CAP. XXXI Dolce e Dannato
- Eccoci arrivati!-
Riccardo posteggia la moto in una piccola strada ciottolosa. Mi aiuta a scendere e a sfilare il casco. Siamo a Tivoli e questo posso saperlo solo dal cartello che abbiamo appena passato, perchè il mio accompagnatore, su questa uscita e la sua direzione, non si è affatto sbilanciato.
Non ha voluto rivelare niente del dove e cosa andremo a fare. Senza fare troppe domande a riguardo, mi lascio condurre per mano in un lungo e grande viale alberato.
Sono emozionata, sembra tutto fantastico e quasi irreale. Le chiome dei cipressi si muovono, ondeggiando ad ogni soffio leggero di vento. Noi siamo in silenzio. Le nostre mani unite in una stretta magica e il rumore dei sassi sotto ai piedi. Le scarpe da ginnastica di Riccardo e i miei stivali, passo dopo passo, ci portano in prossimità di un vecchio casolare. Intorno è già calato il buio.
Riccardo accende una torcia e punta il fascio di luce verso l'entrata dell'edificio.
- Seguimi - mi lascia la mano e spinge il portone che si apre con un cigolio sinistro, - dai piccola, coraggio! -
Resto immobile sulla soglia e mi limito a guardarmi intorno. Siamo isolati dal resto del mondo, in un'antica casa ai confini della città.
Riccardo viene a recuperarmi: - Cosa c'è? - I suoi occhi, illuminati dalla fioca luce della torcia, scintillano in mille sfumature di verde. - Hai paura? – sorride, - ma ci sono io! E quando sei con me non devi avere timore di niente!-
Nessuno mi ha mai detto qualcosa di simile.
Nessuno mi ha mai guardata così.
- E poi - mi trascina dentro a forza, - non puoi avere paura di tutto questo! -
Il portone si chiude dietro di noi, mentre Riccardo cerca l'interruttore. In un attimo la stanza si illumina a giorno e ogni mio stupido timore svanisce all'istante. Di colpo il mio cuore si riempie di calore ed esplode di gioia. Sono frastornata e confusa e mi aggrappo al braccio di Riccardo per non cadere a terra, come del resto sarei capace di fare!
- Ti piace?- maschera un sorriso. Le fossette che si formano ai lati della sua bocca sono magnetiche e da capogiro.
- E'...è...fantastico- boccheggio, facendo qualche passo dentro il salone. - Hai organizzato tu tutto questo?-
- Volevo sorpenderti e a quanto pare ci sono riuscito!- si infila le mani nelle tasche della giacca.
-Non so davvero cosa dire - continuo a voltarmi intorno, - è...sono...io...non ho parole! -
Sembra tutto una favola, dalla quale ho paura e non voglio svegliarmi. Un enorme lampadario d'ottone pende sopra ad un tavolo imbandido, facendo brillare posate e piatti di porcellana, disposti ordinatamente sulla tovaglia bianca. Due sedie dalla grande testata rossa posano su un elaborato tappeto persiano e alle finestre ricadono pesanti tendaggi bordeaux. Ho la sensazione di essere improvvisamente piombata ad una cena di gala, in un castello fiabesco ai confini del mondo.
Riccardo si avvicina e sfila la mia giacca.
Poi toglie anche la sua e posa entrambe sopra al divano.
- Prego - scivola indietro una delle due sedie e fa segno di sedermi.
Obbedisco mentre l'orologio a pendolo sulla parete di fianco batte le diciannove e mezza.
- E' tutto così magico! Tu, questa tavola imbandita, questa casa...-
Riccardo mi siede di fronte, riempiendo due calici con del vino. - E' il nostro primo appuntamento- afferma, - volevo che fosse speciale!-
- Lo è – annuisco.
A giudicare dai battiti del mio cuore, credo che sia esageratamente gonfio di felicità.
Riccardo allunga il braccio sulla tavola verso la mia mano e, guardandomi dritta negli occhi dice: - Sei la mia principessa. Facciamo finta che il mondo fuori non esista, siamo io e te e questa è la nostra serata. Viviamola..-
Deglutisco, cercando di smorzare un sorriso.
Riccardo prende il calice tra le mani e lo fa scontrare con quello posato di fronte a me. - A noi due e al nostro fidanzamento –
- A noi – sussurro, prendendo il calice con la mano che trema.
Riccardo si porta alla bocca il bicchiere ed io non riesco a scollare gli occhi dalle sue labbra.
Quando posa di nuovo la bevuta sul tavolo i suoi occhi si incollano ai miei. Il segno del cazzotto lasciato da Marcello è ancora piuttosto evidente e imprime l'idea di un ragazzo ferito, un guerriero appena uscito vittorioso dalla battaglia d'amore più importante della sua vita.
- Mi dispiace che il nostro fidanzamento sia nato alle spalle di altre persone – biascico, - lo scherzo che Rebecca ha programmato è stato terribile, quella ragazza cova verso me e Giulia un odio così viscerale da essere disposta a tutto – sospiro, - e adesso sarà felice per averci finalmente divise... -
Riccardo allunga di nuovo la mano verso la mia. - Mi dispiace per la rottura del tuo rapporto con Giulia, ma credo che se lei ti vuole bene capirà e tornerà ad esserti amica -
Annuisco, sforzandomi di credere alle sue parole. - Rebecca mi ha battuto sul tempo, avrei detto tutto a Giulia di noi, invece, venirlo a sapere così..- chiudo le palpebre e cerco di allontare gli occhi azzurri e tristi della mia amica.
- Piccola - Riccardo stringe le mie dita tra le sue, - non abbatterti, non lasciare che questa sera venga rovinata dagli altri, dalle cattiverie e dai pettegolezzi, siamo insieme ed è l'unica cosa davvero importante...-
Le sue parole e i suoi occhi ce la mettono tutta per rassicurarmi e io lascio che calmino il mio cuore.
- Allora - mi riporta alla situazione presente, - hai fame? -
- Un po'-
- Vieni con me!- dice, mettendosi in piedi.
Mi alzo dalla sedia regale e lo seguo nella stanza adiacente. In cucina un misto di profumi speziati ci accoglie. Sopra il piano di lavoro si trova un vassoio di tartine perfettamente condite ed un piatto di formaggio e affettati. Riccardo accende la fiamma e porta ad ebollizione una pentola. Lo guardo incredula buttare la pasta e subito dopo affettare alcuni pomodorini e unirli ai frutti di mare in una padella capiente.
- Tu sai cucinare? Dove hai imparato a farlo?-
Lui mi sorride e non dice niente. Le sue dita si muovono esperte tra gli ingredienti e gli attrezzi del mestiere e il mio cuore prende a galoppare veloce. La visione di Riccardo davanti ai fornelli mi provoca un estremo turbamento. Il ciuffo sugli occhi e il mezzo sorriso, dolce e sensuale rendono questo cuoco-ragazzo, semplicemente fantastico.
Pian piano la stanza si impregna dell'odore di pesce allo scoglio. Riccardo strofina le mani ad un canovaccio e poi si avvicina alle tartine e ne prende una. Ne stacca un morso e mi porge l'altra metà. Le mie labbra incontrano le sue dita mentre i denti affondano dolcemente nel pane morbido.
- Ti piacciono?- domanda
- Sono ottime – annuisco.
Rimaniamo ad osservarci per un lungo istante. Riccardo sposta lo sguardo sulla mia bocca e la sfiora con una mano, togliendo delle briciole rimaste attaccate al rossetto. Poi le sue labbra si posano dolcemente sulle mie. Sento lo stomaco affondare e il cuore viaggiare al massimo. Il rumore dell'olio e del pesce che cuoce fanno da sottofondo, riempiendo il silenzio della casa.
Le mani di Riccardo si stringono alle mie e il nostro bacio diviene più coinvolgente. Un soffio a fior di labbra, un interscambio che cattura cuore e anima.
Le nostre lingue si incontrano, si scontrano e si trasmettono sensazioni uniche, mai provate prima. I nostri corpi si avvicinano, così come i nostri profumi. E la mia testa si annienta completamente, in balia di Riccardo e della sua bocca.
In poco tempo la delicatezza iniziale si trasforma in voracità e determinazione. Riccardo stringe le mani attorno ai miei fianchi e sale fin sopra la vita, mi spinge indietro, facendomi poggiare con la schiena al piano di lavoro. I suoi baci incalzano e le sue mani percorrono tutto il mio corpo con una frenesia scioccante.
Il mio e il suo respiro si cercano, si scambiano e si trovano. Le dita di Riccardo sono sulla mia schiena, sotto alla stoffa della camicetta e provocano brividi che salgono dietro al collo fino a farmi venire la pelle d'oca.
Sono da sola, insieme al ragazzo più bello che abbia mai incontrato e con i suoi baci.
Poi all'improvviso tutto finisce. Riccardo si allontana bruscamente, lasciandomi a bocca aperta e con il respiro stroncato dal bacio interrrotto. All'inizio non capisco il perchè della sua mossa, poi però mi accorgo che la stanza è improvvisamente invasa da una nube di fumo e un forte odore di bruciato arriva dritto ai miei polmoni.
- Oh! Dannazione! - Riccardo agita un canovaccio in aria per far diradare il fumo che ci circonda, - vai ad aprire la finestra! - grida.
Corro a spalancare i vetri mentre lui spegne il fuoco e porta la pentola sul lavabo.
- Ecco cosa mi fai piccola Ari! Combinare degli stupidi disastri! –
Entrambi osserviamo i pesciolini carbonizzati, fumare sotto l'acqua corrente per poi scoppiare a ridere.
- Mi dispiace, non volevo distrarti – dico, dispiaciuta.
- Dovrai farti perdonare lo sai?-
Le nostre risate si fermano. Riccardo mi afferra per la vita, issandomi su una spalla. Lancio un grido tra divertimento e spavento e mi lascio portare di nuovo nel salone.
- Hai fatto bruciare la nostra cena! Un pomeriggio intero a sgusciare gamberi e tu ...- mi lascia cadere sul divano, accanto al tavolo imbandito - in soli cinque minuti hai rovinato tutto!-
- Io...- mi esce un leggero sorriso, - perdonami...-
Mi ritrovo stesa, mentre Riccardo resta in piedi, bloccandomi le spalle.
- Conosco solo un modo per farsi perdonare...-
Improvvisamente quell'espressione da ragazzo affidabile e premuroso lascia il posto all'essere più dannato presente sulla faccia della terra.
- Un modo...- Il mio cuore si ferma e gli occhi non possono non vedere altro che il ragazzo bellissimo e perfetto che hanno di fronte.
- Eh già un modo ed è il modo più banale e fantastico del mondo -
Ho il cuore in gola e gli occhi immobili sui suoi.
La sua bocca rosea e piena mi attrae. Il mio respiro è semplicemente ipnotizzato.
Vorrei che le sue parole si trasformassero in pratica, le sue labbra si facessero strada di nuovo sulle mie e il suo sapore mi tornasse ancora addosso. Ma Riccardo è su di me, a distanza dal mio corpo, e continua a mantenermi ferma con una mano sulla spalla. Non mi bacia, non si avvicina. Mi osserva soltanto, mi studia, dominandomi completamente. E' lui che comanda, è lui il mio uomo.
- Piccola sei bellissima -
La sua voce mi uccide mentre il suo viso si piega contro il mio per consentire finalmente alle nostre labbra di incontrarsi.
I suoi capelli mi solleticano la pelle, sfuggendo scomposti al gel. Le sue labbra non riescono a scollarsi dalle mie.
Poi ad un tratto la sua mano si sposta, dalla spalla, al collo, ai bottoncini della mia camicetta. Il suo braccio si distende e le nostre bocche si allontanano. I suoi occhi brillano contro i miei, quasi a chiedere il permesso per accedere. Consenso che non posso e non voglio affatto negare. Così, la mano di Riccardo termina di aprire l'indumento che indosso e accede ai miei seni. Il contatto mi manda la testa fuori controllo. Trattengo il respiro e inarco la schiena, sotto alle sue carezze delicate e morbide.
Quello che non ho permesso di fare a Marcello nel nostro primo appuntamento, non so rifiutarlo a Riccardo. Con lui è diverso.
Con lui il mio corpo si scioglie e il desiderio supera qualsiasi timore.
La mano di Riccardo si sposta da un seno all'altro e il mio cuore affonda, colpito dalle sue fantastiche labbra, leggermente increspate in un sorriso a metà. Un sorriso consapevole di quello che riesce a provocare.
Chiudo gli occhi e mi abbandono alle carezze che pian piano si trasformano anche in baci.
La lingua di Riccardo contro la mia carne e il suo respiro contro il mio collo riescono a mandaremi testa nell'oblio più completo.
E, mentre il ritmo del mio respiro accelera, Riccardo si ferma.
Improvvisamente.
Anche se ho gli occhi chiusi posso sapere che lui mi sta guardando, sta osservando ogni parte di me, del mio viso, dei miei seni e del mio desiderio.
Con un filo di voce lo prego: - Continua con i tuoi baci e con le tue carezze... -
Riccardo si china a soffiare sulla mia pelle, facendomi rabbrividire. Poi però torna ad allontanarsi, causandomi un'ansia eterna.
Lui ha il potere di provocarmi piacere e poi fermarsi e lasciarmi con lo stomaco stretto in una morsa e il respiro mozzato. Sto lentamente morendo sotto di lui e grazie a lui.
- Piccola – mi sussurra vicino all'orecchio, - dovresti combinare più spesso dei guai, se ti lasci far perdonare così stupendamente...- avvicina di nuovo il viso ai miei seni, lasciandovi baci fitti e umidi.
Pian piano risale sul mio collo e infine sulla mia bocca. Lascia cadere tutto il corpo sul mio e mi avvolge in quel mondo maschio e sensuale di cui è il principale responsabile.
Il bacio diviene coinvolgente e sferzante, fino a perdersi l'uno nella pelle, nel sapore, nell'odore dell'altro. Fino a proseguire per minuti lunghi e veri e terminare con il fiatone e la bocca gonfia e in fiamme. Riccardo sposta le dita sui bottoni della mia camicia e, senza staccare gli occhi dai miei, riprende a chiuderne uno ad uno, fino all'ultimo. Aspetto che il mio respiro torni alla regolare normalità e punto i gomiti sul divano.
- Dopo il perdono andiamo a mangiare qualcosa? -
I suoi occhi si piegano in un sorriso, - Ti è venuta fame ragazzina? -
Il modo di parlare, di muoversi, di rispondere mi fa impazzire. Sprezzante e insieme gentilmente dannato.
- Vado a vedere cosa possiamo recuperare della nostra cena, cercherò di fare del mio meglio per arrangiare qualcosa al volo - si allontana verso la cucina.
Mi sollevo, ricomponendomi e riassestando la treccia scompigliata.
Riccardo si riaffaccia alla porta. - Aspettami pure seduta al tavolo, farò in un lampo! - sparisce ai fornelli.
Sorrido e obbedisco all'ordine. Poso il gomito sulla tovaglia, la tempia nel palmo di una mano e la mente al fantastico bacio appena scambiato. Butto fuori un bel respiro e aspetto che il cuore torni a battere regolare.
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