Capitolo 14
《Ah, bene, Thomas, pensavamo ti fossi p- ma che diavolo ti è successo?!》.
Era la prima volta che il mio capo si degnava di vedere in che condizioni ero e di chiedermi a riguardo. Non sapevo se essere felice o seccato.
《Sono stato aggredito da due poliziotti di pattuglia. Non ho idea di cosa avessero e non mi interessa saperlo, basti sapere che ora sono qui vivo》.
《Due uomini di pattuglia? Jefferson ha registrato solo la tua di uscita dalla struttura e oggi siamo presenti tutti》.
《Allora non voglio sapere a maggior ragione chi fossero》, feci con un senso di inquietudine sul petto.
《Senti, so che tu mi consideri uno stronzo menefreghista, ma questa cosa è seria. Dammi l’indirizzo, andrò con tre uomini a controllare il luogo dello scontro》, disse il capo.
Gli diedi l’indirizzo senza pormi troppi problemi.
《D’accordo, ora noi andiamo. Ti sarei grato se tu nel frattempo ti dedicassi ad un interrogatorio o due》.
Sbuffai e annuii, aspettando di vederlo andare via prima di prendere il blocco appunti e andare verso le prigioni. Non erano rimasti molti da interrogare, forse sei o sette personaggi.
Decisi di andare a interrogare Nina the Killer, sperando di metterci poco tempo. Non avevo tutta questa voglia, ma era una cosa che andava obbligatoriamente fatta.
Presi le chiavi della cella e vi entrai.
La ragazza si accanì su di me senza lasciarmi il tempo di chiudere la porta, strappandomi una serie di urla di dolore per tutte le ferite appena curate.
Riuscii a chiudere la porta con un calcio e litigai con quella ragazza finché non mi ritrovai sotto di lei, totalmente bloccato. Nina torreggiò su di me, un oggetto appuntito non ben identificato tra le mani.
《Non è ora di dormire?》, disse senza premurarsi di sussurrare.
《Dannazione, Nina, smetti di essere Jeff the Killer per almeno cinque minuti e lasciami andare!》, urlai cercando di divincolarmi.
《Dammi una buona ragione per farlo》.
《Vi vorrei tirare fuori tutti e da morto non posso riuscirci》.
《Un gran bel proposito per un semplice umano》.
《Sono sopravvissuto a Slenderman, qualcosa devo pur valere anche se sono un semplice umano, non credi?》.
Lei mi osservò per un lungo momento, per poi mettere via l’arma.
《Hai un bell’aspetto così sottomesso e indifeso, ragazzino》, fece senza lasciarmi andare.
《Questa affermazione va nella lista delle cose che avrei preferito non sentirmi dire, insieme a “ci sai fare con quella bocca”. Mi dispiace doverti dare questa notizia, Nina, ma devo appuntarmi tutti gli omicidi che hai commesso, quindi ho bisogno delle mani e di una base d’appoggio》.
La ragazza sbuffò sonoramente e si tolse, facendomi finalmente alzare dal pavimento.
Mi sedetti al tavolo con lei di fronte e iniziai ad interrogarla secondo la procedura. Lei fu ben contenta di rispondermi e scoprii che aveva anche un’ottima memoria.
《Come diamine fai a ricordarti tutti questi nomi? Io a malapena ricordo i nomi di quelli che lavorano qua dentro》, commentai mettendo via il blocchetto una volta concluso.
《Le donne hanno la memoria lunga》.
《Non ho mai creduto agli stereotipi, ho conosciuto ragazze che dimenticavano anche dove abitavano》.
《Credi quel che vuoi, tanto a quanto pare non posso farti fuori. Comunque, ho una domanda da farti, poliziotfo. Cosa diavolo c'era in quei cosi con cui ci avete stordito? Mi sono sentita rintontita per un sacco di tempo dopo il risveglio》.
Guardai Nina confuso. 《Sei la prima che mi riferisce una cosa del genere. Non ne so nulla, ma nel dubbio vedrò di reperire un po' di quell'anestetico e di esaminarlo》.
La questione mi sembrava farsi sempre più complicata.
《Bene. Comunque le bende ti stanno bene》.
《Aggiungerò anche questa alla lista di frasi. Mi dispiace ma temo di doverti lasciare adesso, il mio capo dovrebbe essere arrivato e devo vedere i risultati delle sue ricerche》.
Nina annuì, aprendomi lei stessa la porta d'uscita. La cosa mi preoccupò non poco ma decisi di sorvolare.
Prima ancora di parlare con il capo decisi di prendere il famoso tranquillante. Chiusi la porta di Nina rimettendo a posto la chiave, poi andai nel magazzino, controllando di non essere visto.
Il magazzino di quella centrale era un caos unico. C'erano così tanti oggetti requisiti e abbadonati che entrare era gia di per sé difficile. Almeno non c'era il rischio di inciampare in qualche poliziotto che si stava approfittando della refurtiva.
Frugai per tutto il magazzino e finalmente trovai una di quelle siringhe, abbandonata in un cestino.
Me la intascai e corsi di sopra, facendo finta di niente.
Andai nell'ufficio del capo, appena tornato.
《Ah, Thomas. Siamo andati a controllare dove hai detto tu》, disse senza nemmeno salutare.
《E...?》.
《Non c'era assolutamente niente. Niente macchine della polizia, niente sangue, niente corpi, non c'era nulla. Ti sarai immaginato tutto》.
《Certo, passo il tempo libero a pestarmi da solo fino a farmi finire in condizioni pietose. Ma per favore, signore, non dica sciocchezze》, dissi reggendo il gioco. Avevo già capito cosa c'era di mezzo, io non avevo mai parlato di corpi.
Non potevano sapere che quei due erano morti, io non lo avevo detto.
《Non c'era là nulla. Osi forse discutere quel che dico?》.
Mi impedii di rispondere solo per una singola lacrima nera che gli scivolò lungo la guancia.
《... No》.
《Bene. Hai interrogato qualcuno come ti avevo detto?》.
《Sì, signore. Ho interrogato Nina the Killer, è fuori di testa ma mi ha dato tutti i nomi precisi》, dissi facendo finta di niente nonostante l'ansia.
《Perfetto. Viste le tue condizioni, puoi tornare a casa definitivamente per oggi》.
Il mio capo vero mi avrebbe tenuto lì per tutto il giorno anche se fossi stato in carrozzina ma preferii non farlo notare.
《La ringrazio, signore. A domani》, dissi scappando fuori da quel posto.
La situazione stava degenerando e dovevo assolutamente parlarne con chi ne sapeva più di me.
Stava per arrivare la tempesta.
-
Uhm sì è un aggiornamento vero.
Non spreco tempo a fare domande, tanto non rispondete.
Bye~~~~
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