1- Se per le vie della foresta vai, attento ai fatati guai (p3)

Dicono sempre che sia meglio tornare sui propri passi quando la situazione appare particolarmente imbrogliata, eppure non mi riesce di trovare il bandolo di questa spinosa matassa di rose. Io e Silvia ci siamo decise di ritornare nella sperduta chiesetta della campagna inglese, dopo aver anche passato una notte a riflettere su ciò che poteva celarsi dietro alla sparizione della Mancor. Ed eccoci qui, in queste quattro mura a cielo aperto ricolme di rose rampicanti e rovi. Stiamo facendo delle ricerche un po' più approfondite, ma questi così robusti roseti mi stanno esasperando ed è strano per me, che sono una fata. È come se facessero da folta barriera all'altare ed al piccolo coro retrostante, avvolgendolo strettamente. Il salto fatato è fuori discussione, a meno che non voglia ferirmi ovunque e non mi pare proprio il caso!

"Che cosa pensi di fare?" Mi chiede Silvia alle mie spalle dopo aver osservato per un po' il portale d'entrata laterale.

"Bah, - Dico mettendo le mani sui fianchi. – non ho altra scelta che usare la magia, almeno per districare tutte queste rose."

"Non ne sei convinta?" Chiede lei.

"No, no, stavo per farlo. Però ho come una sensazione di disagio, quasi che ci stesse sfuggendo qualcosa."

In ogni caso ormai ho deciso e certo non mi sembra che questa scelta possa comportare alcun problema. I miei occhi mandano bagliori violetti che si riflettono sulle lucide foglie verde scuro delle rose e mi metto ad intonare un piccolo motivo su un giardiniere che pota appunto delle rose. I nodi vegetali prendono a sciogliersi, ma queste piante sono tenacissime e mi ritrovo a lottare con loro per un po'. Alla fine cedono ed ora non mi resta che un unico nodo per ultimare il lavoro. Non mi pare una giusta opzione quella di sradicare tutti questi roseti, in fondo sono una fata, e così ho fatto delle potature tattiche per permettermi almeno di accedere all'altare. Quest'ultimo nodo mi richiede comunque molta energia, tanto questi rami annodati di rose e rovi sono robusti, ma alla fine cedono. Il taglio produce un suono secco e le due estremità si sciolgono lasciandomi passare. L'altare sembra essere un blocco di roccia nato dal suolo, con figure di chiara antichità medievale che si stagliano tra le rose. Uno dei lati è libero e così raggiungo il coro retrostante e trovo una sorpresa: ci sono delle tombe terragne e da una di esse spunta una pianta di rovi che ha rotto la lastra tombale ed intravvedo anche delle bianche ossa. Ammetto che qui ci sarebbe bisogno di un restauro, almeno per preservare il riposo di questi defunti ancora un po' più a lungo, poco ci manca che rotolino in giro! Comunque mi soffermo sugli stalli del coro che paiono disporsi a corona attorno alle tombe. Alcuni di essi sono in pezzi, altri hanno delle iscrizioni, ma ci sono troppe rose per poterci capire qualcosa... Dalle pareti sbucano dei volti e subito mi spavento, ma poi scopro che sono pitture parietali e piccole sculture di santi.

"Però! Forse sarebbe davvero il caso di parlare di questa scoperta alla Fondazione." Ammette Silvia avvicinandosi.

"Già." Sarebbe un caso davvero proficuo per la nostra Fondazione Cordarcalaen, quella che avevamo fondato io e Silvia ristrutturando quella vecchia fabbrica che era stata la copertura di Atlas, il Grande Ragno, il mio più terribile incubo.

"Tutto questo è incredibile... Ancora non mi pare vero! Com'è possibile che non se ne sia mai accorto nessuno?" Dice cercando di decifrare le lastre tombali.

"Non credo sia a motivo di studiosi disattenti, c'era della magia qui e fino a non molto tempo fa. Eppure... cosa c'era da nascondere? È tutto normale. Voglio dire, non c'è alcuna forza magica in atto." Ammetto.

"Nulla che possa spiegare perché la Mancor sia arrivata fino a qui?" Chiede.

"Certamente sarà stato a motivo della magia che c'era prima. Avremmo dovuto portare con noi Asiolir magari, anche se forse sarebbe meglio chiamare Varanel qui da Irel. Non posso fare alcuna ipotesi senza essere certa del tipo di incantesimo che era stato gettato. In ogni caso non c'è più nulla da scoprire. Possiamo andare alla Fondazione." Ammetto cominciando a muovermi verso l'uscita.

Per un attimo mi colpisce l'idea che quest'incanto doveva essere piuttosto antico. Poi rifletto sul fatto che in realtà forse era da moltissimo tempo che nessuno metteva più piede in questa chiesetta. Come aveva fatto la Mancor a trovarla?

"Qualcuno deve avercela portata." Dico di colpo.

"Chi? La Mancor?" Chiede Silvia raggiungendomi.

"Sì." Annuisco pensosa.

Salto assieme a lei a casa, prendiamo le nostre cose e saltiamo di nascosto alla Fondazione Cordarcalaen.

Questa vecchia fabbrica era stata per me l'inizio di tutto, il luogo in cui l'ultima parte della mia amata foresta di Cordarcalaen era stata distrutta... In ogni caso guardando ora questo stabile non posso che esserne soddisfatta. Abbiamo ristrutturato tutto, mantenendo però il suo aspetto originario. Tutta l'area libera era stata trasformata da me in un giardino, con tanto di un rigagnolo ed uno stagno dove alla sera gracidano le rane. Infine abbiamo fatto abbattere quelle altissime mura di cemento per sostituirle con sinuose inferriate in ferro battuto.

"Vediamo di avviare delle ricerche un po' particolari prima che arrivino tutti gli altri." Dice Silvia precedendomi in biblioteca, nel piano terra dell'edificio.

In poco tempo abbiamo già occupato quattro tavoli con un fitto studio incrociato di testi attorno ad una cartina che... ad osservarla mi sembra di averla già vista e...

"Silvia, forse ho scoperto qualcosa. Aspettami qui, devo andare in ufficio." Dico.

Silvia annuisce senza distogliersi dalla lettura di un grosso volumone di racconti folklorici. Mentre salgo le rampe di scale verso gli uffici penso a quanto non mi sorprenda il fatto che non siamo riuscite a trovare nulla sulla chiesetta. È così inglese che forse non è peregrina l'idea che sia stata traslata qui con un incanto davvero potente. Forse l'idea di coinvolgere i membri della nostra Fondazione è un azzardo... E se chi aveva fatto l'incantesimo fosse ancora nei paraggi? No, dovevo sbrigarmi a fare questa verifica e bloccare il progetto di Silvia se la mia intuizione si fosse rivelata esatta.

Accendo il pc, mi collego all'università e... Apro la mail. Ad una prima occhiata non trovo quelle assurde mail spam e scopro che sono finite da sole nel cestino. Apro l'ultima in ordine di arrivo ed appena mi appare la cartina non ho più dubbi, il luogo indicato è lo stesso della chiesetta. Mi viene un brivido e mollo tutto per correre giù da Silvia. Man mano che scendo verso la biblioteca sento un gran vociare e mi assale un'ansia tremenda. Che cosa ci fanno qui tutte queste persone? Oh no! Oggi c'è quella giornata di conferenze organizzata dal nostro collaboratore Osvaldo, quella aperta al pubblico... Che guaio! Si tiene in biblioteca!

Mentre mi infilo tra la folla so che è ormai troppo tardi ed infatti quando raggiungo Silvia tutto il nostro staff mi circonda e tutti non fanno altro che congratularsi adoranti per la mia scoperta così sensazionale. No, no, no! Lo sapevo che in fondo tutto questo sarebbe stato un errore! Perché non ci ho pensato prima di collegare la chiesetta a quelle mail così assurde? A meno che... Ci hanno teso un agguato, è stato tutto calcolato nei minimi dettagli! Mi prende lo sconforto eppure non posso fare altro che ringraziare la mia folla, mentre Silvia ha già raccontato tutto nei minimi dettagli a mezzo mondo. L'albero è stato abbattuto e non tornerà mai più su!

Finalmente la avvicino e sto per dirle quanto ho scoperto, ma con lei c'è Osvaldo, il nostro giovane storico dell'arte. È un omone dalla spiccata propensione per la forchetta ed infarcisce ogni suo piatto con la stessa cura gustosa con cui inserisce le citazioni nei suoi saggi.

"Vedrai, fra poco lo sapranno tutti, ne parleranno alla tv e su internet! Diventeremo famosi! Finalmente anche Cord'arco avrà fatto luce sulla sua storia dimenticata! È quasi una magia! Prima il Regno di Cordarcalaen, poi questo!" Esclama estatico.

"Già, è veramente una magia, dobbiamo soltanto scoprire chi è stato a scagliarla. Questa scoperta fortuita è fin troppo assurda." Commento.

Ridono tutti eppure Silvia mi guarda come se avesse ingoiato un frutto molto acerbo ed io annuisco.

Ha capito, lo abbiamo fatto entrambe, ma ormai è troppo tardi.

Oh quanto è bello il mio mestiere, specialmente di fronte a tutte queste pilotate scoperte del secolo!

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