Capitolo XX
"La gatta ha appena fatto i cuccioli, tieni, prendine uno! Ti piacciono i gattini, vero?"
"Cosa? Sì, certo che mi piacciono..." rispose Kat a Eliah, cercando di trattenere uno starnuto per l'allergia.
Quel giorno Eliah portò con se Kat in giro per la tenuta dei Lapp e il villaggio degli amish. Le mostrò con dovizia di particolari ad esempio il silos dove raccoglievano il grano, il mulino dove veniva trasformato in farina e, infine, la loro stalla di proprietà. Là, in un angolo nascosto accanto all'entrata, Eliah aveva realizzato una cuccia per mamma gatta e i suoi cuccioli.
Fu Rachel a suggerire ad Eliah di portare Kat a vedere la tenuta. Quel giorno la sua casa sarebbe stata tutta a disposizione delle donne del villaggio. C'era da organizzarsi infatti per la costruzione di un nuovo fienile nella casa della famiglia Steininger. Isaac teneva tantissimo al fatto che la sua famiglia, tramite sua figlia e Samuel, potessero imparentarsi. Quindi offrì la sua casa affinché le donne del villaggio potessero organizzare i loro compiti a supporto del lavoro di costruzione degli uomini.
Rachel acconsentì alla volontà di suo padre come di consueto. Non voleva però relegare in camera Kat per un così lungo lasso di tempo. Così disse a Eliah di portarla con sé in giro quel giorno.
" Ti ho fatto vedere il pollaio?" chiese Eliah dopo avere completato il tour della stalla.
"Ora che ci penso... no, non lo abbiamo visto! Me lo mostreresti?"
"Certo! Vieni con me!"
I due entrarono nel casotto della tenuta adibito a pollaio. Non c'era nulla che potesse attirare l'attenzione di Kat, come del resto lei stessa si aspettava. Subito Eliah si adoperò per presentarle tutte le galline, ad ognuna delle quali aveva dato un nome differente.
Mentre il bambino continuava con le introduzioni, Kat si accorse che, dentro il pollaio, era stata ricavata una sorta di stanza a parte con pochi assi di legno.
"Lì che cosa tenete invece?" chiede allora Kat.
"È la stanza degli attrezzi del nonno. Lì lui ripara tutto! Vieni dai, te la mostro!"
Entrati dentro, a Kat balzò subito agli occhi la casetta per gli uccelli di Samuel Steininger poggiata sul tavolo da lavoro.
"Ti piace? È bella, vero?"
"Sì, adorabile..." rispose Kat a denti stretti.
"La vecchia casetta si è tutta rotta dopo una grandinata, sai? È stato terribile, anche il tetto della stalla si è bucato. Io e il nonno monteremo questa qui nuova domenica prossima, dopo che avremo finito con il fienile degli Steininger."
Kat guardò quel manufatto con malcelato fastidio. Lo prese così tra le mani per osservarlo meglio. Voleva cogliere in fallo quel Samuel, trovare un difetto in quella casetta e svelare il poco valore di quell'uomo perlomeno a sé stessa, visto che per Rachel non sarebbe cambiato poi molto. Sollevò allora lo sguardo e notò che sul tavolo di lavoro di Isaac c'erano anche dei pennelli di varie dimensioni e qualche colore.
"Tuo nonno dipinge, Eliah?"
"No, lui no. Mamma mi ha detto che era papà a dipingere decorazioni, ma io non me lo ricordo..."
D'un tratto le venne un'idea.
"Eliah, a me sembra questa casetta un po' spoglia. Ti piacerebbe se usassi un po' questi colori per darle un tocco più vivace?"
"Sì, sarebbe bellissimo!"
***
L'ora del tramonto si stava avvicinando e la luce del giorno si stava affievolendo sempre di più.
Le donne del villaggio si stavano tutte per congedare da casa dei Lapp. Solo Ruth Steininger, una delle anziane della comunità nonchè prozia di Samuel, si attardò qualche minuto sotto il portico d'ingresso con Rachel.
"Vi ringrazio per quello che state facendo, Rachel."
"Ma ci mancherebbe Ruth..."
"E dimmi, è ancora da voi la yankee? Ho saputo che stava molto male..."
"Sì, ma sta meglio ora, il peggio è passato..."
"Mi fa piacere! Spero possa conservare un buon ricordo della nostra comunità quando farà ritorno in città!"
"Già..." rispose a mezza voce Rachel, mentre sentiva quelle parole trafiggerla, inaspettate come uno spillo dimenticato tra le pieghe di un vestito.
In quel frangente, Rachel vide con la coda dell'occhio avvicinarsi al portico il figlio.
"Eliah! Perché sei solo? Dov'è Kat?"
"Ha deciso di rimanere nel pollaio!"
***
Quando Kat sollevò gli occhi per un attimo dal tavolo e dai pennelli, per poco non le venne un infarto. Difatti era così concentrata sul suo lavoro che non si accorse che Rachel era in piedi a guardarla.
"Oh... Rachel! Non mi ero accorta che eri lì..." disse Kat poggiando tutto sul tavolo e pulendosi le mani sul grembiule.
Rachel le sorrise, finché non si avvicinò a Kat e osservò più da vicino cosa stava facendo alla casetta degli uccelli.
"Ho giusto dato qualche tocco di pennello..."
Rachel rimase stupita dal risultato finale. Kat l'aveva tinteggiata tutta di bianco e poi l'aveva decorata con dei sottili ghirigori neri.
"È bellissimo. Come mai questa idea improvvisa?"
A dire la verità, nemmeno Kat sapeva quali fossero i reali intenti di ciò che stava facendo. Era solo un atto di gentilezza il suo? Oppure stava decorando quella casetta per marcare il territorio che quel Samuel stava insidiando? Non avrebbe avuto mai abbastanza serenità per sapere quanto innocente fosse il suo gesto, sapeva però come le pennellate che stava dando a quell'oggetto lo stavano rendendo più suo e questo la stava in qualche modo tranquillizzando.
"Non lo so, mi sembrava un po' spoglia, tutto qui..."
"Non immaginavo avessi questa attitudine, Kat..."
Avendo visto in che contesto rude lei lavorasse, non pensava che Kat potesse mostrare tanta grazia. Mentre Kat era ancora assorbita dal suo lavoro, Rachel si era soffermata a osservarla realizzare quei delicati fregi sul legno. Fu vedere le sue mani sottili tenere con così tanta maestria il pennello a darle un inatteso brivido lungo la schiena.
"Non sono mica tutta poliziotta! Faccio anche altro nel tempo libero... Mi è sempre piaciuto dipingere e decorare oggetti."
"Perdonami ma... come fa una persona capace di realizzare cose del genere a fare un lavoro come il tuo?"
A quel punto sul volto di Kat si formò un sorriso beffardo.
"Non so da dove cominciare... Diciamo che anche nel mondo da cui io provengo non si può scegliere davvero cosa fare nella vita... Sapevo solo che volevo in qualche modo aggiustare i torti che io e la mia famiglia abbiamo sempre dovuto subire. E sapevo anche che non avevo tante possibilità finita la scuola, quindi arruolarmi era il compromesso migliore possibile per me. Non ho mai contemplato altre strade, in fondo che senso ha coltivare speranze che non potrai mai cogliere?"
"Bè, per me hai proprio talento..."
"Ora però, a conti fatti, non mi è rimasto più nulla. Non ho nessuno accanto e di sicuro non ho nemmeno più un lavoro! Forse potrei ricominciare da cose del genere!" disse Kat riprendendo in mano uno dei pennelli sul tavolo.
"E perché no? Anche mio marito decorava manufatti di legno, li vendeva ai turisti!"
"Davvero?"
"Sì, io penso potresti avere successo!"
Rimasero per un attimo in silenzio, ma la confidenza creatasi in quel momento spinse Kat ad essere più diretta.
"Ti manca mai tuo marito?"
"Sì, ancora oggi mi manca. All'inizio è stato molto difficile. Però ho ancora mio padre, ho Eliah e ho sempre avuto tutta la comunità accanto. Con la forza del Signore sono riuscita a superare tutto."
"Beata te. Io invece... mi sento sempre un motore in folle. Come se non avessi più una direzione. Non mi interessa più nulla. Mi dicono tutti che il tempo guarirà tutto... ma io sono ancora qui ad aspettare."
"Kat, la vita va avanti. Devi lasciare che le cose facciano il loro corso! Anche io ero proprio come te... ma la vita può sempre riservare sorprese. Devi avere fede che questo accada."
D'istinto, l'occhio di Kat cadde di nuovo sulla casetta degli uccelli fatta da Samuel per Rachel. La prese allora tra le sue mani e cominciò a rimirarla.
"Bè, in fondo hai ragione... Lavora bene con il legno questo Samuel! È un'ottima premessa, no?"
A Rachel fece proprio male quell'ultima frase. Non voleva che fosse proprio Kat a ricordarle cosa fosse tenuta a fare per il bene di tutti. Prima di conoscerla, tutto quello per lei sarebbe stato un passaggio naturale, senza frizioni. Rachel non aveva mai frapposto alcuna barriera tra il volere della sua comunità e la sua presupposta felicità. Anzi, non sapeva nemmeno che entrambe le cose potessero differire.
"Tutto bene?" le chiese preoccupata Kat.
"Cosa? Oh, sì... Stavo ripensando alle tue parole! Sì, hai ragione, Samuel è un brav'uomo..."
Ormai però non poteva più ignorare i suoi desideri, così difformi eppure così intimamente reali. Più guardava Kat più realizzava di vivere dentro una bugia. Ma se come aveva vissuto fino a quel momento era una finzione, era davvero quella donna davanti a lei la verità che si faceva spazio in lei?
"Sarai felice con lui. Te lo meriti Rachel, lo penso davvero."
A quel punto Rachel ebbe un'esplosione di rabbia dentro di sé. Non ne poteva più di sentire quelle frasi accomodanti uscire dalla bocca di Kat. La tensione che cresceva smodata in lei si risolse così in una decisione istintiva ma inappellabile.
"Kat, voglio che anche tu partecipi alla costruzione del fienile."
"Cosa?"
"Tutte noi saremo impegnate a cucinare per i nostri uomini. Hai una buona manualità, ci saresti così utile..."
"A dire il vero non sono così brava a cucinare come a dipingere..."
"Non importa. Tu fai quello che io ti dico di fare e andrà tutto bene! Che ne dici?"
"Bè, io non so se gli amish siano pronti per una come me..."
"Tu stai accanto a me. Nessuno oserá dire nulla. Io so chi sei, le altre impareranno a conoscerti e si faranno un'ottima idea. Fidati, andrà tutto bene!"
A quel punto, Rachel non staccò più gli occhi da Kat. Aspettava con ansia che l'incredulità e i dubbi dipinti sul suo volto si sciogliessero e diventassero altro.
"Ma sì, perché no? Sarà un'esperienza nuova, qualcosa da raccontare quando tornerò a casa!" le rispose alla fine Kat sorridendo.
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