate antiche, non ha annullato gli effetti della trasformazione, nessuno credeva che fosse possibile recuperare l'umano, che veniva dichiarato morto, anzi un morto vivente mangia fate. Per aiutare la nostra Mancor penso che prima di tutto occorra scoprire la sua origine, certamente legata ad una delle ultime guerre Fatesco-Sibilliache. Ogni preda delle Cacciatrici assumeva l'aspetto di una ferale creatura mitologia secondo la propria indole ed io so per certo che le Mancor erano le più rare. Per fortuna i nostri Annali indicano tutto di loro, dal luogo di cattura alla Cacciatrice, dalla specie mitologica all'indice di pericolosità. Sfoglio anche le guerre più antiche registrate, ma non ci sono Mancor che corrispondano alla descrizione dell'aspetto mitologico della nostra... Però, ecco qui! L'ultima guerra Fatesco-Sibilliaca indica una sola Mancor identica alla nostra, alata, sputafuoco e orrifica. Purtroppo manca tutto il resto... Com'è possibile? Solo di questa non si sa altro, per quale motivo?

"Nell'anno millesimo e trecento dall'ultima elezione della Regina Scarlatta e nell'XI secolo del Mondo senza Magia, sorse l'ultima delle guerre contro le infide fate, che ci conferì il dominio indiscusso del Mondo senza Magia, mentre quelle spregevoli ci sottrassero il Mondo magico di Dariadema."  Leggo.

Ero appena una novizia quando era avvenuta quest'ultima guerra, ma noi non vi abbiamo preso parte perché eravamo troppo deboli e nulla veniva a noi rivelato di Cacciatrici, creature, menchemeno degli esiti degli scontri. Perché qui non si dice nulla della Mancor? In effetti però, a ben vedere, non è l'unico caso omesso. Ho quindi due possibilità perché la terza, parlare con le Sibille di allora, non è più praticabile visto che le allieve come me le hanno ormai sostituite tutte. La seconda opzione è chiedere alla Cumana, ma se le avessi domandato avrebbe poi scoperto la mia relazione con le fate e mi avrebbe ucciso con le sue stesse mani seduta stante. L'unica possibilità è chiedere ad Aletheia, perché è indubbio che sia lei ad essere l'ultima Regina Scarlatta. Può essere che si ricordi di questa Mancor nell'aspetto ferale e magari anche qualche dettaglio della Cacciatrice che l'aveva domata.

In ogni caso gli uomini cacciati erano trecento e la nostra Mancor è proprio l'ultima rimasta, deve pur significare qualcosa, ne sono del tutto certa. Consulto ancora a lungo il resoconto di guerra e scopro con orrore che la Mancor era stata il terrore delle fate, il più terribile strumento di morte della guerra. Povero ragazzo! Non è certo colpa sua, eppure pare dal testo la morte impersonificata. Di nuovo nulla si dice della sua Cacciatrice. Perché celare una cosa così importante? Il vanto che ogni Sibilla, tranne me, vorrebbe attribuirsi?

Non c'è più nulla da leggere e così mi preparo ad andarmene e lascio la postazione di lettura.

"Salve Prisca! – Mi saluta Alicia, una sibilla Neomaggiore, una di quelle create dalla Cumana. – Era da diversi mesi che non la vedevo. Dov'era finita?"

"Salve a te Alicia. Come ci si sente ad essere una Maggiore?" Chiedo svicolando.

"Oh, una meraviglia! Sapevo sarebbe stato così. Sono così potente ora!"

Che modestia...

"Sono molto occupata, devi scusarmi." Dico.

"Non ha ancora risposto alla mia domanda." Fa seria.

"Davvero? Beh, ho fatto un giro del mondo alla ricerca delle erbe magiche siderali, nonché poi di quelle amazzoniche. Saprai già tutto di loro... Ora scusami." Dico lasciandola lì perplessa.

"...Sì, sì ovviamente, so tutto." Dice da dietro, mentre io me ne vado ridendo.

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