Capitolo 52
Tara
«Non riesco a credere di essere su una barca in mezzo al lago.» Ho gli occhi sgranati pieni di stupore mi guardo intorno: verdi alberi, una leggera foschia, cielo grigio-azzurro e acqua torbida rendono quel luogo un posto incantato. Concludo il giro del paesaggio posando gli occhi sull'autore di tutto questo.
Rilassato mi osserva appoggiato al seggiolino con lo sguardo pigro come lo splendido sorriso che mi rivolge. Il braccio sinistro adagiato sullo schienale del mio posto. Il cappotto nero completamente chiuso non riesce a celare la forza del suo fisico.
Ovviamente, non resisto, e velocemente mi rilasso anche io sullo schienale stringendomi a lui.
L'imbarcazione è abbastanza lunga per darci la giusta privacy dal capitano.
«Tu sei fantastico!» Gli mormoro prima di spingere le mie labbra sulla sua bocca. Le sue labbra si aprono appena e al calore del suo fiato sento il mio stomaco riempirsi di calore.
«Sei tu a essere perfetta.» I suoi occhi si legano ai miei mentre restiamo a un respiro l'uno dall'altro. Come vorrei credergli. Sembra così vero quello che dice quando mi guarda così.
«Non credevo che questo luogo potesse essere così bello.» Mi scanso dalle sue labbra e poso la testa sulla sua spalla.
«Si, piace anche a me, anche se credo che il merito sia tutto il tuo.» Le sue labbra si posano sul mio capo.
«Cosa mi stai facendo, Tara?» la voce roca si perde fra i miei capelli. Non è la prima volta che me lo dice e io non posso fare altro che pregare affinché i suoi sentimenti restino questi. Non riesco a dire niente, mi godo solo la sensazione del suo abbraccio che mi stringe a lui.
Un uccello si posa sull'acqua vicino a noi, catturando la nostra attenzione. Inizia la nostra scoperta di quel luogo, pesci, anatre, alberi che si muovono al vento. Non riesco a smettere di parlare.
La giornata si sta concludendo. Il sole scivola lentamente verso il suo giaciglio e noi, mano nella mano, passeggiamo lungo la riva del fiume verso la nostra auto.
«Ti va di mangiare a casa stasera? Prendiamo qualcosa lungo la via del ritorno.»
«Sì.» Mi stringo nel giaccone infreddolita.
Il braccio di Chris mi raggiunge avvicinandomi a se.
Chiudo gli occhi al suo profumo più intenso che nonostante l'orario è ancora inebriante.
«Ti va di restare a dormire da me questa notte?»
La sua voce mi giunge imbarazzata e speranzosa.
Resto un attimo in silenzio mentre fermi al posteggio lo osservo aprirmi lo sportello e invitarmi a entrare.
Sono davvero pronta a vivere tutto questo?
Lo sento salire al mio fianco mentre gli celo i miei pensieri guardando fuori dal finestrino. In breve tempo siamo in autostrada e io non ho ancora risposto alla sua domanda.
Mordicchio le mie unghie mentre il tempo scorre troppo velocemente, l'aria rilassata fra noi inizia a riempirsi di tensione e io sono dispiaciuta per questo cambiamento. Odio questa sensazione sulla mia pelle e alla fine mi giro a osservare il suo profilo. Concentrato guarda la strada di fronte a noi, una mano sullo sterzo e l'altra sul cambio automatico. Il desiderio di sentire le sue dita su di me mi liberano della paura che sia tutto sbagliato.
Rialzo gli occhi sul suo viso ed è facile vedere come la sua mascella sia tesa, ed è facile vedere la lieve delusione sulle sue labbra serrate.
Sono solo una stupida.
«Sì.» Lascio andare liberandomi di ogni timore e tornando a respirare.
La sua bocca si apre appena, prendendo quell'aria di cui si era privato immagino per non farmi domande.
«Ne sei sicura?» Dopo un tempo che sembra infinito ritorna a parlarmi.
«Sì.» Ripeto sempre più sicura. «Desidero restare da te.»
«Non mi era sembrato.» Frustrato, passa la mano sul capo.
«Scusa, io... È tutto troppo nuovo per me. Non sono abituata a queste emozioni.» Confesso prendendogli la mano calda e stringendola fra le mie gelide.
«Hai freddo?»
Scuoto il capo.
«Credo di avere il tuo stesso problemi. Scusa se sono affrettato.» Si volta appena verso di me mostrandomi la sua preoccupazione.
«Non hai mai fatto niente di sbagliato.» Preciso.
«Mi sembra di spingerti a fare cose per cui non sei pronta.»
«Beh, in un certo senso sì, ma non per il motivo che pensi tu. Lo fai solo perché mi costringi a desiderare di più.» Le sue dita stringono le mie prima di portare la mia mano alle sue labbra.
«È strano che tu lo dica, perché è quello che mi succede da quando ti ho vista.» Le labbra mi sfiorano la pelle.
«Grazie.»
«Per cosa?» Straniti i suoi occhi azzurri mi osservano per qualche secondo abbandonando la vista della strada.
«Per come sei. Per come mi tratti. Per come mi fai sentire.» Scivolo sul sedile verso di lui e poso il capo sulla sua spalla.
«Tara, io... Io non ho mai desiderato tutto questo.»
Poggio la mano sul suo petto e sento il suo cuore rimbombare sotto la maglia.
«Io si, ma non pensavo di esserne degna.» la voce si affievolisce e solo il suo tepore riesce a calmarmi fino a farmi scivolare in un sonno rilassante.
«Tara. Tara! siamo arrivati.» mi sussurro nell'orecchio facendomi rabbrividire.
«Ho dormito tutto il tempo.» Mi rammarico quando tirandomi su vedo il suo appartamento proprio davanti a noi.
«Dai andiamo.» Scende dall'auto e fa il giro da davanti per venire al mio fianco.
La serata è molto fredda, i locali sono pieni di persone mentre sui marciapiedi solo pochi passanti accelerano il passo alle fredde raffiche di vento.
«Prego.» Apre il portoncino e si sposta per farmi entrare.
«Pensavo di fare una pasta.» In ascensore siamo solo noi due e le sue mani corrono al mio viso. «Mentre tu puoi fare una doccia calda e indossare qualcosa di mio.»
Come potevo restare impassibile a lui, fin dall'inizio ha fatto così.
«Okay.» Gli sorrido e felice accetto il suo bacio.
Le porte dell'ascensore si aprono cogliendoci di sorpresa. Chris sospira lasciandomi andare.
«Fai pure come se fossi a casa tua, cerca pure nei cassetti ciò che ti serve.» Si toglie il cappotto e le scarpe che sistema nell'ingresso e mi indica il corridoio verso la sua stanza.
«Grazie.» Faccio lo stesso ed è piacevole la sensazione del pavimento riscaldato dopo il freddo di fuori.
«Va bene, inizio allora.» Batte i palmi e mi lascia per girarsi verso la cucina.
Guardo la sua schiena scomparire in cucina e decido di fare come mi ha detto. Mando un messaggio a Manuela per avvisarla che non tornerò a casa e lentamente mi accomodo nella sua stanza.
Il suo profumo mi accoglie come la luce gialla che si accende sui comodino non appena premo l'interruttore.
Mi guardo meglio intorno, è tutto molto ordinato assolutamente l'opposto della mia camera.
Così come mi ha invitato a fare, apro il suo armadio dove una serie di giacche e pantaloni prendono tutto lo spazio. Richiudo l'anta scorrevole e mi avvio verso la cassettiera alla mia destra.
Nel primo cassetto trovo la sua biancheria e solo al terzo tentativo trovo finalmente una tuta completa. Poggio i pantaloni in vita e non mi basterebbero dieci svolte per poter camminare, decido allora di prendere solo la felpa per poi tornare al primo cassetto dove rubo un paio di calzettoni e dei boxer neri.
Poso il bottino sul letto finalmente pronta per la doccia.
In bagno il vapore acqueo dell'acqua calda distorce la mia immagine, ma una cosa vedo bene e sono i miei occhi che luccicano nel mio riflesso.
Erano anni che non mi vedevo così. Passo la mano sul vetro appannato, ma non riesco a vedere molto di più se non la mia determinazione a non lasciarmelo scappare.
Inteso cresce il desiderio in me di essere felice.
Felice con lui.
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