Capitolo 20
Tara
Cerco di schiarire la voce e la mente tornando a guardare la strada.
«Mia madre è afro americana da lì ecco spiegato il mio nome e la mia carnagione.» La sua voce fuoriesce con una nuvola bianca di vapore.
«Mia madre è una appassionata di Via col Vento ma Rossella sarebbe stato troppo banale e ha scelto il nome della piantagione ritenendolo divertente e particolare.» Faccio una lieve smorfia.
Angelo sorride ripetendo il mio nome. «Non lo ricordo.»
«Credo tua madre abbia avuto ragione, nessuno può dimenticare un nome così.»
Alzo gli occhi verso di lui e seno il petto tremare quando lo vedo già osservarmi.
«Ragazzi, io sono arrivato.» Angelo ci fa arrestare. Gli occhi di Chris vanno al portone
Sono certa che anche lui avesse perso il senso di dove siamo. «È stato davvero un piacere per me conoscerti meglio e sono certo che ci rivedremo spesso, Mario e Veronica adorano il locale dove lavori.»
«Sarà bello poter avere aggiornamenti sul tuo bambino.»
Le braccia di Angelo mi stringono leggermente un gesto veloce e affettuoso che mi fa sorridere imbarazzata.
«A domani Chris.» Alza la mano verso il suo collega.
«A domani.» Lo saluta questo.
Non appena il portone si richiude alle sue spalle riprendiamo a camminare. Senza la presenza di Angelo c'è solo silenzio tra noi, pieno di quella tensione solita fra chi non si conosce.
Sento il mio respiro, il calpestio delle nostre scarpe, il tram di Milano e il rombo di qualche moto e poi sento lui. Il calore che sembra emanare. Il suo profumo intenso e avvolgente. La sua presenza invitante e accogliente.
«Da dove giriamo?»
«Come?» Batto le palpebre sorpresa, i suoi occhi sembrano prendermi in giro e allora mi decido a guardare la strada.
«A destra.» Mi affretto a girare seguita da lui.
«Sei gentile ad accompagnarmi ma se ti stai allontanando troppo da casa tua, tranquillo, procedo da sola.» Mi sento in dovere di precisare, quel silenzio inizia a pesarmi come la mia naturale poca socievolezza che non mi fa trovare niente da dire.
«No, mi fa piacere.» Risponde subito guardando sempre davanti a se.
I metri si accumulano alle nostre spalle.
Il silenzio mi sembra assordante.
Perché devo percepirlo così tanto.
«È tardi e tu domani devi lavorare, non vorrei stancarti.»
Ancora silenzio poi il suo passo si arresta obbligandomi a farlo a mia volta. Siamo fermi sul marciapiede illuminato dalle vetrine alle sue spalle.
I suoi occhi sembrano spazientiti mentre mi guardano come se avessi una colpa.
«Che succede?» mi obbligo a mormorare sorpresa dalla sua reazione.
Alzo il capo per guardarlo meglio. La mano destra corre al suo capo. Apre la bocca che poi richiude e che infine cede a un sospiro.
«Ne sono felice, okay?»
Subito annuisco alla sua strana reazione.
«Possiamo continuare allora?» allunga la mano verso la strada.
Mordo l'interno della guancia mentre indecisa vedo i suoi occhi pregarmi di fare come mi chiede.
«Allora sei una ballerina...» il suo tono è calmo come la camminata. Sembra davvero volersi godere quei momenti di fine serata con me. Una giovane donna che non conosce.
«Sì, praticamente da sempre.» Mi lascio andare e lui sorride.
«Quando hai iniziato a danzare?» Si volta verso di me continuando a camminare.
«Mia madre ti direbbe dalla pancia.» Il suono della sua risata mi accarezza l'anima cogliendomi di sorpresa e une intensa vibrazione mi scuote il corpo. «Ho iniziato a tre anni, quando ho finalmente convinto mio padre a farmi andare a danza con mia sorella. Lei è più grande di me e allora non era molto contenta ad avermi sempre attorno ma alla fine...»
«Ha ceduto.» Sorride ancora.
«Già. E non ho più smesso neanche quando...» tentenno leggermente. Sto davvero per raccontare gli ultimi difficili anni della mia vita a uno sconosciuto. «Quando mio padre si è ammalato e ho dovuto rinunciare al mio sogno.» Si lo sto facendo.
«Come sta tuo padre?»
«Purtroppo è morto l'anno scorso.» Sento gli occhi bagnarsi, il dolore è ancora troppo intenso.
«Mi spiace.»
Guardo il suo profilo serio.
«Penso sia meglio così. Stava soffrendo troppo e io, e io non sopportavo di vederlo più in quello stato.» La voce trema mentre gli confesso quella verità. Mia sorella, mia madre avrebbero voluto trattenerlo con noi ancora e ancora ma io no, non potevo vedere il mio forte papà ormai spento su di un letto di ospedale.
«Ci vuole coraggio e tanto amore a lasciare andare qualcuno di caro.» La sua voce è così dolce.
I passi si accumulano e senza rendermene conto siamo già sotto casa mia.
Sbatto gli occhi sorpresa bloccandomi sul marciapiede.
«Sono arrivata!» Alzo il viso verso di lui. Chris si ferma proprio davanti a me e resta a guardarmi.
È tutto senza senso. Io e lui qui in questa notte. Ciò che gli ho raccontato.
«Okay.» Si morde il labbro. Capisco che anche lui avrebbe voluto ancora del tempo da passare insieme.
«Come funziona la tua vita?»
Alzo un sopracciglio. «In che senso?»
«So che la sera lavori al pub, ma di giorno cosa fai?»
«Ah, beh. Di giorno frequento l'accademia praticamente dalla mattina all'ora di apertura del pub.» Stringo la borsa. «Tu invece?»
«I turni cambiano giornalmente e quando faccio la notte come domani ho poi un giorno libero.»
Annuisco.
«Pensi che potremmo vederci qualche volta anche al di là del pub?»
Sorpresa apro leggermente la bocca che poi richiudo mordendomi il labbro inferiore.
«So che hai una storia con il tuo insegnante...»
«Sai molti dettagli. Andrea ti avrà informato su molte cose.» Infastidita alzo il mento.
«Sì, mi ha detto come per lui e Simona tu stia sbagliando.»
«Wow, non pensavo che ne avrebbero parlato anche con uno sconosciuto.»
I suoi occhi si incupiscono.
«Non ti sto giudicando. Non è in mio diritto. Sei libera di fare ciò che vuoi...»
«Infatti è così che dovrebbe essere.» Sono molto arrabbiata per la mia privacy violata.
«Se sei felice.» Lui finisce la frase e io arretro di un passo.
«Sarà meglio che io salga.» Mi affretto a cercare la chiave nella borsa. Mi sento molto a disagio ora.
«Tara.»
Mi volto verso la porta.
«Tara ti prego.» La sua mano stringe il mio braccio invitandomi a guardarlo. «Vorrei solo conoscerti di più.»
«Non pensi sia fuori luogo?»
«Non necessariamente deve esserci un secondo fine.»
«Sul serio?» Alzo un sopracciglio scettica.
«Non prendiamoci in giro. Mi piaci, okay? E anche molto.» Si muove verso di me e ora è davvero poca la distanza che ci divide. «Non ti chiederò niente e rispetterò la tua scelta ma questo non significa che non posso parlarti o stare con te. Sempre se tu lo vuoi?»
Resto senza parole. Non era un mistero il suo desiderio nei miei confronti ma sono turbata dalla sua proposta. Cosa potrà esserci per noi? Che senso avrebbe continuare a conoscersi se fra noi non potrà esserci niente?
«Tara.» Le sue dita toccano il mio mento invitandomi a guardarlo. «So che è tutto molto insolito e ti assicuro che non capisco neanche perché voglio farlo sapendo che sei impegnata ma...» la sua testa si abbassa leggermente verso la mia. Il mio respiro si arresta mentre il suo, caldo, mi accarezza il volto. «Ma desidero farlo.»
Ipnotizzati stiamo a guardarci in quell'angolo poco illuminato di Milano. I suoi denti bianchi luccicano quando d'istinto mordono il suo labbro.
Siamo solo due sconosciuti.
Siamo solo due ragazzi.
Siamo solo due che non riescono a lasciarsi andare.
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