Capitolo IV

Kat e Greg passarono le ore a mostrare ad Eliah sfilze di foto di possibili colpevoli. Tuttavia, nessuno di quei ritratti corrispondeva al volto dell'uomo che aveva visto alla stazione.

Kat era esausta, sperava con ardore che il bambino trovasse in uno dei tanti balordi in foto il colpevole e si potesse così chiudere la faccenda. Eppure niente, rimasero tutti e tre seduti alla scrivania di Greg senza ottenere alcunché.
"Che ne dite se ci prendiamo una pausa?" fece all'improvviso Greg.
"Sì, per carità, ho bisogno di un tè... Riposatevi anche voi, ok?" rispose Kat allontanandosi da lì.

Eliah si voltò verso sua madre, chiedendole se poteva anche lui sgranchirsi le gambe. Rachel acconsentì, a patto che rimanesse sempre dentro il suo raggio visivo. Si sentiva sempre più a disagio in quel contesto, sentiva sulla pelle viva l'occhio scrutatore di tutti quegli sconosciuti. Avevano ragione gli anziani della sua comunità quando volevano redarguire i giovani smaniosi di ribellione. Il mondo al di là del villaggio era proprio come loro lo descrivevano, ovvero corrotto e senza pudore. Solo dei guai potevano venire dal vivere lì e in quella maniera.

Guardò allora Eliah che gironzolava in giro per l'ufficio. A differenza sua, lui sembrava affascinato da tutte quelle novità. Aveva lo sguardo meravigliato di chi si trova in una nuova dimensione tutta da scoprire. Lo squillo dei telefoni, il brusio delle voci, le scrivanie piene di faldoni e l'odore stantio di quella stanza gremita stavano senza dubbio catturando la sua immaginazione. Gli altri poliziotti lì presenti lo vedevano trotterellare in giro e, alla sua vista, dismettevano i loro modi spicci, offrendogli delle ciambelle oppure mostrandogli un caloroso sorriso. Eliah non si lasciava sfuggire nulla, afferrava con occhi bramosi di conoscenza ogni dettaglio di quel mondo a lui estraneo. Rachel continuó a tenerlo d'occhio, finché lo notó fermarsi davanti una bacheca. Era una teca piena di trofei, medaglie, fotografie.

Insospettita da quel cambio repentino di atteggiamento, Rachel decise di alzarsi e raggiungerlo.
"Che c'è, tesoro? - gli disse - Cosa hai visto?"
Guardò allora nella stessa direzione verso cui erano rivolti gli occhi di Eliah. Vide allora un ritaglio di giornale incorniciato. Nella foto a corredo dell'articolo c'era ritratto un poliziotto di colore in alta uniforme, la didascalia in basso riportava scritto In alto l'ispettore Raymond McCallister mentre viene decorato dal sindaco.

D'un tratto, Rachel percepì la presenza di qualcuno alle sue spalle. Si voltò e vide che dietro di lei c'era Kat. A giudicare dalla gravità della sua espressione, Rachel capì che qualcosa di grosso stava in quel momento accadendo. Così, senza ulteriori cenni, si scansò da lì e permise a Kat di mettersi accanto a suo figlio.
"Eliah, dimmi: è quell'uomo l'assassino che hai visto alla stazione?" chiese Kat.
Eliah si voltò verso di lei e annuì con convinzione.

****
"Se il bambino ha identificato l'assassino in un poliziotto, bisogna che parli con il reparto Affari Interni, non con la Omicidi e la Narcotici. Organizzerò un altro interrogatorio domani mattina, ormai si è fatto tardi."

Il Commissario di Polizia riunì Kat e Greg nel suo ufficio subito dopo la testimonianza di Eliah. La sua reazione cauta innanzi alla scoperta del reale assassino esasperò entrambi i poliziotti.

"Un altro interrogatorio?! Domani? Ma stiamo scherzando?" sbottò Kat.
"Benatar, non ti permetto questi toni! Se un poliziotto ha deliberatamente ucciso un altro poliziotto non possiamo dare in pasto questa storia a chiunque! Ne va della nostra vita là fuori! Dobbiamo gestirla!"
"Sto pensando a una cosa..." disse Greg.
"Che cosa, Kowalsky?"
"Vi ricordate di Paul Pizzolatto? Lui stava indagando sulla scomparsa di parte di un carico di solventi utili al taglio di droga..."
"Ma non si era dimesso?" chiese allora Kat.
"Esatto. E conosci il motivo? E lei, capo?"
"Disse per motivi personali. Kowalsky, tu pensi che i casi siano correlati?"
"Be, chi può far sparire da una commissariato dei solventi se non un poliziotto? Questa è roba che scotta!"
"Va bene, ma prima di tutto ci serve la testimonianza del bambino. Domani farà un altro interrogatorio, è deciso."
"Questa è una follia! - protestò Kat - Gli avevamo promesso che sarebbero tornati a casa entro oggi!"
"Benatar! Ma cosa sono questi toni? Non sei tu a decidere!"
"E dai, Kat... Va bene capo, domani riportiamo il bambino a parlare con gli Affari Interni, nessun problema." disse Greg trascinandola via.

Usciti fuori dall'ufficio del commissario, Greg condusse Kat in una saletta appartata.
"A che gioco stai giocando Greg? Come ti viene di andarmi contro?"
"Lui si sta cacando sotto e non sa come gestire il caso. McCallister è il poliziotto più decorato qua dentro, lui invece non ha carisma e non conta nulla."

"Quindi? Abbiamo la testimonianza! Arrestiamolo!"
"No! Lasciami indagare su Pizzolatto! Secondo me, lui stava indagando su McCallister! Se troviamo il movente, non avrà scampo."
"E che facciamo con il bambino e sua madre?"
"Portali da te!"
"Non se ne parla! Perché non ci pensi tu?"
"Perché sto in un residence. Mia moglie mi ha chiesto il divorzio..."
"Cazzo..." sospirò Kat.

"Kat, ti prego. Lo prendiamo con le mani nel sacco quel bastardo! Non puoi abbandonarmi proprio ora! Prenditi tu cura di quei due amish, io devo fare delle indagini. Mi fido solo di te e ho fatto la scelta migliore a farti ritornare in campo. So quanto vali."
"Non li porto in albergo. Non hanno idea di cosa sia il mondo fuori dal loro villaggio, figuriamoci se dovessero aprire la porta con una carta..."
"Ti do carta bianca. So che farai un ottimo lavoro!" disse Greg mettendole una mano sulla spalla.

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