Capitolo 16
Tara
Stringo il mio parka al petto mentre in silenzio aggancio la cintura di sicurezza.
«Portami a casa per favore.» Guardo davanti a me un gatto attraversare coraggiosamente la via.
«Dai Tara. Sono qui.» Allunga una mano verso il mio viso tentando in vano di incrociare i miei occhi, mentre ce ne stiamo fermi al semaforo.
Sul parabrezza piccole goccioline scendono giocose verso il cofano. Il lieve scrosciare diviene presto un temporale.
«Lo so. Lo vedo.» Insisto a ignorarlo e giro il capo verso destra. Le sue dita scivolano via mentre sospira come se fossi una bimba che fa i capricci.
«Ti chiedo scusa, ho esagerato ma oggi, cazzo, oggi sei stata così perfetta che non ho potuto impedirmi di fare notare quanto io ti apprezzi.» Insiste svoltando a sinistra, siamo quasi arrivati. La strada è molto breve e nel buio della notte non c'è traffico, solo qualche faro rosso davanti a noi.
Ripenso all prove di oggi, hai suoi occhi marroni che mi hanno guardata con orgoglio alla fine della mia performance.
«Ho temuto che qualcuno potesse intuire cosa io provo per te.» Un tono più basso e intimo mi fa dubitare della mia rabbia.
Ripenso alle lodi della mia compagna di corso su quanto le fosse sembrato entusiasta Walter di me e non posso che cominciare a cedere.
Vorrei non lasciarmi andare alle sue parole. Vorrei impedirmi di credergli ma non ci riesco.
Gli occhi mi bruciano per quanto cerco di tenerli incollati alla strada che scorre di fianco a noi.
«Non avevi diritto di umiliarmi davanti a tutti.» La mia voce trema al ricordo dei suoi occhi ridendi e il suo tono sarcastico.
«Lo so.»
L'auto accosta al marciapiede vuoto, la fortuna gli permette di posteggiare sotto casa.
Guardo le pozzanghere luccicare fiere ai lampioni che si specchiano in esse, quella luce gialla ne cambia l'aspetto e la natura rendendole piccoli stagni quasi fantastici. Così riesce a fare lui con me. Mi fa sentire più bella solo per riflesso della sua bellezza.
Il suo profilo è arrogante. Lui è totalmente pieno di sé, con quelle labbra sottili, il naso aquilino e gli occhi che sanno giudicare velocemente. Con una sola occhiata riesce a farti sentire la prescelta. Sento l'euforia che ho provato io stessa in quel momento in cui ho sentito i suoi occhi posarsi su di me più e più volte con sempre maggior interesse. Quanto ti trema la terra sotto i piedi in quel momento. Ero solo una ballerina fra le tante, impegnata a cercare la sua attenzione e poi la percezione di me è cambiata, nell'esatto istante in cui lui mi ha notata, io sono sbocciata.
Da dieci giorni danzo più sicura delle mie capacità, faccio passi che credevo impossibili solo per compiacerlo. Riesce a farmi sentire perfetta quando i suoi occhi sono su di me ma quando si volta allora no, allora io vengo pervasa dalla paura di non essere abbastanza. Ho bisogno di lui. Ho bisogno della sua approvazione.
Conclude velocemente la manovra e subito la sua mano leggermente fredda è sulla mia guancia. Scivola sulla nuca e gioca con i miei capelli mentre i suoi occhi non mi mollano.
«Non so come riesco a contenermi quando balli in mia presenza. Sei così travolgente che vorrei fermarti per fare l'amore con te fino allo sfinimento.» Sussurra suadente. « E tu sai che è così. Sono certo che anche tu senti come il mio corpo abbia bisogno del tuo. Come vorrebbe danzare con te su quelle note che ripetiamo e ripetiamo per le stupide oche che vorrebbero imitarti.»
Con quelle parole ha annullato ogni mia difesa. Ipnotizzata guardo le sue labbra aprirsi in un sorriso vittorioso.
«Tu sei la mia creatura.»
Sì, solo lui può rendermi migliore.
Mi avvicino.
«Sai quanto perfetta io posso farti diventare?» Le sue dita continuano a giocare con il mio corpo. Scendono dal collo insinuandosi nel mio parka che non stringo più.
«Ti vedrò volteggiare sul palco perché io desidero che tu lo faccia. E tu puoi tutto, solo perché io lo voglio e lo desidero.»
Giunte alla vita le dita fredde risalgono sotto il mio maglione facendomi rabbrividire.
La sua voce è sensuale, suadente, ammaliante e io mi perdo in quelle che sembrano note più che parole. Volteggio nella sicurezza con cui le sue mani si di me esprimono quanto lui mi voglia, mi apprezzi, mi scelga fra tutte.
Una smorfia incurva le mie labbra quando con prepotenza stringe il mio seno nel suo palmo.
La vittoria fa luccicare i suoi occhi rendendoli dorati e al mio leggero gemito la presa si stringe ancora costringendomi ad afferrare il mio labbro fra i denti per non gridare.
«Ti renderò la prima ballerina. Lo sai questo vero?» Si avvicina lentamente non liberandomi da quella tortura. «Lo sai?» Le sue iridi luccicano di passione.
Vuole una risposta e a fatica la pronuncio lasciando uscire un lamento insieme a quell'unica sillaba. «Sì.»
«Bene.» Con prepotenza reclama la mia bocca. La sua lingua soccombe la mia in una danza di dominio e prevaricazione.
Il capo mi si inclina indietro per la sua irruenza e prima che possa provare a rallentare il suo ritmo sento i suoi denti stringersi sul mio capezzolo ora esposto agli sguardi di tutti.
Non c'è dolcezza nel suo tocco. Nel modo con cui spinge la mano fra le mie gambe, né nel mondo con cui reclama la mia su di lui.
Davanti casa mia, con la possibilità che chiunque ci veda arrotola il mio maglione per vedere i miei seni nudi e si spinge con foga nella mia mano.
«Cazzo, Tara, quando mi permetterai di scoparerti.» Ansima sempre più rumorosamente. «Amerò ogni parte del tuo corpo.» Stringe i miei capelli nella mano sinistra.
«Così, piccola.» Si innarca sotto la mia presa e io mi sento una dea. Sono la dea che lo fa urlare. Sono la dea che lui vuole.
«Nessuna è mai stato come te. La tua timidezza mi fa impazzire. Sì, sei la migliore ballerina che potevo scegliere.»
Mi sento: potente, perfetta, bellissima nel sapere che lui vuole me.
E allora lo faccio. Faccio tutto quello per lui. Solo per lui. Non l'ho mai fatto con nessun altro ma sono sicura che sia giusto farlo con lui perché mi apprezza, perché mi reputa all'altezza.
Finalmente la sua morsa si allenta. Sorride soddisfatto appoggiato al seggiolino mentre io, imbarazzata, cerco di coprirmi tornando al mio posto.
«Sono contento che abbiamo fatto pace.» Mi accarezza i capelli amorevole. «Sapevo che avresti capito, perché sei molto intelligente.» Sospira soddisfatto prima di tirarsi su i pantaloni e chiudere la cerniera.
«Sarà meglio andare a letto ora.» Indica con il mento il portone alle mie spalle. «Buonanotte.»
Imbarazzata afferro le mie cose. «Notte.» Non ho il coraggio di guardarlo. E se non fossi abbastanza per lui.
«Ah, un'ultima cosa.» Mi afferra per il braccio impedendomi di scendere.
Torno al mio posto e lui si sporge su di me.
«Sei stata fantastica.» Intrappola il mio labbro fra i suoi denti e poi tira fissandomi negli occhi che non riesco a chiudere. «Ma la prossima volta voglio tutto il tuo corpo.» Nuovamente la sua mano e fra le mie gambe. La stoffa del jeans è ruvida e mi graffia la pelle sotto la sua pressione. «Voglio che danzi su di me facendomi godere.» Ancora un bacio prepotente, irruento.
Cerco disperatamente di soddisfarlo accettando quel ritmo e quando compiaciuto mi lascia andare mi sento bene. Sono stata brava.
Sento l'auto ripartire che non sono ancora arrivata al portone. Mi volto a vedere le luci rosse sparire dalla mia vista e una strana sensazione sostituisce l'euforia per ciò che è appena successo.
Guardo la mia mano e un senso di vomito mi coglie impreparata. Confusa salgo velocemente le scale.
E solo giunta in bagno lascio andare quel peso che sento nello stomaco. Vomito tutto. Vomito l'anima. Mentre le lacrime mi bagnano il viso e i capelli si attaccano al collo fastidiosamente.
Mi lascio andare sul pavimento scossa da quella reazione del mio corpo.
Ringrazio il cielo che Manuela stia facendo il turno di notte non avrei saputo giustificare lo stato pietoso in cui mi trovo.
Cerco di giustificare con la stanchezza il malessere che sento.
Un suono mi ridesta da quel pavimento su cui sono scivolata priva di forze.
Indecisa osservo la mia sacca vicino alla porta. Ho il timore che muovendomi potrei ricominciare a vomitare ma alla fine cedo alla curiosità.
Allungo il corpo e il braccio.
Il telefono è ancora illuminato.
«Sono stato benissimo. Sei fantastica.» Lo schermo trema nel mio palmo prima che un nuovo conato mi riporti indietro.
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