Tara
«Lasciami!» Bofonchio mentre la sua mano stringe la mia faccia impedendomi di parlare.
Sono esausta. Lo stronzo mi ha tormentata per due ore e ora, stretta nella sua morsa, sono piena di odio e paura.
Il timore che possa provare ad approfittarsi di me mi fa tremare in quella stanza ormai troppo silenziosa. Nessuno potrà aiutarmi oggi se lui dovesse andare oltre.
La disgustosa erezione, che mi mostra quanto lui sia eccitato dalla situazione, preme contro il mio ventre.
«Lasciami!» Ripeto. Vorrei essere convincente ma è un suono senza senso quello che emetto.
«Farò in modo di farti dimenticare tutti tranne me.» La sua bocca si avvicina alla mia che cerco di stringere il più possibile. Non gli permetterò di baciarmi.
Continuo a divincolarmi, ma quando sento il suo fiato ormai sul mio un rumore sordo lo distrae permettendomi di colpirlo nello parti basse e di liberarmi.
Walter che si era girato verso la porta che con forza era stata sbattuta al muro si accascia boccheggiante a terra mentre io incredula resto ferma al centro della stanza ad ammirare due splendidi e furiosi occhi azzurri che dopo avermi guardata si rivolgono con odio all'uomo a terra.
«Christopher...» il sollievo mi investe, ma la sensazione piacevole dura poco e con uno scatto mi frappongo fra lui e Walter che continua a lamentarsi ai miei piedi.
«Tara levati!» È furioso.
«No!» Decisa mi avvicino al mio uomo e cerco di fermarlo.
«Tara, ho detto togliti, non voglio farti del male.» Non riesce a guardarmi, fissa solo lui o a terra.
«Ti prego Chris, non puoi.» Cerco di spingerlo indietro, ma è pesante.
«Non posso, davvero?» Un sorriso pieno di sarcasmo appare sulle sue labbra tirate. «Lasciami fare e va via. Non voglio che tu assista.»
«No! Non ti permetterò di rovinarti la vita per colpa mia.» Insisto. « Non è successo niente.» Cerco di calmarlo fingendomi serena.
«Niente! Niente! Ma che cazzo dici Tara.» Non ho mai visto i suoi lineamenti così tirati e gli occhi così gelidi.
Non lo riconosco così ed è colpa mia.
«Quante volte, Tara?» Stavolta mi guarda dritto negli occhi. «Dimmi quante volte ha usato la forza con te?» Un passo in avanti e le mie mani sulle sue braccia tremano.
Come colpita in pieno viso mi tiro indietro. Con vergogna abbasso gli occhi verso il pavimento dove il viscido Walter non ha ancora la forza di parlare.
«Dimmi che non ha abusato di te. Cazzo, Tara, dimmi qualcosa!» La voce gli trema. Cerca di contenere la rabbia mentre insiste a farmi dire quanto stupida io sia stata.
Stringo le mani a pugno e il respiro mi si blocca in gola. Non voglio che lui sappia. Non voglio che nessuno sappia qello che ho fatto. Lo guardo disperata scuotendo la testa.
«Tara...» Il tono si addolcisce quando ormai i suoi sospetti gli diventano lentamente verità.
È così bello da farmi tremare il cuore e io mi pento, mi pento di non aver agito prima, di non aver capito prima.
«Ti prego non chiedermelo.» Rifaccio un passo verso di lui ho così bisogno che mi stringa a se. «Portami solo via da qua.» Lo supplico mentre il lamento di Walter si spande per la stanza.
«Sei una stronza!» Ballbetta dolorante. «Se vai via con lui ti rovino.» Rantola cercando di spaventarmi.
Christopher abbassa gli occhi su di lui e posso vedere i suoi muscoli tremare. La tensione lo fa respirare affannosamente e il desiderio di colpirlo lo vedo nella smorfia che rende il suo viso serio e i suoi occhi quasi neri.
Sta per cedere e il lieve movimento verso l'uomo a terra ne è la conferma, ma io, stavolta, devo fare qualcosa, non posso permettere che altri errori vengano commessi. Stringo la presa sulle sue braccia e lo strattono verso di me.
Non mi importa cosa blatera Walter, non mi importa del mio futuro, cerco gli occhi dell'uomo che in una sola notte è riuscito a farmi stare meglio e quando finalmente lui mi concede la sua attenzione non li lascio più.
Mi concentro su di lui e la tristezza che ora gli vela gli occhi mi spezza il cuore, come ho potuto non vedere che uomo meraviglioso avevo incontrato.
«Ti prego, andiamo via.» Insisto, ma il mio tono di voce è più calmo e nonostante vedo ancora il fuoco ardere dentro di lui in quel cielo limpido leggo la sua resa.
La tensione dalle spalle scivola via e un respiro sofferto precede la mia vittoria.
Lo vedo lottare incredulo che sia tutto vero. Certa che non farà follie tolgo le mani che lo stringevano e cerco di sistemare i capelli sfuggiti alla coda alta che avevo fatto per gli allenamenti. In attesa mi stringo le braccia al petto un leggero tremore mi scuote ancora. I suoi occhi non mi lasciano e alla fine ottengo ciò che voglio.
«Andiamo.» Allunga una mano verso di me e io sollevata la intreccio alla mia portandolo via da là.
«Tara! Tara, torna subito indietro! Ho detto torna qui!» Walter urla ormai in ginocchio ma senza la forza di alzarsi.
Lo ignoro e quando anche Christopher varca la porta la richiudo alle nostre spalle, ignorando quell'uomo che da mesi ormai mi soggiogava fino ad annullarmi.
Il corridoio è silenzioso.
«Devo prendere le mie cose.» Mi fermo davanti lo spogliatoio e preoccupata lo guardo. «Tu resti qui, vero?» Gli prendo la mano fra le mie e la porto al petto.
I suoi occhi si chiudono per qualche secondo. Respira lentamente e così lo vedo riprendere il controllo perché quando li riapre sono pieni di quella dolcezza che mi ha colpito fin dalla prima sera.
«Fai veloce.» Alza la mano libera e la posa sulla mia guancia. «Ti aspetterò qui.»
Non riesco a lasciarlo andare e anche se non è il posto né il momento bisognosa di un contatto con lui faccio quel passo avanti che annulla la distanza fra noi.
La sorpresa allarga le sue iridi mentre mi alzo sulle punte e poso le mie labbra sulle sue. Un fiume di sensazioni scivola su di me a quel dolce contatto facendomi tremare. Le sue dita aumentano leggermente la pressione e adoro come riescono a farmi sentire al sicuro. Dura appena un istante ma è sufficiente a ridarmi fiducia.
Lo guardo dal basso e accenno un sorriso felice che sia qui e che mi abbia ascoltato, al momento non voglio pensare alle risposte che gli dovrò dare su Walter.
«Allora vado. Torno subito.» A malincuore lo lascio sulla soglia dello spogliatoio e corro dentro a recuperare le mie cose. Non c'è più nessuno e velocemente indosso la tuta sul body così come il resto, mi laverò a casa, ora dobbiamo andare via.
Passano appena dieci minuti e torno indietro sui miei passi preoccupata non lo trovo dove lo avevo lasciato, mi guardo attorno con un magone alla gola che si scioglie solo appena lo vedo all'inizio delle scale parlare con la segretaria.
Le si rivolge educatamente come se non fosse successo niente e non appena mi vede sorride indicandomi.
La donna sembra delusa del mio arrivo.
«Allora andiamo?» Porto il borsone alla spalla.
«Si, andiamo.» Allunga la mano verso di me e afferra la mia sacca che ora è alla sua di spalla. «È stato un piacere Maria, ci vediamo presto.» La ragazza è già arrossita e quando gli fa l'occhiolino la vedo boccheggiare in difficoltà.
«Dovevi proprio.» Lo rimprovero per le scale.
«Cosa?» Fintotonto scende al mio fianco.
«Lo sai bene.»
Non risponde.
«Usare il tuo fascino.» Preciso parlando distrattamente come se non avesse pizzicato un po' di gelosia in me.
«Impossibile. È incontenibile.»
Mi fermo a guardarlo.
«Che stupido!» Scuoto la testa e finalmente siamo entrambi per strada ed è come se mi avessero restituito l'aria. Mi sento libera.
«Ti porto a casa mia, okey?» Il tono non è più gioioso.
Lo guardo e vedo la tensione risplendere nei suoi occhi.
«Va bene.» Accetto e lo seguo verso la fermata degli autobus.
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