Capitolo 30

Tara

«Tara, vieni subito qua. Ripeti l'esercizio.» La voce infastidita di Walter mi urla dietro mentre un'altra povera ragazza viene afferrata e riposizionata al centro della sala. «Dovete fare come vi dico!»

Ripetiamo la sequenza fino a ottenere la sua approvazione.

«Hai un attimo?» Chiede in un bisbiglio avvicinandomi alle spalle. Sento il desiderio nella sua voce e non ho il coraggio di parlare, inclino solo il capo in avanti e le sue labbra si allargano in un sorriso.

«Walter, per favore raggiungimi nel mio ufficio.» La preside dell'istituto entra in stanza richiamando la sua attenzione, poi ci saluta gentilmente prima di uscire nuovamente.

«Puoi aspettare?» Torna a mormorare.

Stavolta devo necessariamente dire di no. Non posso arrivare in ritardo.

«Odio il tuo lavoro del cazzo!» Non riesce a trattenere il tono basso ma ormai siamo rimasti in pochi e nessuno fa caso a noi.

Nervoso afferra la sua felpa e non posso che seguirlo in corridoio a testa bassa.

«Devo per forza venire stasera giusto?»

Alzo il volto verso di lui quando vedo i suoi piedi fermarsi davanti la porta dello spogliatoio.

«Sei complicata Tara.» Lo dice con fastidio e al mio silenzio si sporge un po' verso di me. «Ma anche sexy e non riesco a smettere.» I suoi occhi scendono al mio seno.

«Mi spiace.» Stringo le braccia al busto.

«Ora devo andare, ma stasera, per favore, non farmi aspettare.» I suoi piedi si muovono alla svelta e io resto a fissare le sue spalle che si allontanano. Il suo fisico atletico è elegante in ogni movenza. Gli sguardi delle ragazze sono catturati dal suo fascino in quel misero corridoio come se a passare fosse un dio in persona, la prima io ne sono rimasta abbagliata, ma ora mi sento come una farfalla che si brucia le ali vicino al fuoco. La gentilezza del suo primo gesto verso di me non mostrava affatto il suo lato oscuro. Pensierosa lo lascio andare perché forse e fa male ammetterlo è proprio quello che cercavo.

Avevo bisogno di una guida e Walter è diventato il mio mentore e il mio aguzzino. Questo mondo pretende che io cammini da sola ma io non riesco a farlo, ho bisogno di una guida e un supporto a qualunque costo.

L'ansia delle mie scelte viene sostituita da una leggera rabbia verso me stessa e la mia debolezza

Finita la doccia, sono più serena. Mi cambio velocemente, afferro il borsone e approfitto dell'impegno di Walter per arrivare in orario a lavoro.

Ho chiesto a Manuela di passare stasera, vorrei farmi perdonare anche da lei, non ho avuto modo tra i miei impegni e i suoi.

Fortunatamente l'autobus arriva puntuale, come al solito approfitto di quel momento per chiamare mia madre e mia sorella. Racconto loro della mia giornata e mi faccio raccontare da Valentina come vanno i suoi studi. Il tempo passa velocemente e quando intravedo la mia fermata le saluto in fretta. Per strada praticamente corro e sono felice quando varcata la porta del locale riesco ad aiutare i ragazzi prima dell'apertura.

Non mi capita spesso di essere già a lavoro a quell'ora ed è piacevole scambiare qualche parola con tutti.

Non è passata neanche un'ora quando Andrea mi rifila una frittata con insalata all'angolo del suo bancone.

«Non osare rifiutare!» La sua faccia non ammette repliche e allora mi muovo a sistemare i tavoli per godermi la mia cena o il mio pranzo non so bene come chiamarlo visto che è il mio primo pasto della giornata.

«Com'è andata oggi?» mi chiede il mio amico fermandosi a parlare con me mentre prepara spicchi di limoni e arance per i cocktail.

«Bene, stiamo iniziando le prove per lo spettacolo che faremo a Natale.» Bevo un sorso d'acqua.

«È grandioso!» Entusiasta Andrea mi pone diverse domande fino a quando non ho finito tutto il piatto.

«Comunque, prepara i biglietti per me, verrò sicuramente a vederti.» Mi strizza l'occhio avvicinandosi poi al bancone per baciare sulla guancia Manuela.

«Prenota anche per me e fammi sapere la data così mi metto libera in ospedale.» La mia coinquilina si sfila il cappotto.

«Ma quando sei arrivata?» non mi ero accorta che fosse già qua.

«In tempo per ascoltare. Lo so che è presto, ma ho deciso di mangiare qua stasera e non voglio fare tardi, devo ancora andare a letto per recuperare la notte scorsa in ospedale.» Si siede al bancone con già il menù in mano.

«Grazie di essere venuta.» Mi giro verso di lei dopo aver fatto un cenno di ringraziamento ad Andrea che si è defilato per farci parlare.

«Sai che non ti avrei mai detto di no.» Posa il menù e si gira a guardarmi. «Io sono dalla tua parte.»

«Lo so, lo so. Per questo volevo chiederti scusa. Ho esagerato quella sera con voi tutti, siete preziosi per me.»

Manuela si sporge abbracciandomi.

«E tu lo sei per me, per questo voglio vederti felice.» Le sue braccia mi stringono e io sento gli occhi pizzicare.

«Lo sono.» Ora sto molto meglio sapendo che mi hanno tutti perdonata.

Il suo sguardo indagatore cerca di leggere oltre il mio sorriso, ma in questo momento sono davvero contenta e quindi vedo i suoi lineamenti rilassarsi.

«Okay, non pensiamoci più. Però per favore cerca di stare attenta. Hai parlato con qualcuno?» Si rimette comoda e io stringo le mani al petto

«No, Manu.» Imbarazzata mi mordo il labbro. «In realtà...» ho il desiderio di confidarmi con lei, per la sciocchezza che ho fatto. «Da qualche sera mi sento al telefono con Chris.» le confesso colpevole.

«Il ragazzo sexy da morire!» Spalanca gli occhi interessata.

Mi avvicino preoccupata pregandola di non urlare. Lo ritengo un peccato e non voglio che si sappia.

«Sì, io non so perché e più mi dico di lasciarlo perdere più mi ritrovo a parlare con lui.» Mi gratto l'angolo della fronte pensierosa mentre la guardo in attesa della sua reazione.

«Perchè dovresti lasciarlo stare?» La mia coinquilina sembra entusiasta.

«Primo motivo: frequento una persona. Secondo: anche lui stasera esce con una ragazza.» Vorrei non provare niente al saperlo con un'altra, ma purtroppo non è affatto così. «Che senso ha questo rapporto. Io voglio devo costruire qualcosa di serio con Walter, non posso perdere tempo con lui.»

«Potrebbe sempre essere un amico, perché l'uno deve escludere l'altro?.» Alza le sopracciglia come se fosse qualcosa di ovvio.

Ci rifletto mordicchiandomi un'unghia e per quanto vorrei poter dire che è solo quello il motivo, sono certa che non sia così.

«Sì, non c'è niente di male.» Insiste lei.

«Non so.»

Lei annuisce.

«Walter si è arrabbiato per questo motivo.» Prendo il piatto e il bicchiere ormai vuoti dal bancone davanti a me. Ho appena visto entrare i primi clienti devo iniziare il turno.

«Come ha fatto a saperlo?»

«Ci ha visto la sera che mi hanno accompagnata a casa lui e il suo collega Angelo.» Le chiarisco.

«Posso capire che sia geloso, ma questo non gli permette di trattarti come una cosa sua.» Il solito astio verso il mio compagno si percepisce nella sua voce meno pacata del solito.

«Dai, Manu, non credo che tu non avresti reagito male se avessi visto il tuo ragazzo per strada, di notte, con un'altra.» Non è poi così assurdo il comportamento del mio insegnante.

La vedo tentennare, so che vorrebbe aggiungere qualcos'altro ma alla fine annuisce e mi prende la mano.

«Non parliamone più.»

Le sorrido.

«Se però parlare con lui ti fa stare bene continua a farlo.» Seria mi trattiene le dita.

«Va bene.» Cedo alla fine e richiamo l'attenzione di Andrea per farle fare un po' di compagnia. Lui subito arriva. «Appena hai deciso cosa mangiare chiamami.»

«Ma Simona stasera non c'è?» La vedo guardarsi in giro.

«No, mia cara, staremo finalmente tranquilli.» Andrea le avvicina il solito cocktail e non posso non notare lo sguardo interessato che le lancia.

Vedendola in buone mani mi avvio verso la coppia seduta al tavolo vicino la finestra. Accendo il piccolo lume rosso al centro del tavolo. Questa sera suonerà un band al locale e per l'occasione le luci sono state abbassate per creare un alone romantico e intimo adatto alle canzoni del gruppo.

«Buonasera signori!»

«Stasera il pub è davvero bellissimo, avete avuto un ottima idea.» Il ragazzo si complimenta con me prima di prendere complice le dita della sua compagna.

«Grazie. Volete ordinare?» Alzo il tablet per scrivere e da quel momento non ho più un attimo di riposo.

La musica è piacevole e il locale è pieno di coppie. A ogni gesto complice fra quelle persone sento me stessa sempre più sbagliata. Gli occhi corrono alle vetrate e come una stupida sento crescere in me il desiderio di vederlo arrivare.

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