Capitolo XV
Eliah era sempre stato un bambino riservato, giusto con il nonno riusciva ancora a mostrarsi espansivo.
Dopo essersi ritrovato testimone oculare di un omicidio ebbe ancora meno voglia di parlare. Sempre in fuga da un posto all'altro da quel momento, preferì rifugiarsi nei suoi giochi interiori.
Si sentiva come strattonato da tutti quegli eventi, perso in un vortice di fatti e persone che nemmeno pensava potessero esistere. Si era ritrovato sballottolato da un posto all'altro in una sconosciuta metropoli, aveva vissuto la violenza e visto il terrore dipinto sul volto di sua madre. Tuttavia, facendo ritorno alla sua valle, stava pian pian riacquistando la tranquillità di prima.
Rachel gli aveva ordinato in maniera tassativa di non entrare nella camera di Kat. Non doveva essere disturbata per nessun motivo gli aveva detto. Eppure lui era curioso di conoscerla meglio. Non aveva mai visto una donna guidare la macchina, portare i pantaloni, oppure vivere senza un uomo accanto, che fosse un marito o un padre, come nel caso di Rachel.
Un giorno, approfittando di una momentanea assenza della mamma e del nonno da casa, si intrufoló nella camera a lui proibita.
Entrò cercando di fare meno rumore possibile, facendo la massima attenzione affinché i suoi passi non facessero scricchiolare troppo gli assi di legno di cui era fatto il pavimento. Kat in quel momento stava di nuovo dormendo profondamente, adagiata sul fianco sano e la faccia affondata per metà nel cuscino.
Eliah si guardò attorno in cerca di qualcosa che potesse dire di più di lei, finché non pensò di frugare nel cassetto del comodino accanto al letto. Lo aprì sempre con la dovuta attenzione a non svegliarla e lì trovò conservati tutti i suoi effetti personali. Si sentì come un archeologo all'interno di una piramide.
Prese in mano il distintivo, lo stesso che aveva visto alla cintura di tutti quei poliziotti dall'aria vissuta e malmostosa in commissariato. Davvero non riusciva ad immaginarlo addosso a quella donna in quel momento dall'aria così vulnerabile. Guardò anche il tesserino identificativo, il suo nome completo era Kataryna Marie Benatar.
Poi l'attenzione di Eliah venne catturata dalla pistola di Kat. Le armi da fuoco erano bandite tra gli amish, erano una violazione contro il Creato, l'emblema della corruzione morale delle persone altre da loro. Eliah tuttavia non resistette al fascino di sfidare l'ennesimo divieto e la prese in mano per osservarla meglio.
"Stai fermo!" ordinò all'improvviso Kat, cogliendolo del tutto di sorpresa.
"Non stavo facendo nulla!" tentò subito lui di giustificarsi.
Kat allora, con un certo sforzo, cercò di mettersi seduta con la schiena contro la spalliera del letto.
"Dammi quella pistola, avanti."
Eliah gliela porse terrorizzato, già figurandosi scenari di draconiane punizioni.
"Ma come si a fa a tenere una pistola nel cassetto così..."
"Mi dispiace, non dire nulla alla mamma ti prego..." disse Eliah con gli occhi già lucidi per la mortificazione.
"È pericolosissimo quello che hai fatto, potevi farti molto male. Ecco, come è successo a me, vedi?"
"Ti sei fatta male con la tua pistola?"
"Cosa? No! - disse Kat sorridendo divertita - È stata un'altra persona, quella che tu hai visto commettere quell'omicidio."
"Vuole fare del male anche a te?"
"Si, per questo vado in giro con una pistola: per difendere te, la mamma e anche me da quella persona. Ma non ha funzionato granché nel mio caso..."
"Ti fa ancora male?"
"Un po'. Ma va meglio adesso."
Kat tirò fuori il caricatore dalla pistola e gliela porse.
"Ecco, senza proiettili è sicura. Ora puoi guardarla, ma non è una cosa per bambini, ok?"
"Eliah, che ci fai qui?" li interruppe d'un tratto Rachel.
"Mamma!" rispose Eliah mettendosi subito sull'attenti.
"Si può sapere cosa state facendo... con quella?"
"Mamma, io..."
Kat capì subito che Eliah doveva avere infranto un mucchio di divieti vista la durezza di Rachel in quel momento. Pensò quindi di prendere la palla al balzo.
"Rachel, non te la prendere con lui. Gli ho detto io di entrare e poi ha cominciato a farmi un sacco di domande sul mio lavoro. Per questo gli stavo mostrando la pistola, ma è scarica, non fa nulla..."
Kat si voltò per una frazione di secondo verso Eliah, lanciandogli un'occhiolino di intesa. Rachel parve non accorgersene.
"Eliah, vai via di qui subito. Ora ti fai una chiacchierata con il nonno."
"Ma mamma..."
"Niente discussioni! Ora vai e lasciaci sole."
Eliah se ne andò mugugnando a testa bassa. Rimase quindi Kat a dovere affrontare la collera di Rachel.
"Kat, sei pregata finché stai qui di rispettare la nostra cultura. Da noi le armi sono bandite, sono un'aberrazione, chiaro?"
"Sì, non accadrà più, mi dispiace."
"Dammela." ordinò Rachel.
Kat le porse allora la pistola e il caricatore. Rachel prese entrambi gli oggetti con la punta delle dita, quasi come se stesse maneggiando pesce marcio.
"Lo so come ci vedete voialtri! Quando venite la domenica, le comitive di turisti, ci fate le foto..."
Kat abbassò la testa e non replicò. In fondo il nodo tra loro due era tutto lì, nessuna delle due si fidava appieno l'una dell'altra. Rachel non si sentiva rispettata da Kat e Kat dava per scontato che Rachel la tollerasse appena.
"Ascolta Rachel... Te lo giuro sulla mia vita: io non ho alcuna intenzione di mancare di rispetto alla tua comunità e alle sue usanze. Tuttavia siamo diverse e finché siamo entrambe in questa situazione dobbiamo venirci incontro, che ne dici?"
Rachel allora lasciò la stanza con passo quasi marziale. Kat rimase da sola lì dentro.
***
Dopo che Isaac parlò ad Eliah, pretese di scambiare due parole anche con Rachel.
Così i due si affrontarono al calar del sole, mentre ormai le ombre della sera avevano avvolto tutto e c'era solo la luce della lampada ad olio a disegnare i loro volti.
"Ho saputo quello che è successo stamattina."
"Mi dispiace papà. Lo so che quello che è successo è grave, ma lei non conosce le nostre abitudini..."
"Lei è una straniera, viene da un altro mondo rispetto al nostro."
"Lo capisco."
"Finirá per creare scompiglio."
"Papà, non è per sempre. Considera in che condizioni ci ha condotti qui..."
"Lo so che non sarà per sempre. Intanto però che influenza potrà avere su Eliah? E su di te?"
Quelle parole toccarono Rachel su un nervo scoperto .
"Che cosa stai insinuando? Che sono debole nei miei principi? Io sono la madre di Eliah prima di tutto e lo devo proteggere! Ma sono anche parte di una comunità... che non ho intenzione di lasciare."
"Bene. È questo quello che volevo sentirti dire. Adesso sono stanco e ho mal di schiena, ho lavorato troppo. Buonanotte."
Isaac si allontanò da lì strisciando i suoi passi per la stanchezza, lasciando Rachel ancora seduta al tavolo a ripetere senza sosta nella mente le parole che aveva appena pronunciato.
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