Capitolo 23
Chris
Mi preparo per il turno di notte in fretta. Ho intenzione di passare dal pub prima di andare in ospedale.
Nonostante i buoni propositi di starle lontano eccomi che spingo la porta a vetri del locale. Ho al massimo un'ora di tempo prima di dover andare e ora che la vedo servire una coppia mi pento di aver perso tempo a venire.
Ho combattuto con la ragione per tutto il tempo. Ho provato a tenermi impegnato: spesa, chiamate, lavoro ma niente lei, il suo viso tornavano a farmi visite disturbando ogni mio tentativo di distrazione.
Non appena i suoi occhi si posano su di me la vedo trattenere il fiato. Qualcosa che non le ho mai visto nello sguardo mi fa avvicinare velocemente al bancone dove si è rifugiata.
«Ciao Chris!» Andrea mi accoglie calorosamente.
«Ciao.» Rispondo subito mentre sento due labbra posarsi sulla mia guancia.
«Bentornato.» Simona mi strizza l'occhio e si allontana da me per prendere il vassoio che il collega le porge.
Sorrido ai suoi approcci senza pudore. «Grazie.» E quindi mi volto verso Tara che in silenzio prende una comanda e si allontana verso la sala.
«Non fare caso a lei, da quando è arrivata non ha spiccicato parola.» Andrea mi indica una bottiglia di birra.
«No grazie, non posso devo andare a lavoro.» La cerco ancora ed è sempre perfetta. I soliti vestiti la coprono facendola sembrare sexy e irraggiungibile, come anche quella acconciatura con i capelli raccolti alla base del collo.
Torna al bancone ma ancora non mi considera, come se io non fossi entrato da quella porta.
«Ehi.» Cerco di attirare la sua attenzione mentre si ferma per prendere l'ordinazione. Ma niente. «Tara!»
Mi rivolge uno sguardo gelido e torna a ignorarmi.
Non posso non seguirla fra quei tavoli con gli occhi e non vedere che qualcosa non va. I suoi occhi oggi non brillano come la sua camminata che è meno elegante, più incerta.
«Ti posso parlare un attimo?» Le rivolgo ancora la parola quando finalmente torna al bancone.
Andrea scuote la testa e Simona la guarda preoccupata. Non convince neanche lei.
«Chris, sto lavorando. Non dovresti farlo anche tu stasera?» Mi alzo in piedi andandole vicino.
«Ehi, ti prego solo cinque minuti. Che è successo?»
«Perche mi dici così? Non ho niente.» Insiste prendendo il vassoio.
«Dai Tara, prenditi una pausa porto io l'ordine.» Simona prende il vassoio dalle sue mani e le indica gli spogliatoi.
«Hai cinque minuti.» Alza la mano indicando quel numero che sottolinea con tono stanco.
Annuisco subito e la seguo in quel corridoio poco illuminato. Si ferma ad aprire una porta e una stanza piena di armadietti mi si mostra in una luce bianca che fa male agli occhi per quanto è splendente.
«Non avevi il turno di notte?» Stringe le braccia al petto scostando la camicia dal suo petto e dal suo collo. Una macchia scura mi si mostra sulla sua pelle olivastra.
«Cos'hai al collo?» Mi avvicino per vedere meglio.
Tara indietreggia portando la mano a coprire la zona dalla mia vista.
«Non è niente. Allora?»
La gelosia mi scuote. Non può essere altro che un segno del suo compagno.
«Sì, ho il turno di notte ma volevo salutarti.»
«E perché mai.» ancora un passo indietro.
«Perche ieri sono stato bene e avevo piacere a rivederti.» Mi riavvicino a lei. Mi sembra più distante del solito.
«Non credo sia giusto. Io sto con una persona e non posso fare queste cose. Non siamo neanche amici.» Imbarazzata guarda il pavimento mentre parla freddamente.
«Okay.»
Alza il viso verso di me, forse sorpresa che mi sia subito arreso. Ma non è cosi. «Non ti fa piacere vedermi?»
La pupilla trema e il marrone dei suoi occhi sembra schiarirsi fino a diventare miele caldo.
«Chris, io... Io non posso.» Le braccia si arrendo lungo i suoi fianchi.
«Non stiamo facendo niente di male.» Ancora un passo e i nostri corpi quasi si sfiorano.
Il suo capo si muove a destra e sinistra.
«Non ti chiedo niente solo di poterti parlare.»
Lei torna a guardare a terra e io spingo le mani nel giubbotto per evitare di toccare lei.
«È successo qualcosa oggi?»
Sussurro piano e lei continua a scuotere il capo.
«Ti prego va via. Ho troppo per la testa per essere anche tua amica. Non ho il tempo per nulla.» Alza il viso mostrandosi finalmente.
Le iridi sono lucide, la vedo lottare contro le lacrime e ne resto sorpreso, cosa sarà mai successo, ieri sembrava tranquilla.
«Ehi.» Alla fine cedo al desiderio di toccarla. La mano corre alla sua guancia ed è la prima volta che lo faccio e non sono pronto all'emozione che mi fa tremare il petto.
I suoi occhi si aprono sorpresi ma nonostante lo sia anche io non tolgo quel contatto fra di noi.
Non servono più le parole quando sento la mia pelle bagnarsi
«Tara...» Bisbiglio poco prima di sentirla scomparire fra le mie braccia. Il suo profumo di fresie mi avvolge. I capelli mi solleticano il mento e il mio corpo sembra accendersi al contatto con il suo.
La stringo a me in attesa che il suo petto smetta di scuotersi.
«Cosa è successo?» Le mormoro quando sembra calmarsi.
Nonostante la tengo ancora stretta a me il suo viso si alza verso il mio.
«Ti prego non mi chiedere niente. Ho bisogno solo di questo.» Faccio come mi dice e in silenzio la tengo stretta a me.
I nostri fiati si sincronizzando. Le sue esili dita afferrano il mio maglione da sotto il giubbotto e altri brivudi mi investono. Sembra sparire nelle mie braccia. Le accarezzo la schiena e poso il mento sul suo capo lasciandomi andare al suo profumo, al suo corpo. Il resto è ormai scomparso.
Ogni secondo è una magnifica eternità. Non capisco cosa lei riesca a farmi solo standomi accanto ma nonostante io sia preoccupato per questa sua reazione mi godo il fatto di averla così vicina a me.
Il segno sul suo collo è l'unico elemento che ho per capire cosa le è accaduto.
«Ti ha fatto del male?» non mi trattengo, potrei ucciderlo se così fosse.
Il suo corpo si irrigidisce. Le dita stringono con più forza ma niente altro. Nessuna parola. E la mia possibilità ora mi sembra una certezza.
La stringo con più forza a me e lei sospira.
Il mio telefono suona interrompendo quel momento così strano e intimo.
Non ho idea di che ore siano. Forse avrò fatto tardi ma per la prima volta quello che sto vivendo mi sembra più importante anche del mio lavoro.
«Oh, scusa. Dovrai andare via.» Si scioglie dal mio abbraccio.
Annuisco perché la verità, anche se non vorrei.
«Puoi dirmi tutto Tara. Io ti aiuterò.» Le prendo il viso fra le mani. Vorrei leggerle negli occhi la verità ma questi si chiudono lasciandomi fuori.
Ho il petto che mi brucia per il terrore che le abbia davvero fatto qualcosa. Poggio la mia fronte sulla sua.
«Non sei sola, okay?»
I suoi occhi si aprono e contemporaneamente si tira indietro. Ancora la mia suoneria riempie il silenzio di quel luogo.
«Dovresti rispondere.» Si gira per andare via.
Resto fermo. Non prendo neanche il cellulare guardo solo il suo corpo allontanarsi dal mio e ne sento già la mancanza.
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