Capitolo 47

Chris

Non riesco a stare calmo. In reparto c'è molto da fare e quindi sono obbligato a distrarmi e solo verso le due di notte posso finalmente guardare il telefono.

Arrivo nella stanza medici dove trovo Angelo sonnecchiare sul divano.

«Hai fatto?» Mormora assonnato sollevandosi appena.

«Si, dovremmo avere qualche ora di pace.» Prendo il telefono dalla tasca del cappotto appeso dietro la porta e mi siedo nella poltrona alla sua sinistra.

«Bene. Ha vibrato spesso.» Mi indica il cellulare fra le mie dita e si rimette steso a dormire.

Sblocco lo schermo e trovo: una chiamata persa di circa una mezz'ora fa e un messaggio da Tara e un sms da parte di Andrea.

La ragazza mi dice che è già a casa e mi augura la buonanotte, prima di rispondere decido di leggere anche il messaggio di Andrea.

Tutti i miei timori sono là, nelle informazioni che mi dà il mio amico.

Senza perdere tempo premo il tasto chiamata e mi alzo per trovare un luogo più appartato. Mi siedo nel primo gradino delle scale di emergenza. Il suono della chiamata inoltrata nelle orecchie e le gambe che si alzano nervosamente su e giù

«Cazzo!» Non mi trattengo abbasso il capo e lo accarezzo nervosamente con la mano libera. Le scale sono leggermente illuminate di rosso dalla luce a led che indica l'uscita. Vedo a malapena la punta delle mie scarpe. Arriccio il naso al tanfo di umidità e polvere che mi circonda, ma sono silenziose e quindi perfette per la mia chiamata.

«Pronto.» Al suono della sua voce vorrei correre da lei. Freno il mio impulso di alzarmi tornando a massaggiare il mio capo.

«Dormivi?» Vorrei urlare, ma non è certo con lei che devo farlo.

«Non ancora, stavo scorrendo i social sono a letto da poco.» Sospira. «Sono felice di sentire la tua voce.»

Non immagina quanto questo tranquillizzi me.

«Com'è andata a lavoro?» Spero con tutto me stesso che mi dica la verità, non so come potrei aiutarla se continua a mentirmi.

«Bene, come al solito ho i piedi distrutti. Fortuna che domani è domenica.» Sbadiglia e io mi sento in colpa a tenerla sveglia. «A te, come va?»

«Anche qua è stato pesante, mi sono appena fermato.» Indeciso mi mordicchio l'interno della guancia, forse dovrei rimandare a domani il discorso.

«Sei in turno con Angelo?»

«Sì, ma lui già dorme. È il primo a sparire.» Il cuore si rianima quando la sento ridacchiare.

«Anche Simona fa così.» Sembra davvero tranquilla.

«Non vedo l'ora che sia domani mattina.» Le confesso, ora più che mai. Voglio essere certo non le abbia fatto nulla e che stia bene, stia bene emotivamente.

Una piccola pausa ci fa sentire i nostri respiri. Forse entrambi vorremmo dire di più, ma ci tratteniamo.

«Sai alla chiusura...» il suo tono è un po' timoroso e io ascolto attentamente. «Walter è venuto. Non volevo dirtelo. Non è successo niente, ma non voglio segreti fra noi e poi sono certa che Andrea domani te lo dirà perché ero con lui.»

«Eri con Andrea?» questo mi solleva.

«Sì, mi ha proposto di accompagnarmi e tra le tue raccomandazioni e quelle di Simona ho deciso di accettare. Pensavo foste esagerati, ma, alla fine, ne sono stata felice di averlo accanto.»

«Ti ha fatto qualcosa?» Sento la mia voce vibrare.

«No, è solo stato pesante come sempre con le parole.» Sospira mostrandomi le sue preoccupazioni.

«Hai parlato con lui?» spero Andrea non li abbia lasciati soli.

«Qualche minuto davanti il pub...»

«Tara, perché?» non posso non essere preoccupato.

«Non posso tagliarlo fuori Chris, lui è il mio futuro.» si agita e io mi alzo, mi sento intrappolato in quel pianerottolo. «Ovviamente, non sono andata in giro con lui, ma dovevo ascoltare cosa aveva da dire e non potevo farlo con Andrea al mio fianco. Non è successo niente comunque.»

«Cazzo!» cerco di calmarmi respirando, ma vorrei solo prendere a pugni quel pazzo. «Ti ha toccata?»

«Chris ti prego, se vuoi che io te ne parli devi avere fiducia in me.» sento la sua supplica e mi sento uno stronzo.

«Scusa.» Mi arrendo.

«Ovviamente il suo intento era di ferirmi e quindi mi ha minacciata di togliermi il ruolo al saggio di Natale se non la finisco con te.»

Stringo gli occhi e i denti per trattenermi dall'inveire.

«E io non so se può farlo.» Sembra impaurita e io vorrei solo andare da lei.

«Tara...»

«Non sto dicendo che sto valutando la possibilità di dargli retta, non lo farei mai.» Puntualizza decisa. «Tu... io non potrei mai. Voglio che tu lo sappia.»

«Lo so. Ora lo so.» Sospiro, anche se lo odio, in questo momento, forse, dovrei ringraziarlo perché lei si è aperta con me.

«Ma tu lo capisci che è una grande possibilità per me. È così stancante, avvilente, mi trovo sempre a dover scegliere di abbandonare i miei sogni.» La voce le si affievolisce e io odio sentirla arrendersi. «È tutta colpa mia, solo colpa mia.»

Sconfitto dalla sua tristezza mi alzo. Come posso aiutarla?

«Non è colpa tua, non è mai stata colpa tua.» La immagino scuotere la testa.

«Sì, lo è. Ho Sempre pensato che mio padre si sia ammalato per colpa mia. La distanza non gli piaceva, si preoccupava e poi i soldi non bastavano mai per le iscrizioni, per i viaggi...» Il tono si affievolisce fino a scomparire. «Ora sono risalita con la volontà di fare tutto da sola e sono stata così ingenua e stupida da fidarmi di Walter. Mi sono forzata a credere in lui e guardami. Perché non sono stata fedele a me stessa, non lo avrei mai fatto se fossi stata in me.»

«Non hai fatto niente Tara, è lui a essere bravo in questo.»

«No, è solo colpa mia. Avrei dovuto capire.»

«Non potevi piccola. Le persone come lui sanno chi scegliere. Sanno chi è più fragile e approfittano della situazione e delle insicurezze.»

«Se solo avessi ascoltato i miei amici.»

«Lui non avrebbe mollato. Sei una bellissima donna e per lui la preda più bella della tua scuola. Non si sarebbe mai arreso e avrebbe comunque trovato un modo per farti crollare.»

«Ma io non sono questa. Non sono così debole. Io...»

«Capita a tutti di avere attimi di sconforto. Tu sei stata molto forte ad affrontare una nuova città, il lavoro al pub e la sfida di una vita per poter ballare.»

«Io volevo solo ballare.»

«E lo farai.» Insisto, come vorrei stringerla fra le braccia. «Te lo ripeterò per sempre come il fatto che sarai felice.»

«Non so dove trovarla la mia felicità, mi sento così persa.» Si zittisce e io appoggio le spalle al muro mentre chiudo gli occhi e la immagino nella sua stanza. «Però quando guardo te, quando ti ascolto io, io mi sento me stessa.»

«Tara...» Immagino i suoi occhi scuri confessarmi i suoi sentimenti.

«Mi manchi.»

Spalanco gli occhi al suo sussurro.

«Ora è meglio se dormo.» Ha detto troppo e si sta tirando indietro.

«Tara.»

«Buonanotte.»

Il silenzio ripiomba intorno a me. Irrequieto mi alzo e me ne torno in stanza medici.

Angelo sta ancora dormendo e allora decido di fare un giro fra le stanze. Tutto sembra sotto controllo, i pazienti riposano e io me ne torno da Angelo.

Mi risiedo nella poltrona e per prima cosa ringrazio Andrea per avermi informato e per esserle stato accanto, a quel punto tento di riposare, ma non ci riesco.

Mi agito sulla poltrona infastidendo anche Angelo.

«Va da lei, per favore, almeno potrò dormire un po'.»

«Pensi che posso.» Mi tiro su.

«Vattene!»

«Grazie!» Lo abbraccio di impulso facendolo sussultare e corro via. «Torno prestissimo.»

«Si, si. Come no.» Sbadiglia girandosi subito dall'altra parte.

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